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La bolla dei desideri
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La bolla dei desideri
E-book186 pagine2 ore

La bolla dei desideri

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Info su questo ebook

Ben, un bambino di sei anni, ha un desiderio molto speciale nel suo cuore: vuole vedere di nuovo felice il suo papà Frank. Tutto chiaro: papà ha bisogno di una nuova moglie. Ben di una nuova mamma. Ben non sospetta di aver messo in moto alcune forze straordinarie esprimendo il suo desiderio. Carolyn, un genio femmina, è incaricata di cercare una donna adatta. Frank, tuttavia, si dimostra immune ai vari tentativi. Carolyn sarà in grado di esaudire il desiderio di Ben?

LinguaItaliano
EditoreBadPress
Data di uscita16 mag 2019
ISBN9781547589449
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    Anteprima del libro

    La bolla dei desideri - Pea Jung

    Prologo

    Qui, a casa mia tutto è bianco: le pareti, i mobili, i vestiti. Tutto. Come in una specie di alveare, vivo qui con i miei coinquilini. Ognuno ha il proprio nido d’ape e tutto ciò di cui ha bisogno per vivere.

    Sono un genio di genere femminile. In anni umani, probabilmente avrei quasi 30 anni, ma in anni da genio sono molto più grande. No, non ve lo rivelerò. I geni sembrano persone assolutamente normali. Siamo disponibili in tutti i colori e forme, dimensioni e peso. Come anche gli umani d’altronde.

    Siamo moderni e viviamo in un mondo quasi sterile. All’interno del nostro nido d’ape non abbiamo bisogno di alcunché da mangiare, non dormiamo e non dobbiamo fare la doccia. I nostri capelli non diventano mai unti e non sudiamo. In altre parole, siamo quasi perfetti.

    Ma noi non siamo angeli. Loro lavorano al piano di sopra. Inoltre, non interpretiamo sempre il ruolo dei buoni, almeno non per tutti. Agiamo a nostra discrezione e siamo responsabili solo nei confronti dei nostri superiori.

    A volte si intromettono anche quelli del piano superiore. Tuttavia, gli angeli agiscono solo su richiesta diretta del vecchio signore, che è anche conosciuto con il nome di Dio. A proposito, è un buon amico del nostro Superiore. Siamo sì conoscenti degli angeli, ma non siamo necessariamente amici. Questo è più o meno quello che succede quando metti i ragionieri assieme a quelli del liceo socio-pedagogico nello stesso edificio. Tutti studiano e questo è quanto, per ciò che riguarda le cose in comune.

    Noi geni usiamo la magia? Sì, eccome. Ma possiamo usarla solo durante lo svolgimento un compito, non possiamo eseguirla direttamente. Sembra complicato? Infatti lo è. Principalmente usiamo la nostra magia per organizzare e sostenere il nostro camuffamento.

    Capitolo 1

    Quando esco dal mio giaciglio, incontro nel corridoio la mia vicina Claudia. Ha la pelle scura e porta i capelli intrecciati. I suoi ampi pantaloni di lino e il top senza maniche sono quasi identici al mio abbigliamento. Ho legato i miei lunghi capelli castani in uno chignon, poiché al Superiore non va tanto a genio se perdiamo capelli qua e là. Sì, non indossiamo le vesti delle 1001 notte e non somigliamo alla divertente Barbara Eden. Non siamo così o almeno non più.

    Ehi, Carolyn, pronta per un nuovo desiderio?, chiede Claudia.

    Questo è il nostro lavoro: collezioniamo desideri. Non appena una persona esprime un desiderio intimo e speciale, galleggia verso di noi assieme alla posta quotidiana. E nella forma perfetta: quella rotonda.

    Sì. E tu?

    Penso che tornerò alla consultazione oggi, risponde Claudia. Non ho ancora deciso cosa fare con la faccenda della gita in montagna.

    Claudia doveva aiutare un alpinista a realizzare il suo sogno di conquistare il Kilimangiaro. Ce l’ha fatta, e così anche l’uomo, ma lei era sfinita, a causa della magia che aveva usato più e più volte. Le batto sulla spalla prima che si defili nel corridoio che conduce alla sala della supervisione.

    Poi attraverso le scale verso la sala. Naturalmente sono scalza, come sempre nel nostro alveare. Nella sala, nella parte superiore, sotto il soffitto, ci sono alcune finestre aperte, e da lì, entrano galleggiando le bolle dei desideri. Come bolle di sapone viscose e spesse, brillano con tutti i colori dell’arcobaleno. La maggior parte delle bolle è grande come una palla da tennis e la loro pelle è spessa e resistente. Scoppia solo quando il desiderio è soddisfatto o almeno quando abbiamo cercato di realizzarlo. A volte succede anche che un sogno scoppi, senza che si compia.

    Nel mezzo della stanza tutte le bolle sono impacchettate in una sorta di palloncino trasparente. Ogni volta che un genio esige un desiderio, un altro desiderio viene restituito alla stanza attraverso un imbuto. E io lo farò ora. Mi siedo ad un piccolo tavolo quadrato bianco e premo uno dei pulsanti bianchi su di esso. Nella sala regna la calma anche oggi. È come in una biblioteca. Vogliamo realizzare del lavoro mirato e allo stesso tempo mostrare rispetto nei confronti del desiderio profondo, evitando di sommergerlo con i suoni non necessari.

    Immediatamente uno schermo si erige dalla scrivania. Come per abitudine, prendo i tappi per le orecchie da una cavità sulla scrivania. Sullo schermo lampeggiano le parole esaudire il desiderio. Le tocco e guardo in alto. L’imbuto rilascia una bolla e galleggia molto lentamente verso il mio posto.

    Questa bolla mi piace. Non è troppo grande né troppo piccola e il suo colore bluastro cattura immediatamente la mia attenzione.

    Accanto alla mia bolla, ne fluttuano altre nella sala e ciascuna sa istintivamente dove deve dirigersi. Toccando lo schermo con il dito, mi sono legata indissolubilmente alla bolla del desiderio. Il Superiore dice sempre che è il desiderio a scegliere il genio, non il contrario.

    Con attenzione, accarezzo la bolla. Non è previsto dal nostro lavoro, ma mi piace farlo. Ho notato che al tatto risultano diverse e questa è incredibilmente soffice.

    Poi lascio che la bolla galleggi nello spazio adibito e mi concentro mentre libera il suo desiderio. Sullo schermo posso recuperare dati e immagini, mentre i suoni corrispondenti mi vengono trasmessi tramite le cuffie.

    Si vede un ragazzino. Sorrido perché mi piace lavorare sui desideri profondi dei bambini. Poi sento la voce del ragazzo: Vorrei tanto che mio padre fosse di nuovo felice e che mia madre mi mandasse una nuova mamma.

    Aspetta, sono due desideri! Perché è stata accettata così? Allora vedo la risposta sullo schermo: un incidente stradale, un funerale, un uomo triste e un bambino triste. I desideri sono collegati: se questo ragazzo riceverà una nuova mamma, allora suo padre sarà di nuovo felice.

    Vado a dare un’occhiata ad alcune sequenze della vita di questo ragazzino. Va già a scuola, ma spesso se la fa nei pantaloni e viene deriso dai suoi compagni di classe e preso in giro. Il padre è troppo occupato e lo rimprovera. Il ragazzo va al tempo prolungato a scuola e torna a casa nel tardo pomeriggio.

    Vedo una città tedesca: Francoforte. Un grattacielo, un appartamento in città, un padre che lavora come notaio. In realtà non presto attenzione al padre, ma mi concentro sul ragazzo, il cui nome è Ben e che ha molte buffe lentiggini sul naso. Nelle foto di un tempo sembrava felice e sogghignava maliziosamente. Oltre a lui e al suo amareggiato e addolorato padre, vedo una governante seria e austera.

    Phew, è un desiderio profondo e ricco di emozione! Ma non lo sono forse tutti? Mi stropiccio brevemente gli occhi mentre sento improvvisamente la voce del nostro Superiore nella mia testa: Carolyn, sei pronta? Poi alzo lo sguardo, verso la galleria, da dove mi guarda, annuisco e mando un sì muto verso di lui.

    Premo velocemente il pulsante di avvio e mi trovo immediatamente nel centro di Francoforte, su una strada trafficata. I miei capelli sono ancora ben legati e indosso un cappotto beige e scarpe a mezza altezza. Nella mia mano tengo un ombrello aperto sul quale un vento freddo fa cadere il suo nevischio. Francoforte a novembre, ho pescato di nuovo la bolla giusta!

    È ora di pranzo e vedo il padre di Ben, che entra in un ristorante con un uomo dall’altra parte della strada. Faccio una capatina nel bagno delle signore del ristorante ed esco quasi subito. Sul mio naso si parcheggiano un paio di orribili occhiali. Mi piace usarli quando sono qui. Gli occhiali distraggono e, nel caso in cui qualcuno dovesse descrivere il mio viso, probabilmente potrebbe ricordare soprattutto gli occhiali.

    Nel ristorante cerco un tavolo dal quale poter osservare entrambi gli uomini. Fortunatamente non devo sedermi a distanza ravvicinata per sentire, poiché posso sentire tutto ciò che voglio anche così. I due parlano di cose di lavoro. Francamente, me ne infischio.

    Poi l’uomo biondo con gli occhiali chiede al suo collega: Come sta Ben?

    Le mie orecchie invisibili si rizzano all’istante e diventano delle dimensioni delle orecchie di un elefante. Il padre di Ben risponde. Oh, Ben. Non so proprio cosa fare., sospira disperato.

    Con gli occhi socchiusi, guardo da vicino il padre di Ben per la prima volta. I suoi capelli neri sono scalati, in realtà è piuttosto sfacciato per un notaio. Prima che il lutto atrofizzasse la sua faccia, era certamente un bell’uomo.

    L’uomo biondo dice: Dovresti fare una pausa, Frank.

    No, devo lavorare o impazzirò.

    Frank è davvero un nome appropriato per lui. Sbatto le palpebre e recupero i dati: Frank Bach, nato il 04.02.1979, vedovo di Carmen Bach, nata Meyer, un figlio in comune: Ben, 6 anni. Frank Bach è un notaio e ha diritto al titolo di dottore. L’uomo al suo tavolo è Daniel Schwarz, 43 anni, anche lui è un notaio e collega di Frank nello studio notarile.

    Dato che ci sono, guardo ancora una volta la moglie di Frank in dettaglio, così come tutte le ragazze che aveva prima. Non riesco a trovare un’immagine di donna che tende a preferire, tranne che per gli occhi di tutte le donne che frequentava, i quali si chiudevano, mentre ridevano.

    Bene, ora è il momento di attivarsi. Daniel Schwarz sta andando in bagno e io mi preparo. Una giovane cameriera, che ho notato prima, supera Frank con un vassoio e un bicchiere d’acqua. Faccio l’occhiolino e il bicchiere si rovescia. Si rovescia su Frank. Lui salta su immediatamente. Stia attenta!

    Non sembra poter credere, di essere bagnato fradicio. La donna vuole scusarsi, ma Frank è molto turbato e si difende dai tentativi della donna di toccarlo. Oh, sarà davvero difficile!

    Faccio nuovamente l’occhiolino alla cameriera che lo supera con il vassoio e il bicchiere, senza che succeda nulla. Non è dell’umore giusto per incontrare una donna in questo modo. Ma soprattutto, vuole davvero incontrare una donna?

    Con l’aiuto della mia magia, cerco mentalmente tra le sue colleghe di lavoro. Sicuramente ogni notaio ha delle dipendenti donne. In effetti, ce n’è una che gli fa decisamente gli occhi dolci, e la chimica tra i due sembra essere quella giusta.

    Quindi decido di lasciare il locale. Poco prima di arrivare al tavolo di Frank, il suo tovagliolo cade a terra e io, per riflesso, lo raccolgo. Anche Frank si è allungato e la sua mano tocca la mia.

    Oh, diciamo entrambi nello stesso momento e i suoi occhi tristi sono così vicini a me che devo deglutire.

    Lui ritrae immediatamente la sua mano piacevolmente calda e io allungo la mano verso il tovagliolo per darglielo. Quando lo afferra, le nostre dita si toccano di nuovo e questa volta tiro indietro la mano, spaventata. I suoi occhi vibrano brevemente, come se fosse sorpreso dalla mia reazione timida.

    Lascio immediatamente il locale. Cos’è stato? Non mi è mai successo che un famigliare di una persona che esprime un desiderio sia così consapevole di me al primo incontro. Temo di non poter entrare semplicemente nell’ufficio del notaio, perché molto probabilmente mi riconoscerebbe. È meglio scegliere la variante invisibile.

    Pertanto, mi sistemo dietro la dipendente che ho scelto e aspetto che Frank torni dal pranzo. Nel momento in cui entra in ufficio con Daniel, instillo i miei pensieri nella dipendente. Lei entra nel cucinino e pensa che la tazza di caffè caldo e il dolcetto che aspettano lì su un vassoio siano stati preparati da lei per il suo capo Frank. Con il vassoio in mano, va nel suo ufficio, dove lui è seduto dietro la sua scrivania e io sopra. Per fortuna che nessuno può vedermi e ascoltarmi, almeno non consapevolmente!

    Sibylle?, chiede Frank mentre la donna entra.

    Frank, pensavo che ti avrebbe fatto piacere se ti avessi portato un dessert.

    E in quel momento in cui Frank vede il dolcetto alle noci, capisco che lui odia quella roba zuccherosa. Ecco perché eseguo un incantesimo spontaneo.

    L’impiegata tira fuori un bicchiere pieno di bastoncini salati da dietro la schiena e gli sorride maliziosamente: O preferisci qualcosa di salato da mordicchiare?

    Frank solleva le sopracciglia ed è sorpreso. Questa volta ho fatto centro. Gli piacciono i bastoncini salati. In quel momento, cade una foto incorniciata, che si trovava immobile sulla scrivania. Frank sussulta, la sua impiegata mette giù il vassoio e lascia la stanza in fretta. Con uno sguardo malinconico, Frank prende la foto e la guarda. Lo scruto da dietro e capisco che è l’immagine di una famiglia felice.

    Poi mi trasferisco, sbattendo le palpebre, alla scuola elementare di Ben e guardo il ragazzo pallido e magro con i capelli biondo scuro che farebbe bene a cambiare taglio. Uno sguardo ai suoi pantaloni mi fa capire che probabilmente non è nuovamente riuscito ad arrivare al bagno. Ben sembra essere in una specie di dopo scuola, ma va tutto a scatafascio. I due educatori sociali, che organizzano il tutto, sono già completamente sfiniti. Questo è lo svantaggio di un’assistenza pomeridiana volontaria. Per lo più ci sono proprio quei bambini, che hanno qualche problema.

    Sbatto le palpebre due volte e i pantaloni di Ben sono asciutti. Non sembra accorgersene. Va bene così. Mi inginocchio accanto al suo posto, metto le braccia sul tavolo e vi appoggio il mento. Non riesce

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