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Il popolo eletto
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E-book141 pagine1 ora

Il popolo eletto

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Fantasy - romanzo breve (97 pagine) - Chi trama per impossessarsi del Muschio dei Sogni? Chi uccide i Guardiani dell'Ordine ella Cittadella? Sarà Lukkar Montego a indagare, ma il mistero è più complesso di quanto possa sembrare.


Tre omicidi, di altrettanti Guardiani dell’Ordine, sconvolgono gli equilibri della prospera Cittadella, ricca comunità cresciuta intorno al Portale Sfaccettato, grazie ai prodotti che vengono importati da altri Mondi. Lukkar Montego, insieme a una squadra proveniente dal comando, si reca a indagare interrogando i membri del Presidio a cominciare dalle più alte cariche: il Capoposto Nugar Mentionne e i tre maghi incaricati di utilizzare e custodire il Portale, fino ai funzionari e segretari di quella comunità che sembra essere oltre le leggi e consuetudini del Nehar Emìon.

Complicati equilibri, interessi e reticenze rendono subito chiaro al capitano Montego che non sarà un incarico semplice. La cittadella è famosa per la produzione ed esportazione del Muschio dei Sogni, una droga proveniente dalle gallerie degli orchi, in cui i Guardiani del Portale sono invischiati, e potrebbe essere il movente degli omicidi. Ma altre trame s’intrecciano alla politica della ricca comunità, insieme al mistero di un Mondo che sembra essere stato l’ultimo visitato dalle vittime e di cui nessuno sa nulla. Fino a quando un drappello proveniente dal Vicariato Elfico irrompe a calpestare la giurisdizione dei Guardiani e costringe Montego a scappare come un criminale.

Dopo che tutte le prove sono state cancellate e i testimoni uccisi, a Lukkar e i suoi rimane solo un ultimo tentativo per fare chiarezza sugli omicidi. Un tentativo che gli sgherri del potere fanno di tutto per rendere vano.


Umberto Maggesi è nato a Bologna l’11 novembre 1970. Vive a Milano dove lavora come chimico analista. Insegna e pratica Qwan Ki Do – arte marziale sino vietnamita. Ha pubblicato vari romanzi con case editrici quali: Stampalternativa, Delos Books, Ugo Mursia. Ha pubblicato vari racconti in riviste di settore come: Tam Tam, Inchiostro, Writers Magazine, e in appendice al Giallo Mondadori.

LinguaItaliano
Data di uscita11 dic 2018
ISBN9788825407655
Il popolo eletto

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    Il popolo eletto - Umberto Maggesi

    9788825405248

    1

    I racconti dei massacri dell’Orrida Avanzata avevano tenuto banco per le ultime due serie di viaggio. Chi ricordava gli eroi, chi i traditori, chi i morti, chi gli assassini, quasi tutti avevano aneddoti da condividere. Aneddoti di sangue, morte e orrore. Tutti tranne Lukkar e Vulko. Il capitano umano aveva studiato in accademia le vicissitudini dell’ultima guerra. Una storia che non era sua, non del suo Mondo almeno. Nonostante questo era una storia che ora riverberava in lui, come un arto amputato che ricordava la sua esistenza attraversi il dolore.

    Davanti ai primi alberi del bosco della Mestizia le voci si erano smorzate, abbassandosi di tono per poi scomparire del tutto. I Guardiani si erano chiusi nei personali ricordi della peggiore sconfitta subita durante le guerre delle razze. Ognuno a modo suo. Forse la voce dei camerati morti, forse il volto di una persona cara, probabilmente il senso di colpa che perseguita i sopravvissuti a un massacro. Lukkar Montego poteva solo immaginare l’orrore di quella notte, la sensazione che tutto fosse perduto. Sui tronchi degli alberi, le ferite testimoniavano la violenza che sedici anni prima, aveva devastato quei luoghi. Artigliate d’orco, come orridi arabeschi disegnati dalla mente di un folle. Colpi di spada o ascia, incisi a eterno memento della distruzione. Si potevano vedere pezzi di metallo baluginare fra le cortecce. Spade spezzate, punte di freccia, punte di lancia. Passarono vicino a una quercia che aveva fagocitato un’ascia bipenne. Una piccola parte dell’arma cercava di resistere al legno, come un ultimo grido all’orrore della guerra.

    Ma non avrebbero imparato, Lukkar lo sapeva bene, gli esseri senzienti ripetevano gli stessi errori e orrori, rotolavano sugli stessi piani inclinati che finivano inevitabilmente nel sangue e nella prevaricazione del più forte. In questo e in tutti i Mondi possibili.

    – Allora, vi siete mangiati la lingua? – cercò di sdrammatizzare il capitano.

    – Nossignore – rispose Aroch Fis Garimann. – Qui non viene tanto da parlare.

    – Il silenzio è rispetto – sentenziò Myddy Begliocchi. – Qui ci sono le linh dei guerrieri che vagano intrappolate fra gli alberi.

    – E tu davvero credi a queste cose?

    – Lo sanno tutti che, durante la notte, si sentono lamenti e grida. Sono morte moltissime persone qui, per lo più in maniera atroce. Gli orchi se la sono presa comoda. Non è salutare aggirarsi nel Bosco della Mestizia quando fa buio.

    Geleth Min Rokka fece schioccare la lingua. Il suo modo per dire che era d’accordo col nano. In realtà il suo popolo, a quel tempo, era alleato degli orchi, ma certe sottigliezze erano state superate con la pace delle razze. Una spugna a pulire tutto lo schifo e il sangue per poter ricominciare da capo.

    – Non avremo questo problema tranquilli. Vulco, quanto manca?

    – Poco più di una serie.

    – Mi dicono che la Cittadella del Presidio ha tutte le comodità.

    – Anche di più – incalzò Aroch. – Ci sono stato per tre periodi, è una vera pacchia. Il denaro gira che è un piacere.

    – Il tuo gira sempre in tasca degli altri, se non la pianti con i dadi perderai la paga dei prossimi anni.

    Il guardiano scelto Min Rokka non capiva come si potesse buttare la paga in quel modo, preferiva il buon cibo e le pietre preziose.

    – La fortuna deve girare, il comando non mi ha mai portato bene. Al Presidio è un’altra cosa, sarà la vicinanza del Portale.

    – Ricordati che sei in missione! – ammonì Vulco puntando un artiglio contro il sottoposto.

    – Certo capitano! Non ho intenzione di scordarlo.

    – E tu – continuò l’ufficiale goblin all’indirizzo del nano. – Stai lontano dai bordelli

    Myddy Begliocchi grugnì, ma evitò di commentare.

    – C’è anche una meravigliosa biblioteca.

    Tutti si voltarono verso Offlah di Chiomeleggere, uno dei tre Guardiani Ausiliari che si erano portati dietro. Ovviamente tutti orchetti, sistemati su cavalli adatti alla loro statura. Scribi e ottimi conoscitori delle leggi e norme che regolavano il Presidio e la Cittadella.

    – Perché sai anche leggere? – scherzò Fis Garimann.

    – Certamente meglio di te.

    – Questo è da vedere.

    – Tranquillizzatevi – redarguì il capitano Montego. – Non avremo tempo per le letture.

    – Magari a missione conclusa…

    – A missione conclusa ce ne torniamo velocemente al comando. Aroch! Tu che sei esperto del Presidio, dimmi un po’ com’è organizzato. Nel rapporto dice solo che il Capoposto è la carica più alta.

    In realtà Montego voleva solo mantenere viva la conversazione, l’atmosfera pesante che stagnava fra quegli alberi stava contagiando anche lui.

    – Sì è il responsabile, coadiuvato da tre Ausiliari di Presidio, che formano una sorta di consiglio. Poi vengono i quattro Vigilanti, gli unici che possono attivare il Portale. Ovviamente tutti maghi. Sono lì più che altro per scoprire il suo segreto. Dipendono dalla Gilda e rispondono solo al loro Ordine.

    – E dopo?

    – Una masnada di parassiti. – Il goblin sputò a lato del sentiero. – Peggio di quelli che lavorano per il governo da noi! – La battuta provocò qualche sghignazzo. – Segretari a decine. Poi i contabili, infine i funzionari di bassa lega che si affannano ad accontentare i potenti di turno. I Guardiani Esploratori sono l’élite, formati nell’accademia del Presidio. Quelli che varcano il Portale e vanno a esplorare i Mondi dall’altra parte. – Il capitano Montego ne aveva sentito parlare, si chiedeva chi di loro lo avesse individuato e richiesto… oppure era stata una proposta venuta dal suo di Mondo? – Gli altri Guardiani hanno funzioni di ordine, sorveglianza e controllo. La Cittadella si è fatta grande e c’è sempre più richiesta. Chi viene assegnato al Presidio ci resta fino a fine incarico. Mi dicono che si sta bene lì.

    – Fino a quando controlleranno ciò che esce da quell’abominio – intervenne Myddy. – Nemmeno i maghi conoscono tutti i Mondi e ciò che vi dimora.

    – Ci sono protezioni – replicò Aroch. – Sigilli magici su tutta la Sala del Portale e in molte zone del Presidio. Attenti a dove mettete le zampacce se non volete rimanerci secchi.

    Lukkar Montego s’irrigidì. La magia era ancora qualcosa che trattava con mille cautele. Una forza aliena che riservava sempre spiacevoli sorprese.

    – I sigilli resisteranno fino a quando non scoveranno maghi più forti dei nostri. Magari gli stessi che hanno costruito il Portale. Andranno a rompergli le scatole nel loro Mondo e questi ci polverizzeranno tutti con un gesto.

    L’immagine evocata dal nano fece sprofondare il drappello in un nuovo silenzio.

    La strada su cui cavalcavano si era fatta più larga. La pavimentazione sembrava composta di lastre di marmo bianco che riflettevano la luce di Thulim e Rashid, creando un tracciato luminoso sotto le chiome degli alberi.

    – Guardate questa meraviglia! I blocchi sono perfettamente combacianti, se avessimo un carro scivolerebbe come l’olio. Il centro è leggermente rialzato per far defluire l’acqua all’esterno. Magnifica, solida ed efficiente, l’hanno costruita certamente i nani.

    – Più probabile i goblin, ci usate sempre per i lavori più faticosi. – Alla vena polemica di Aroch Fis Gariman avevano fatto tutti l’abitudine.

    Geleth fece schioccare la lingua.

    – Perché avete poco cervello – azzardò Offlah.

    – Se non stai zitto te lo spremo fuori dal cranio il cervello!

    – Ecco vedi, voi goblin la mettete sempre sulla forza.

    – Con voi forse – intervenne Myddy gonfiando il petto. – Non certo con i nani.

    – Va bene – chiuse il capitano Montego. – Basta con i complimenti, siamo quasi arrivati.

    2

    Il capitano Lukkar Montego trattenne il fiato scorgendo le prime costruzioni della Cittadella. Non ricordava nulla di quel posto. La notte del suo Passaggio ben altre cose lo avevano distratto dall’osservare l’ambiente circostante, primo fra tutti il brutto grugno del goblin che gli aveva parlato per primo. Ricordava le torce, il fumo, le lunghe ombre di una grande sala e il grugno rettiliforme di un essere che non poteva esistere.

    Le sensazioni di spaesamento e terrore le ricordava bene, pietre roventi piantate nello stomaco e una pressione al petto che se n’era andata solo parecchi giorni dopo.

    L’ufficiale si riscosse e portò il cavallo a un passo più sostenuto. Aveva ormai deciso da tempo che il rimpianto non era una soluzione. Oltre le costruzioni esterne s’innalzavano le mura merlate, con posti di guardia ogni sei braccia e torrette d’avvistamento ai quattro angoli.

    Le costruzioni in pietra, solide e ben rifinite, seguivano le mura della Cittadella aprendosi al bosco per parecchi metri. Stili diversi, provenienti dalla cultura di tutte e cinque le razze superiori, stavano accatastati gli uni vicino agli altri. Colori sgargianti e brillio di pietre incastonate negl’infissi erano l’eredità nanesca. Elaborati vetri colorati alle

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