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Il legame spezzato (parte prima)
Il legame spezzato (parte prima)
Il legame spezzato (parte prima)
E-book210 pagine2 ore

Il legame spezzato (parte prima)

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Info su questo ebook

Fantasy - romanzo (148 pagine) - Unite in una sorellanza, giurandosi aiuto reciproco, un gruppo di donne ha deciso di non subire più violenza. Istituendo ronde per la città, intervengono tempestivamente contro uomini violenti, riducendoli a più miti consigli.


Il maresciallo Lukkar Montego è incaricato di indagare e perseguire la sorellanza per costituzione di banda armata e violenza. Reati molto gravi, in uno stato in cui le forze dell’ordine stanno perdendo la battaglia contro una popolazione sempre più misera e violenta.

Nel frattempo, Vulco Ves Rhodaan indaga sulla fuga di una madre e del suo figlio prodigioso. Un bambino che, fin dalla nascita, mostra poteri magici. La madre ha sempre cercato di nasconderli, ma un fatto terribile la costringerà a fare i conti con la realtà. Inseguita dall’Ordine dei maghi, interessati a controllare il bambino o ucciderlo, percorrerà le strade del Nehar Emìon scoprendo quei poteri del piccolo che ha sempre cercato di nascondere.

Nel nord, intanto, un gruppo di nani minatori rivela un Portale che si apre su un mondo desertico, dal cielo viola. Ma l’aria di quel mondo uccide i minatori fra tremende sofferenze.

Nella ricerca della verità, i Guardiani dell’Ordine si troveranno ad affrontare il potere dei maghi e delle forze del Piano Spirituale, nemici di fronte ai quali sono inermi.


Umberto Maggesi vive a Milano dove svolge la professione di Formatore Counselor e Mental Coach. Insegna e pratica Qwan Ki Do – kung fu vietnamita. Appassionato di lettura e scrittura fin da bambino ha pubblicato vari romanzi con case editrici quali: Stampalternativa, Delos Books, Ugo Mursia, GDS edizioni.

Redattore del periodico dell’Unione Italiana Qwan Ki Do, ha collaborato per molti anni alla rivista di settore marziale Samurai.

Ha pubblicato numerosi racconti in riviste di settore come: Tam TamInchiostroWriters Magazine, in tutte le storiche “365 Racconti” di Delos Books e in appendice al Giallo Mondadori.

LinguaItaliano
Data di uscita27 apr 2021
ISBN9788825416022
Il legame spezzato (parte prima)

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    Anteprima del libro

    Il legame spezzato (parte prima) - Umberto Maggesi

    9788825413120

    1

    1356 periodo del Caprone

    Fissò la finestra nascondendosi dietro l’angolo dell’edificio. Artigli di luce si disegnavano sul drappo nero stracciato in più punti. Dilettanti! Avevano provato a oscurare le finestre, riuscendo a farsi notare ancora di più. Non che loro fossero da meno, due squadre di Guardiani per… Montego scosse la testa. Gli ordini sono ordini e poteva farci poco.

    Il magazzino era basso, di pianta rettangolare, con un grosso portone dall’aria robusta. Quattro finestre da quella parte e due ai lati. Sicuramente una porta sul retro.

    Il maresciallo Montego alzò la sinistra allargando le cinque dita. I Guardiani si dispersero fra i budelli, circondando l’edificio. Silenziose ombre nella notte. L’ufficiale avanzò. Vicino, due robusti goblin, trasportavano l’ariete. Al tronco erano fissate due maniglie. Una testa in acciaio rinforzava la parte anteriore.

    L’ufficiale gli fece segno di stare indietro. Bussò energicamente.

    – Ordine della Guardia! Aprite in nome del Consiglio.

    Gli urletti e i rumori di passi denunciarono la presenza di diverse persone.

    – Aprite o sfondiamo la porta.

    Sentirono una porta sbattere. Sicuramente quella sul retro.

    Contò lentamente fino a venti poi indicò la porta. I goblin partirono al piccolo trotto, silenziosissimi. L’ufficiale li seguì accucciandosi. Il colpo fu seguito da grida di panico.

    Il portone sobbalzò, ma resistette al colpo. I goblin arretrarono al piccolo trotto e caricarono in un galoppo forsennato. Un coro di scricchiolii seguì la botta. Grida ed esclamazioni fuggirono fra le fessure. Le assi si piegarono, lasciando intravedere altra luce. Il terzo colpo spalancò le ante con violenza.

    – In nome del Consiglio fermi tutti! Ordine della Guardia!

    All’interno regnava lo sgomento. Diverse figure erano paralizzate in fondo allo stanzone. Ovviamente tutte donne. Qualche sacco e cassa di legno era impilata sulla destra. Diversi giacigli sistemati lungo file ordinate. Alle finestre i camerati tenevano le balestre pronte. Daualonte presidiava la porta sul retro, bloccando quella via.

    Cominciarono a parlare tutte insieme. Qualcuna piangeva, altre pregavano, c’era anche chi li insultava apertamente.

    – Silenzio! Ho detto SILENZIO!

    Grida, pianti e imprecazioni si chetarono.

    – Bene. Ora sedetevi… per favore sedute, tutte.

    – Cosa stiamo facendo di male?

    Non vide chi aveva parlato, ma la voce gli era famigliare.

    – Ne parleremo con calma, ora sedetevi.

    – No.

    Una donna si fece avanti, mostrandosi alla luce della lanterna.

    Il maresciallo Lukkar Montego sgranò gli occhi, poi sorrise.

    – Non potevo aspettarmi altro che trovare voi in un posto come questo.

    L’altra si limitò ad alzare un sopracciglio sugli splendidi occhi verdi. I capelli neri erano costretti in uno chignon strettissimo.

    – Cosa vorreste dire?

    – In mezzo a sediziose che stanno violando la legge.

    Mormorii di disapprovazione si levarono tutto intorno, ma nessuna osò farsi portavoce.

    Naturalmente Rachel no. Rachel Tepo sputava in faccia all’autorità.

    – Non possiamo riunirci insieme?

    – Non potete costituire una sorta di… milizia.

    – Come sarebbe milizia? Vedete qualche divisa? Qualche bandiera?

    – Avete massacrato di botte due onesti cittadini. Messer Torad Archetto e messer Forete Colavina.

    – Due onesti cittadini? Il Torad si vantava di come batteva la moglie, diceva che sapeva come dargliele senza romperla troppo. Se no il gioco finiva subito. – Lukkar abbassò gli occhi. – L’altro compare, un bastardo della peggior specie, è riuscito ad ammazzare un bambino in grembo a sua moglie. Letta non potrà avere più figli, mai più! Ci siamo difese!

    – C’è una denuncia. Diretta dal comando dell’Ordine. Siete state viste compiere ronde notturne. È illegale costituire forze dell’ordine private e avete violato il coprifuoco! Testimoni a mucchi, dalla taverna dove avete aspettato l’Archetto, ai vicini del Colavina. Ho una lista di nomi… e sono certo che le troverò tutte qui. Ora dichiarate le vostre generalità e l’indirizzo ai miei e potrete tornare a casa. Vi chiameremo per l’interrogatorio entro domani. Siete pregate di restare in città.

    – Dovevamo farci ammazzare di botte?

    – Dovevate…

    – …denunciarlo! – sputò Rachel, come a espellere un grumo disgustoso. – I vostri camerati si sono fatti un sacco di risate. Hanno detto che evidentemente se lo meritavano. Ci abbiamo pensato noi!

    – È un’aggressione e costituzione di milizia armata.

    – Armata?

    – Avevate coltelli e randelli.

    – Mattarelli e qualche spiedo. Piccoli coltelli, cosa puoi trovare in una cucina?

    – Mannaie. Trinciaossa. Attizzatoi. Coperchi come scudi. – Lukkar si stava divertendo, ma avvertiva l’impazienza dei suoi. C’erano almeno una trentina di donne. Sarebbe stato lungo prendere i dati di tutte. – Va bene. Abbiamo chiacchierato abbastanza. Ora permettete ai Guardiani di fare il loro lavoro.

    – Altrimenti?

    – Rachel. Per cortesia. Altrimenti vi leghiamo e trasciniamo al comando. Non ci starete tutte nelle celle. Dovremo liberare una stalla, ma non sarebbe la prima volta. Se no c’è la Torre.

    Altri mormorii vibrarono per il locale.

    – Siete dei… prepotenti e poi… – La rabbia strangolava le parole in gola alla donna. Alzò la testa e si voltò rigida.

    – Forza, con ordine, ma vediamo di fare presto.

    2

    Il maresciallo non rimase fino alla fine, anche se gli sarebbe piaciuto chiacchierare con Rachel, ma era certo che non sarebbe stata una conversazione piacevole. Era già buio quando arrivò al comando. Alla segreteria trovò l’immancabile Grauk immerso in un testo.

    – Buonasera Grauk.

    – Maresciallo. – I campanellini tintinnarono allegramente.

    – Notizie di Vulco?

    – In servizio.

    – Bene, allora buona lett…

    – Maresciallo ehm. Vorrei… ecco… capire se c’è un modo per salvare… Reziato.

    – Te l’ho già detto mi sembra… non dipende da me.

    Scosse la testa tintinnando. Ogni volta che i campanellini trillavano, l’orco schiacciava gli occhi. Lukkar non poteva neppure immaginare che tortura.

    – Speravo fosse cambiato qualcosa. Grazie.

    Sconfortato l’orco tornò al suo scritto. Il maresciallo cercò Durek Ahma. Un vantaggio di essere maresciallo era il segretario particolare.

    – Signor maresciallo! – Era un orchetto fulvo con occhi color delle foglie autunnali. Un marrone molto chiaro che, in certe giornate, sfiorava il giallo.

    – Scaldati la mano, ho molto da dettare.

    – Sarà un onore signor maresciallo.

    Finito con il rapporto andò direttamente a casa. C’erano momenti in cui sentiva tremendamente la mancanza del suo primo Mondo. Ad esempio la doccia calda dopo una dura giornata. Si accontentò di acqua fredda su viso e ascelle, prima di crollare sul letto. Gli aveva fatto piacere rivedere Rachel. Non gli aveva neppure chiesto della bambina. A dire la verità non era neppure passato a dirle nulla dopo avergliela affidata.

    – Cos’ha detto? – Aveva domandato a Vulco.

    – Che sei un irresponsabile. Ma ha tenuto la marmocchia.

    – Certo, su questo non avevo dubbi.

    Poteva essere una buona occasione per prendere qualche informazione, chiarendo che non era lì in veste ufficiale. Ci avrebbe creduto? L’uomo sorrise nel buio. No di certo. Non Rachel.

    La locanda ricostruita non aveva nulla a che fare con la vecchia. Due piani in solida pietra chiara e il terzo protetto da travoni di legno, rivestiti da resina colorata di bordeaux. Il piano terreno era spaziosissimo rallegrato da ben due camini posti ad angolo, con uno spazio intermedio per i forni.

    – Se siete venuto ad arrestarmi non ho tempo. – Disse lei sfrecciandogli vicino. Era ora di pranzo e i tavoli erano pieni. Lukkar si avvicinò a un tavolo di otto persone.

    – Vi spiace se mi sistemo qui?

    Vicino a un angolo c’era uno sgabello striminzito. Più per i gradi sulla divisa che per ospitalità, gli otto annuirono.

    Prosciutto alla brace con una verza piccante e buon vino rosso. Non poteva chiedere di più. Notò che Rachel aveva mandato il suo goblin a servirlo, ma non se ne ebbe a male. Prima un piacere, poi l’altro.

    Finalmente i commensali tornarono alle loro faccende, lasciando un mare di avanzi e un pavimento degno di una porcilaia.

    – Non ho visto la bambina.

    – Ah… vi ricordate ancora? No perché, dopo il vostro galoppino mi aspettavo che compariste. Almeno per vedere se stava bene.

    – Non ho dubbi che stia bene con voi.

    – È di sopra, sta studiando con il precettore. Dovrebbe scendere a pranzare fra poche serie minori.

    – Studiando?

    – Sì. Matematica in questo momento. Anche storia, geografia e retorica. Lo ha chiesto lei.

    – Lo… ha chiesto lei?

    – Sì.

    – E quanto vi costa?

    – Nulla. Pensavo lo sapeste.

    – No, che cosa?

    – Il Governo mi passa un sussidio e tutte le spese. È venuto un tizio. Un nano della Sovrintendenza alle Corporazioni. Alla fine ci guadagno. Sto mettendo via un fondo per lei. Quando avrà sedici anni potrà farne ciò che vuole… ma non può restare qui per sempre, chiaro?

    L’uomo non stava più ascoltando. Aveva un’idea precisa di chi ci fosse dietro tanta magnanimità. Era un messaggio per lui. Dollea Lumiesa Scheggia d’Orata sapeva dov’era la bambina.

    – Bene. – Recuperò un sorriso. – Allora direi che è tutto a posto.

    – Avete capito? Dovremo pensare a un’altra sistemazione!

    – Certo. Per il momento pazientate e sono sicu…

    Un movimento li strappò alla discussione. Sugli ultimi gradini delle scale Valhira li osservava. Indossava una veste lunga. L’orlo della gonna strusciava sul pavimento.

    – Vieni, ti presento il maresciallo Montego. – Educata strinse la mano e cercò di sorridere. – Ora va a mangiare.

    – Grazie davvero Rachel.

    – Non potrò tenerla qui tutta la vita, ma c’è più di una dama che vorrebbe adottarla. Spero che questo vi disponga più favorevolmente nei confronti delle mie amiche.

    Lukkar sospirò.

    – Non dipende da me… vi siete messe a fare anche le ronde…

    – Non possiamo mica arrivare sempre quando il danno è fatto – s’impuntò Rachel. – Essere già in strada ci permette di essere più veloci.

    – E sfondare porte e finestre.

    Questa volta fu il turno di Rachel di sbuffare.

    – Cosa pretendete? Che bussiamo educatamente e aspettiamo che ci vengano ad aprire?

    – Capisco, ma nel frattempo commettete un reato. Dovreste…

    – …chiamare la ronda. Sì e farci prendere pure in giro.

    – Parlerò ai sottoufficiali.

    – E credete che cambierà qualcosa?

    – Vedremo. Ora devo andare.

    La giornata era grigia. Il vento freddo delle montagne serpeggiava fin nei vicoli. Condusse il cavallo con calma ripensando al discorso. Doveva dargli un buon motivo per ascoltarlo, non sarebbe servito a nulla insistere sul loro senso etico. Non in quel Mondo e, a dirla tutta, nemmeno nel Mondo da cui proveniva.

    Cosa volevano tutti i Guardiani? Ordine. Calma. Pace. Senza casini da gestire. Le tensioni erano un problema. Vero che in casa propria un uomo fa quello che vuole, ma se le conseguenze le devono pagare i Guardiani, la cosa non sta più bene. Ottimo!

    Avrebbe girato tutto su un piano pragmatico. Ormai i camerati erano stanchi delle tensioni e dell’ansia costante. Giravano per Città impauriti, fingendo di non vedere i traffici che si tessevano. Venivano aggrediti, colpiti da improvvise sassaiole. Non volevano altri problemi. Dare una ridimensionata agli uomini avrebbe giovato a tutti e calmato gli animi.

    Non per le femmine, ma per i Guardiani!

    3

    La luce di Thulim inondava il giardino, dando un po’ di ristoro dal freddo. I rami, già privi di foglie, proiettavano ombre sulle due coppie. La luce scintillava sul fine servizio di porcellana elfica. Sorrisi e cenni di cortesia esagerati punteggiavano la conversazione.

    – Il prezzo è triplicato in due anni – protestò Calum. Erano le chiacchiere preliminari, pensava Ewinnesta, orpelli necessari a nascondere il vero motivo dell’incontro. Intanto annuiva alle chiacchiere bisbigliate dalla sua ospite, conscia del ruolo di buona moglie e padrona di casa.

    – Di un color avorio talmente pulito che mi sono commossa. È roba che viene dalla terra degli elfi. Non sembra neanche un tessuto, ma un respiro…– Ogni tanto Ewinnesta riesumava grumi di conversazione, per capire di che diavolo stesse parlando la donna. Non era difficile. Saisha aveva tre o quattro argomenti che riadattava periodicamente a ogni incontro. Ci si tuffava impegnata, come a recitare una poesia noiosa, tutta presa dalla parte di donna della buona società tenamide. Le chiacchiere delle donne erano sussurrate, passavano con un breve salto da bocca a orecchio, mentre gli uomini parlavano ad alta voce delle cose importanti: affari, soldi. Il nocciolo dell’incontro.

    Nuovamente lo sguardo di Ewinnesta scivolò ai due bambini. Inevitabilmente bastoni in mano, inevitabilmente un gioco che richiamava battaglie e gesta eroiche. Ewinnesta c’era cresciuta durante la guerra, gl’incubi l’avevano accompagnata quasi ogni notte e, ne era certa, avrebbero continuato a farle visita fino alla morte.

    Porto Gabbiano non aveva mura, tante volte era stata costretta a scappare sulle barche. Qualche volta era stata svegliata dal ringhio degli orchi in strada o dalle grida dei concittadini mentre venivano massacrati. Rifugiarsi al largo e aspettare che quegli schifosi facessero i loro porci comodi. C’erano stati periodi in cui i nemici irrompevano quasi tutte le notti. Avevano preso l’abitudine di dormire sulle barche. Qualcuno non scappava abbastanza velocemente. Le grida riecheggiavano negli incubi, nutrendo i sensi di colpa da sopravvissuta. Li sentiva grufolare tra le case, distruggere tutto ciò che non potevano portare via. Sei volte bruciarono la città. Sei volte la ricostruirono.

    La cameriera si chinò col vassoio. Il profumo della bevanda aromatizzata si sparse fra di loro.

    Ewinnesta ringraziò Tiara con un sorriso, versò il liquido scuro nelle tazze.

    – …situazione per ora controllabile. Ma le bande stanno diventando sempre più ardite. Portare mandrie sulle montagne è sempre un grosso rischio. Io sono convinto che anche all’interno del Protettorato ci sia chi

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