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E-book190 pagine2 ore

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Info su questo ebook

Fatti eccezionali si stanno verificando sul nostro pianeta: persone ignare vivono esperienze inspiegabili, un ragazzino malato subisce una trasformazione straordinaria, una donna all'oscuro delle sue origini scopre una verità ai limiti dell'impossibile che la porta a vivere una storia d'amore travolgente. Tutto accade all'ombra di una lenta ma inesorabile catastrofe.

Fortunatamente però qualcuno veglia sull'Umanità e ci osserva costantemente, vivendo atroci difficoltà e disavventure per mescolarsi alla gente comune e agire sotto copertura.

Sono molti, nascondono le proprie origini non umane e usano tecnologie avanzate per aiutarci sfidando i potenti e a volte, in segreto si innamorano di noi.
LinguaItaliano
EditoreL.j. March
Data di uscita4 ago 2016
ISBN9788822828354
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    Anteprima del libro

    Star love - L.j. March

    L.J. March

    Star love

    UUID: 82ae8cb2-6196-11e6-945c-0f7870795abd

    Questo libro è stato realizzato con StreetLib Write (http://write.streetlib.com)

    un prodotto di Simplicissimus Book Farm

    Indice

    Dedica

    Nota

    CAPITOLO 1

    CAPITOLO 2

    CAPITOLO 3

    CAPITOLO 4

    CAPITOLO 5

    CAPITOLO 6

    CAPITOLO 7

    CAPITOLO 8

    CAPITOLO 9

    CAPITOLO 10

    CAPITOLO 11

    CAPITOLO 12

    CAPITOLO 13

    CAPITOLO 14

    CAPITOLO 15

    CAPITOLO 16

    CAPITOLO 17

    CAPITOLO 18

    CAPITOLO 19

    CAPITOLO 20

    CAPITOLO 21

    CAPITOLO 22

    Dedica

    A J.

                                                              Dedicato a  J. 

                             Questo libro è per te, che credevi nell'esistenza di altri mondi,

                                        spero che tu abbia trovato il tuo, ovunque tu sia.

    Nota

         Questo libro è opera di fantasia. Ogni riferimento a fatti o persone è puramente casuale.

    Tuttavia alcuni degli avvenimenti narrati potrebbero essere accaduti in altro tempo o altra dimensione.

    Agosto 2016

                                                                                                             L.J. March

    CAPITOLO 1

    Urlo

         Forse ci siamo, stamattina l’ho sentito molto chiaramente. Finalmente, dopo tutto il tempo passato ad aspettare, ne ero sicuro, sono qui apposta. Ora potrò completare la mia ricerca, il lavoro di una vita, tutto avrà un senso, una nuova prospettiva.

    Esco di casa e mi avvio verso il negozio di alimentari, lo sento bene, entro e infatti è lì, vicino a lui c'è una donna sui trentacinque anni, la madre.

    Il ragazzo è su una carrozzina, avrà sì e no 10 anni, faccio la diagnosi rapidamente con la lente destra, con la sinistra cerco i dati e li confronto. Soffre di una grave malformazione alla spina dorsale, penso a cosa posso fare per lui, per la sua famiglia, come si sentirebbe, se vuole, se è giusto.

    Improvvisamente il ragazzino gira lo sguardo verso di me, spalanca gli occhi e si agita. Dalla sua bocca escono suoni incomprensibili, la madre rassegnata prende un fazzolettino di carta e gli asciuga la bava.

    Calmati, calmati, è tutto a posto! Ma lei non capisce, non può capire quello che sta succedendo. Il ragazzino invece mi sente molto bene, come io sento il suo potente silenzioso urlo:

    Sì, sì voglio guarire, aiutami, aiutami sì, sì, è tanto che aspetto. Portami via!

    Gli sorrido, siamo felici di esserci incontrati, sentiti!

    Ero certo che tra gli umani ci fossero nuovi individui con capacità di comunicazioni superiori, magari non in grado di superare grandi distanze, per ora. Ne ero certo, sento l'adrenalina a fior di pelle, al momento sono pochissime le persone in grado di lanciare messaggi mentali efficaci sulla terra, lo registrerò subito e potrò completare la mia ricerca. Non vedo l’ora di condividerla con i miei colleghi, ma soprattutto credo di poterlo aiutare.

         Dopo anni di permanenza su questo pianeta trovare un umano con cui comunicare a questo livello mi suscita un grande entusiasmo, per quanto possa esaltarsi un abitante del mio pianeta. Ho lasciato la mia galassia per una passione che nutro da sempre, faccio ricerca nel campo dell’evoluzione della comunicazione nelle specie e tra le specie. Ero talmente concentrato sull’obiettivo comunicazione che non ho mai valutato le possibilità di trovare un caso come questo, un ragazzo malato. Nei nostri archivi sono riportati casi di grandi matematici, inventori, poeti, musicisti, persone con doti superiori alla media dei loro simili. Invece questo ragazzino sembra decisamente in svantaggio, e io non ho molto tempo, non posso dargli illusioni e fare promesse che non potrò mantenere, ma non dipende solo da me, il problema è capire qual è la cosa giusta da fare, perché si può fare molto.

         Continua ad emettere versi agitati, la madre si preoccupa, gli comunico di stare tranquillo e avere fiducia, ho bisogno di qualche giorno. Si calma e mi sorride a modo suo con metà della bocca, piegando la testa di lato. La madre mi guarda, le sorrido nel modo più rassicurante come mi sono allenato a fare per mesi con il gruppo di ricerca sulla comunicazione umana, la donna sembra subito meno tesa, più disponibile, forse anche curiosa, mi osserva. La sua ansia è palpabile, un’ansia che l’accompagna da molto tempo, probabilmente da quando le hanno comunicato la situazione del bambino, subito dopo la nascita. Un piccolo umano perfetto nell’utero materno, poi un problema con il parto, un cesareo d’urgenza che lascia un danno permanente al piccolo e una vita di dolore alla famiglia.

         Torno a casa, ho bisogno di togliermi le lenti e la tuta, cominciano a darmi prurito, dopo 6 ore che le indosso. Mi guardo allo specchio, i miei occhi sono leggermente irritati ma è sufficiente chiuderli e qualche battito di ciglia per darmi sollievo. Fortunatamente le mie ciglia sono lunghe e castane, un vantaggio per la mia missione, con le lenti sembro umano al cento per cento. Le mie piccole orecchie non si notano sotto i capelli, li tengo lunghi abbastanza proprio per coprirle e non suscitare la curiosità dei miei nuovi vicini.

         Poco prima di addormentarmi percepisco le richieste del bambino, i suoi sogni mi appaiono chiari: correre, giocare, andare in bicicletta e sullo skate board.

    Mi chiamo Jason, ricordati di me, sto tornado a casa, mi hanno fatto tante visite oggi e sono stanco, ma ti aspetto, ora ti spiego bene dove abito.

    Domani voglio chiedere i permessi al comando per intervenire sul piccolo umano, in fondo si tratta di una modifica facile e veloce, poco rischiosa e per nulla costosa, si potrebbe eseguire anche su una delle nostre basi su questo pianeta, in 2 ore terrestri tutto sarebbe concluso.

         Torno a casa per mangiare qualcosa e rilassarmi, poi metto in ordine le idee, come faccio sempre in caso di importanti novità.

    CAPITOLO 2

    Nuovo quartiere

          Mi piace molto questa zona, la vegetazione, la distribuzione delle case, le strade ordinate con vialetti puliti che portano a piedi ovunque, negozi facili da raggiungere, il bar con i tavolini fuori nella piccola piazza del mercato. 

    Vivo qui da un anno ma ho difficoltà a inserirmi. I vicini sono molto cordiali e calorosi tra di loro, meno con me. Nonostante ciò riconosco le loro qualità e sapevo che prima o poi qualcuno si sarebbe fatto avanti, magari con un timido saluto o un cenno di interesse, semplice cortesia tra vicini. Ho provato molte volte a proporre, se non proprio l’amicizia, almeno una conoscenza iniziale, ma non ho avuto risposta. Ovvero, ho avuto risposte titubanti e diffidenti, a volte addirittura un po' spaventate di cosa poi non so più spesso indifferenza.

    Forse perché qui sono tutti così occupati, sempre di corsa, sempre pieni di problemi da risolvere situazioni complicate, a volte dolorose.

         Essendo abituato a ritmi diversi, io invece me la prendo comoda. Mi accontento di quello che mi dà la mia attività di ricercatore e nel frattempo provo a comprendere i miei vicini, le loro vite, tutti i loro pensieri, le speranze, i loro desideri, ma tutto è così complicato, per questo ho aspettato. Aspettavo il momento giusto per un contatto. Perché io volevo veramente entrare in contatto con loro, dopo tutto questo tempo passato ad osservarli ora ho bisogno di risultati. 

    Li vedo partire la mattina con i figli nelle auto, chi va al lavoro, chi torna e riparte per la spesa, la palestra e altre mille attività. Li vedevo tutti sulla strada in colonna alla stessa ora, li vedo rientrare la sera e parcheggiare nervosamente. Vedo i piccoli trasportati più volte, nervosi e agitati, o addormentati, troppo stanchi anche per protestare. Mi dispiace per loro, vorrei poter dire:

    Hei, fermatevi un attimo, se arrivate in ritardo, non succederà niente di così grave, prendete in braccio i piccoli, perché questo momento non tornerà.

    Vorrei ma non ho la confidenza, e neanche il diritto.

    E’ fondamentale agire nel modo giusto, l’umanità, violenta e fragile, sta accelerando la sua evoluzione, e io la osservo, ma un giorno spero di concludere il mio lavoro e di tornare dove sono nato, un posto meraviglioso immerso nella natura.

         Non posso dimenticare tanta bellezza. Ho passato gran parte della mia giovinezza in quel clima dolce, appeso all’altalena a guardare le sfumature delicate delle aurore boreali, con gli occhi socchiusi per la luce chiara, quasi accecante, pensando a cosa c’era oltre. Avevo molto tempo per il gioco e il dolce far niente. Ho viaggiato molto, in seguito e quando ho visto questo posto ho capito che potevo fermarmi per un po’, l’umanità è così interessante.

          Ho avuto in precedenza qualche buona occasione per rendermi utile. Faceva molto freddo, la macchina di Robert, il ragazzo di sotto, non partiva, era coperta di brina e dalla marmitta usciva un fumo denso. La cosa giusta, ho pensato, qual è la cosa giusta da fare? La nostra conoscenza è superficiale, lui sa che ci sono, ciao buona giornata, poche parole di cortesia di corsa salendo le scale.

    Dalla finestra lo guardavo mentre cercava di far partire l’auto, ho sentito le sue parole prima di rabbia, poi di sconforto. Sono sceso per dargli una mano, a quell’ora tutti hanno fretta. Quando la macchina è ripartita Robert non credeva ai suoi occhi, aveva una giornata importante al lavoro e non voleva mancare, mi ha ringraziato tanto e di cuore.

    Anch’io ero felice, quella sensazione benefica e appagante mi ha accompagnato tutto il giorno perché so di aver interagito correttamente.

    La sera ho raccontato il fatto alla mia famiglia, anche loro ne sono stati felici, ma mi hanno consigliato di non dare troppa confidenza, di aspettare ancora e studiare bene i loro comportamenti per evitare problemi, a volte gli umani sono così imprevedibili. Nuovi posti, gente sconosciuta, meglio andarci piano. Non sai mai con chi hai a che fare.

         Mi pesa la solitudine, anche se ascolto e decifro centinaia di conversazioni ogni giorno, io ne sono comunque escluso, quasi nessuno qui sa di questo progetto, e così deve essere. Ma ora è diverso, ora ho un contatto vero.

         Decido di andare a trovare mio fratello, mi ha avvisato che è qui vicino di passaggio e decidiamo di trovarci in piazza, c’è il mercato e fa caldo. 

    Mi racconta le sue ultime novità, è un po’ triste, le cose non vanno come sperava. Ha tanti progetti mio fratello, insegna in una piccola scuola locale ma non ha molta soddisfazione, i suoi studenti sono adolescenti un po’ chiusi di mentalità, a volte rifiutano di imparare, ma sono un eccezionale osservatorio sul futuro del pianeta. In realtà lui è perfettamente consapevole che si può aiutare solo chi desidera conoscere, imparare, sperimentare, vivere. Il suo campo è la neurolinguistica, nessuno ne sa più di lui, per questo mi fido molto, e lo amo molto, è mio fratello. Gli parlo dell'incontro, è sorpreso ma favorevolmente colpito.

         Ritorno a casa con calma, mi piace camminare lentamente, sentire il mio respiro al ritmo dei passi, osservare il paesaggio, le montagne in lontananza, il profilo delle case, il cielo e le nuvole. Mi piace sentire il calore del sole e anche se oggi fa un po’ troppo caldo riesco comunque a goderne. Ho un abbigliamento adeguato, un tessuto tecnico molto leggero e traspirante, di colore chiaro ma abbastanza protettivo per la mia pelle. Porto anche delle lenti a contatto di colore scuro per proteggermi gli occhi. Sulla testa ho un berretto che mantiene la temperatura costante. 

     L’unico problema con questo caldo sono le scarpe, ne farei volentieri a meno, camminerei scalzo ma non è proprio il caso in una piccola città come questa. 

    CAPITOLO 3

    Rapimento

         Durante la notte ho ricevuto l'o.k. per procedere. Il professor Saran, il responsabile del mio gruppo di studio pensa come me che questa sia una grande occasione. Per il ragazzo prima di tutto e per noi che abbiamo il privilegio di applicare finalmente le tecniche che studiamo da molto tempo. I miei colleghi sono entusiasti della cosa, finora hanno operato su molte creature terrestri ma si trattava per lo più di animali. I nostri ideali sono l’evoluzione e lo sviluppo di tutti i popoli e la convivenza pacifica dei mondi, anche se sappiamo che non tutti la pensano come noi, neanche tra i nostri simili.

         Alex, siamo pronti, questa notte alle ore 2.00 sul tuo meridiano entriamo in azione. Codice blu k.k., prepara il materiale. Hai tutto vero?

         Quasi tutte le nostre comunicazioni si svolgono nei linguaggi terrestri, fa parte dei protocolli ed è più sicuro.

    Confermo, mimetica completa invisibile antigravitazionale, quella che chiamiamo tra di noi Geko, perché quando la indossiamo assomigliamo a dei rettili, guanti e stivali dotati di migliaia di setole sottilissime che terminano con micro cuscinetti in grado di aderire a qualunque materiale, lenti per visione notturna e scansione ottica.

    Come da istruzioni attendo il veicolo sopra la mia abitazione.

         Passo le

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