L’economia non è più una cosa seria… ma per comprendere il mondo bisogna capire l’economia
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Anteprima del libro
L’economia non è più una cosa seria… ma per comprendere il mondo bisogna capire l’economia - Stefano Di Francesco
cambiamento.
Premessa
Cara amica, caro amico,
ti ringrazio per aver preso in mano questo manoscritto, la qual cosa rappresenta già un piccolo miracolo.
Confesso di essere un appassionato, ma modesto scacchista. Gli scacchi sono per me un grande gioco, uno strumento unico attraverso cui decifrare la realtà che ci circonda. Così come sempre accade nel mondo reale, anche negli scacchi, coloro che hanno provato a introdurre cambiamenti, hanno dovuto lottare non poco per essere compresi.
Come scriveva Aaron Nimzowitsch, talento scacchistico allo stato puro Tutto ciò che non è condiviso dalla comunità, comporta sacrifici e rinunce proporzionali alla forza con cui si interne difendere le proprie tesi
.
La ricerca della verità è una sfida, la cui premessa è accettare di rimettere in gioco sé stessi. È un atto di vero coraggio. Un gesto di ribellione verso quel provincialismo intellettuale secondo cui, presuntuosamente si pensa di conoscere già il necessario e quel che si ignora, non serve.
I Salmi ci dicono che disprezzare sé stessi è l’unica via per amare Dio. E amare il Signore significa uniformarsi al suo criterio, per essere degni della sua Misericordia. E amare cos’altro è se non prevenire i bisogni dell’altro?
I bisogni dell’individuo, del singolo, sono anche quelli della comunità e la loro soddisfazione è il centro attorno al quale ruota tutta la scienza economica. Il sistema economico attuale però, non si limita a permettere la soddisfazione dei bisogni, quanto piuttosto si adopera per generare infiniti desideri, che spingono l’essere umano sempre più verso l’abisso nichilista e relativista, lontano dal criterio di Dio, che è rappresentato dall’essenzialità.
Perché scrivere un nuovo libro di economia? Non bastano forse quelli già pubblicati?
La necessità nasce da un fatto contingente, ovvero dall’assoluto livello mistificatorio con cui oggi vengono trattati i temi economici presso i media: giornali, televisioni, radio, siti web sembrano seguire tutti uno stesso spartito.
Un sinfonia a una sola nota, sempre uguale a sé stessa. Il pubblico subisce questa indegna rappresentazione perché la somministrazione della menzogna o falsa verità, viene ripetuta tutti i giorni, più volte, fino allo sfinimento. Esiste uno schema dunque di questa faziosa rappresentazione che può essere così rappresentato.
Il dibattito sui temi economici si muove essenzialmente su più livelli, secondo la tipologia di spettatore che si decide di raggiungere.
Lo scopo di questa ossessiva ripetizione è uno e uno soltanto: nascondere la verità.
Primo tema di discussione (quello che fa audience): i furbetti del cartellino, gli assenteisti, le pensioni d’oro, i vitalizi, la corruzione, l’evasione fiscale, il razzismo, i diritti civili negati e altre simili.
Secondo tema di discussione (quello che divide il pubblico in due fazioni): l’Euro: restare o uscire? Quali rischi e quali opportunità? Unione Europea: una madre o una matrigna? da riformare o da abbattere? e via di tavole rotonde, discussioni, previsioni, anatemi, che non elevano il livello di conoscenza del pubblico di una spilla.
Vi sarebbe poi un terzo livello di discussione (quello davvero cruciale): la moneta, il sistema di creazione della moneta, il sistema bancario, la sovranità monetaria. Ecco. Di questo non si parla mai. Ci si ferma ai primi due punti; il pubblico non deve capire, il pubblico non deve sapere.
Bisogna informarsi, cercare di capire la realtà rimuovere i dogmi e impedire che questo sistema criminale possa continuare a operare senza freni.
Ecco il perché di questo manoscritto, che spera nel piccolo di dare un contributo costruttivo alla formazione di una coscienza collettiva basata su informazioni corrette, su grafici e tabelle, piuttosto che su chiacchiere nebulose e discorsi da bar.
Il peccato originale della ideologia che domina il pensiero economico e la costruzione di modelli inattendibili per definire il funzionamento dell’economia, è presente da sempre nella discussione economica; già Karl Marx, nel primo libro del Capitale (1873), all’indomani della scomparsa di Ricardo lamentava che …ai ricercatori disinteressati subentrarono i pugilatori a pagamento
, che invece di analizzare i crescenti conflitti sociali, si limitavano a tessere le lodi delle armonie economiche
.
Quindi nulla di sostanzialmente nuovo sotto il sole, se non fosse che oggi, la mole di informazioni economiche ideologizzate rappresentano la quasi totalità della produzione scientifica e mediatica, che permea scuole, università, giornali, il web e giunge in ogni sperduto angolo del pianeta.
Introduzione
Questo libro guarda al futuro, ai giovani di oggi che saranno le donne e gli uomini di domani. È scritto per Perla e Vittoria, Mario e Giorgio, per Giulia ed Elisa, per Ludovica, Beatrice, Nicolò e per tutti quelli che verranno.
È il racconto di ciò che inevitabilmente sarà il mondo di domani, del cambiamento epocale che finalmente renderà la società un posto migliore, nel quale giustizia e cooperazione, comunità e servizio prenderanno il posto dell’egoismo e del nichilismo, dell’avidità, del consumismo e dell’indifferenza.
Il popolo e l’umanità non devono attendere l’uomo forte, il leone che metta ordine nel groviglio di egoismi, incomprensioni e risentimenti della società attuale.
Il popolo tutto, come una cosa sola, deve spingere, muoversi, crescere e cercare avidamente la Verità.
Quella Verità che per i cristiani è la misura degli atti che compiono e degli ideali che li animano.
Il solco è tracciato. Insieme ce la faremo.
La crisi globale del 2007
Lo scopo di questo breve capitolo introduttivo, è quello di evidenziare alcune falsità che troppo spesso sono state date in pasto all’opinione pubblica per spiegare l’origine della crisi finanziaria globale e il suo meccanismo di propagazione al debito sovrano.
La versione ufficiale, in buona sostanza, ci racconta che:
l’origine della crisi è fondamentalmente da ricercarsi nel mancato pagamento delle rate dei mutui e prestiti subprime negli USA, che hanno messo in difficoltà le banche che avevano erogato questi finanziamenti;
successivamente, lo spettro del default ha colpito il debito sovrano di quei paesi che avevano un livello del rapporto Debito/PIL elevato, iniziando dalla Grecia per poi estendersi ad altri stati, Italia compresa.
Sembra una storia credibile? Sembra una narrazione convincente? Eppure è falsa.
Vi sembra credibile che nel 2007/2008, a fronte di un sistema bancario globale con impieghi per 142 mila miliardi di dollari, siano bastati appena 400 miliardi di titoli incagliati (lo 0,28% del totale) per bloccare il credito, far saltare il mercato interbancario globale, costringendo le banche centrali a iniettare migliaia di miliardi di liquidità?
Come è possibile poi, che le banche abbiano subito perdite nella capitalizzazione di borsa per il 90%, il 95% del loro valore a fronte di crediti problematici per appena lo 0,28% del totale dei crediti in essere?
Se si vogliono realmente indagare le cause che hanno portato alla più grave crisi del sistema finanziario globale dal dopoguerra a oggi, è necessario focalizzare l’attenzione sul credito bancario e sulle sue modalità di creazione.
Un breve sunto. Già nel febbraio del 2007, si cominciarono ad avvertire segni di cedimento e tensione nel mercato finanziario; negli Stati Uniti HSBC e New Century Financial Corp. annunciarono pesanti perdite nel proprio portafoglio subprime, rivelando al mondo intero l’esistenza di questa particolare tipologia di debiti.
I subprime sono prestiti o mutui erogati a clienti definiti ad alto rischio
. Sono così chiamati perché a causa delle loro caratteristiche e del maggiore rischio a cui sottopongono il creditore, sono definiti di qualità non primaria, ossia inferiore ai debiti prime che rappresentano dei prestiti erogati in favore di soggetti con una storia creditizia e delle garanzie sufficientemente affidabili.
Nel 2006 i mutui subprime raccoglievano, soltanto nel mercato statunitense, circa 600 miliardi di dollari, giungendo così a coprire circa il 20% del mercato dei mutui del Paese.
Il fenomeno dei subprime si è allargato negli anni, dal mondo dei mutui ipotecari a quello del consumo in genere e lo strumento di questa espansione è stato la carta di credito subprime, con tassi d’interesse passivi che superavano anche il 30%.
Generalmente, la banca titolare di debiti ad alto rischio come quelli derivanti dai mutui subprime, si tutelava cartolarizzando questi debiti e rivendendoli ad altri investitori. La logica delle cartolarizzazioni era quella di suddividere il rischio per controparte, mettendo insieme creditori più affidabili e altri meno sicuri.
Le difficoltà e le crescenti insolvenze delle famiglie americane, incapaci di pagare le rate crescenti del proprio mutuo o prestito ad alto rischio, generarono una catena di perdite a vari livelli e si ripercossero sugli investitori che avevano acquistato le obbligazioni derivanti da queste cartolarizzazioni. In questo modo dalle famiglie, le insolvenze si spostarono sui mercati.
Complessivamente, nel 2008, circa 400 miliardi di titoli cartolarizzati si incagliarono dando origine alla più grande crisi finanziaria dell’era moderna.
La domanda da porsi a questo punto è: come è stato possibile che il mancato pagamento di rate su prestiti e mutui per un importo di appena 400 miliardi di dollari, abbia potuto paralizzare il mercato finanziario e interbancario, facendo scomparire la liquidità dal sistema?
La domanda è lecita, in quanto se si analizzano le grandezze in gioco, ci si rende conto di quanto pochi
siano in realtà 400 miliardi se paragonati all’intero volume di asset e impieghi bancari globali. Il volume dei debiti totali a livello mondiale