Pecore da tosare: La sopravvivenza tra banche, crisi e truffe Prefazione di Salvatore Tamburro
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Anteprima del libro
Pecore da tosare - Andrea Bizzocchi
Tamburro
Introduzione breve
Per quanto la materia del denaro sia apparentemente ampia e complessa, cosa che scoraggia la stragrande maggioranza delle persone dall'impegnarsi in uno sforzo di comprensione consapevole, è opportuno coglierne i fondamenti, che sono invece di una semplicità disarmante.
Questo breve pamphlet si propone dunque di svelare in maniera immediata e comprensibile a chiunque i meccanismi generatori della cosiddetta crisi, nonché di quell'emerita truffa che è il sistema bancario e di creazione del denaro. Si propone in altre parole di svelare quel sistema che sta rendendo gli Stati (cioè le popolazioni dell'intero pianeta, i comuni cittadini) sempre più indebitati nei confronti di quel pool di Banche centrali che emettono moneta. Questo significa, de facto, che ci ritroviamo sul groppone debiti fuori di ogni ordine di misura reale nei confronti di potentati economicofinanziari che risultano essere proprietari di banche che emettono denaro senza averne alcun titolo.
Per capire questa crisi dobbiamo dunque situarci esattamente a metà di un ipotetico guado, rappresentato da un lato dalla presunta difficoltà di comprensione dei meccanismi economico-finanziari (che non solo condizionano, ma astutamente pilotati determinano in toto le nostre esistenze), e dall'altro dall'appiattimento del nostro encefalogramma operato da quei media che operano ad ampio raggio (informazione, intrattenimento, ma anche economia e finanza, istruzione, medicina ecc.) e che sono in mano agli stessi potentati di cui sopra. Che il lettore sia disposto a crederlo oppure no, le vite di sette miliardi di persone e un intero pianeta sono ostaggio di pochi individui. È ora di cominciare a rendere note verità nascoste da troppo tempo. Qualcosa è stato fatto, molto resta da fare. Questo libro vuole rappresentare un contributo in tal senso.
PRIMA PARTE
Capire la cosiddetta crisi
Qualche tempo fa, al termine di una conferenza, una persona tra il pubblico se la prese con me perché parlavo di decrescita. Mi apostrofò malamente, dicendo che dovevo vergognarmi a parlare di decrescita quando "questa crisi del cazzo non finisce mai e c'è un sacco di gente che perde il lavoro!" (disse proprio così). Non ci rimasi male, ma mi sovvenne come un fulmine a ciel sereno che la maggior parte della gente non ha la più pallida idea del perché della cosiddetta crisi che stiamo vivendo. Ora, è verissimo che negli ultimi anni gli Stati, le varie amministrazioni locali, i singoli cittadini, hanno sistematicamente speso più di quanto incassavano e quindi si sono indebitati sempre più. Ed è altrettanto vero che un sistema economico che valuta tutto in termini di crescita del PIL necessita anche di indebitarsi per poter continuare a comprare merci e servizi mercificati (per lo più inutili), pena un'impasse dell'economia globale.
Ma il debito per sostenere la crescita non è la causa prima della cosiddetta crisi. Perché dico cosiddetta? Perché non si tratta di crisi vera e propria. Crisi è un termine falso e fuorviante. Di che crisi stiamo parlando? Che razza di crisi è se non mancano le materie prime, se non mancano i mezzi di produzione, se non manca di sicuro la forza lavoro, con tutta la disoccupazione che c'è in giro? Eppure qualcosa manca. Cosa? Manca il denaro. Quando la gente nei commenti del quotidiano dice che "i soldi sono finiti oppure che
non ci sono più i soldi coglie esattamente nel segno. Però si ferma lì, senza andare oltre per domandarsi:
Ma perché mancano i soldi?, e ancora:
Cosa significa che mancano i soldi?, e soprattutto:
Chi è che li fa mancare?".
Secondo le teorie economiche ufficiali lo stato dell'economia dipende da tutta una serie di fattori quali tassazioni, politiche liberiste, deregulations varie, tassi di interesse delle banche, tassi di cambio delle valute, accordi commerciali tra Stati (spesso imposti, anche se tale questione non è di nostro interesse in questa sede), percentuali occupazionali e così via. Fa ovviamente comodo diffondere queste verità (che sono peraltro quelle insegnate nelle facoltà di economia di tutto il mondo, diventando così la Verità), perché esse sviano e allontanano dallo stato reale delle cose, lasciando del tutto inalterata la comprensione delle reali cause della crisi. Pensiamo a un'automobile: il meccanico serve per registrare bene il motore, il gommista per verificare lo stato e la pressione degli pneumatici, saperla guidare è essenziale per non schiantarsi alla prima curva, ma l'unico elemento imprescindibilmente essenziale a che essa si muova è il carburante. Senza, semplicemente l'auto non va avanti. E qual è il carburante dell'economia? Molto banalmente, il denaro. L'economia per crescere e generare benessere ha bisogno di denaro immesso sui mercati; in buona sostanza, se c'è disponibilità di money supply sufficiente alla bisogna, l'economia va bene. Come per magia. Altrimenti si avvia una fase recessiva che fa diminuire le produzioni, rallentare gli investimenti, gli scambi commerciali, gli acquisti, l'occupazione, fino ad arrivare inevitabilmente a fallimenti, chiusure, licenziamenti, pignoramenti (che è esattamente ciò che stiamo vivendo). Stando così le cose, è ovvio che nessuna manovra fiscale di tassazione, di aumento dell'IVA, di riduzione dei tassi, di taglio della spesa pubblica, possa stimolare l'economia e anzi ottiene l'effetto opposto, perché drena ulteriore denaro dal mercato.
La crisi c'è perché manca il denaro e senza denaro non ci sono i consumatori che comprano. E i consumatori che comprano sono coloro che mandano avanti il baraccone dell'economia. Ma i consumatori non mancano perché si sono avviati sulla via virtuosa della decrescita e della sobrietà. Magari, sarebbe un primo segnale di rinsavimento. Ma così non è, perlomeno non ancora o comunque non in numeri che possano incidere in tal senso. La stragrande maggioranza della gente continuerebbe infatti a comprare, se solo ne avesse la possibilità. L'essere umano è così debole, così impaurito, così pecora che continuerebbe a ingurgitare sempre più velocemente prodotti inutili per poi vomitarli con la stessa rapidità; continuerebbe a mandare avanti il sistema dei consumi, se solo potesse.
Per spiegare la questione da un'altra angolazione: durante una fase di crescita economica gli Stati, le aziende e i cittadini si indebitano. L'economia tira e le banche elargiscono denaro. Poi succede, spesso di punto in bianco e senza ragioni apparenti, che l'economia vada in stallo per poi entrare in una fase recessiva. Durante questa fase, gli Stati, le pubbliche amministrazioni, le amministrazioni locali, le aziende e i cittadini non riescono a pagare i propri debiti e ottengono con difficoltà prestiti dalle banche o non li ottengono tout court, proprio ora, guarda caso, che ce ne sarebbe bisogno per rilanciare l'economia. Questo genera maggiore contrazione economica con tutte le conseguenze del caso. A questo punto i governi sono costretti a indebitarsi ulteriormente nei confronti delle Banche centrali, così come i pesci grossi (cioè le multinazionali di proprietà, diretta o indiretta, del sistema finanziario globale) mangiano quelli piccoli (le piccole e medie aziende operanti sul mercato), o comunque ne conquistano le quote di mercato. È dunque la mancanza di denaro la causa della cosiddetta crisi. Basterebbe che le Banche centrali aprissero i rubinetti dell'emissione di moneta per superare lo stallo dell'economia (come del resto è sempre stato e come presumibilmente sarà anche questa volta, con buona pace dei ragionevoli fautori della decrescita). Ma la crisi garantisce ai suoi artefici nonché gestori un importante beneficio: il controllo economico e quindi politico dello Stato (indebitato) e dei suoi enti pubblici (indebitati), delle aziende (indebitate), nonché dei cittadini (indebitati con i propri debiti personali oltre che con quello pubblico). In aggiunta vi è da considerare l'acquisto, per pochi denari, di importanti imprese pubbliche che lo Stato svenderà ai poteri forti economicofinanziari (in quanto con essi colluso). In definitiva la crisi è uno strumento di accentramento del potere economico e i rubinetti verranno presumibilmente riaperti, ma solo dopo che Lorsignori avranno spremuto a loro piacimento le ricchezze reali del Paese o dei Paesi messi sotto tiro. Le crisi quindi vengono volutamente riproposte con una certa regolarità e proprio per questo non sono davvero parte di alti e bassi ciclici (assumendo con ciò che sarebbero naturali per l'economia) come comunemente si crede.
Riassumendo, la crisi non è altro che una rarefazione monetaria creata ad arte. È vero dunque