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La sfida del milionario: Harmony Collezione
La sfida del milionario: Harmony Collezione
La sfida del milionario: Harmony Collezione
E-book156 pagine3 ore

La sfida del milionario: Harmony Collezione

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Info su questo ebook

Luca Tebaldi ha trascorso l'intera esistenza a prendere le distanze dal padre, ma ora che un'arrampicatrice sociale ha messo le mani sul fondo fiduciario di suo fratello, è costretto a intervenire.



Ci penserà lui a sistemare Jen Sanderson. L'attirerà nell'isola di famiglia e la obbligherà a rivelargli la verità, anche se per estorcergliela dovesse trascinarla nel proprio letto.



Ma la verità di Jen è diversa da quella che si aspettava. Lei è innocente - in molti modi diversi - e rappresenta una sfida alla sua ragione e ai propri sensi. Una sfida che sarebbe felice di perdere.
LinguaItaliano
Data di uscita20 mar 2018
ISBN9788858978450
La sfida del milionario: Harmony Collezione
Autore

Susan Stephens

Autrice di origine inglese, è un ex cantante professionista oltre che un'esperta pianista.

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    Anteprima del libro

    La sfida del milionario - Susan Stephens

    successivo.

    1

    «Che cos'ha fatto?»

    Luca Tebaldi aveva creduto che niente potesse essere peggio del funerale del fratello minore. Oh, Rocco! Ne era proprio stato convinto... fino a quando il padre non gli aveva fatto piovere addosso un nuovo disastro.

    Imprecando a denti stretti, l'uomo chiuse la porta dello studio paterno per evitare di dare spettacolo davanti alle persone che si erano riunite in casa dopo le esequie.

    La cerimonia funebre si era tenuta sull'isoletta di proprietà della famiglia, al largo della Sicilia. Erano anni che Luca non ci metteva piede, e non l'avrebbe certo fatto, se avesse potuto evitarlo. Non aveva mai approvato i metodi del padre, incline a comportarsi come un sovrano dispotico e con una netta propensione per gli affari poco limpidi.

    Appena gli era stato possibile, aveva tagliato la corda e si era costruito una sua vita altrove. Il suo successo si fondava sull'abilità, sull'ingegno, su acquisizioni legittime e corrette.

    «Se si trattasse solo dei suoi debiti di gioco...» L'uomo più anziano si accasciò sulla poltrona di pelle. Sembrava sfinito. «Tuo fratello deve aver trovato divertente l'idea di lasciare i suoi beni a una ragazza conosciuta in una casa da gioco.»

    Dietro l'espressione distaccata, i pensieri di Luca correvano a mille. Con il passare degli anni, lui e Rocco, giocatore incallito, si erano allontanati sempre più. L'ultima volta che si erano visti, l'altro l'aveva accusato di non averlo mai capito.

    Il padre riprese la parola. «Io sto per ritirarmi dalle scene. Me ne vado in Florida. Tocca a te andare a Londra a sistemare questo pasticcio. Del resto, chi meglio di te, con quella tua visione censoria e moralistica della vita?» Il sorrisetto sprezzante che gli incurvò le labbra rivelava tutta la sua delusione al pensiero dei figli. Uno troppo debole, l'altro troppo forte, così diceva sempre.

    Per Luca era inconcepibile che un genitore detestasse tanto la prole. D'altra parte, anche se non erano mai stati vicini, la vista di quell'uomo invecchiato di colpo e irrigidito dall'artrite lo mosse a compassione. Doveva farlo. Suo padre aveva bisogno di lui.

    «Tutto questo non sarebbe accaduto, se tu fossi rimasto a occuparti degli affari di famiglia» borbottò in quell'istante l'uomo più anziano, il viso sepolto tra le mani.

    «Questa non è mai stata un'opzione, e mai lo sarà» tagliò corto Luca. «Farò tutto ciò che è in mio potere per aiutarti riguardo a Rocco, ma non mi lascerò coinvolgere nelle altre tue faccende.»

    «Sei cocciuto come un mulo, Luca! Lo sei sempre stato!» Il pugno dell'anziano si abbatté sullo scrittoio per sottolineare il punto. In quello studio, persino l'aria era appesantita dal risentimento.

    Luca non replicò. Alto più di un metro e ottanta, con la corporatura muscolosa di un gladiatore romano, la mente acuta e occhi che lasciavano intravedere l'indole passionale retaggio della madre, era dotato di un fascino pericoloso, irresistibile. Il fascino dell'uomo nato per comandare. Senza dubbio sarebbe stato un degno successore del padre, se solo l'avesse voluto. Ma non era da lui vivere di privilegi ereditati, tantomeno se fondati su affari loschi.

    Il padre alzò lo sguardo. «Tuo fratello era una vergogna per il mio nome. Com'è possibile che non sapessi cosa gli stava succedendo? Vivevate entrambi a Londra.»

    «Era raro che le nostre strade si incrociassero» ammise il giovane. Era stato via a lungo, impegnato a seguire le sue attività filantropiche. La sua vita era completamente diversa da quella del fratello gaudente e spericolato. Non esserci stato quando Rocco aveva avuto bisogno di lui gli procurava un dolore immenso. «C'è altro che devi dirmi prima che parta?»

    Il suo interlocutore si strinse nelle spalle. «Rocco aveva debiti ovunque. Ha lasciato diverse proprietà, ma sono tutte ipotecate. Quello che mi preoccupa è il fondo fiduciario. Andrà a lei.»

    Un fondo che valeva svariati milioni, e che Rocco non aveva potuto intaccare poiché era vincolato fino al suo trentesimo compleanno, cui mancavano ancora sei mesi.

    «Cosa sappiamo di questa ragazza?» lo incalzò Luca. Era stufo di perdere tempo con quel vecchio egocentrico. Personalmente lui era in lutto per il fratello, e non vedeva l'ora di starsene da solo per ripensare ai bei tempi, quando ancora lui e Rocco erano vicini. Prima di diventare un debole e un vizioso, suo fratello era stato un ragazzino pieno di fiducia, allegro, scatenato. Troppo scatenato. Era stato proprio lo sprezzo del pericolo a condurlo alla morte, in un terribile frontale.

    Grazie al cielo non c'erano stati altri feriti, ma quel decesso restava uno spreco orribile.

    «Che tragedia» bofonchiò, dando eco ai propri pensieri mentre ricordava i dettagli riferiti dai poliziotti.

    «Che pasticcio» ribatté il padre facendo scivolare verso di lui il testamento di Rocco. «Tieni, me l'ha dato il suo avvocato appena prima del funerale. Sembrava quasi che mi stesse facendo un favore, quando sappiamo benissimo che tutto ciò che gli preme è la parcella!»

    «Be', non puoi dargli torto.» Il giovane si sedette per esaminare con calma il documento. Sembrava in ordine. «Questa ragazza doveva significare molto per lui.»

    «Oh, di certo non era amore, fidati.» Il padre gli rivolse un'occhiata strana, la bocca piegata in una smorfia disgustata. «Qui c'è sotto qualcosa di diverso. Un'estorsione, un ricatto...»

    «Lei sa del decesso?» indagò Luca.

    L'espressione del padre passò dal ribrezzo al compiacimento. «Assolutamente no. Ho chiesto all'avvocato di aspettare a comunicarglielo. Dietro lauta ricompensa, s'intende. E di sicuro non lo scoprirà dai media. Rocco non ha certo lasciato il segno, i notiziari internazionali non sono mai stati interessati a lui. Vai a Londra e riprenditi quei soldi, Luca. E se è un ricatto, compra il suo silenzio. Fai tutto ciò che serve...»

    Luca ascoltava con un orecchio solo, il cuore straziato. Negli ultimi anni, ogni volta che si erano visti, lui e il fratello non avevano fatto altro che litigare. Rocco si faceva beffe del suo tipo di vita, mentre lui si sentiva impazzire all'idea che un uomo adulto non riuscisse a tirarsi fuori da un'esistenza fatta di gioco d'azzardo e debiti. Eppure, durante l'ultimo incontro, aveva avuto la netta sensazione che l'altro volesse confidargli qualcosa, ma alla fine non se la fosse sentita.

    Chissà cos'era?

    Forse la ragazza lo sapeva. Sì, doveva volare a Londra. «Cosa sappiamo di lei?» chiese di nuovo.

    «Non ti preoccupare, è solo un pulcino bagnato» affermò il padre. «Non ti darà alcun problema. Vive da sola. Niente denaro, niente famiglia, nessuna possibilità di contrastarci.»

    «E questo come lo sai? Te l'ha detto l'avvocato?»

    «No, figurati. Ma per fortuna ho ancora i miei contatti. La ragazza lavora alla casa d'aste Smithers & Worseley. È da loro che ho acquistato gran parte delle mie pietre preziose. Sai, la mia collezione. Da quel che ho capito, lei sta lì solo a preparare il caffè e spolverare cornici, anche se nel frattempo studia per un diploma di specializzazione. Ho chiamato Londra subito all'alba per vedere cosa potevo scoprire.»

    Anteporre le questioni economiche al lutto per il figlio nel giorno delle sue esequie. È proprio da lui.

    «Il direttore della casa d'aste è stato più che felice di fare due chiacchiere con uno dei suoi clienti preferiti...»

    Uno dei più spendaccioni, vorrai dire. Quando si trattava di gemme luccicanti, suo padre diventava una vera gazza. A proposito... Di recente Luca aveva letto qualcosa su una gemma leggendaria che sarebbe stata venduta a giorni, proprio alla Smithers & Worseley. Si diceva fosse maledetta. E se c'era in giro una pietra maledetta, si poteva stare sicuri che suo padre si sarebbe svenato pur di entrarne in possesso. La sua collezione, tenuta rigorosamente nascosta, non era seconda a nessun'altra. La teneva celata lì sull'isola, dove lui poteva bearsene in santa pace.

    «La ragazza ha anche un secondo lavoro, nel bar del casinò dove tuo fratello andava sempre a giocare. Un vero e proprio club elegante. L'ideale per fare la posta a quelli pieni di grana» aggiunse il padre con un sorrisetto sprezzante.

    Luca si accigliò. «Questo non possiamo saperlo.» Gli interessavano solo i fatti, e in ogni caso dubitava che una qualunque donna con un minimo di buonsenso avrebbe messo gli occhi su un giocatore incallito come Rocco. «Comunque sia, la troverò» promise con aria truce.

    «Trovala, e convincila a mollare i soldi. Fai tutto quel che serve, Luca. Seducila, se necessario!»

    Lui stava pensando.

    «Ho avuto un'idea migliore. Abbiamo sei mesi prima che il fondo venga svincolato. Fino ad allora la ragazza non può metterci le mani, dunque possiamo indagare con calma. E nel frattempo, giusto in caso l'avvocato abbia un soprassalto di coscienza, vedrò di tenergliela lontana.»

    «Vorresti portarla qui sull'isola?» tirò a indovinare il padre.

    «Mi sembra la soluzione più logica, no?»

    «E come pensi di convincerla?»

    «Tu acquisterai un'altra gemma preziosa» spiegò il giovane.

    «Ah!» Sul viso del padre passò un lampo di comprensione. «Davvero una soluzione brillante, lo ammetto. Bene, non c'è tempo da perdere, vai. Ma concediti un po' di divertimento, nel frattempo, figlio mio. La vita non dev'essere per forza tutta principi e impegno. Potrebbe saltar fuori che è una bella ragazza, sai? Ed è in debito con noi, visto lo stress che mi sta procurando.»

    Disgustato, Luca si astenne dal commentare. Era ora di andare a caccia di pulcini bagnati.

    «Benvenuti alla Serata rétro

    Jay-Dee, di solito un semplice cameriere del casinò proprio come Jen, salutò il pubblico con tanto entusiasmo da mandare in risonanza le casse del locale. In via del tutto eccezionale, per quella sera gli era stato affidato il ruolo di mattatore dell'annuale evento di beneficenza del club.

    Ed è proprio nel suo elemento, pensò Jennifer divertita, mentre l'esuberanza e la vivacità dell'amico venivano accolte da un applauso scrosciante.

    Per Jen, gli amici della casa da gioco erano coloratissimi punti esclamativi che svettavano sul tracciato altrimenti piatto della sua superordinata e organizzata esistenza.

    Durante il giorno, quando non stava lavorando nella muta concentrazione della casa d'aste, passava il tempo nel monolocale in cui viveva, i piedi incollati alla stufetta elettrica, a studiare per il diploma in gemmologia.

    Era stata la madre, rinomata gemmologa, a trasmettere a lei e alla sorella l'amore per quei tesori sepolti nelle viscere della terra. E così la piccola Lyddie era cresciuta desiderando indossare pietre luccicanti, e Jen conoscerle sempre meglio.

    A mettere un po' di pepe nella vita di Jennifer erano dunque le serate, con il lavoro al casinò e le persone meravigliose che vi aveva conosciuto e che ormai erano la sua famiglia.

    Quella vera, purtroppo, non c'era più.

    Aveva perso i genitori a soli diciotto anni, in un terribile incidente stradale, e le autorità avrebbero voluto prendersi anche Lyddie. Lottando con le unghie e con i denti Jennifer era riuscita a tenerla con sé. Ed erano state legatissime... finché la sorte non si era accanita un'altra

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