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Avventura con lo sceicco: Harmony Collezione
Avventura con lo sceicco: Harmony Collezione
Avventura con lo sceicco: Harmony Collezione
E-book170 pagine2 ore

Avventura con lo sceicco: Harmony Collezione

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Info su questo ebook

Una notizia davvero incredibile!

Si vocifera che Ella Jackson, assidua frequentatrice di feste ed eventi mondani, sia in dolce attesa. Single e bellissima, Ella ha fatto parlare di sé il mese scorso, quando durante la festa di fidanzamento di sua sorella Allegra con il principe ereditario dei Santina ha rovesciato una coppa di champagne sul viso dello sceicco Hassan Al Abbas... Quello che è accaduto fra i due in privato, più tardi, possiamo però immaginarlo, visto che miss Jackson è stata vista uscire dalla suite dello sceicco la mattina successiva...
LinguaItaliano
Data di uscita11 feb 2019
ISBN9788858993361
Avventura con lo sceicco: Harmony Collezione
Autore

Sharon Kendrick

Autrice inglese, ama le giornate simili ai romanzi che scrive, cioè ricche di colpi di scena.

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    Anteprima del libro

    Avventura con lo sceicco - Sharon Kendrick

    Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:

    The Sheikh’s Heir

    Mb Modern Continuity

    © 2012 Harlequin Books S.A.

    Traduzione di Velia De Magistris

    Questa edizione è pubblicata per accordo con

    Harlequin Books S.A.

    Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o

    persone della vita reale è puramente casuale.

    Harmony è un marchio registrato di proprietà

    HarperCollins Italia S.p.A. All Rights Reserved.

    © 2013 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano

    eBook ISBN 978-88-5899-336-1

    1

    Sarebbe mai giunta al termine quella dannata festa?

    Nell’atrio del palazzo del suo amico, lo sceicco Hassan Al Abbas sospirò irritato e si girò verso l’uomo che si teneva a pochi passi da lui. «Ritieni che io possa sgattaiolare via e lasciare che se la sbrighino da soli, Benedict?» chiese, pur prevendendo con assoluta certezza cosa gli avrebbe risposto il suo fido segretario inglese.

    «La sua assenza sarebbe sicuramente notata, Altezza» replicò Benedict, «poiché lei è uno degli ospiti più illustri. Inoltre il suo più caro amico si offenderebbe scoprendo che la sera del suo fidanzamento lei ha preferito andarsene piuttosto che restare per augurargli ogni bene.»

    Hassan strinse i pugni, infastidito dalla giacca dello smoking che gli fasciava le spalle ampie. Odiava la camicia abbottonata sul collo e il papillon, e desiderava avere addosso una delle sue tuniche di seta. Desiderava essere in sella al suo stallone nero, libero di galoppare nel deserto, il vento caldo fra i capelli. «E se credessi nel profondo del mio cuore che un tale augurio fosse non solo inutile, ma anche ipocrita? Se pensassi che Alex stia per commettere il peggiore errore della sua vita?»

    «È difficile che due uomini abbiano la stessa opinione in fatto di donne» sentenziò serio il segretario. «Ancora di più, se l’argomento è il matrimonio.»

    «Non è solo la scelta della fidanzata che contesto» borbottò Hassan, lasciando trapelare la frustrazione che aveva provato sin da quando il suo fraterno amico, il Principe Alessandro di Santina, aveva annunciato l’intenzione di sposare Allegra Jackson, «anche se questa è già abbastanza negativa. Ma abbandonare la donna alla quale era promesso sin dalla nascita! Una donna di nobili natali, che sarebbe stata per lui la consorte adatta.»

    «Forse il suo amore è troppo forte per...»

    «Amore?» intervenne Hassan, un nodo di amarezza che gli serrava la gola. Perché nessuno meglio di lui sapeva che l’amore non era altro se non un’illusione in grado di distruggere con il suo potere di seduzione le vite delle persone. «L’amore è solo il nome che viene dato alla lussuria» dichiarò. «E un sovrano non può farsi guidare dalle esigenze di alcune parti del suo corpo, o dai battiti del suo cuore. Un sovrano deve mettere il dovere al primo posto, sempre.»

    «Certo, Altezza» confermò Benedict doverosamente.

    Hassan scosse la testa. Incontrava ancora difficoltà nel credere che il suo vecchio amico fosse caduto così in basso. «Lo sai che il futuro suocero di Alex è un ex giocatore di football che ha al suo attivo un’infinita lista di mogli e amanti, alle quali è stato pubblicamente e immancabilmente infedele?»

    «Ho sentito qualcosa al riguardo, Altezza.»

    «No, mi sembra davvero impossibile che Alex voglia imparentarsi con una famiglia equivoca come quella dei Jackson! Ma hai notato come si stanno comportando? Sono stato colto dalla nausea quando li ho visti ingollare champagne come se fosse acqua, e dare un ben misero spettacolo sulla pista da ballo.»

    «Altezza...»

    «No, quella tizia, Allegra, proprio non può diventare la moglie di un principe» insisté Hassan concitato, battendo un pugno su un tavolino lì accanto, che scricchiolò sotto la forza del colpo. «È una vagabonda, come lo sono sua madre e le sue sorelle. E quando una di queste sorelle è salita sul palco e ha iniziato a cantare... No, a gracchiare! Sono stato costretto a rifugiarmi qui.»

    «Sì, Altezza, l’ho vista anch’io» commentò Benedict con tono ragionevole, «ma se il principe ereditario ha deciso di sposare la signorina Jackson, dubito che lei potrà fargli cambiare idea. E ora dovrebbe tornare nel salone, prima che la sua assenza venga notata.»

    Ma Hassan non stava più ascoltando, almeno non stava ascoltando le parole del suo segretario. Alzò una mano per chiedere silenzio, e tentò di distinguere quel suono... Un gemito? O forse tutti i mesi trascorsi in battaglia lo avevano spinto a percepire il pericolo anche dove non c’era? In effetti avrebbe potuto giurare che la stanza fosse deserta quando vi era entrato. «Hai sentito qualcosa?» domandò.

    «No, Altezza, non ho sentito niente.»

    Hassan annuì e avvertì la tensione che lo aveva improvvisamente aggredito abbandonarlo. Quella poteva anche essere la peggiore festa a memoria d’uomo, ma la sorveglianza era bene organizzata. «D’accordo, torniamo a questa farsa di ricevimento» concesse. «Forse scoverò una dama sufficientemente attraente con cui ballare.» Rise, una risata amara. «Una donna che sia l’esatta antitesi di Allegra Jackson e della sua spregevole famiglia.»

    Non appena i due uomini uscirono dalla stanza, Ella Jackson, nascosta dietro un imponente cassettone posto in un angolo dell’ampio ambiente, represse a stento la voglia di urlare il suo sdegno e la sua frustrazione.

    Come aveva osato quel tizio?

    Aspettò qualche momento per assicurarsi che l’uomo fosse davvero andato via e allungò le gambe per alleviare i crampi dovuti all’essere rimasta rannicchiata troppo a lungo. Respirò a fondo per riportare l’aria nei polmoni, poiché aveva trattenuto il respiro nel timore di essere scoperta. Per un istante aveva temuto che lui si fosse reso conto della sua presenza, e l’istinto le suggerì che era stata fortunata a evitare il confronto con quell’arrogante che aveva insultato non solo Allegra e Izzy, ma l’intera famiglia Jackson.

    L’altro uomo si era rivolto a lui chiamandolo Altezza, e certamente il suo atteggiamento rivelava sangue blu. La voce era profonda, con un marcato accento, non una voce che si sentiva ogni giorno. Si era espresso con tono autoritario e fiero. Poteva essere quello sceicco di cui tutti parlavano? Il più caro amico del futuro sposo, che era stato atteso al party con la stessa eccitazione riservata a un divo di Hollywood?

    A disagio, Ella si alzò. Le perline di cui era intessuto il corpetto del vestito le premevano dolorosamente sulla pelle, e i folti riccioli avevano un disperato bisogno di qualche colpo di spazzola. Sì, doveva fare qualcosa di drastico per il suo aspetto prima di tornare alla festa di fidanzamento di sua sorella Allegra con l’erede al trono di Santina. Anche se avrebbe rinunciato volentieri a un mese di stipendio per evitare di sottoporsi ancora a quel supplizio.

    Non era ironico che si fosse rifugiata in anticamera spinta dalle stesse ragioni che avevano portato lì lo sceicco? Nel preciso istante in cui sua sorella Izzy era salita sul palco per esibirsi, il cuore le era caduto alle ginocchia e aveva pregato di diventare invisibile. Voleva bene a Izzy, ma perché sua sorella aveva quella orribile tendenza a rendersi ridicola? Perché cantare in pubblico quando era più stonata di una campana?

    Così, spinta dalla vergogna, si era rintanata in anticamera, poi si era inginocchiata dietro il massiccio cassettone quando aveva sentito il risuonare di passi che si avvicinavano. La porta aveva cigolato, si era richiusa, e l’uomo dall’accento straniero aveva praticamente fatto a pezzi la sua famiglia.

    Tuttavia, non aveva forse detto la verità? Perché, in verità, suo padre aveva avuto innumerevoli fidanzate e due ex mogli, una delle quali sposata due volte. Per non contare tutte le avventure clandestine, alcune delle quali segrete, altre invece argomento di articoli apparsi sulle riviste di cronaca rosa.

    E la vita di sua madre non era stata forse offuscata dall’amore senza speranze che aveva nutrito per un uomo incapace di qualsiasi tipo di fedeltà? La sua dolce, ingenua madre che non era mai riuscita a vedere i pur ovvi difetti del marito, il che spiegava perché lo aveva sposato due volte. E anche perché gli aveva permesso di trattarla alla stregua di uno stuoino.

    Se mai avesse avuto bisogno di capire qual era il modo più sbagliato per condurre una relazione, ragionò Ella, le sarebbe bastato rifarsi all’esempio dei suoi genitori. E in effetti aveva giurato che mai, mai, si sarebbe lasciata raggirare da un uomo come sua madre si era lasciata raggirare dal marito.

    Si chinò per recuperare la borsa, dalla quale prese il pettine a denti larghi, l’unico arnese in grado di domare i suoi morbidi ma ribelli riccioli. Poteva accendere una luce?

    Perché no? Era improbabile che il presuntuoso sceicco tornasse sui suoi passi. Probabilmente aveva già identificato una dama sufficientemente attraente con cui ballare. Poveretta, pensò con genuina compassione. Danzare fra le braccia di un uomo dotato di un tale smisurato ego! Certamente non ci sarebbe stato spazio sulla pista per nessun altro!

    Attivò un interruttore e un fascio di luce brillante illuminò la sontuosa anticamera. Identificò uno specchio alle spalle di uno dei salottini foderati di damasco e osservò la sua immagine con aria critica.

    Il vestito tempestato di perline argento era forse un po’ troppo vistoso, ma sicuramente alla moda, ed essere alla moda faceva parte del suo lavoro. I suoi clienti si aspettavano che lei riflettesse il loro stile di vita, e non che si confondesse con lo sfondo. I nuovi ricchi che si rivolgevano a lei per l’organizzazione di eventi e feste possedevano decisamente più denaro che buon gusto.

    Aveva imparato alla svelta le regole. D’altra parte, aveva una mente pronta, una conseguenza dell’essere una sopravvissuta, e dell’essere stata a stretto contatto con i pettegolezzi e una scandalosa notorietà per la maggior parte della sua esistenza. Se una fotomodella di fama mondiale voleva arrivare in chiesa il giorno delle sue nozze a bordo di una vettura abbagliante come un diamante, pretendeva che la donna che aveva organizzato l’evento fosse abbagliante nello stesso modo. Così lei abbagliava. Aveva trasformato in un’arte quel tipo di procedura. Il rossetto scarlatto con il quale evidenziava le labbra già piene e rosse era diventato una sorta di marchio personale. Indossava solo abiti che potessero far colpo. Quando voleva, molte teste si giravano al suo passaggio.

    Ma quella era tutta una messinscena. Celava gelosamente la vera Ella, la nascondeva in un posto dove nessuno poteva trovarla. O ferirla. Quando era a casa, libera dalla sua uniforme scintillante, era una persona completamente diversa, la persona che da sempre era canzonata dalla famiglia. Il viso era privo di trucco, preferiva jeans consumati e maglie di cotone di qualche taglia superiore alla sua. E come avrebbe voluto essere nella sua tana in quel momento, piuttosto che costretta a sopportare quella che si presentava come la serata più lunga della sua vita. Una serata che onestamente non avrebbe mai creduto potesse realizzarsi.

    Una delle sue sorelle stava per sposare un membro di una delle più antiche famiglie reali del Mediterraneo, e i fucili erano stati puntati. Non aveva forse appena sentito con le sue orecchie, e dalla suadente voce dello sceicco, come era giudicato l’intero clan dei Jackson? E non era vero che i giornalisti non avevano fatto altro se non osservarli, nell’ovvia ricerca di segnali che sottolineassero quanto poco adatti fossero i Jackson a unirsi con l’aristocrazia?

    Bene, glielo avrebbe fatto vedere lei, decise. I loro crudeli commenti non l’avrebbero toccata. Lavorava duro per guadagnarsi da vivere, lo aveva sempre fatto, tuttavia la gente la giudicava a causa del suo cognome. Pensavano che fosse una buona a nulla, una scansafatiche che trascorreva le sue giornate crogiolandosi nell’ozio e bevendo champagne, e nulla avrebbe potuto essere più diverso dalla realtà.

    Ella si passò il pettine fra i riccioli scuri, controllò che il mascara non si fosse sbavato, e infine passò il rossetto scarlatto sulle labbra.

    Fatto.

    Gli orecchini oscillavano come cascate scintillanti, persino l’ombretto luccicava. La sua armatura splendente era pronta per proteggerla dalla malignità della gente. Che qualcuno si azzardasse a muoverle una qualsiasi critica!, pensò.

    Il rumore della musica e delle voci divenne più forte man mano che procedeva lungo il corridoio, le scarpe nuove che risuonavano sul pavimento di marmo. Di lucida pelle nera, con altissimi tacchi argento che facevano meraviglie per le sue gambe, erano il sogno di ogni donna e l’incubo degli ortopedici. Ma le conferivano statura e postura notevoli, e quella sera aveva un disperato bisogno

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