La moneta dissacrata: Sistemi monetari ed eurozona, più un disegno di legge sulla compensazione complementare
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Info su questo ebook
Quando l'analisi si sposta sui tempi attuali appare chiaro che stiamo attraversando un momento critico e che la moneta è trattata come un fine e non come un mezzo: è sacralizzata, e chi la controlla occupa una posizione di forza e condiziona la politica in funzione dei propri interessi. Da ciò discendono elementi d'irrazionalità nel funzionamento dell'economia e tensioni pericolose nell'organizzazione sociale, che si potrebbero contrastare in modo non risolutivo, ma efficiente, attraverso la diffusione, anche tra le Pubbliche Amministrazioni, delle centrali di compensazione complementare.
Combinando passato e presente è interessante rilevare che queste monete-non moneta, riproponendo con modalità contemporanee forme antiche di regolazione degli scambi, ridimensionano l'impiego della moneta sacralizzata, contrastano il monopolio dei gestori del risparmio, contribuiscono al miglioramento degli equilibri macroeconomici internazionali e introducono nel sistema economico elementi di fluidità, di laicità, di moderazione, e di democrazia.
I quattro articoli della bozza di disegno di legge che chiude il libro offrono una soluzione normativa assai semplice delle problematiche emerse dall'analisi.
Il passaggio dalla teoria alla pratica non è automatico. Il contributo del sen. Gilberto Pichetto Fratin introduce a una diversa lettura, meno tecnica e più politica, dell'argomento.
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Anteprima del libro
La moneta dissacrata - Alessio Lofaro
Alessio Lofaro
LA MONETA DISSACRATA
Sistemi monetari ed eurozona, più un disegno di legge sulla compensazione complementare
2019, Alessio Lofaro
Tutti i diritti riservati
Progetto grafico e fotografia di Daniela Rubat Borel
UUID: a99f969e-6991-11e9-a4c0-bb9721ed696d
Questo libro è stato realizzato con StreetLib Write
http://write.streetlib.com
Indice dei contenuti
Premesse
EVOLUZIONE DEI SISTEMI MONETARI
1. La moneta si crea e si distrugge
Monete, banconote e ... bancarotte
I tre modi canonici di creare moneta
Limiti e stimoli alla creazione di moneta
Moneta e finanza dopo la fine di Bretton Woods
DISFUNZIONI DELL'EUROZONA
2. L'area monetaria non ottimale dell'euro
La formazione e la crisi dell'eurozona
L'ottimo inesistente nell'eurozona
Le trasgressioni e i soprusi
3. La moneta dissacrata
Sacrifici per una sacralità ingiustificata
Le catene del potere
Il ruolo strategico della moneta replicatore
4. Un altro modo di pensare l'Europa
I parametri inspiegabili
La sorveglianza, il dominio e la visione
Un Paese (non) è un'azienda?
Un Paese non è un'azienda in liquidazione
5. La deriva non è dietro l'angolo
La deriva dell'Unione, un quadro d'insieme
La deriva della moneta unica
L'austerità non è un destino
COME RENDERE COMPATIBILI STABILITÁ E INVESTIMENTI
6. Alla ricerca delle soluzioni possibili
La moneta internazionale non è la sola necessaria
Soluzioni possibili
7. Due domande prima di concludere
La moneta di chi produce
Il campo operativo dell'azione di governo
Due domande che attendono risposte
DISEGNO DI LEGGE SULLE CENTRALI DI COMPENSAZIONE COMPLEMENTARE
8. Una centrale di compensazione al lavoro
Le regole
Le innovazioni commerciali
Scenari aperti
9. Ipotesi di disegno di legge
Relazione
Articolato
10. Postfazione
Tra politica e nuova managerialità
Appendice
Maastricht e la concorrenza
Bibliografia
Biografia dell'autore
Note
Dovete rinunziare a quest'entrata
e a quest'altra, alla prima strettamente legata,
e a questa pure, che da quelle è derivata.
Costantino Kafavis [¹]
Premesse
Non ci sono i soldi?
La constatazione che l'economia dei Paesi del Sud dell'Europa sembra avere imboccato una strada senza vie d'uscita, che conduce al declino, alimenta le critiche alla moneta unica, ai vincoli di Maastricht, e a quelli introdotti con integrazioni successive [²] . Il sostegno provvisorio e sistematico della BCE al debito pubblico degli Stati dell'eurozona (alleggerimento quantitativo, o, detto all'americana: Quantitative Easing , Q.E.) ha silenziato i problemi dell'euro , ma non li ha risolti , e volge ormai all'esaurimento . Ora i Paesi aderenti all'eurozona si troveranno di fronte a scelte che porteranno o all'accettazione di un allentamento dei vincoli che sostengono gli accordi, oppure, come suggerisce l'ex Ministro tedesco Schäuble [³] , all'imposizione ai Paesi debitori di restrizioni alla politica fiscale e di bilancio ancora più severe di quanto siano state negli ultimi anni. Le tensioni politiche tra paesi debitori e paesi creditori , e quelle sociali nell'ambito di ciascun Paese , che hanno alimentato proteste già ben evidenti, saranno sempre più forti e diffuse, e l'insofferenza nei confronti del ritornello non ci sono i soldi
, ricorrente in molte lingue e circostanze, potrà evolvere in altre proteste, in sommosse, e provocare fratture irrimediabili.
La prospettiva dell'Europa che si sfalda, sacrificata sull'altare dei soldi che mancano, è irragionevole; questo (pseudo) problema dovrà essere chiarito (esiste davvero?) e risolto (con quali mezzi?). Allora, forse , si scoprirà che non è una questione di soldi, poiché molte delle disfunzioni che penalizzano l'economia discendono da fraintendimenti e dalla scarsa diffusione dei sistemi di pagamento alternativi a quelli che impiegano solo la moneta legale .
La moneta legale (l'euro) di cui disponiamo è più che sufficiente per alimentare le transazioni internazionali di ogni tipo; gli euro mancano perché gli sono demandate funzioni tipiche del denaro [⁴] , e non della moneta, subordinando a esse quella, originaria della moneta, di favorire la circolazione delle merci. Tra queste funzioni , quelle di misura del valore e di riserva del valore presuppongono l'obiettivo prioritario della stabilità, la cui tutela è affidata all'azione del Sistema delle Banche Centrali , tramite la BCE . La BCE , alla quale è anche riconosciuta l'esclusiva di conio e di gestione della moneta legale (legale in quanto tutti siamo obbligati ad accettarla come mezzo di pagamento) , assoggetta l'emissione di moneta a vincoli di quantità rigidi, come avveniva, ad esempio, con le monete d'oro; si realizza così, una sorta di metallismo senza metallo. L'applicazione rigorosa di questi vincoli garantisce la stabilità del valore, ma non consente alla moneta unica di rispondere ai bisogni del ciclo economico; anzi, nei momenti di crisi opera come un agente pro ciclico , e alimenta la recessione; in queste circostanze le funzioni svolte dai sistemi di pagamento di compensazione raggiungono il massimo grado di utilità.
La scelta dei sistemi di pagamento appropriati a una specifica economia può evitare la penuria di moneta e attiene alla libertà d'iniziativa delle imprese, e alla politica economica pubblica, che è prerogativa indiscussa degli Stati membri; la penuria, il non ci sono i soldi
, non dipende dall'euro; essa deriva, da un lato, dalle restrizioni al credito operata dalle banche e soprattutto, dall'altro, dallo scarso utilizzo dello strumento meno oneroso , più fluido , e meno rischioso , di finanziamento delle piccole e medie imprese: il credito tra aziende, e tra aziende e Pubbliche Amministrazioni [⁵] , gestito attraverso le centrali di compensazione .
I sistemi di pagamento basati sulla compensazione (e sulle loro monete) non sono, come taluni sostengono, un corpo estraneo, antiquato, insicuro, alternativo o in contrasto con la moneta legale e i suoi obiettivi [⁶] ; essi sono previsti dalla legislazione e sono sottoposti al rispetto degli standard stabiliti dalla Banca Centrale nazionale; questa esercita la propria sorveglianza al fine di evitare che l ’eventuale inadempimento di qualche partecipante al sistema di compensazione abbia ripercussioni anche sulla solvibilità di altri operatori.
La compensazione
Il vocabolo compensazione ha vari significati; uno di questi indica il procedimento che consente a due o più soggetti tra i quali intercorrono ripetuti rapporti di debito/credito, di non regolare le loro posizioni di volta in volta, per i singoli valori, ma di farlo solo sui saldi a determinate scadenze; l'intervento della centrale di compensazione fa in modo che se A deve 100 € a B e questi ne deve 100 a C, il quale ne deve altrettanti ad A, e i tre fanno parte di un circuito di compensazione, non ci sarà alcun movimento di denaro, perché i debiti e i crediti si compenseranno; tutto potrebbe avvenire anche mediante il trasferimento fisico di 100 € falsi [⁷] o, come facevano gli antichi, di qualsiasi altro mezzo privo di valore; i pagamenti delle prestazioni saranno testimoniati da registrazioni contabili o da altre forme di memorizzazione e di calcolo: la moneta non servirà. Una situazione di questo genere è difficile da realizzare sia perché i circuiti chiusi (e corti) sono rari, sia perché il pareggio dei conti avviene solo per caso. Ciò che succede quasi sempre, su vasta scala, è che alcuni si trovino a credito e altri siano a debito; allora, a prestazioni concluse e non prima, servirà la moneta, e ne servirà meno di quanta ne sarebbe occorsa con i sistemi di pagamento convenzionali.
Le modalità di chiusura dei conti differiscono secondo che lo scambio pattuito sia in moneta o in qualche altro bene, e si tratti di operazioni che interessano circuiti ristretti , o estesi all'ambito nazionale, oppure a scala internazionale. La varietà delle situazioni che riducono il fabbisogno di moneta legale ha implicazioni diverse sul funzionamento del sistema monetario e sul Bilancio dello Stato. Aiutano a capirlo alcuni casi esemplificativi. Il primo caso descritto qui di seguito costituisce, nelle sue molteplici manifestazioni, il tema ricorrente che accomuna gli argomenti raccolti in questo libro.
Primo caso: il tipo di compensazione scelto dai soggetti A, B, e C avviene attraverso modalità formali, che impiegano come unità di conto la moneta legale mentre i pagamenti avvengono attraverso opportune forme di certificazione e altri tipi di documenti. L'operazione è registrata nella contabilità fiscale [⁸] .
Secondo caso: A, B, e C decidono di scambiarsi delle prestazioni remunerandole attraverso forme di compensazione non monetaria. Un caso , molto diffuso nel mondo, di compensazione non formale e di corrispondente moneta complementare, è la banca del tempo, nelle sue molteplici varianti . Opera nell'ambito di una collettività che aderisce a un circuito (quasi) chiuso, e compensa le proprie prestazioni misurate in ore; la produzione di beni e servizi non richiede liquidità (o, per essere realisti, facendo uso di poca liquidità da impiegare nei rapporti extra circuito inevitabilmente connessi) [⁹] .
Terzo caso: A è un fornitore di B e si fa pagare in moneta legale tramite bonifico bancario; sono entrambi italiani che impiegano risorse italiane e fatturano regolarmente le loro prestazioni; la banca di A riceverà un accredito disposto da B, il quale attinge dalle somme a cui può accedere presso la sua banca (o perché è in credito avendole versate in precedenza, o perché può farlo a debito); le due banche regoleranno i loro rapporti, si avranno movimenti di moneta, le riserve delle due banche presso la Banca Centrale subiranno delle variazioni, e quest'ultima potrà essere stata, o sarà, interessata dal bisogno di creare moneta
, sotto la sorveglianza della BCE (ovviamente sui grandi valori consolidati) [¹⁰] .
Quarto caso: B è italiano e A è un cittadino residente all'estero, ad esempio in Germania, dove è titolare di un conto corrente presso una banca locale; le cose si complicano ulteriormente: la banca di B disporrà il bonifico in moneta comune presso la banca (tedesca) di A riducendo in tal modo le sue riserve presso la Banca d'Italia, e incrementando quelle della banca tedesca presso la sua Banca Centrale; le due Banche Centrali si riconosceranno una a debito e l'altra a credito. Tutto questo avverrà attraverso una piattaforma digitale, denominata Target2, facente capo alla BCE, che funge da centrale di compensazione tra le banche centrali [¹¹] .
Si è visto che i primi due casi descrivono modalità di pagamento che potremmo definire emancipate dai vincoli derivanti dal trasferimento di moneta legale; in tutti i casi, l'importanza e il fabbisogno di moneta variano al variare dei contesti, e il bisogno di copertura non sorge sulle singole quantità movimentate ma dipende dai saldi. L'entità dei saldi si riduce, e quindi diventa più agevole il finanziamento dello sviluppo in un'economia a moneta limitata
, quando l'equilibrio degli scambi si realizza in tempi brevi e la quietanza delle fatture è immediata; come avviene nelle centrali di compensazione più evolute [¹²] .
La paura e le sue conseguenze
La politica di stabilità della moneta legale mette al riparo dal rischio d'inflazione; questo pregio incontestabile non esime dall'obbligo di considerare sia l'entità dei danni collaterali che genera, sia la necessità di ridimensionarli. I danni derivano dalla tendenza di questa moneta d'imporsi come moneta unica monopolista, con la pretesa di ricondurre a un unico modello le economie dei Paesi aderenti all'area valutaria, cui si associano vincoli rigidamente contabili, insensibili alla ricchezza derivante dalla valorizzazione delle differenze [¹³] . Questo è il dramma quotidiano dell'Eurozona, nella quale il venir meno delle condizioni necessarie per realizzare la versione etica dell'Europa di Maastricht accentuerà le diseconomie di sistema e il disagio sociale, e condurrà a un'altra Europa, quella della grande finanza o, molto probabilmente, a qualcosa che non sarà più Europa.
Ci si può chiedere: le condizioni necessarie
sono davvero tali? Ritengo che la risposta non si debba chiedere soltanto all'analisi degli economisti, dei filosofi, dei sociologi, o dei politologi, e non si possa nemmeno dedurre da regole scritte in epoche ormai remote, ma si trovi soprattutto nelle testimonianze esplicite e di massa dei cittadini; molte informazioni su queste testimonianze si traggono dai risultati elettorali e dalle manifestazioni di piazza, e annunciano il tema del rapporto tra le monete e la democrazia. Ne riepilogo alcune, perché aiutano a capire la logica che fa da sfondo agli argomenti che svilupperò in questo libro.
In altra occasione [¹⁴] ho affrontato a caldo (prima della formazione del governo Conte) il tema delle elezioni e delle promesse da mantenere in presenza dei vincoli esterni dettati dalla nostra appartenenza all'eurozona; ne ho tratto informazioni circa la composizione dei bacini elettorali dei singoli partiti e movimenti, dalle quali risulta che il M5S e Forza Italia sono più votati dove il disagio economico è più accentuato (in particolare per l'alto tasso di disoccupazione), mentre la Lega e il PD si contendono i voti di chi sta bene, o meno peggio.
L'interpretazione delle equazioni che sintetizzano le tendenze del voto alla Lega, e le differenze rilevate tra le diverse zone, suggerisce l'ipotesi che siano determinate soprattutto dalla disapprovazione nei confronti delle politiche attuali delle istituzioni europee; la rappresentazione grafica delle funzioni individuate delimita un'area che individua l'alto potenziale di crescita di questo partito, particolarmente nelle zone meno povere del Centro Italia, dove la tendenza statistica rilevata fino al 4 marzo 2018 suggeriva, assai prima dei sondaggi, che potrebbe raggiungere soglie di consenso elevate (circa il 37%), maggiori di quelle, già alte, che ottiene nella Lombardia e nel Veneto [¹⁵] .
I risultati elettorali complessivi, e dei fenomeni analoghi che si registrano in molti Paesi dell'Unione, prospettano in modo chiaro l'inadeguatezza delle politiche europee sul doppio livello delle motivazioni che influenzano le scelte di voto: la richiesta di protezione economica e il bisogno di protezione nei confronti delle minacce
esterne. L'uniformità della protezione economica è compromessa a livello europeo dalla presenza di una fiscalità e di politiche del lavoro differenziati, che generano concorrenza sleale tra i Paesi, e sperequazioni concernenti la formazione del reddito (salario minimo) e il sostegno alle persone in difficoltà (reddito di cittadinanza o simili). La questione delle minacce si manifesta in modo, se possibile, ancora più grave; l'Europa è percepita essa stessa come una minaccia, quando impone vincoli di bilancio che sono vissuti come una sopraffazione, non priva di conseguenze economiche negative; ed è considerata inadempiente quando si rivela incapace di affrontare il problema degli immigrati, la cui presenza massiccia in alcuni Paesi colma qualche lacuna nel mercato del lavoro, ma ne altera gli equilibri, e crea condizioni di disagio sociale con risvolti non trascurabili sull'ordine pubblico [¹⁶] .
La lettura e la combinazione di queste informazioni fa dire a una parte assai ampia della popolazione, esposta al rischio di declino personale, sia nei rapporti economici sia nelle relazioni sociali, che, se questa è l'Europa, allora serve qualcos'altro che non le assomigli. Si ripropone, in condizioni storiche diverse, la struttura concettuale degli scenari studiati da Polanyi a proposito della formazione dei fascismi e dei populismi [¹⁷] . Ciò fa ritenere verosimile l'eventualità che lo scontento trovi, prima o poi, il suo sbocco automatico in forme di governo che elaborano e cavalcano il disagio, classificabili come varianti del peronismo; di essi si osserva già qualche traccia, che pare destinata ad accentuarsi subito dopo le elezioni europee del 2019.
Sembra, questo, lo sbocco più ovvio nella propaganda e nel comportamento elettorale del bisogno collettivo di rimuovere, se non proprio di vincere, le paure; la paura, infatti, rappresenta, non da oggi, l'argomento vincente per la comunicazione elettorale. A questo proposito, in un lavoro risalente al 2004, Bauman si esprime così [¹⁸] :
La fuga dalla paura è il miglior argomento di vendita
. Nulla vende bene come ciò che può essere utilizzato per combattere la paura, e il sintomo più importante del passaggio di potere dallo Stato al mercato è la politica del taglio delle tasse, che comporta la restituzione al mercato delle risorse che lo Stato in precedenza aveva prelevato per finanziare la sicurezza individuale prodotta socialmente -in altri termini la commercializzazione della paura
, il massiccio trasferimento della risorsa paura
dal controllo del potere politico a quello degli attori del mercato .
L'Europa dello zero virgola
Anche l'Europa, l'Europa dello zero virgola, ha paura. È l'Europa della finanza, quella dei fondi speculativi, delle assicurazioni e delle grandi banche, soprattutto banche tedesche e francesi, i cui bilanci nascondono la voragine scavata dai titoli derivati
[¹⁹] ; ed è l'Europa dei Paesi e dei soggetti forti, il cui alimento è principalmente la miseria dei più deboli, insoddisfatti e a rischio di ribellione.
L'Europa dello zero virgola è, per intenderci, quella che pretende in sede di previsione (al tempo delle promesse) il rispetto dei parametri (ingiustificati e assurdi, come vedremo più avanti) delle sue contabilità di bilancio, mentre non sanziona i Paesi che sforano da essi nel corso della gestione e al momento dei consuntivi; è l'Europa che si preoccupa dei formalismi (facendo eccezioni per Francia e Germania), e non dei contenuti; è quella che bada alle dichiarazioni e non agli effetti delle azioni di governo. È l'Europa che modula le apparenze affinché dipingano un sistema monetario e finanziario rigoroso e robusto, nel tentativo di allontanare il tempo nel quale si scoprirà la sua inconsistenza, come quella di una bolla pronta a svanire; anzi, no, più che inconsistente, debole e fragile come un gigante di vetro, vuoto e dai piedi d'argilla, destinato a crollare lasciando macerie.
L'Europa dello zero virgola è quella di una tecno-burocrazia capace di controllare e non di programmare, ed è quella di una sovrastruttura finanziaria abile a speculare e incapace di produrre valore.
Oltre l'Europa dello zero virgola c'è l'Europa sana, quella dei popoli e dell'economia del domani; questa Europa non è ostile all'euro, che vorrebbe ancora più forte; altra cosa è l'accettazione di una moneta unica, monopolista soffocante, incompatibile con un'economia basata sulla libera concorrenza; questo no; servono anche monete territoriali e di scopo, la cui esistenza e stabilità siano legate alla produzione e non alla rarità, e siano concepite come strumenti al servizio dei bisogni e delle economie che li soddisfano. La bozza di disegno di legge presentata a conclusione del libro vuol essere un contributo in questo senso.
In definitiva: l'Europa dello zero virgola presuppone l'imposizione della moneta comune unica; l'alternativa, l'Europa sensibile al benessere sociale, sostiene l'inesistenza della moneta unica e promuove la coesistenza tra la moneta comune e sistemi di pagamento a essa complementari. C'è di mezzo la desacralizzazione dell'euro.
EVOLUZIONE DEI SISTEMI MONETARI
1. La moneta si crea e si distrugge
Monete, banconote e ... bancarotte
Una delle leggi fondamentali della termodinamica stabilisce che nel mondo fisico: Nulla si crea, nulla si distrugge, tutto si trasforma
. Non succede così per la moneta: che si crea, si trasforma, e si distrugge. Basterebbe questo per sostenere, con Platone, che la moneta non è un oggetto fisico, ma è un'idea, una convenzione; salvo poi considerarla nella sua concretezza e mutevolezza , che hanno determinato in tutte le epoche conseguenze rilevanti sui rapporti di potere e sull'organizzazione sociale.
La coesistenza antica di più monete
La coesistenza di più monete, come fatto fisiologico dei mercati (al plurale, poiché il mercato unico è una finzione grossolana), è presente in molte epoche storiche, come testimoniano gli studi di numerosi autori.
L'evoluzione dei sistemi di pagamento ha seguíto quella delle tecnologie; nel passato la regolazione dei saldi avveniva normalmente attraverso il trasferimento fisico della moneta, e la moneta stessa determinava il sistema di pagamento che le era più adatto; una delle situazioni più evidenti è quella che comportava l'impiego di monete legali diverse secondo che si dovesse operare con sistemi di dettaglio (piccoli valori) o d'ingrosso (grandi valori).
Nei Paesi corrispondenti ai territori fertili attraversati dai fiumi Tigri ed Eufrate (antica Mesopotania e attuali Iran e Irak) si trovano tracce delle prime monete non coniate, risalenti a circa il 3.000 a.C.; sono unità di conto registrate dai funzionari di corte su apposite tavole contabili.
Nell'antico Egitto esistevano due monete ufficiali: lo shât, equivalente a 7,5 gr. di oro fino e il deben , equivalente a 12 shât . L'oro era utilizzato per il commercio tra imperi, mentre l'argento svolgeva la funzione di tallone monetario interno.
La moneta vera e propria, la dokima , una lega di oro e argento, è comparsa in Lydia, una terra affacciata sul mare Egeo, e oggi facente parte della Turchia ; era il tempo del regno di Creso (560-546 a.C.), la moneta era garantita dal sovrano, e si scambiava senza che fosse necessario e consentito pesarla; aveva perciò valore legale.
In molte civiltà furono coniate monete con caratteristiche diverse, ed erano destinate a impieghi specifici [²⁰] :
La distinzione fondamentale negli usi della moneta greca era quella tra moneta locale e moneta esterna: la dicotomia era molto netta. Le monete di bronzo erano impiegate nel commercio locale e nell'agorà, mentre le monete d'argento di maggior valore erano impiegate nel commercio estero.
Dal tempo della civiltà greca fino alla metà del XIX secolo, in tutti i paesi del mondo abbiamo avuto la convivenza di più monete. Degli ebrei, prima della cacciata da Gerusalemme, sappiamo che usavano tre tipi di monete: il siclo per le attività religiose e per tutte le transazioni che avevano a che fare con il Tempio, una moneta d'oro per lo scambio con gli altri popoli, e una moneta di materiale più povero per il piccolo commercio locale.
Dai greci ai persiani: l'imperatore persiano Ciro sconfisse Creso e impose il suo dominio; il nuovo impero fu organizzato in due zone: occidente e oriente, mantenendo le rispettive monete; ma quando una moneta occidentale arrivava in oriente perdeva il suo valore nominale (legale) ed era valutata in base al suo peso,