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Rime dimenticate
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E-book95 pagine28 minuti

Rime dimenticate

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"Rime dimenticate" è un compendio di poesie (molte delle quali in rima) scritte in più di un decennio di vita dall'autore. In virtù di questo ampio lasso di tempo, l'opera affronta diverse tematiche: dalla ribellione giovanile contro l'istituzione scolastica la famiglia e la religione cattolica, all'autodeterminazione della persona nell'Italia, mutevole e contraddittoria, dei primi anni 2000. Non mancano ovviamente gli amori, la passione per la natura e per i viaggi, temi sempre cari all'autore. La poesia di Falasca si caratterizza per uno stile che oscilla fra l'ironico (a tratti sarcastico) ed il malinconico, ma che non perde mai la speranza in una vita migliore e nel raggiungimento della felicità. "Rime dimenticate" è la prima opera completa di Marco Falasca, blogger che finora ha pubblicato racconti e poesie soltanto sul suo blog: www.cam.tv/marcofalasca
LinguaItaliano
Data di uscita10 set 2019
ISBN9788831637831
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    Anteprima del libro

    Rime dimenticate - Marco Falasca

    633/1941.

    RIME DEL LICEO

    Lo scontro

    I'l vidi pe' la prima volta al davanzale

    l'infingardo professore di latino:

    pelato, basso, muso di maiale.

    Mi dissero poi: ha nome Lino,

    da molto è represso sessualmente

    ché  corto di pipino.

    Ma se non ragioni seriamente,

    alti guai ti farà passare,

    odiando egli il riso della gente.

    Ordunque dei pensare,

    se non vuoi essere respinto,

    che è d'uopo leccare.

    Questo non fia mai! Non sono finto:

    piuttosto riempirlo di botte

    che vedergli il gaudio in grugno dipinto.

    Allora prima della maturità farai notte,

    dissero costoro compiangendomi.

    Ma ignoravano che non avìa palle rotte,

    bensì quadrate: avanti, non lamentandomi

    studiando, senza chinar la testa,

    che pur per tacere stava scoppiandomi.

    Ma ahimè, quella classe triste e mesta,

    vigliacca non sapeva protestare;

    qualcosa ci voleva, alla lesta,

    che restituisse vigor per stroncare

    chi molti soprusi faciia

    e la voglia toglieva di lottare.

    Sicchè, dopo un votaccio e una mania,

    imitando assai a stento il sommo vate,

    è sortita fuori questa poesia

    con la quale, compagni, non crediate

    si faccia una gran rivoluzione;

    ma basta affinché capiate

    che Alvino è soltanto un coglione,

    gretto, vigliacco, meschino

    e non potrà farci oltre da padrone.

    24.11.1990

    Il sogno

    Quando stai di fronte a me seduto,

    con quegli occhi da invasato,

    penso: Sei proprio un gran cornuto.

    Ed è inutile che tu sia incazzato,

    come oggi, ché ti s'è fatta un'accusa:

    il nostro spirto non fia mai fiaccato;

    non pretendere che ti si chieda scusa,

    villico, ignorante, pezzo d'idiota:

    con noi tal boria non s'usa.

    Capito, pezzente? Testa pelata et vota,

    predicator et spacciator d'ipocrisia

    c'ogni lingua sincera pota.

    Io non so ben dir com'è che sia,

    hai alle spalle troppo potere,

    ch'ancora non ti mandano via;

    ma per il mio modo di vedere

    è giunta l'ora della tua pensione,

    o con le buone o a calci nel sedere.

    Tu non potrai esser oltre cagione

    di terrore, di rabbia o di paura,

    ché sei finito, vecchio trombone!

    Anzi, le tue spalle cura,

    o sarai ghermito da noi studenti

    e posto alla seguente tortura:

    estrazione - con tenaglia- dei denti,

    strappo delle palle, mai usate,

    al cospetto dei tuoi parenti.

    Pensa l'allegria di tuo patre,

    nel

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