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Una reputazione impeccabile (eLit): eLit
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E-book240 pagine3 ore

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Info su questo ebook

TALLANT'S SAGA VOL. 2 - Inghilterra, 1816 - Brillante, intelligente e molto bella, lady Annis Wycherley si guadagna da vivere facendo da chaperon alle giovani dame dell'alta società. Poiché mantenere una reputazione impeccabile è per lei di importanza capitale, evita accuratamente di lasciarsi coinvolgere in avventure sentimentali e di frequentare uomini affascinanti... soprattutto se hanno fama di libertini come lord Adam Ashwick! Ma il frutto proibito pare esercitare un'irresistibile attrazione sull'aitante giovanotto, perché non appena conosce Annis si mette in testa di conquistarla sfoderando tutte le armi di seduzione in suo possesso. Lei però non è disposta a cedergli senza prima combattere...
LinguaItaliano
Data di uscita29 dic 2017
ISBN9788858979495
Una reputazione impeccabile (eLit): eLit
Autore

Nicola Cornick

Nata nello Yorkshire, nei pressi delle brughiere che ispirarono alle sorelle Bronte Cime tempestose e Jane Eyre, e laureata in Storia all'università di Londra, ha lasciato il lavoro per dedicarsi alla sua vera passione: scrivere.

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    Anteprima del libro

    Una reputazione impeccabile (eLit) - Nicola Cornick

    Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:

    The Chaperon Bride

    Harlequin Mills & Boon Historical Romance

    © 2003 Nicola Cornick

    Traduzione di Anna Polo

    Questa edizione è pubblicata per accordo con

    Harlequin Books S.A.

    Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o

    persone della vita reale è puramente casuale.

    © 2004 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano

    eBook ISBN 978-88-5897-949-5

    1

    Giugno 1816

    La diligenza da Leeds si fermò nel cortile della Locanda della Speranza a Harrogate e i passeggeri cominciarono a scendere. La stagione era appena iniziata, ma la cittadina termale stava già cominciando a riempirsi. Quel giorno c’erano sette nuovi arrivi: per prima scese una famiglia di quattro persone composta di padre, madre e due figli adolescenti, poi una signora anziana assistita da un giovane sollecito, che sarebbe potuto essere un nipote. L’ultima arrivata era lady Annis Wycherley, che portava una piccola valigia di cuoio e indossava un austero abito nero di bambagina, unito a un cappellino che non le donava affatto.

    Annis Wycherley non era un’estranea a Harrogate perché era nata nelle vicinanze della cittadina e vi aveva passato molte vacanze felici con i cugini, quando il padre non era per mare. Il defunto capitano Lafoy aveva comprato una piccola tenuta vicino a Skipton, che Annis aveva ereditato una decina di anni prima e visitava ogni volta che poteva.

    Non stava a Harrogate quanto avrebbe desiderato, poiché il suo lavoro di chaperon di debuttanti la portava a muoversi tra Londra, Brighton e Bath. Fortunatamente Harrogate, con i suoi dintorni suggestivi, le acque curative e il suo fascino selvaggio, stava diventando sempre più alla moda nella buona società.

    Annis distinse il cugino Charles tra la folla in attesa nel cortile della locanda e andò a salutarlo con un abbraccio affettuoso. Lui la ricambiò, poi si tirò indietro per esaminarla con un lampo perplesso negli occhi azzurri.

    «Annis, come ti sei conciata?»

    «È un piacere vederti, Charles! Sei inorridito a causa della mia tenuta da chaperon, immagino» ridacchiò lei.

    «Ti invecchia di anni» commentò lui con franca brutalità. «È meraviglioso rivederti, Annis, ma quasi non ti riconoscevo.»

    «Sai che è un errore viaggiare con i vestiti migliori, finiscono sempre impolverati o macchiati di fango. Inoltre, come chaperon non posso apparire troppo elegante.»

    «Oh, con questi abiti non c’è pericolo! Hai fatto buon viaggio?»

    «Sì, grazie.»

    Annis salutò con cordialità la famiglia che si allontanava e venne ricambiata con calore.

    «Ti fai facilmente dei nuovi amici» notò Charles.

    «Bisogna ingannare in qualche modo la noia del viaggio e poi erano una famiglia molto simpatica. Non come quello là» aggiunse a voce bassa, indicando il giovanotto che sosteneva l’anziana signora. «Sono sicura che gli interessano solo i suoi soldi. Se lei dovesse morire all’improvviso, avrei qualche sospetto.»

    «Annis!» si scandalizzò il cugino.

    Lei ricordò solo allora che Charles era un tipo piuttosto rigido e moralista.

    «Stavo scherzando!» minimizzò. «Allora, stai bene? E Sibella?»

    «Io sto benissimo e anche Sibella. Lei e David aspettano il quarto figlio.»

    Annis sorrise e lo prese a braccetto.

    «L’ho saputo. Be’, almeno compensa la nostra pigrizia in materia, dal momento che tu sei ancora scapolo e io mi occupo delle figlie degli altri.»

    Charles scoppiò a ridere e le batté un colpetto sulla mano.

    «Oh, abbiamo ancora tempo! È meglio che Sibella non sia venuta a prenderti, comunque, perché non avrebbe affatto apprezzato la tua tenuta lugubre.»

    «Lei può vestirsi come una signora, ma io devo guadagnarmi da vivere» precisò Annis, guardandosi intorno in cerca dei suoi bagagli.

    «Quasi non ti riconoscevo, con tutto quel nero» ripeté Charles. «Eri una ragazza così bella...»

    «Anche tu non eri male» scherzò Annis. «Cosa ci è successo, Charles?»

    In effetti Charles Lafoy era un bell’uomo, ampiamente ammirato dalla popolazione femminile di Harrogate. Come sua sorella Sibella, aveva i capelli biondi, i limpidi occhi azzurri e il sorriso pronto dei Lafoy. In qualità di avvocato di Samuel Ingram, l’uomo d’affari più importante del luogo, aveva anche una posizione prestigiosa.

    I servitori gli si affollarono intorno per aiutarlo a caricare sulla sua carrozza il bagaglio di Annis: tutti sapevano che l’avvocato Lafoy era sempre molto generoso con le mance.

    Annis Wycherley era alta quasi quanto lui, una caratteristica forse poco apprezzata in una donna, ma utile ad affermare la sua autorità di chaperon. Aveva gli occhi color nocciola e non azzurri, come il resto della famiglia, ma i capelli biondi erano simili a quelli del cugino. Annis li mostrava di rado, però, nascondendoli sotto cuffiette di pizzo, brutti cappellini e austeri turbanti. Aveva imparato presto che, come chaperon, non poteva esibire la sua magnifica chioma bionda, se non voleva che i gentiluomini si facessero strane idee sul suo conto.

    I vestiti informi e dai colori tetri avevano lo scopo di farla apparire più vecchia della sua età e meno attraente di quanto non fosse davvero. Anche questa era una necessità legata al suo lavoro perché nessuno avrebbe preso sul serio una chaperon bionda ed elegante, né avrebbe affidato figlie, nipoti o pupille a una ragazza che pareva appena uscita dalla scuola.

    Annis aveva ventisette anni ed era vedova da otto, ma la carnagione luminosa, gli occhi grandi, i lunghi capelli biondi e la bocca generosa non le conferivano certo un aspetto serio e matronale. La bellezza e la povertà erano gli ingredienti perfetti per portare a un disastro, Annis l’aveva imparato presto e faceva del suo meglio per nascondere le sue doti naturali.

    «Pensavo di portarti subito nella casa di Church Row» spiegò Charles. «Così potrai sistemarti, prima che Sibella venga a trovarti stasera. Quando arriveranno le ragazze di cui devi occuparti?»

    «Non prima di venerdì» gli rispose Annis. «Sir Robert Crossley le accompagnerà da Londra insieme alla signora Hardcastle. Dio mio, Charles, non riesco a credere che sia giugno!» esclamò, rabbrividendo alla brezza gelata che aveva preso a soffiare.

    «Ti sei rammollita, a forza di vivere al sud» la punzecchiò il cugino con affetto. «Queste signorine Crossley sono molto ricche?»

    «Abbastanza da comprarsi mezza Harrogate, ma temo che neanche questo serva a compensare le pessime maniere di Fanny Crossley, una ragazza volgare, maleducata e neppure tanto carina. Potrebbe rappresentare il mio primo fallimento.»

    «Ne dubito» la consolò Charles. «Perfino qui nel lontano nord abbiamo sentito parlare della tua abilità. Dicono che riesci a trovare marito perfino alle debuttanti più brutte e antipatiche.»

    «Oh, non esageriamo!» rise Annis. «E tu, stai cercando una moglie ricca, Charles?»

    «Oh, no di certo! Ho un cliente che potrebbe essere interessato, però, sir Everard Doble, un giovanotto nobile ma piuttosto noioso, con una proprietà ipotecata fino al tetto. Potremmo organizzare un incontro con le due fanciulle.»

    «Oh, grazie, Charles. Per fortuna la sorella minore, Lucy, è dolce e graziosa, e io credo di poterle trovare facilmente marito tra gli ufficiali che gremiscono Harrogate. Se riuscissi a sistemare in fretta le sorelle Crossley, poi potrei passare un po’ di tempo a Starbeck. In realtà, ho accettato la proposta di fare da chaperon alle nipoti di sir Robert proprio per stare un po’ qui.»

    Charles aggrottò la fronte.

    «Ah, Starbeck. Sai che negli ultimi mesi non sono riuscito ad affittarla, perciò la casa è in condizioni pietose. Dobbiamo parlarne, prima o poi.»

    Annis gli lanciò un’occhiata penetrante. Aveva notato una strana riluttanza nel suo tono di voce e la cosa non lasciava presagire nulla di buono. La piccola tenuta di Starbeck prosciugava le sue risorse dandole ben poco in cambio; Charles l’amministrava per suo conto dalla morte del padre e la sollecitava sempre a venderla. Negli ultimi tempi era stato impossibile trovare qualcuno disposto ad abitarci perché la casa andava in rovina e aveva bisogno di riparazioni continue, e la fattoria adiacente era così misera da non offrire alcun profitto.

    Annis viveva dei suoi guadagni, oltre che di una piccola rendita annua, perciò in quelle condizioni era assurdo continuare a mantenere Starbeck, ma lei non voleva venderla. Annis aveva avuto un’infanzia nomade, seguendo il padre in giro per l’Inghilterra, a seconda della destinazione che gli veniva assegnata, ed era stata anche all’estero con i genitori. Starbeck era la sua casa, l’unica che avesse mai conosciuto, e non voleva perderla perché rappresentava la continuità e la sicurezza.

    «Sì, certo, parliamone» acconsentì.

    Si interruppe di colpo, nell’istante in cui una carrozza scoperta verde e oro faceva irruzione nel cortile della locanda, disperdendo gli stallieri come galline spaventate.

    Charles imprecò tra i denti e si scostò appena in tempo, mentre le ruote lo sfioravano. Annis trattenne a fatica una risata: tra i tre cugini, Charles era sempre stato quello più compito e responsabile. Forse si comportava così perché era il maggiore e, come unico maschio, ormai si considerava il capo della famiglia, ma in ogni caso deplorava eccessi e frivolezze.

    La scintillante carrozza conteneva due occupanti, un uomo e una donna. La signora, una brunetta formosa, era avvolta in una pelliccia e rideva, tenendo fermo con le mani il grazioso cappellino posato sui riccioli scuri. I suoi vivaci occhi castani scrutarono la gente radunata nel cortile della locanda, si soffermarono un attimo sul viso paonazzo di rabbia di Charles e sulla figura dimessa di Annis e poi li ignorarono sdegnosi.

    La donna si appoggiò alla mano del compagno per balzare a terra con grazia, mentre il padrone della locanda usciva ad accoglierli con un deferente inchino.

    «Ashwick!» ringhiò Charles tra i denti.

    Annis lo sentì e gli lanciò un’occhiata furtiva, colpita ancora una volta da una strana nota nella sua voce. Non si trattava di invidia o disapprovazione, sentimenti che sarebbero stati comprensibili in un avvocato di provincia che si trovava davanti un nobile.

    Annis conosceva di fama lord Adam Ashwick, muovendosi come chaperon nell’alta società da anni, ed era al corrente delle sue scandalose imprese di giocatore e libertino. Ashwick era amico del duca di Fleet e del conte di Tallant, e se quest’ultimo si era sposato e pareva aver messo la testa a posto, i pettegolezzi sugli altri due continuavano a girare come prima.

    Le pareva incredibile trovare un personaggio del genere in un luogo fuori mano come Harrogate.

    La coppia doveva oltrepassarli per entrare nella locanda. Annis si tirò indietro, decisa a non farsi notare, ma con sua grande sorpresa Adam Ashwick si fermò davanti a loro e rivolse a Charles un breve inchino.

    «Lafoy» lo salutò con freddezza.

    «Ashwick» rispose lui nello stesso tono.

    Seguì un silenzio teso, carico di tensioni che Annis non riusciva a interpretare. Adam Ashwick osservava Charles con un sorriso gelido e lei ne approfittò per studiarlo mentre la sua attenzione era distratta.

    Non possedeva certo una bellezza convenzionale, con quella carnagione scura, i lineamenti marcati e gli occhi grigi sotto le sopracciglia nere. Doveva aver passato da poco i trent’anni, ma i folti capelli corvini erano già brizzolati sulle tempie, il che gli conferiva una certa distinzione. Era alto e atletico e la tenuta da cavallerizzo, con la giacca nera, la camicia immacolata e gli stivali di cuoio, gli conferiva l’aspetto dell’uomo d’azione, più che dell’aristocratico dissoluto. Adam Ashwick pareva emanare un’autorità istintiva, una sicurezza di sé diversa da quella che Charles possedeva come stimato professionista.

    I suoi freddi occhi grigi si posarono su di lei e Annis abbassò d’istinto lo sguardo. L’uomo si inchinò di nuovo, questa volta con compita cortesia.

    «Signora.»

    Attendeva una presentazione, era chiaro, e Charles lo accontentò di malavoglia.

    «Mia cugina, lady Annis Wycherley.»

    Annis non capì se la sua ovvia riluttanza venisse dalla disapprovazione per la pessima fama di Ashwick o da un’antipatia più personale. Un attimo dopo, si rese conto che lord Ashwick si stava chiedendo la stessa cosa. I loro occhi si incontrarono per un attimo di divertimento condiviso, poi Annis li abbassò di colpo, sentendosi sleale nei confronti del cugino.

    «Piacere, milord» mormorò, tendendogli la mano.

    «Servo vostro, lady Wycherley.»

    Adam le prese la mano, lei sollevò lo sguardo e poi se ne pentì, perché lui la stava studiando con evidente interesse maschile. Annis avvertì un fremito di stupore e turbamento e ritirò in fretta la mano.

    La bella compagna di Ashwick cominciava a spazientirsi per la mancanza di attenzioni.

    «Non ci presenti, Ashy caro?» chiese, tirandolo per la manica.

    Il suo accento francese era piacevole e ricercato e le lunghe ciglia battevano seducenti.

    Annis cercò di non scoppiare a ridere davanti a quel ridicolo diminutivo e distolse lo sguardo, per timore che lord Ashwick le leggesse un’altra volta nel pensiero.

    «Margot, ti presento lady Annis Wycherley e suo cugino, il signor Charles Lafoy.»

    Il tono di Ashwick ora non lasciava trasparire la minima ostilità. La signora rivolse ad Annis un breve cenno del capo e a Charles un sorriso luminoso. Annis si sentiva divisa tra il divertimento e l’irritazione, e poiché tutti i presenti fissavano ammirati la nuova arrivata lei si chiese, come aveva già fatto tante altre volte, perché mai la gente si fermasse sempre alla facciata. Aveva ormai perso il conto di tutte le volte che qualche graziosa debuttante era stata messa in ombra da una rivale più disinvolta e appariscente.

    «Sono Margot Mardyn» dichiarò la signora, con il tono di chi fa un annuncio importante. «Avrete sentito parlare di me, immagino.»

    «Oh, sicuro» rispose Annis in fretta, consapevole dell’espressione sgomenta di Charles. «So che avremo il privilegio di assistere alla vostra esibizione al Royal Theatre, questa estate. Mio cugino e io verremo sicuramente ad ammirarvi.»

    «Spero di incontrarvi dopo lo spettacolo» dichiarò Margot Mardyn rivolta a Charles.

    Quindi strinse il braccio di lord Ashwick con aria possessiva.

    «Viens, Ashy, ho freddo. Questo tuo nord è un posto davvero barbaro. Pensate che in alcune delle locande lungo la strada abbiamo dovuto bere alla spina, insieme a tutti gli altri avventori!» aggiunse scandalizzata, rivolta a Charles. «Su, andiamo, Ashy!»

    Annis sollevò lo sguardo e si accorse con sgomento che lord Ashwick la stava ancora fissando. Inclinò la testa e le rivolse un lieve sorriso e lei tormentò imbarazzata i guanti, sperando di non arrossire. Era strano provare un simile turbamento davanti a un uomo il cui stile di vita era così lontano dal suo, eppure non poteva negare che l’aria tra di loro vibrasse di una strana tensione.

    «Mi auguro di rivedervi, lady Wycherley» dichiarò Ashwick, gentile. «Spero che vi godiate il soggiorno a Harrogate.»

    «Immagino che vi conosciate» mormorò Annis rivolta al cugino, una volta che i due furono entrati nella locanda.

    «Naturalmente. La famiglia Ashwick possiede delle tenute da queste parti da centinaia d’anni» rispose Charles con un filo d’impazienza.

    «Oh, ma certo!» esclamò lei.

    Ora ricordava che gli Ashwick facevano parte da secoli della turbolenta storia dello Yorkshire. Probabilmente lord Ashwick era venuto a visitare le sue numerose terre. Non poté fare a meno di chiedersi se lo avrebbe incontrato nuovamente.

    «Chi era la signora con lui?» chiese Charles con malcelato interesse.

    «Oh, intendi la bella signorina Mardyn? È una cantante e un’attrice che si è esibita di recente in Drury Lane» rispose Annis, ironica. «E ora vorresti aiutarmi a salire in carrozza? Siamo qui da dieci minuti e, come ha fatto giustamente notare la signorina Mardyn, fa piuttosto freddo.»

    Una volta comodamente sistemati, riprese il discorso.

    «Durante il viaggio ho sentito dire che i biglietti per il suo spettacolo sono quasi esauriti. Se vuoi procurartene uno, Charles, farai meglio ad affrettarti» gli consigliò.

    «Quella ragazzina sarebbe un’attrice?» chiese il cugino, incredulo. «Ma se non può avere più di... diciassette anni!»

    Annis constatò per l’ennesima volta che gli uomini non vedevano mai quello che stava sotto il loro naso.

    «Ne ha almeno trentacinque» lo corresse. «E credo che venga da Portsmouth, più che da Parigi.»

    Charles appariva inorridito e affascinato allo stesso tempo.

    «E la sua relazione con Ashwick?»

    Annis gli lanciò uno sguardo più eloquente di mille spiegazioni e lui chinò il capo, deluso.

    «Forse lord Ashwick l’accompagna per fare un favore a un amico» precisò magnanima. «Quando ho lasciato Londra, si diceva che la signorina Mardyn fosse l’amica del duca di Fleet. Chi avrebbe mai pensato che un simile uccello del paradiso atterrasse proprio a Harrogate?»

    «Sei piuttosto disinvolta nel linguaggio, Annis» la rimproverò Charles. «Dev’essere l’effetto della vita a Londra. Spero che tu non incoraggi le fanciulle affidate alla tua protezione ad ascoltare i pettegolezzi.»

    Annis scoppiò a ridere.

    «Scusami, se ho offeso la tua sensibilità! Non sapevo che fossi diventato un simile puritano.»

    La carrozza uscì dal cortile della locanda e imboccò Silver Street. La casa che Charles aveva affittato per Annis in Church Row era vicinissima, ma andare a piedi con tutti i bagagli non

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