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Il trionfo dell'orgoglio
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E-book200 pagine2 ore

Il trionfo dell'orgoglio

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Info su questo ebook

Inghilterra, 1660
In seguito alla restaurazione della monarchia, i Realisti esiliati possono far ritorno trionfale in patria insieme al re Carlo II. Tra loro Adam è atteso con ansia dalla giovane Prudence, che si era infatuata di lui tre anni prima e che gli ha preparato un mazzolino di fiori come omaggio di benvenuto. Sgattaiolata fuori di casa, si mischia alla folla e appena scorge il giovane gli getta il bouquet. Sfortunatamente, però questo finisce tra le braccia di un altro gentiluomo che...
LinguaItaliano
Data di uscita11 ott 2021
ISBN9788830535473
Il trionfo dell'orgoglio
Autore

Helen Dickson

Nata e cresciuta nello Yorkshire, dove vive con il marito, è da sempre appassionata di storia e nel tempo libero ama visitare antiche dimore da cui trae ispirazione per i suoi romanzi.

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    Anteprima del libro

    Il trionfo dell'orgoglio - Helen Dickson

    Copertina. «Il trionfo dell'orgoglio» di Dickson Helen

    Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:

    Lord Fox’s Pleasure

    Harlequin Mills & Boon Historical Romance

    © 2001 Helen Dickson

    Traduzione di Emanuela De Simoni

    Questa edizione è pubblicata per accordo con

    Harlequin Books S.A.

    Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o

    persone della vita reale è puramente casuale.

    Harmony è un marchio registrato di proprietà

    HarperCollins Italia S.p.A. All Rights Reserved.

    © 2002 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano

    eBook ISBN 978-88-3053-547-3

    Frontespizio. «Il trionfo dell'orgoglio» di Dickson Helen

    1

    Maggio, 1660

    «Prudence! Oh, dov’è quella ragazza?»

    La voce di Arabella corse lungo lo stretto corridoio fino al cortile dove Prudence era china sui vasi di terracotta pieni di fiori, un’espressione assorta sul volto. In un angolo, un olmo frondoso torreggiava maestoso e i suoi lunghi rami creavano una piacevole zona di ombra, sotto la quale la giovane stava strappando le erbacce intorno a una piantina di violette del pensiero.

    «Prudence! Perché non mi rispondi quando ti chiamo?» Il tono di Arabella era irritato, mentre scendeva la stretta rampa di scalini di pietra che portava al cortile. Numerose piante rampicanti di caprifoglio profumavano l’aria e i fiori coloravano l’ambiente di mille sfumature. Il profondo amore di Prudence per il giardinaggio non smetteva mai di stupirla, pensò con un moto di orgoglio, e la sua competenza e creatività in fatto di piante, oltre che il modo in cui i fiori crescevano rigogliosamente grazie alle sue mani fatate, erano davvero notevoli.

    Vivace e piena di un’energia che stentava a tenere a freno, Prudence aveva un carattere dolce e un cuore tenero, ma era anche terribilmente testarda e tendeva a ignorare tutte le regole del decoro. Quando i suoi pensieri non erano occupati da problemi di giardinaggio, il suo comportamento appariva spesso riprovevole ed era la disperazione di Arabella e di zia Julia. Arabella imputava la condotta di sua sorella all’assenza di una figura maschile nella sua vita e si chiedeva che cosa avrebbe pensato di lei loro fratello, sir Thomas Fairworthy, adesso che era tornato dall’esilio politico in Francia.

    Sentendo la voce della sorella e percependo il suo tono irritato, Prudence interruppe l’attività cui si stava dedicando. Posò la piccola vanga e si voltò verso di lei, pulendosi distrattamente le dita sporche di terriccio nel vestito. «Sono qui, Arabella!» gridò, incamminandosi lungo il cortile, un sorriso sul grazioso volto a forma di cuore, incorniciato da una cascata di boccoli castani dai caldi riflessi ramati, gli enormi occhi scintillanti come due preziose ametiste, ornati da lunghe ciglia scure. «Che cosa succede?»

    «Per l’amor del cielo, Prudence, guarda in che condizioni sei» la rimproverò, esasperata, mentre il suo sguardo percorreva l’abito e il volto della sorella, entrambi imbrattati di terriccio. «Mentre noi ci affanniamo per preparare il banchetto di questa sera, tu ti diletti con i fiori. Le tue mani dovrebbero essere impegnate ad aiutare zia Julia e la signora Gilbey in cucina, piuttosto. Per qualche istante, ho temuto che fossi uscita.»

    «Dove pensavi che fossi andata?»

    «Da Molly Rowan, pur sapendo che io disapprovo la tua amicizia con lei. È una ragazza troppo sfacciata per i miei gusti. E quel giovanotto che lavora per suo padre e che ti segue ovunque facendoti gli occhi dolci mi piace ancora meno. Mi auguro con tutto il cuore che tu non faccia niente per incoraggiarlo.»

    Molly aveva la stessa età di Prudence ed era la figlia di un vivaista. Le due giovani erano diventate amiche quando, un anno prima, Prudence era arrivata a Londra e si era recata al vivaio per comprare delle piante. Il fatto che Will Price le ronzasse intorno con insistenza ogni volta che lei andava a trovare Molly o a chiedere qualche consiglio al padre della ragazza era inevitabile, dato che lavorava al vivaio.

    «Ti giuro che non ho mai incoraggiato Will Price» si difese lei. Ed era la verità, poiché non le piaceva affatto il modo in cui quel giovane la fissava. «Non ne parlerai a Thomas, vero?»

    «Sai che non amo i pettegolezzi, ma posso sempre cambiare idea se tu non corri a renderti presentabile e cominci a comportarti bene.»

    Prudence annuì.

    «Andiamo. Non perdiamo altro tempo in chiacchiere inutili. Devi avere sentito il colpo di cannone sparato dalla Torre per annunciare che il re ha attraversato il ponte di Londra. Desidero che tu sia sul balcone prima che il corteo abbia imboccato il nostro viale, lo Strand» la sollecitò Arabella.

    Come in ogni angolo di Londra, anche nella dimora dei Maitland dominava uno stato di euforica eccitazione per il ritorno sul trono di re Carlo. In realtà, nessuno sarebbe potuto restare immune alla febbre che era divampata in quei giorni. Da quando erano comparsi i primi segnali della Restaurazione, la città aveva cominciato a risvegliarsi dal profondo torpore che l’aveva avvolta negli anni bui della dittatura di Cromwell. Effigie di Carlo II Stuart, abbellite da composizioni floreali, erano comparse lungo le strade, dove gli uomini sfilavano in corteo, esibendo preziosi costumi da cavaliere ornati di gale e nastri.

    Appena la nave del re, la Royal Charles, insieme al resto della flotta, era giunta a Dover, dove Carlo era stato accolto con deferenza e tutti gli onori dal generale Monk, il comandante in capo delle forze armate di Inghilterra e Scozia, nonché l’uomo che aveva giocato un ruolo cruciale nella restaurazione della monarchia, la eco dei cannoni aveva unito Dover a Londra.

    Il corteo aveva attraversato il Kent e la calda accoglienza mostrata dalla popolazione lungo la strada non aveva mancato di commuovere i Realisti che tornavano in patria dopo anni e anni di guerra e di esilio. Salutato a Blackheath dall’esercito schierato dal generale Monk, lo stesso esercito che si era rivoltato contro di lui in passato, il sovrano marciava verso la capitale.

    Prudence si accinse a rientrare in casa. Aveva nove anni l’ultima volta che aveva visto suo fratello, che adesso le sembrava soltanto un’ombra di un lontano passato. In ogni caso, non vedeva l’ora di riabbracciarlo. Nell’ultima lettera, Thomas aveva annunciato di avere sposato una giovane donna di nome Verity Ludlow. Orfane di entrambi i genitori, Verity e sua sorella Lucy erano state condotte all’Aia da uno zio dopo la disastrosa battaglia di Worcester. Purtroppo, Thomas non sarebbe tornato in Inghilterra insieme all’amata consorte. Lo zio di Verity, infatti, era mala to gravemente e non era in grado di viaggiare, così le nipoti erano rimaste all’Aia per assisterlo.

    C’era anche un altro volto che Prudence desiderava fervidamente rivedere nel corteo del re: quello adorato di Adam Lingard, un giovane uomo con i capelli più biondi e gli occhi più azzurri mai esistiti sotto la volta celeste. Fin da bambina, lei aveva avuto un debole per lui e lo aveva adorato in segreto, tuttavia Adam non le era mai sembrato tanto affascinante come quando, tre anni prima, non aveva esitato a salire a cavallo e a lasciare il villaggio di Marlden Green, nel Surrey, come un cavaliere dal cuore impavido, per raggiungere suo padre in esilio oltre la Manica, in terra francese.

    «Arabella, devo proprio restare sul balcone? Non posso scendere in strada e assistere al passaggio del corteo insieme a Molly?»

    «No!» esclamò la sorella in un tono che non ammetteva repliche. «Quante volte devo ripeterti che assisterai al corteo dal balcone insieme a tutti noi?»

    «Ma è troppo lontano» si lamentò Prudence.

    «Santo cielo, non discutere! Farai come dico io» sibilò Arabella. Poi, pentendosi della propria irritazione, aggiunse più gentilmente: «Perdonami, Prudence, ma sono molto agitata per l’imminente ritorno di nostro fratello. Inoltre, la cugina Mary e suo marito, accompagnati dalla loro prole irrequieta, sono appena arrivati».

    Con la sensibilità che le era abituale, Prudence notò l’improvviso incupirsi dell’umore di sua sorella e si adoperò per rischiararlo, sapendo quanto la visita di Mary la preoccupasse. «Coraggio, Arabella. Adesso che Thomas è a casa, ogni cosa non potrà che miglio rare e tu non sarai più costretta a sopportare il caratteraccio di Mary.»

    «Alleluia» sospirò Arabella. Quindi, mentre insieme rientravano in casa, si voltò e osservò attentamente sua sorella. Era davvero una creatura incantevole e non mancava mai di ricevere lunghe occhiate colme di ammirazione, considerò con un moto di preoccupazione per il suo futuro. Non vedeva l’ora che Thomas tornasse a casa e riprendesse saldamente le redini della famiglia.

    E allora, forse, avrebbe avuto più tempo da dedicare al suo amato promesso sposo, Robert Armstrong che, come lei, era ansioso di andare all’altare, adesso che il re aveva ripreso il suo posto sul trono. Terminati gli studi di giurisprudenza al Lincoln’s Inn e in capace di vivere sotto il rigido regime del Protettorato, tre anni prima Robert aveva deciso di raggiungere i suoi fratelli in esilio. Tuttavia, ansioso di riunirsi ad Arabella, aveva precorso di un mese il ritorno del re, anche se si era trasferito a Dover per assistere con i propri occhi al momento solenne in cui il sovrano e il suo corteo avrebbero posato i piedi sulla terra di Albione.

    «Non riesco a fare a meno di sentirmi triste per zia Julia, Arabella. Temo che stia soffrendo molto perché zio James non tornerà dalla Francia. La lettera di Thomas che la informava che suo marito era morto di vaiolo l’ha sconvolta; sarà molto doloroso per lei questo nostro momento di gioia.»

    Un’intensa tristezza adombrò gli occhi azzurri di Arabella. «Thomas è diventato il capofamiglia dal momento che sia nostro padre sia zio James sono morti e zia Julia lo accoglierà con grande affetto: gli ha sempre voluto bene come al figlio maschio che non ha mai avuto.»

    «Zia Julia è stata molto generosa ad accoglierci in casa sua, dopo la morte di nostro padre. Ma, con il ritorno di Thomas, spero che potremo tornare a Marlden Green.»

    «Anch’io, Prudence, lo spero tanto, anche se rabbrividisco al pensiero delle condizioni in cui troveremo la nostra casa, dopo un anno di assenza.»

    Willow House, la loro tenuta a Marlden Green, un villaggio nel Surrey, era stata risparmiata dalle truppe di Cromwell durante la guerra civile, ma rifiutandosi di giurare fedeltà al Parlamento e, di conseguenza, di evitare le ingenti tasse e i sequestri imposti dal Protettorato, il loro padre non era stato in grado di sfuggire alla povertà.

    «Quando ce ne andammo, era già in cattivo stato» proseguì Arabella. «Il tetto era pieno di crepe e, nel frattempo, il giardino si sarà trasformato in un terreno incolto.»

    Gli occhi di Prudence si illuminarono. «Per tutto ciò che riguarda la casa, non sarò di molto aiuto, ma sarà un piacere occuparmi del giardino. Il signor Rowan mi ha dato molti consigli e, in questi mesi, ho abbozzato un progetto per riportare il parco al suo antico splendore. Ho indicato anche il tipo di piante e di fiori che utilizzerò e i punti in cui li sistemerò.»

    L’entusiasmo di Prudence portò un sorriso sul volto di Arabella. «Apprezzo la tua iniziativa, ma non scordare che servirà molto denaro e temo che Thomas darà la priorità ai lavori necessari per rendere abitabile la casa.»

    «Ho pensato anche a questo. Porterò con me a Marlden Green le piantine e le talee che ho raccolto nei giardini degli amici e dei vicini di casa di zia Julia.»

    «Con il loro permesso, mi auguro.»

    «Naturalmente. Ho raccolto abbastanza piante per rendere rigogliosa la nostra terra.»

    Prudence seguì la sorella nelle cucine, dove da una settimana zia Julia e la signora Gilbey si adoperavano per preparare il pantagruelico banchetto per celebrare il ritorno di re Carlo.

    Prudence si guardò intorno. Su ogni ripiano della cucina facevano bella mostra elaborati dolci, conigli e polli in fricassea, vassoi di aragoste, carpe, formaggi e frutta candita. Ma, nonostante l’acquolina in bocca, si accinse ad avviarsi verso la propria camera quando, improvvisamente, la cugina Mary comparve sulla soglia, impedendole di uscire.

    Mary inarcò un sopracciglio e le rivolse un’occhiata colma di disapprovazione, mentre i gelidi occhi grigi indugiavano severamente sui suoi abiti sporchi di terra, poi si spostò leggermente per permetterle di passare. Quindi, si rivolse ad Arabella con un sospiro esasperato. «Mi auguro che vostra sorella trovi un marito che si occupi di lei, sollevandovi da ogni responsabilità» commentò in tono acido. Senza aggiungere altro, le voltò le spalle con fare sdegnoso e si avviò per raggiungere i figli, che erano già corsi sul balcone per assicurarsi i posti migliori.

    Mary aveva trent’anni, ma gli abiti poco ricercati e la modesta acconciatura dei capelli la facevano sembrare un po’ più vecchia. Incinta del quarto figlio, era già madre di due maschietti e di una bambina. Suo marito, Philip Tresswell, un vedovo scialbo ed ema ciato, possedeva un negozio di tessuti nel New Exchange, lungo lo Strand. Abitavano, però, in un palazzo di tre piani in Bishopgate e Mary, con i bambini, rendeva visita alla madre ogni settimana.

    Mentre saliva le scale, Prudence si concentrò sul momento in cui avrebbe rivisto Adam e si chiese che cosa avrebbe pensato di lei, che ormai era diventata una donna.

    Dopo un bagno caldo, indossò un abito azzurro, piuttosto scollato, con le maniche lunghe e il corpetto a punta, la gonna ampia e aperta sul davanti per lasciare intravedere una sottogonna candida come la neve. Nel suo modesto guardaroba, quello era l’abito migliore e lei sperava che la rendesse davvero irresistibile agli occhi dell’amato. Era la prima volta che lo indossava, sebbene Arabella lo avesse cucito per lei già un anno prima. Lo aveva, infatti, conservato per il giorno in cui l’uomo dei suoi sogni avrebbe fatto ritorno a casa. E quel giorno speciale finalmente era arrivato.

    Seduta di fronte allo specchio, si pettinò i lunghi capelli finché non le caddero morbidamente sulle spalle in morbidi e voluminosi boccoli. Quando ebbe finito, si alzò e girò su se stessa, sforzandosi di guardare l’immagine riflessa nello specchio con gli occhi di un’altra persona. Gli occhi di Adam.

    Infine, convinta di non poter fare altro per migliorare il proprio aspetto, lasciò la camera. In corridoio, incontrò zia Julia che si stava dirigendo verso il balcone.

    «Prudence, tesoro!» esclamò, chiaramente commossa. «Sei davvero incantevole. Questo azzurro ti dona in modo particolare, credo che ogni gentiluomo del corteo non potrà fare a meno di ammirarti.»

    Le gote della giovane s’imporporarono leggermente.

    «Ora affrettati a raggiungere il balcone» proseguì la zia. «Il clamore e le acclamazioni di giubilo che si colgono in lontananza preannunciano l’imminente passaggio del corteo. Suppongo che Thomas cavalcherà al fianco di lord Fox e di Adam Lingard.»

    «Lord Fox? Vi riferite al lord Fox la cui proprietà confina con la nostra nel Surrey?»

    «Proprio lui. Se ti ricordi, mia cara, Thomas lo ha nominato di frequente nelle sue lettere.»

    «In verità, so molto poco

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