Giurì d'onore
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Fantasy - romanzo breve (64 pagine) - Una principessa, un orco, un re innamorato, un Giurì d'Onore di dame guerriere e cavalieri di leggenda... la più classica storia fantasy svelata in tribunale come un legal thriller.
La più classica avventura fantastica, ispirata a una storia narrata tra Quattro Cinquecento da Matteo Maria Boiardo e Ludovico Ariosto: una principessa in pericolo, un terribile orco, un giovane re innamorato e degli intrepidi paladini. Ma siamo sicuri? Re Norandino di Siria ha davvero sfidato ogni pericolo per il suo amore? I paladini sono davvero senza macchia e senza paura? e l'Orco così crudele? A deciderlo sarà un Giurì d'Onore formato dai più grandi cavalieri cristiani e islamici e dalle più nobili donne guerriere. E mentre i leggendari guerrieri discutono, giocano, litigano e flirtano, testimonianza dopo testimonianza emerge la più sorprendente delle verità.
Nato a Vicenza nel 1953, Alberto Costantini da sempre vive a Montagnana (Padova). Laureato in lettere antiche con tesi in storia greca, è stato docente nei Licei fino al 2016. Autore di numerosi volumi, opuscoli e articoli, ha tenuto conferenze e corsi di formazione ed aggiornamento su argomenti legati ai suoi interessi, in particolare di storia e letteratura. Ha contribuito alla realizzazione de "L'anno del contatto – Alieni a Roma", originale spettacolo RAI, ha curato testi e sceneggiature per diversi eventi teatrali oltre a svariati documentari turistici. La sua produzione si suddivide fra la fantascienza, il romanzo storico e la ricerca storica. Tra le opere edite, ricordiamo i saggi Il Risorgimento a Montagnana (1848-49) e Soldati dell’Imperatore. I militari lombardo–veneti dell’Esercito Austriaco, Chiaramonte Editore; i romanzi storici di ambientazione romana A ovest di Thule; La donna del tribuno, Donne ai confini dell’Impero, La schiava dei libri, L’ultima amazzone, Attila il principe delle locuste, editi da Gilgamesh; la serie storica “veneta” con Lo stradiotto, Sotto l’aquila bicipite, I Figli del Leone pubblicati dai F.lli Corradin. Tra le opere di fantascienza e weird: Terre accanto e Stella cadente apparsi nella collana Urania, vincitori entrambi del Premio Urania, Gli eredi del tempo, edito dai F.lli Corradin, Le astronavi di Cesare, L’undicesima persecuzione e La guerra dei Multimondi, Gilgamesh edizioni, L’Eresia del Multiverso, L'Inquisizione di Padre Bertolt, gesuita, Ma Napoleone è morto ad Arcole? pubblicati da CS_libri, i racconti Carta Kodak, uscito su “Robot”, La palude del tempo, su “Alia Evo 4.0. Appuntamenti mancati, su “Alia Evo 5.0”. Se tutti gli universi…, pubblicato nell’antologia “Le altrui scale. Racconti per Dante Alighieri”, Clown Bianco Edizioni. Per Delos Digital ha pubblicato: Giornataccia in Ufficio, nell’antologia Diver Gender, Una notte in collegio e Viaggio d(‘)istruzione nella collana Innsmouth, La Principessa bizantina e Il Capitano Salgari e gli adoratori del Grande Serpente, in Ucronica, I Signori del Tempo, collana Odissea Wonderland, Nata il 24 febbraio, in “Slava Ukraïni! 9 penne contro l'Orco”, antologia a cura di Pierfrancesco Prosperi.
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Anteprima del libro
Giurì d'onore - Alberto Costantini
1.
– Ma tu hai capito cosa stanno preparando quelli là?
Gerberto osservava da un pezzo il viavai di facchini, carpentieri, tappezzieri, ebanisti che portavano fuori dal grande Palazzo di Giustizia, a spalla o su carriole, mobili vecchi, tappeti tarlati, panche bucherellate, sedie sghembe, per sostituirli con arredi usciti freschi dalle botteghe che ancora profumavano di vernici e cere, e tessuti appena scaricati da qualche nave greca o araba.
– Come, non l’hai saputo? Oggi si riunisce il Giurì d’onore, richiesto dal Re Norandino di Damasco.
– E si celebra qui, in terra di Francia? – si meravigliò Gerberto grattandosi la chiazza di tigna che dalla zazzera gli fuoriusciva fino a mezzo collo.
Tebaldo scosse la testa sconfortato: questi campagnoli, appena arrivati in città, già credevano di sapere tutto e invece non conoscevano neanche le novità vecchie di un anno.
– È una vita che se ne parla… va be’ te lo riassumo, ma solo perché sei fratello di mia cognata. Un tale principe Nicoleonte d’Aleppo, un falso cristiano e falso pagano, da un anno a questa parte va diffondendo voci sulla condotta di quel Re, in sostanza dandogli del vigliacco. Per evitare una guerra civile, e conoscendo la grande giustizia di Carlo Imperatore, si sono rivolti a lui perché emetta un giudizio equo. Così, è stata stabilita una tregua fra cristiani e infedeli per tutta la durata del procedimento.
– Capisco. Quindi si celebrerà il processo.
– Non è un processo vero e proprio, piuttosto una sanzione morale, ma anche un atto ufficiale, con timbri e ceralacche, che stabilirà chi dei due è il mentitore; a presiedere sarà il Conte Palatino Andrea, affiancato dal Gran Cadì del Cairo e dal Giudice Teodoro di Costantinopoli, ma l’innocenza o la colpevolezza sarà stabilita da una giuria di pari. Intendi?
– Sì. Cioè, no. Cosa sono i pari? E chi è quella gente che sta arrivando in città, che ormai negli alberghi non si trova più una camera libera a pagarla oro?
– Bravo, li hai visti anche tu: paladini con le armature di ultimo modello, dame rivestite alla moda, prelati, gentiluomini, principi saraceni e normanni, sgualdrine e ladri, nonché banchieri ancora più ladri e nobildonne ancor più sgualdrine, bancarelle di mercanti, arabi abbigliati all’europea e tedeschi vestiti all’orientale, bizantini e italiani, civili e barbari, persino una rappresentanza del lontano Catai.
– Mi venisse… – bofonchiò grattandosi furiosamente la testa.
– Guarda, guarda, eccoli! quelli sono i giurati, li vedi? dodici cavalieri di antica nobiltà, sei cristiani e sei pagani, tutti di altissimo rango, perché non si tratta di condannare o assolvere un ladruncolo di mele, ma di scegliere fra un re e un principe.
– E… in base a quale legge giudicheranno, questi signori pari?
Tebaldo gli diede un ceffone sulla coppa:
– Ma allora sei proprio tonto. Ti ho detto che non ci saranno condanne all’esilio, multe, taglio della mano o squartamenti, solo un giudizio di equità sulla base delle testimonianze giurate. Ci si è accordati che non prendano la parola né re Norandino, né il principe Nicoleonte, ma saranno rappresentati dai loro avvocati, e i due contendenti hanno promesso che si sottometteranno alle decisioni prese dalla giuria. Ci siamo?
– Certo che è uno spettacolo per gli occhi.
– E anche per la borsa – disse Tebaldo mostrando due borsellini tintinnanti d’argento; – e questo solo da stamattina…
2.
Nell’aula illuminata dai grandi finestroni di vetro veneziano le voci e il rumorìo si zittirono quando fece il suo ingresso l’imperatore Carlo.
Tutti, compresi i numerosi re presenti, si alzarono in piedi in segno di ossequio verso il più potente sovrano della Cristianità appena dopo l’imperatore di Bisanzio Costantino, o addirittura al pari di lui.
– Accomodatevi, miei signori – disse in buon latino, quantunque con un leggero accento germanico, dopo aver preso posto sul seggio a lui riservato: – non è mia intenzione influire in alcun modo su questo procedimento, e anch’io come tutti voi mi affido ai giudici e alla giuria indicati di comune accordo dalle parti; esprimo solo l’auspicio che sempre più spesso le questioni d’onore vengano risolte in questo modo, più degno di nazioni civili, e come diceva Cicerone sedant armas toga
.
– … cedant arma togae – lo corresse sottovoce il giudice Teodoro, ma per fortuna il Sacro Romano Imperatore aveva i suoi anni e cominciava a non sentirci bene. Alzatosi in piedi, andò a sedere fra il pubblico come un semplice spettatore.
Lo sguardo di tutti si appuntò sui giurati.
In prima fila sedevano la regina Ancroia con al suo fianco la guerriera Marfisa, quindi il cavaliere di Spagna Ferraù, il conte Rinaldo, re Agramante e il principe ereditario di Scozia Zerbino.
Dietro di loro, Sacripante di Circassia e il principe Ruggero, la contessina Bradamante, il duca Astolfo, il conte Brandimarte, il Vescovo Turpino, manifestamente irritato per essere stato costretto a lasciare le comodità del palazzo vescovile per sostituire, all'ultimo momento, il conte Orlando. Purtroppo, il primo paladino, fiore della cavalleria, in quel tempo era nervoso e irritabile e, a dirla fuori dai denti, dava chiari segni di squilibrio mentale. E ultimamente era sparito dal campo cristiano.
Era stato sorteggiato che a parlare per primo fosse Liutpoldo da Bologna, che aveva sostenuto l’accusa in processi famosi; in questa circostanza, doveva assumere le parti del principe Nicoleonte, ed era stato scelto da lui proprio per la sua capacità di inchiodare l’avversario alla minima contraddizione, e far sì che aleggiasse un’ombra di sospetto sulla controparte anche nel caso, a suo dire improbabile, di un’assoluzione.
In segno di rispetto, subito dopo aver rivolto un inchino profondo ai giudici e ai giurati, andò a stringere la mano ad Anfrido da Pavia, l’avvocato che rappresentava re Norandino, suo vecchio avversario. Anch’egli – ça va sense dire – si vantava di non aver mai perso una causa.
Il Presidente del Collegio dei giudici ricapitolò brevemente il motivo per cui era stato convocato il giurì d’onore, e ricordò che non si sarebbe entrati nel civile o nel penale, nemmeno se dalle dichiarazioni dei testimoni fossero emersi indizi di possibili reati, proprio perché i giurati non venissero influenzati da questioni estranee alla causa in oggetto. La sanzione sarebbe stata nondimeno pesantissima: la perdita dell’onore, per certi versi una punizione peggiore persino di una condanna a morte. Il Conte Andrea raccomandò ai due contendenti di non superare i limiti della civiltà e di attenersi a quanto stabilito preliminarmente nel suo ufficio, e alla giuria di prestare la massima attenzione alle testimonianze,