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La magia di Natale (eLit): eLit
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E-book151 pagine2 ore

La magia di Natale (eLit): eLit

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Info su questo ebook

Il ballo dei Brockmore 2

Inghilterra, Natale 1818

Pur erede di un ducato, Vale Penrith non ha alcuna intenzione di accasarsi, tantomeno se la moglie dovesse avere il carattere di Lady Viola Hawthorne. Quindi, perché la sua bellezza sconvolgente lo spinge oltre la ragione? Si tratta forse del clima natalizio che sta compiendo la sua magia oppure è un sentimento destinato a durare?
LinguaItaliano
Data di uscita5 dic 2018
ISBN9788858995648
La magia di Natale (eLit): eLit
Autore

Bronwyn Scott

Bronwyn Scott is the author of over 50 books. Her 2018 novella, "Dancing with the Duke's Heir" was a RITA finalist. She loves history and is always looking forward to the next story. She also enjoys talking with other writers and readers about books they like and the writing process. Readers can visit her at her Facebook page at Bronwynwrites and at her blog at http://www.bronwynswriting.blogspot.com

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    Anteprima del libro

    La magia di Natale (eLit) - Bronwyn Scott

    1

    Giovedì 24 dicembre 1818, vigilia di Natale

    È di nuovo Natale. Il quarto senza suo padre e suo fratello. Vale Penrith trasse un respiro profondo e uscì dal caldo tepore della carrozza per trovarsi avvolto dal freddo tonificante dell'inverno. Le suole degli stivali scricchiolavano sul sottile strato di neve fresca appena caduta, che il popolo Sami in Lapponia, il suo ultimo studio antropologico, avrebbe chiamato lumi. In un secondo momento, forse, si sarebbe trasformata in viti, ossia neve farinosa, o, in caso di minor fortuna, in iljanne, neve che avrebbe formato solo uno strato sottile sopra il ghiaccio. Vale gettò uno sguardo verso le nuvole grigie, inviando una preghiera al cielo. Doveva solo sopravvivere ai prossimi dodici giorni. Perlomeno, non sarebbe stato solo.

    Vale raggiunse la carrozza e offrì la mano a sua madre, Margot Penrith, per aiutarla a scendere. Era una donna fragile, una bellissima regina di neve, fine e molto elegante, avvolta in costose pellicce. L'espressione degli occhi azzurri rispecchiava i suoi pensieri: non avrebbero dovuto essere lì. Non quando la sua famiglia era distrutta dal dolore e i due soli componenti piangevano la perdita della propria metà: il marito tanto amato e l'adorato fratello. Una vedova e un inatteso erede.

    Vale non avrebbe mai immaginato di trovarsi a Brockmore come erede di suo zio, titolo che non si sentiva adatto a portare. Era un politico per senso del dovere, quando l'occasione lo richiedeva, un antropologo per scelta. Non era un duca.

    Prese il braccio della madre e insieme salirono le scale d'ingresso verso le imponenti porte a doppio battente già decorate con fronde e ramoscelli. Un invito per alcuni, suppose. Un monito per altri, come lui. In ogni caso, il messaggio delle decorazioni era lo stesso: Natale iniziava nel momento in cui si oltrepassavano quelle porte. Gli ospiti potevano aspettarsi che il duca e la duchessa si dedicassero completamente alla festività. Suo zio e sua zia organizzavano sempre eventi in grande stile.

    All'interno l'ingresso era caldo. Un suono di voci allegre proveniva dal salotto, accompagnato da un accogliente profumo di tè speziato e torte appena sfornate. Il maggiordomo aveva appena ritirato i loro cappotti e pellicce quando apparve zio Marcus: capelli folti argentati e abito impeccabile, aveva un portamento energico e inappuntabile mentre avanzava a grandi passi, con le braccia tese, un gran sorriso sul volto e la voce che rimbombava, per dare loro il benvenuto. Avvolse in uno stretto abbraccio la madre di Vale. «Margot, cara cognata! Sei arrivata appena in tempo. Inizieremo le decorazioni tra circa un'ora. Alicia sarà contenta che tu sia riuscita e venire. Non si può mai sapere, date le condizioni delle strade in questo periodo dell'anno.» Si girò verso Vale, studiandolo per un momento. I perspicaci occhi azzurri di Brockmore lo squadrarono da capo a piedi in segno di approvazione. «Ragazzo mio, è bello rivederti» disse semplicemente, prima di stringerlo tra le braccia. Vale lo abbracciò a sua volta. Per qualche minuto soltanto lui non era l'erede, ma solo l'amato nipote, e quest'uomo non era il possente Brockmore, il potente duca, ma suo zio, il fratello maggiore di suo padre, un legame ancora vivo con l'uomo che aveva perduto. E Vale assaporò questo momento.

    Zia Alicia apparve al suo fianco, alta e regale nel suo abito blu scuro alla moda, proprio come Vale la ricordava. Prese sua madre sottobraccio, accogliendo la fragile Margot sotto la sua ala protettiva, e la condusse al centro della festa, nella famosa sala blu dei ricevimenti di Brockmore, coinvolgendola nei pettegolezzi e novità sugli ospiti. Zio Marcus diede un deciso colpetto sulla spalla di Vale. «Vieni. Ci sono alcune persone che vorrei che incontrassi.»

    Brockmore lo condusse nella sala. Fece la conoscenza di Aubrey Kenelm, un giovane biondo con gli occhi azzurri, erede del Marchese di Durham, e di Lady Anne Lowell, una fanciulla posata dai capelli castani, figlia del Conte di Blackton, che il duca presentò con un certo scintillio nello sguardo che generò in Vale un fremito tale da metterlo sulla difensiva. Suo zio era famoso per combinare matrimoni durante queste feste e lui non desiderava rientrare nei suoi piani futuri. Vale, educatamente, fece un cenno del capo a ogni signora, attento a non essere troppo cortese nei confronti di Lady Anne, mentre sorrise caldamente alla sua silenziosa dama di compagnia, Marianne Pletcher, che a causa della sua posizione sociale non rappresentava per lui un potenziale pericolo.

    Questo era il genere di persone che si aspettava di incontrare, ossia quelle che frequentavano gli ambienti di suo zio: di buona famiglia, ricche e con aspirazioni militari. Ma notò che nel salone c'era anche un altro gruppo di invitati, che, a dire il vero, costituiva la maggioranza degli ospiti presenti. C'era Miss Rose Burnham, una fanciulla decisamente carina e di buona famiglia, il cui padre era caduto in miseria, lasciandole come unica dote la sua bellezza; Matthew Eaton, figlio del barone locale, che non era mai stato a Londra, ma era bello e affascinante nonostante non fosse in grado di offrire reali prospettive. A eccezione di Kenelm e Lady Anne, questi non erano i soliti invitati che normalmente si incontravano a Brockmore. Infine, suo zio lo condusse da un uomo che aveva superato la mezza età e che se ne stava seduto da solo in un angolo.

    Questi si alzò per salutarli e suo zio gli posò una mano sulla spalla in segno d'affetto. «Silas Arthur, Lord Truesdale, questo è mio nipote, Vale Penrith.»

    Vale osservò gli occhi stanchi dell'uomo che lo stavano scrutando nel tentativo di riconoscerlo. «Ah, Penrith. L'erede!» Vale cominciava a odiare quel titolo, un continuo richiamo a tutto quello che era successo e che aveva fatto in modo che quell'appellativo ricadesse su di lui.

    Conversarono brevemente prima di congedarsi dall'ospite; poi, mentre si allontanavano, con voce calma suo zio gli sussurrò all'orecchio: «Silas ha perso la moglie due anni fa». Nel pronunciare quelle parole, gli strizzò la spalla, attirando lo sguardo di Vale. «Non sei l'unico qui ad essere in lutto.» Una fuggevole traccia di tristezza apparve nello sguardo di suo zio a ricordargli che anche lui aveva perso un fratello, proprio come Vale aveva perso R.J. Eppure, se non fosse stato per quel fugace momento di debolezza, nessuno lo avrebbe notato. Invidiava a suo zio la capacità di andare avanti, cosa che lui non era ancora in grado – o probabilmente si rifiutava – di fare. Forse voleva che l'orologio si fosse fermato al 21 aprile 1814, quando suo padre e R.J. erano ancora vivi.

    Suo zio lo indirizzò verso un piccolo gruppo di gentiluomini vicino al caminetto. Quella fugace traccia di tristezza era ormai scomparsa dal suo sguardo. «Vorrai conoscere gli altri giovanotti» suggerì. «Sono tutti molto simpatici. Penso che ti piaceranno particolarmente Kenelm e Eaton. Gli altri ci raggiungeranno tra non molto.» Gli fece l'occhiolino e gli diede un ultimo colpetto sulla schiena. «Sii felice, Vale.» I suoi occhi scintillavano di malizia. «Non pensare che non sappia che preferiresti rimanere nascosto a Londra nella tua biblioteca con la tua antropologia, cercando di ignorare il mondo. La vita continua, che tu lo voglia o no. Potresti anche divertirti. Consideralo il mio regalo di Natale per te.»

    Non solo per lui pensò, mentre Kenelm si spostava per fargli spazio all'interno del loro gruppo nei pressi del caminetto. Ecco spiegata la combinazione degli ospiti: il vedovo solitario nell'angolo, la triste e graziosa debuttante, il figlio del barone, che nonostante le proprie potenzialità, era troppo legato alla vita di campagna che non avrebbe mai abbandonato senza un impulso da parte di un mentore di alto livello. La lista continuava. Il regalo di suo zio a tutti loro era un'occasione: un'occasione di contrarre un matrimonio vantaggioso, se foste Rose Burnham; un'occasione di rifarvi una vita, se foste Lord Truesdale; un'occasione di superare i limiti della vita di campagna grazie ai meriti del proprio ingegno, se foste Matthew Eaton. Un'occasione di essere vivo e felice, se foste Vale Penrith e non foste già morti dentro da quasi quattro anni.

    All'ingresso del salone, suo zio batté le mani chiedendo attenzione. «Ascoltate tutti! Un momento, per favore!» Aspettò che nella sala calasse il silenzio. Zia Alicia prese posto accanto al marito, sorridente mentre porgeva i suoi saluti. «Desideriamo darvi il benvenuto a Brockmore per le festività. Abbiamo in programma diversi festeggiamenti, dalle feste sui pattini a una fiera del pan di zenzero, e poi il ballo mascherato per l'Epifania. Sarà un Natale indimenticabile!» Rapidi mormorii di eccitazione ondeggiarono per la stanza. I Brockmore chiesero nuovamente di fare silenzio. «I valletti sono di ritorno con i rami appena tagliati dal pino della tenuta. Si comincino le decorazioni! Che il Natale abbia inizio!»

    Applausi e acclamazioni continuarono fino a riempire l'intero salone. Vicino a Vale, Aubrey Kenelm sulla scia dell'entusiasmo si stava togliendo il cappotto per mettersi al lavoro. «Le signore avranno bisogno di noi per sollevare i carichi pesanti.» Sorrise e diede un colpetto col gomito a Matthew Eaton come se fossero ottimi amici, anche se in realtà si erano incontrati solo un'ora prima. Con l'altra mano afferrò il braccio di Vale. «Forza! Io mi occuperò delle porte. Tu e Matthew delle scale.» All'improvviso Vale si ritrovò con il compito di decorare il corrimano, senza alcuna possibilità di sgattaiolare via per raggiungere la sua camera e spacchettare i libri. Aveva una relazione da scrivere per il consiglio del British Museum che riguardava la Lapponia e i misteri del nord. Suo zio aveva ragione. Avrebbe preferito starsene nascosto nella sua biblioteca dove nessuno lo avrebbe disturbato, invece di essere nel bel mezzo di un festeggiamento. Ma adesso era troppo tardi per tornare indietro. La relazione per il museo avrebbe dovuto aspettare.

    Bastava ancora un altro mezzo pollice e ce l'avrebbe fatta. Non poteva rinunciare proprio adesso, non quando le mancava così poco. Lady Viola Hawthorne si allungò sulle punte dei piedi in cima a una scala nell'ingresso di Brockmore con una palla di vischio appesa alle dita, mentre tendeva una mano verso la goccia di cristallo lucidato a fuoco che pendeva dal centro del lampadario. Ci siamo... quasi.

    Mentre cercava di trovare la posizione giusta, la scala si mise a oscillare pericolosamente. A circa sedici piedi sotto di lei un gruppo di giovani, intenti a decorare l'ingresso, cominciò a radunarsi alla base della scala incuriositi dal suo comportamento bizzarro. Lei si accorse, con la coda dell'occhio, che una figura alta stava scendendo velocemente le scale. Un attimo dopo, percepì mani salde afferrare la scala, a cui fece seguito un monito ancora più risoluto. «Venite giù immediatamente! Volete rompervi il collo?» Non osò cercare di capire chi ci fosse sotto di lei, altrimenti avrebbe perso la calma. Veramente il Criticone pensava che non sarebbe arrivata alla stessa conclusione? Aveva semplicemente scelto di ignorare il pericolo. Essere cauta non rientrava nei suoi programmi. Le ragazze prudenti non venivano espulse dalle feste in casa.

    La risata di Lady Viola fu forte e coraggiosa. «Mai!» Il rimprovero del Criticone non fece altro che incoraggiarla ancora di più, spingendola a mettersi in punta di piedi come una ballerina, ma nel momento in cui si allungò verso l'alto, l'abito finì con l'aderirle al seno, mentre l'orlo si sollevò fino a mostrare le caviglie e molto di più. D'altra parte era facile dare scandalo quando ci si trovava in cima a una scala, ed era esattamente quello che lei aveva intenzione di fare. Per questo motivo sotto il vestito aveva indossato calze di seta, reggicalze rossi e niente altro. Ma al momento era più preoccupata della sfida in corso che di quello che i ragazzi del posto potevano sbirciare. Ormai si era allungata al massimo. Mancava solo una frazione

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