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La Nuova Religione
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E-book119 pagine1 ora

La Nuova Religione

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Info su questo ebook

I fedeli della Nuova Religione sono in costante aumento. Chi sono, cosa fanno, come riconoscerli? Seguiremo alcuni dei loro bizzarri comportamenti, letti in chiave storico-religiosa, per cercare di contenere e frenare questa recente espressione della società in cui viviamo. Satira e ironia faranno da contrappeso a critica e realismo.
LinguaItaliano
Data di uscita18 feb 2019
ISBN9788832520699
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    Anteprima del libro

    La Nuova Religione - Danilo De Fao

    INTRODUZIONE

    Nelle prossime pagine leggerete il tentativo di descrivere, in modo sommario, i tratti distintivi di una nuova religione che sta andando via via diffondendosi. In un'epoca, la nostra, in cui si tenderebbe a immaginare, visto e considerato l'aumento di secolarismo e materialismo, che sia finita l'era delle grandi religioni storiche, può sorprendere di trovarsi ancora a fare i conti con divinità, fede e ortodossia. Eppure è così. La Nuova Religione (come abbiamo voluto chiamarla) è in piena espansione. E per questo va fermata. Vi spieghiamo il perché.

    Apparentemente, il pensiero che caratterizza questa nuova fede sembrerebbe il risultato, l'ovvia conseguenza, proprio della reazione all'anacronismo patologico di cui pare soffrano al giorno d'oggi i sistemi religiosi classici. E, in una certa misura, è così: dalle ceneri di millenni di offerte sacrificate, è sorta la Nuova Religione.

    Essa, infatti, si propone in qualche modo come filosofia innovatrice, che, dimenticando secoli e secoli di storia, finge di omettere qualsiasi tipo di componente religiosa dal proprio pensiero. Il metafisico, il trascendentale, lo spirituale spariscono dal vocabolario dei nuovi fedeli, che preferiscono ignorare piuttosto che capire. Il divino, terreno notoriamente sdrucciolevole, sparisce dai radar.

    L'approccio a essa induce il nuovo fedele a credere di essersi finalmente liberato del giogo religioso e di poter esprimere e rendere manifesta la propria persona in un mondo svincolato da pesanti catene mentali e totalmente proiettato verso il futuro.

    Peccato che non sia così. La Nuova Religione è una falsa rivoluzione. Ricicla e sfrutta una propensione innata (per non dire divina, che è poi la stessa cosa) dell'essere umano a muoversi in uno schema religioso. A essere homo-religiosus. Inconsapevolmente (e, come vedremo, questo è uno dei suoi connotati principali) il fedele neoreligioso rappresenta un modello perfetto di credente ortodosso.

    Questa componente, insita in ognuno di noi, questa tendenza al sacro, è quindi manipolata dalla Nuova Religione, che convince il proprio adepto di agire ormai al di fuori dei vecchi modelli mentali, quando invece è proprio dalla rigidità di essi che non riesce a liberarsi. Non fino a quando continuerà a illudere sé stesso di averlo fatto.

    A complicare il quadro poietico della Nuova Religione, c'è il ruolo che lo stesso fedele è chiamato a svolgere. Quel ruolo che lui stesso si è dato all'interno del dramma neoreligioso. È egli stesso, infatti, ad assegnarsi e, insieme, recitare la parte di assoluto protagonista. A ben guardare, è qui che si avvia sul sentiero sbagliato. Quello che lo condurrà nella giungla in cui vive. Agisce correttamente nel mettersi al centro, in quanto essere umano, dei propri pensieri e del proprio agire, ma sbaglia clamorosamente nell'attribuire a ciò che fa un dato significato. Nella Nuova Religione, infatti, il credente non è egli stesso uno con la divinità (come gli sforzi trasversali della mistica ci ricordino essere la giusta direzione), bensì è la divinità di sè stesso. L'uomo neoreligioso si venera. Si pone al centro di tutta la sua filosofia di vita, dirigendosi palesemente nella direzione opposta a ciò che rappresenta il suo personale progresso (che poi coincide con quello di tutto il genere umano).

    Involuzione quindi, anziché evoluzione. Regresso invece di avanzamento. Chiusura al posto di apertura.

    Volendo anticipare uno dei tratti comuni del nuovo credente, questo è senz'altro la tendenza a creare gruppi il più numerosi possibile e a comportarsi in massa nello stesso modo. Ciò ci ha aiutato nell'individuare alcune pratiche e costumi tipicamente caratteristici della Nuova Religione. Attraverso questi esempi, lungi dal comporre un quadro completo di tutte le manifestazioni neoreligiose, siamo stati però in grado di farci un'idea di quale sia il mondo in cui vivono queste persone. Il contenuto dei prossimi capitoli procederà quindi su un binario dove una rotaia sarà rappresentata dalla descrizione dei comportamenti tipici del fedele medio, mentre l'altra veicolerà alcune riflessioni sulla Nuova Religione in senso più ampio, al fine di cercare di comprendere e spiegare questo moderno fenomeno.

    Non a caso poco sopra abbiamo utilizzato l'attributo «medio» per definire il credente di questa corrente di pensiero. È stato proprio il concetto di media, e la sua scarsa trasparenza semantica (non ce ne vogliano i linguisti), a dare il via ai ragionamenti esposti in queste pagine. Se infatti provassimo ipoteticamente a calcolare dove cada il punto medio dello sviluppo umano delle persone che vivono nella nostra società, esso risulterebbe drammaticamente posizionato in ambito neoreligioso. In medio non stat virtus. È vero, si può sempre distinguere tra media aritmetica, ossia quella appena citata (ottenuta dalla somma di tutti i valori divisa per il numero complessivo dei dati), e media ponderata. Nel secondo caso il termine medio si ottiene distinguendo opportunamente il peso da attribuire a ciascun termine. Con tale calcolo, e ammettendo, con un pizzico di sana presunzione, che alcuni individui abbiano un peso specifico intellettuale maggiore di altri, si riuscirebbe forse a restituire un pò più di veridicità al risultato ottenuto.

    La media quindi, non dimentichiamocelo, è ciò da cui dobbiamo distinguerci. Nonostante questo,  resta comunque il calcolo con cui misuriamo il nostro sviluppo assoluto e al quale partecipiamo nell'ottenimento del risultato finale. In questo senso, non possiamo pensare di collocarci totalmente all'esterno della corrente che stiamo descrivendo; per quanto osservare i fedeli neoreligiosi con un pò di distacco aiuti a comprendere meglio il fenomeno e a rafforzare, in un certo senso, la nostra autostima.

    Tipi di media a parte, il problema però rimane ed è la causa che ci ha spinto a intervenire: quantitativamente parlando, il fedele neoreligioso rappresenta la maggioranza. Una maggioranza in aumento. Questa fastidiosa moltitudine va arginata e incanalata nella giusta direzione, per evitare che straripi irrimediabilmente. Essa preme alle finestre illuminate delle nostre case, con un'insistenza di romeriana memoria, cercando costantemente di trascinarci dalla propria parte.

    Il movimento che la contraddistingue è sempre di tipo orizzontale, mai verticale. Non si tratta di una pioggia che cade dall'alto, ma piuttosto di una lenta inondazione, che, propagandosi uniformemente ai nostri piedi, va mano a mano salendo di livello. Il rischio è, evidentemente, quello di affogare. Per quanto alta e resistente (nonché inutile) si cerchi di costruire la barriera tra noi e loro, rimarrà comunque la possibilità che in essa si formi una prima crepa e che attraverso quest'ultima finisca per crollare l'intera diga. I muri, del resto, non sono mai stati una soluzione.

    Forse troppo abituati a trattare solo con concetti, teoremi, formule e aforismi, il fedele neoreligioso ci sfugge, vincendoci con l'ineffabilità e con ciò che è poi la sua essenza: l'essere comune. Come difendersi dall'impalpabilità del materialismo? Da un nemico che sta al nostro fianco, ma che non ha capi, non ha distinzioni, non ha differenze? Innanzitutto imparando a riconoscerlo; e forse anche a riconoscersi.

    Per fare ciò, abbiamo iniziato col dare dei nomi, degli appellativi, ai protagonisti del nostro racconto, strettamente legati ai loro aspetti più significativi. Il primo di essi è common: usiamo un termine inglese forse per dare un tocco esotico alla realtà che andremo via via descrivendo, ma anche perché, meglio di altri, grazie alla sua autorità internazionale, rende l'idea della diffusione dell'uomo comune intorno a noi. Sul significato non riteniamo sia necessario dilungarsi.

    Di un po' meno accessibile comprensione, o per meglio dire più carica di significato, è l'espressione oggetto-persona. L'aspetto principale che qui vogliamo sottolineare è la mancanza di consapevolezza di esistere dell'adepto della Nuova Religione e la ovvia e conseguente assenza di responsabilità per tutto ciò che fa. Proviamo a spiegarci meglio. Nel suo essere comune, l'oggetto-persona è fondamentalmente uno la copia degli altri. In questa condizione di distorta uguaglianza, non esistono capi, nessuno dà ordini. Si comportano tutti allo stesso modo. Sono macchine, replicabili all'infinito, che ben si adattano infatti a essere poste in serie, secondo funzionali schemi geometrici. Ben allineate, ben schierate. Di cosa dovrebbero dunque essere consapevoli? Del resto non serve che lo siano.

    La capacità di vedersi, seppur in modo sbiadito, dall'esterno ci regala quella caratteristica fondamentale dell'essere umano: la consapevolezza di esistere. E, insieme a essa, poiché strettamente legata da un rapporto di consequenzialità, la responsabilità di ciò che facciamo e per ciò che siamo. All'oggetto-persona, che a stento possiede la consapevolezza di esistere, manca però totalmente il senso di responsabilità.

    Ripetiamolo ancora una volta: se si replica, manca la consapevolezza. Se manca la consapevolezza, la responsabilità non ha ragione d'essere. Senza responsabilità, si è autorizzati a comportarsi come si ritiene sia meglio, mancando peraltro un termine di paragone. In questo contesto di paritaria inutilità, l'oggetto-persona tende a copiare l'altro oggetto-persona, che a sua volta ne copia un altro, che, con buona probabilità, prende esempio da quello affianco, fino a tornare all'oggetto-persona numero uno, e via di questo passo (marziale, ovviamente).

    Se ognuno di noi si assumesse realmente la responsabilità di ogni atto che compie, oltre a beneficiare tutti di una sana e diffusa coerenza, siamo convinti che progressivamente si andrebbe in direzione dell'inscalfibile Regno del Rispetto.

    Riuscire a vedersi dall'esterno significa, in qualche modo, essere in grado di duplicare il proprio pensiero, scinderlo dall'entità numero uno e, grazie alla nuova coscienza ottenuta, poter osservare noi stessi mentre ci pensiamo. È così che si forma la consapevolezza, permettendo finalmente di elevarci al

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