Scopri milioni di eBook, audiolibri e tanto altro ancora con una prova gratuita

Solo $11.99/mese al termine del periodo di prova. Cancella quando vuoi.

La tana delle belve
La tana delle belve
La tana delle belve
E-book231 pagine3 ore

La tana delle belve

Valutazione: 0 su 5 stelle

()

Leggi anteprima

Info su questo ebook

Il duca di Brasleigh, un uomo dissoluto e senza scrupoli, festeggia senza troppo entusiasmo i vent’anni di lord Charles, il suo unico erede, un ragazzo insignificante e senza carattere. La sua famiglia vorrebbe per lui un matrimonio combinato con Hulda, una bella svedese di nobili origini, ma la giovane donna è pazzamente innamorata di lord Harold, amico di Charles e futuro duca di Pengdale, un ragazzo cresciuto fra i vizi e nel mito ossessivo del superuomo. Harold non ama i rapporti duraturi e vuole solo divertirsi, anche alle spalle di Hulda, che per ripicca decide di sposare Charles, attratta dalla vita facile e dall’ambizione. Il delicato equilibrio si rompe alla morte del marito, scomparso in circostanze misteriose, e con l’arrivo a corte di Yildiz, una giovane e bellissima ragazza di origini orientali che attrae subito l’attenzione di Harold, sempre alla ricerca di nuove avventure. Ma qualcosa di misterioso si nasconde nella vita del giovane duca di Pengdale, che a poco a poco si innamora perdutamente di Yildiz. E sarà proprio quest’ultima a svelare la vera identità dell’erede dei Pengdale e a scatenare il desiderio di vendetta di Hulda, un sentimento che non risparmierà nessuno dei protagonisti de La tana delle belve. Come sottolinea Natalia Aspesi parlando dei romanzi di Delly, proposto in una nuova traduzione e firma che non ha certo bisogno di presentazioni, “può girare la testa, nell'ammasso di eventi: ma una primordiale commozione, un viscerale, vergognoso piacere fanno divorare il libro. Insensatamente”.
LinguaItaliano
Data di uscita1 gen 2020
ISBN9788893041836
La tana delle belve

Correlato a La tana delle belve

Titoli di questa serie (100)

Visualizza altri

Ebook correlati

Amore e romanticismo per bambini per voi

Visualizza altri

Articoli correlati

Categorie correlate

Recensioni su La tana delle belve

Valutazione: 0 su 5 stelle
0 valutazioni

0 valutazioni0 recensioni

Cosa ne pensi?

Tocca per valutare

La recensione deve contenere almeno 10 parole

    Anteprima del libro

    La tana delle belve - Delly

    2020

    PRIMA PARTE

    I

    Era un pomeriggio di fine luglio e il duca di Pengdale aveva invitato a un ricevimento la giovane aristocrazia della contea, una festa organizzata per celebrare i vent'anni di lord Charles Brasleigh, il suo unico erede. Alcuni attori eleganti recitavano sul palco allestito nella galleria dei marmi mentre coppie di invitati ballavano nelle sale decorate con un lusso principesco. Altri ancora, invece, passeggiavano per gli splendidi giardini di Elsdone Castle il cui mantenimento, così si raccontava, rappresentava per l'attuale duca un ingente sforzo economico: le sue rendite, anche a causa di investimenti sbagliati, erano diventate molto inferiori a quelle dei suoi antenati.

    Il padrone di casa, un uomo anziano alto e stempiato, distinto e apatico, camminava fra i suoi ospiti aiutandosi con un bastone a causa dei suoi terribili reumatismi. Parlava ora con uno, ora con l'altra, ostentando quell'aria di cortese indifferenza che da sempre lo caratterizzava durante le occasioni mondane. Perché lord George Brasleigh, l'ottavo duca di Pengdale, non si curava che di se stesso, e ben poco degli altri membri della sua famiglia. Indolente, privo di entusiasmo, egoista e pieno di sé, non aveva amici degni di questo nome. Ma il suo poco carattere lo aveva reso, al contrario, la preda ideale per la donna ambiziosa e abile che ventidue anni prima l'aveva sposato in seconde nozze e gli aveva dato quel figlio maschio che tanto desiderava.

    Svedese, di buona famiglia, figlia di un professore di musica, era una concertista abbastanza conosciuta, soprattutto in Austria e in Russia, e con una voce bellissima. Anche se non era bellissima, quella ragazza che sorrideva pochissimo aveva uno strano fascino e aveva fatto colpo sul duca, di venticinque anni più anziano. Anche se questa unione non era certo all'altezza dei Brasleigh, una delle famiglie più antiche e importanti d’Inghilterra, Ester era diventata la duchessa di Pengdale. Ma la sua felicità, per altro sempre osteggiata dal mondo aristocratico britannico, era durata poco: al sesto anno di matrimonio, durante un tour in Italia, era morta di pleurite.

    Prima morire, si era fatta promettere dal marito di chiamare accanto al loro figlio, un ragazzo magro e malaticcio, la sua sorella minore. La morte del marito, un uomo che aveva dilapidato un intero patrimonio, l'aveva lasciata quasi senza mezzi economici e con una bambina dell’età del piccolo Charles da crescere. Per questo motivo, madame Storven arrivò poco dopo dalla Svezia e si stabilì presso il nobile cognato. A poco a poco diventò la vera padrona di casa.

    Il duca, al quale interessava soprattutto la tranquillità, riconobbe le sue capacità e le diede carta bianca. Aveva inoltre un carattere tranquillo e socievole, e imparava molto in fretta. Anche il suo profilo educativo era importante. Era stata moglie di un console e per questo aveva frequentato i salotti aristocratici, tanto da sostenere senza problemi il ruolo della padrona di casa al posto del cognato.

    Qualcuno ipotizzava che madame Storven avesse mire ben più ambiziose. Anche ammettendo che così fosse, il duca non aveva di sicuro realizzato i sogni della cognata. Gli bastava avere inserito nel suo albero genealogico una Storm, ovvero l'esponente di una famiglia piccolo borghese svedese. In fondo il suo modo di fare nei confronti di madame Storven era sempre stato abbastanza formale, come se volesse tenerla a distanza e considerarla più un'ospite che una parente stretta.

    Mentre la stava cercando, la vide all’ ingresso della galleria dei marmi e le andò incontro zoppicando un po':

    - Sai dov’è Charles?

    - Charles? No, non lo vedo da un po'. Ma non sei stanco?

    Lei lo guardava come se si preoccupasse della sua salute.

    - Stai camminando troppo, domani rischi di non muoverti.

    - Tra poco mi chiuderò in biblioteca. Sono stanco, infatti. Hulda, dov'è Charles?

    La domanda era rivolta a una ragazza che in quel momento gli era passata vicino. Sul suo viso, bianco come la neve, si disegnò un timido sorriso.

    - Charles... si sta annoiando...

    Rispondendo indicava con la mano il semicerchio che metteva in comunicazione la galleria con le sale vicine.

    Proprio in quel punto era in piedi, immobile, un ragazzo magro e biondiccio, quasi insignificante, con un'espressione indecifrabile sul volto. Vestiva senza eleganza uno smoking, ed era spettinato, come se si fosse passato più volte le dita fra i capelli.

    Nello stesso momento in cui Hulda Storven lo indicava al duca, una mano si posava pesantemente sulla spalla magra del futuro padrone di Elsdone Castle, mentre una voce ironica gli diceva: - Hai l’aria di uno che si sta divertendo da matti, Charles!

    Lord Charles sussultò e si voltò guardando il giovanotto che l'aveva avvicinata in quel modo.

    - Hai una morsa al posto delle dita, Harold! No, non mi diverto per niente. Mio padre avrebbe potuto evitarmi questa faticosa seccatura.

    - Ma dai! Bisogna pure che sappiano chi sei nel bel mondo. Non puoi occuparti per sempre solo di canottaggio e di pesca.

    Charles, contrariato, fece un ghigno.

    - E perché no? Le altre cose non mi piacciono. E qui mi annoio... soprattutto oggi! Harold, che ne diresti se me ne andassi subito senza fare troppo rumore?

    Guardava perplesso il suo interlocutore, un ragazzo che sembrava più grande di lui nonostante avesse un anno di meno. Alto e snello, ben fatto, lord Harold Treswyll era un bell'esemplare di maschio. Non passavano inosservati i suoi lineamenti ben disegnati, l’espressione altezzosa, la piega sempre un po' ironica delle labbra. E anche il suo sguardo deciso ed enigmatico, i suoi occhi castani simili a quelli di una bestia feroce, che sembravano lampeggiare inquieti e inquietanti.

    Mentre si dirigeva verso il figlio, il duca si era fermato un momento per osservare i due giovani uno vicino all’altro. Il contrasto era sorprendente. Lord Treswyll, con la sua sprezzante disinvoltura, il suo vigore, la sua aristocratica eleganza, oscurava prepotentemente l’erede dei Pengdale.

    Una ruga solcò la fronte dell'uomo. Indispettito e orgoglioso al tempo stesso, borbottò tra i denti: - Chi sarà mai, quel Harold!

    Mentre si avvicinava a suo figlio, lord Treswyll rispondeva con un sarcastico sorriso alla domanda dell'amico: - Caro mio, puoi farlo benissimo... ma non penso che tuo padre sarebbe molto contento.

    Sentendo queste parole, il duca si rivolse al figlio e chiese: - Soddisfatto di cosa?

    Charles si girò verso di lui un po' sorpreso.

    - Ah, papà, sei tu!.. Stavo dicendo ad Harold che.... che al posto di questa festa avrei preferito passare una bella giornata in barca.

    Il duca replicò con un tono scostante: - Non fare il ragazzino. Questo è un ricevimento in tuo onore, quindi fammi il piacere di comportarti bene. Ecco: sir Julius sta riaccompagnando al suo posto lady Grace Mingh. Cerca di essere il suo prossimo cavaliere e inventati qualcosa di gentile da dirle.

    Lo sguardo di Charles lasciò intravedere un vero e proprio sconforto.

    - Oh no, no! Odio ballare, lo sai.... e lady Grace è così.... così....

    - Così aggressiva - concluse lord Treswyll.

    - Meglio, Charles, tanto meglio... così stimolerà il tuo amor proprio.

    Lord Brasleigh continuò con una cantilena piagnucolosa:

    - Sì, certo, facile dirlo! Tu, Harold, tu... sei un semidio per tutte, almeno per tutte le ragazze che sono qui, loro ti ammirano. Ma sanno bene che io il bel mondo lo detesto, che mi intimoriscono, con le loro prese in giro, e sono sicuro che...

    Il duca lo interruppe subito.

    - Falla finita, Charles! Fai quello che ti ho detto, e fallo bene. Siccome adesso stai meglio, ti avverto che passeremo parte del prossimo inverno a Londra. È ora che tu frequenti l’alta società, non dimenticarti da quale famiglia vieni, è il contesto nel quale sarai obbligato a vivere per il tuo rango.

    Quest’ultima battuta sembrò annientare lord Brasleigh. Si allontanò lentamente, a testa bassa, imbranato nel suo smoking uscito dalla sartoria più importante di Londra.

    Il padre e il cugino lo seguivano con lo sguardo. Ironicamente, e con un certo disprezzo, lord Treswyll sussurrò: - Charles si ricorderà per un bel pezzo di questo compleanno...

    Il duca rivolse al nipote uno sguardo turbato.

    - Ci farà l'abitudine. Finora l'ho lasciato libero di vivere all’aria aperta, era necessario per la sua salute. Ma adesso ha vent'anni, e vivere a Londra... poi lo farò viaggiare molto, cambierà in fretta.

    - Forse.... ma io dubito.

    Un lampo d’irritazione passò negli occhi dell'anziano duca.

    - Quando parli di Charles sembri essere più anziano di lui di dieci anni. E invece è più vecchio di te. E, sotto certi punti di vista, è anche molto più a posto di te. Nessuno può rimproverarti per il tuo comportamento... ma mi hanno detto che a Londra e a Parigi ti sei fatto notare negli ambienti che contano.

    - Ma zio, mi vuoi forse rimproverare?

    Il tono della voce era corretto ma deciso, e lo sguardo altezzoso lampeggiò per un istante facendo abbassare gli occhi all'anziano duca. Quest'ultimo replicò con un tono meno serio:

    - Lo so che con te sarebbbe tutto inutile. Del resto è una cosa che non mi interessa. Sono affari di Sir Hector, il tuo tutore, e se lui ritiene giusto....

    - Certo che lo ritiene giusto! È stato lui che mi ha insegnato quella bella vita della quale è maestro.

    - Spero almeno che non erediterai da lui la passione per le carte e per gioco.

    - No, questo no: detesto il gioco.

    - Meno male, è una fortuna per te. Perché sir Hector ha già lasciato tutto quello che aveva a Montecarlo e in altri posti del genere. Non ci fosse suo fratello sarebbe sul lastrico.

    - Non proprio, avrebbe sempre un nipote che gli darebbe una mano.

    - Proprio così. Volevo dire che dovrebbe fare un’altra vita, rinunciare ai viaggi e al resto, se lo può permettere solo grazie alla generosità di mister Dorgan. Da quanto tempo non lo senti?

    - Da più di sei mesi. Ma la cosa non mi sorprende, conosciamo le bizzarrie di mio zio.

    - … bizzarrie che può permettersi grazie al suo immenso patrimonio, alla sua posizione quasi regale. Se sarai suo erede, Harold, sarai l’uomo più ricco d’Inghilterra.

    Lord Treswyll disse disinvolto:

    - Lo penso anch’io.

    Il duca lo salutò e si diresse verso la biblioteca, voleva riposarsi un po’. Harold entrò nella saletta vicina seguito dalle numerose quanto eloquenti occhiate femminili. Hulda Storven, congedando i due giovani con i quali stava conversando, gli andò incontro.

    - Va già via, lord Treswyll?

    Lei lo fissò con i suoi occhi azzurri la cui espressione dolce e languida si animava di un lampo appassionato.

    - Solo più tardi, quando avremo fatto insieme un giro in giardino.

    La carnagione chiara della svedese diventò leggermente rosea.

    - Andiamo! - disse con un tono allegro.

    Uscirono da una delle porte a vetri e si trovarono sul piazzale che si apriva davanti al castello. Tutti guardavano il giovane lord e la sua compagna, una bella ragazza snella e flessuosa. Una signora anziana, che accompagnava alla festa la nipote, si chinò all’orecchio di Violet Sempton, che le stava vicino, e le bisbigliò: - Sembra che ci sia del tenero fra loro... Li hanno visti più volte cavalcare insieme dalle parti di Deerden. Madame Storven farebbe bene a stare attenta. Lord Treswyll, anche se è così giovane, fa già girare la testa alle donne.

    - Hulda Storven è una persona seria... ma sono d'accordo... lui è di una bellezza insidiosa.

    - Insidiosa è la parola giusta. Fra qualche anno, con quel misto di virilità e seduzione... non vorrei essere nei panni di chi si innamorerà di lui.

    - E ancora di più in quelli della sua futura moglie.

    Già. Anche se ha qualche anno in più pensi che potrà essere miss Storven?

    - Non penso. I Dorgan sono troppo orgogliosi, si vantano delle loro origini reali, del loro albero genealogico mai macchiato da matrimoni scombinati. Sir Hector e lady Treswyll non hanno mai ricevuto in casa loro la seconda moglie del duca di Pengdale, e se avete visto bene, lady Bruswell...

    Qui Mrs. Sempton abbassò ancora di più la voce.

    - … lord Treswyll tratta madame Storven con la correttezza che un uomo bene educato deve a una donna quando è costretto ad avere rapporti con lei. Quanto a sua figlia, forse è solo un passatempo, niente di più. Ma voglio pensare che sia abbastanza intelligente e sensata per fermarsi al momento giusto.

    Lady Bruswell scosse la testa.

    - Chissà! Sono cose che riguardano sua madre e lei. Madame Storven è una persona distinta. Le si può rimproverare solo l'umile origine.

    - Infatti. Ah, sta arrivando...

    Appena uscita dalla sala, madame Storven stava passando vicino alle due signore. Sembrava cercasse qualcuno. Quando vide un ragazzo bruno, piccolo, dai modi dolci e raffinati, gli domandò: - Sir Julius, ha visto mia figlia?

    - L’ho vista uscire, con lord Treswyll, andava verso il parco, madame.

    Mentre rispondeva, un’ombra attraversò gli occhi dell'uomo.

    Madame Storven controllò a malapena la sua contrarietà. Rifletté un attimo e poi disse, sorridendo dolcemente: - Sir Julius, le posso chiedere di cercarla e di dirle che ho bisogno di parlarle?

    Il ragazzo esitò prima di rispondere: - A sua disposizione, madame.

    E andò verso la porta dalla quale aveva visto uscire lord Harold e Hulda. Sir Julius Barclay si era invaghito della bella svedese ed era geloso di lord Treswyll. Solo quest'ultimo sembrava catturare l'attenzione di mademoiselle Storven e contro di lui si sentiva impotente, avrebbe potuto conquistare l'amore della ragazza se solo l'avesse voluto.

    Svoltando in un viale alberato li vide. Lord Treswyll aveva preso per una spalla un giovane aiuto-giardiniere e lo scuoteva senza rispetto. Intimorito dalla forza del ragazzo, l'uomo si lamentava sotto la stretta di quella mano sottile, dotata di una stretta non comune. Hulda Storven assisteva alla scena senza dire una parola. Mentre si avvicinava, sir Julius la sentì dire queste parole con un tono di ammirazione: - Non è una cosa tanto piacevole avere a che fare con lei, lord Treswyll.

    Con un gesto rapido e senza alcun sforzo apparente, Harold spinse il giardiniere sulla ghiaia del viale. Poi, girandosi, vide sir Julius.

    - Ah, sei qui, Barclay!

    Vedendo sir Julius Hulda non poté nascondere un gesto di disapprovazione.

    Il giovane disse: - Madame Storven mi ha chiesto di cercarla, mademoiselle, ha bisogno di parlarle.

    La ragazza svedese corrugò le sopracciglia bionde. Stava per dire qualcosa di scortese, ma si trattenne. Poi, rivolgendosi a Harold, disse: - Torno dentro. Mi accompagna, lord?

    - D'accordo, poi me ne andrò subito.

    Mentre insieme tornavano verso il castello, sir Julius domandò: - Che cosa aveva combinato quel ragazzo che stavi maltrattando?

    - Quell’imbecille ci ha bagnato con il getto dell’idrante mentre stavamo passando.

    - L'ha fatto apposta?

    Con tono ironico e altezzoso lord Treswyll replicò: - Apposta! Perché secondo te da queste parti c'è qualcuno che si comporta male di proposito nei miei confronti, che osa farlo?

    Hulda approvò: - È così, nessuno si azzarda a fare una cosa simile, sa bene come andrebbe a finire. Con quella mano che sembra scherzare avrebbe potuto rompergli le ossa se solo avesse voluto.

    Lei guardava Harold incantata. Sir Julius, sempre più geloso, rivide nel suo sguardo quell’ammirazione sconfinata che aveva notato pochi attimi prima.

    Quando furono a pochi metri dal castello lord Treswyll si fermò e si rivolse a Hulda: - Ci salutiamo qui, è inutile che entri ancora nel salone. Lo zio sta di sicuro riposando. La prego di salutarlo da parte mia. A presto.

    E senza quasi abbassare la voce aggiunse: - A domani...

    Strinse la mano alla ragazza e a sir Julius, e si diresse verso l’edificio principale per raggiungere la hall e l'uscita.

    Hulda andò a cercare la madre. Era in un salottino, tutta sola. Madame Storven si alzò dalla poltrona dov'era seduta e chiuse la porta dietro alla figlia.

    Hulda, sorpresa e un po’ ironica, le disse: - Perché tanto mistero? Cos'è...

    Ti è piaciuta l'anteprima?
    Pagina 1 di 1