Il viaggio di Ulisse
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Anteprima del libro
Il viaggio di Ulisse - Tomaso Monicelli
INDICE
Tomaso Monicelli
Biografia
Il suicidio
Eredi
Note
Bibliografia
Ulisse
Il nome e la sua storia
Mito
Le versioni della guerra di Troia
Ritorno in patria, a Itaca
Le tappe
I Ciconi
I Lotofagi
Il ciclope Polifemo
Eolo
I Lestrigoni
Circe e L’Ade
Le Sirene
Scilla, Cariddi e l’isola di Elio
Calipso
I Feaci
Ritorno a Itaca
Le possibili morti di Ulisse
Ulisse nell’arte
Ulisse nella letteratura
Ulisse nella cinematografia
Film ufficiali sull’Odissea
Film in cui compare solo la figura di Ulisse
Iliade
Odissea
Aiace
Eneide
Commedia dantesca
Musica
Pittura
Cinema e televisione
Influenza culturale
Il palazzo di Ulisse
Bibliografia
Note
IL VIAGGIO DI ULISSE
CAPITOLO I
Dieci anni di guerra
Il Cavallo di Legno
L’incendio di Troia
CAPITOLO II
Battaglia coi Ciconi
I mangiatori del fiore del loto
L’isoletta delle capre
CAPITOLO III
I tremendi Ciclòpi
L’orco Polifemo
La vendetta di Ulisse
CAPITOLO IV
L’Otre dei Venti
I mangiatori di uomini
La Maga Circe
CAPITOLO V
Il canto delle Sirene
Scilla e Cariddi
I Buoi del Sole
CAPITOLO VI
La Dea Calipso
L’ultima tappa
La bella Nausicaa
CAPITOLO VII
La Reggia di Alcinoo
Ulisse arriva a Itaca
Il vecchio cane Argo
CAPITOLO VIII
Epilogo
Tomaso Monicelli
Il viaggio di Ulisse
Il presente ebook è composto di testi di pubblico dominio.
L’ebook in sé, però, in quanto oggetto digitale
specifico,
dotato di una propria impaginazione, formattazione, copertina
ed eventuali contenuti aggiuntivi peculiari (come note e testi introduttivi), è soggetto a copyright.
Immagine di copertina: https://pixabay.com/vectors/ancient-ship-silhouette-antiquity-3988195/
Elaborazione grafica: GDM.
Tomaso Monicelli
Tomaso Monicelli (Ostiglia, 10 febbraio 1883 – Roma, 25 maggio 1946) è stato un giornalista e drammaturgo italiano, padre del regista Mario Monicelli e dello scrittore Furio Monicelli.
Biografia
Di modeste origini familiari, lasciò gli studi preferendo aderire al movimento operaio, dapprima da socialista rivoluzionario, poi come sindacalista rivoluzionario. Parallelamente avviò un’intensa attività pubblicistica e giornalistica. Dal 1903 al 1907 collaborò all’Avanti! con articoli di critica letteraria e teatrale, rimanendovi anche dopo la rottura dei sindacalisti con la direzione del giornale nel 1905. Fu direttore a Milano nel 1904 della Gioventù socialista
, organo della Federazione giovanile socialista. Fu assiduo collaboratore della stampa sindacalista rivoluzionaria, in particolare della milanese Avanguardia socialista
.
In quegli anni fu pure autore delle opere di stampo socialista che compongono la cosiddetta trilogia drammatica (Il Viandante - 1907 -, Esodo - 1908 -, La terra promessa)[1]. Progressivamente, Monicelli si allontanò dal sindacalismo. Nel 1909 e 1910 fondò e diresse a Milano Il Viandante
, settimanale politico-culturale pluralista che invitava ad un riaccostamento dei sindacalisti con i socialisti, ma non alieno da tematiche nazionaliste.
Assieme all’amico sindacalista Roberto Forges Davanzati, Monicelli approdò a concezioni nazionaliste e antigiolittiane, partecipando nel 1910 alla fondazione dell’Associazione Nazionalista Italiana. Conobbe Arnoldo Mondadori nel 1912, ad Ostiglia, ed insieme crearono quella che poi divenne la grande casa editrice. La sorella, Andreina, si sposò con lo stesso Mondadori nel 1913. Nel 1913 sposò Maria Carreri, dalla quale ebbe quattro figli, tra i quali Mario, futuro regista cinematografico. Nello stesso anno si trasferì a Bologna, dove collaborò con Il Resto del Carlino, il principale quotidiano della città.
Fu interventista sia nella Guerra di Libia sia nella Prima guerra mondiale. Allo scoppio della Grande guerra si trasferì a Roma, dove collaborò a «L’idea Nazionale», quotidiano vicino al movimento nazionalista. Nel 1916 si arruolò volontario; combatté sul fronte del Carso con il grado di sottotenente nell‘81º Reggimento dei Granatieri.Nel 1917 fondò «Penombra», la prima rivista italiana di cinema[2]. Dopo la fine della guerra fu richiamato a Roma, dove diresse «L’idea Nazionale» (1918-1920), poi «Il Tempo» (1922) e quindi il «Giornale di Roma» (1922-1923, insieme con Giuseppe Bottai).
Terminata l’esperienza romana (a causa della chiusura del «Giornale di Roma»)[3], Monicelli ritornò a Bologna, dove fu direttore del Resto del Carlino (agosto 1923). Acceso nazionalista, Monicelli fu inizialmente uno strenuo sostenitore del movimento fascista. Nel 1924, però, il delitto Matteotti segnò un netto cambiamento d’opinione. Monicelli iniziò a criticare il regime. Fu costretto dopo poco tempo a lasciare la direzione del quotidiano felsineo (febbraio 1925). Nel 1926 fu nominato consigliere d’amministrazione della Società Italiana Autori Editori (SIAE).
Ma l’incarico finì l’anno dopo. Negli anni seguenti Monicelli avvertì che il regime lo aveva isolato ed incontrò serie difficoltà economiche. Fu grazie alla benevolenza di Giuseppe Bottai, il quale gli garantì un impiego presso la casa editrice Rizzoli, che poté sopravvivere dignitosamente.
Nel 1946, perso tale posto di lavoro, decise di togliersi la vita con un colpo di rivoltella.
Oltre che drammaturgo, Tomaso Monicelli fu scrittore, traduttore, direttore dell’Istituto per i drammi di D’Annunzio. Fra i suoi libri, pubblicò Aia Madama e Nullino e Stellina. Tradusse vari titoli, tra cui Il Viaggio di Ulisse.
Il suicidio
In un’intervista pubblicata nel numero di Vanity Fair del 7 giugno 2007 (pagina 146), il figlio Mario Monicelli parlò del suicidio del padre avvenuto nell’immediato dopoguerra:
Anche Mario Monicelli morì suicida, il 29 novembre del 2010.
Eredi
Ebbe quattro figli che portarono avanti l’eredità letteraria e artistica del padre: Mario, famoso regista e padre della commedia all’italiana, Giorgio, traduttore ed editore anche per conto della stessa Mondadori, Mino, giornalista e inviato speciale, Furio, scrittore e insegnante al Conservatorio di Milano[4].
Note
↑In quel periodo si svilupparono nell’ambiente drammaturgo e teatrale italiano un certo numero di adesioni al sindacalismo rivoluzionario - si pensi in particolare a Guido Marangoni e Walter Mocchi.
↑ Tomaso Monicelli, treccani.it.
↑Il «Giornale di Roma» chiuse per fare spazio al «Corriere Italiano».
↑ Giulio Nascimbeni, Monicelli, l’iniziazione imperfetta, Corriere della Sera
, 21 gennaio 1999
Bibliografia
Enciclopedia dello spettacolo, Roma, 1975-1978, vol. VI.
Annamaria Andreoli, Franco Chiavegatti, Tomaso Monicelli. Sessant’anni dopo, Mantova, Sometti, 2007.
Willy Gianinazzi, Intellettuali in bilico. ‘Pagine libere’ e i sindacalisti rivoluzionari prima del fascismo, Milano, Unicopli, 1996.
Andrea Ungari, Tomaso Monicelli e la Grande Guerra, in «Nuova Rivista Storica», XCIV (2010).
Ulisse
Ulisse (dal latino Ulyssēs, ma anche Ulixēs) od Odisseo è un personaggio della mitologia greca. Originario di Itaca detta la terra del sole, è uno degli eroi achei descritti e narrati da Omero nell’Iliade e nell’Odissea, l’opera letteraria che lo ha come protagonista e che da lui prende il nome.
Il nome e la sua storia
Il vero nome di Ulisse era Odisseo, nome dal significato formidabile che gli fu assegnato dal nonno Autolico, motivandolo come odiato dai nemici
che suo nonno si è procurato, che sono tanti, e da coloro che si farà lui per il primato della sua mente, futura cagione di molte invidie
. Ὀδυσσεύς Odysséus deriverebbe dal verbo greco ὀδύσσομαι odýssomai, odiare
, essere odiato
, quindi significherebbe Colui che è odiato
, ma fra i possibili significati dobbiamo citare collerico
o addirittura il piccolo
, quest’ultima definizione si adatterebbe alla sua statura, non altissima.
Ulisse, epiteto datogli dai Romani e reso celebre da Livio Andronico (che significa Ferito ad un’anca
epiteto formato da due parole, in riferimento a una ferita riportata alla coscia in una battuta di caccia al cinghiale nelle foreste di Castalia), è la personificazione
dell’astuzia, del coraggio, della curiosità e dell’abilità manuale. Figlio di Anticlea moglie di Laerte dal quale ereditò il regno e di Sisifo, da parte materna Ulisse è pronipote di Ermes. Sposo di Penelope e padre di Telemaco e secondo molte tradizioni di Telegono, avuto con la maga Circe.
Mito
Odisseo aveva consultato un oracolo dal quale era stato ammonito che, se fosse andato a Troia, sarebbe tornato in patria solo dopo vent’anni e in condizioni di miseria. In seguito quando Agamennone, accompagnato da Menelao e Palamede, fece visita all’eroe per convocarlo in onore del solenne giuramento che aveva pronunciato sulle carni di cavallo, Odisseo architettò di giustificare la sua riluttanza alla guerra comportandosi come un pazzo. I tre uomini lo sorpresero con un cappello da contadino a forma di mezzo uovo mentre arava un campo pungolando un asino e un bue aggiogati insieme e lanciandosi alle spalle manciate di sale. Palamede, per verificare la sanità dell’uomo, strappò Telemaco bambino dalle braccia della madre e lo posò per terra davanti alle zampe delle bestie aggiogate all’aratro; Odisseo subito arretrò tirando le redini per risparmiare il figlio smascherando la sua macchinazione, e cedette ad arruolarsi nella spedizione [2].