Perla e il segreto di nonna Dorothea
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Anteprima del libro
Perla e il segreto di nonna Dorothea - Patrizia Catenuto
633/1941.
1 L’incontro con Gambastorta
Perla era una bambina di soli dieci anni. Viveva con i nonni in una piccola casa di montagna nel Kansas. Nonno Edo lavorava nei campi fino al tramonto, era molto anziano e le sue ossa doloranti lo portavano a stancarsi, ma per mantenere sua moglie e sua nipote era costretto ad arare ancora i campi. Nonna Dorothea, dopo una brutta caduta da cavallo all’età di trent’anni, perse l’uso delle gambe e così fu costretta a stare sulla sedia a rotelle. Perla passava le sue giornate, dopo la scuola, ad accudirla. L’aiutava nelle faccende di casa, lavava i piatti, puliva e a volte, con l’aiuto del nonno, cucinava cibi prelibati. La sera, dopo aver sistemato la nonna a letto, le leggeva il suo libro preferito: Alice nel paese delle meraviglie. La nonna non riusciva più a vedere bene, adorava questa storia e si rilassava ascoltandola. Questo libro dovrebbero leggerlo tutti
ripeteva sempre
La loro casa era antichissima ma accogliente, la cucina era ampia e, posizionato al centro della stanza, vi era un tavolo logorato dal tempo. La camera dei nonni era angusta con un letto e un piccolo comò. Perla dormiva nel solaio, il suo giaciglio era talmente vecchio che cigolava durante la notte, ma a lei non importava, stare lì assieme ai suoi adorati nonni la faceva stare bene. Prima di addormentarsi leggeva i suoi amati libri. Per il compleanno la nonna le aveva regalato Il meraviglioso mago di Oz; le piaceva così tanto che sognava di esserne la protagonista. Quando scoprì che le scarpette di Dorothy erano magiche disse ad alta voce: Come mi piacerebbe regalarle alla mia nonnina, così potrà nuovamente camminare e giocare con me.
Quella notte accadde qualcosa di inaspettato. Perla non riusciva a dormire e il sibilare del vento, che era proprio insopportabile, la tenne sveglia per parecchie ore. Era quasi l’alba quando sentì che là fuori qualcuno la stava chiamando. Una voce flebile ma incisiva bisbigliava il suo nome. Perla si alzò, prese il suo vestitino verde smeraldo e lo indossò velocemente, si legò i capelli, calzò le sue scarpette bianche e in punta di piedi, per non farsi sentire dai nonni, uscì fuori. Il vento le scompigliò subito i capelli e un freddo pungente le colpì il viso. Afferrò la sciarpa, che ancora teneva in mano, e se l’attorcigliò tra il collo e la testa come le vecchie massaie. Con un coraggio da leone si diresse verso la foresta ancora buia.
Perla, Perla
sibilava la voce.
Chi è che mi chiama?
Nessuno rispose. Il vento non dava tregua e il movimento degli alberi rendeva la situazione ancora più paurosa. Perla incuriosita continuò a camminare. Passo dopo passo, l’alba spuntò. Una fievole luce si snodava tra gli alberi, che con i loro lunghi rami creavano delle bizzarre ombre sul terreno.
Improvvisamente con la coda dell’occhio vide qualcosa che si muoveva. Immobile come una statua, attese che uscisse qualcuno. Era una bambina che non aveva mai avuto paura di nulla, e così attese ancora.
"Enoizannad, enoizannad" una vocina, dalle parole incomprensibili, proveniva da dietro il cespuglio. All’improvviso un piccolo essere tutto verde, con stivaletti a mezza gamba e un cappello con una lunga piuma, da cui fuoriuscivano i capelli del colore delle foglie autunnali, sbucò fuori rotolando come una trottola.
Perla sgranò gli occhi e lo guardò interessata. Il piccolo essere verde si alzò scrollandosi da dosso le foglie secche che gli erano rimaste appiccicate, alzò la testa e la fissò.Non hai mai visto qualcuno che incespica?
farfugliò con parole più comprensibili.
Sì, ma non ho mai visto qualcuno come te.
Come me? Perché secondo te cosa ho che non va?
Oh nulla, è solo che un piccolo ometto verde come te l’ho visto solo sui libri.
Perla si abbassò per potergli parlare.
Non sono un piccolo ometto verde, io mi chiamo Gambastorta.
Perla non riuscì a trattenere una grassa risata.
Non ci trovo nulla di divertente.
Perché hai questo buffo nome?
Perché quando cammino ho un andamento sbilenco, tutto qui.
Gambastorta con un tono serioso si mise le mani sui fianchi.
Scusami non volevo offenderti. Io mi chiamo…
Perla
continuò Gambastorta.
Come fai a sapere il mio nome?
Sono un folletto, e come ogni folletto sono una creatura magica con poteri diversi, perciò è normale che conosca il tuo nome
ribatté mentre dalla tasca dei suoi larghi pantaloni prendeva un biscotto attorcigliato fatto con farina magica, cotto sulla brace e cosparso di miele.
Vuoi un biscotto?
No, grazie non ho molta fame.
Gambastorta dopo averlo divorato, ne estrasse un altro e con la stessa voracità lo mangiò. Con la piccola mano verde si pulì la bocca sporca di briciole.
Perché ti trovi qui?
Perché mi trovo qui?
fece eco Gambastorta.
Se non lo sai tu, lo dovrei sapere io?
Gambastorta si alzò il cappello e si grattò la testa, il suo viso si trasformò da perplesso a preoccupato. Dall’altra tasca dei pantaloni estrasse una boccetta che conteneva delle piccole compresse verdi, ne prese una e la deglutì senza acqua.
Cosa hai ingerito?
Compresse di Calamo aromatico, un’erba che aiuta la memoria.
Perla lo guardò divertita. Era veramente un piccolo folletto buffo. Stralunato, ma molto simpatico. Le sue orecchie a punta e il naso rotondo come una patata lo rendevano un folletto dei boschi a tutti gli effetti.
Ecco ora ricordo. Mi ha mandato qui la Strega del Sud con un incantesimo.
Ma chi è la Strega del Sud?
La Strega del Sud è Glinda.
La Strega buona che aiutò Dorothy e i suoi amici?
Sì. Quando regalò il Cappello d’Oro alla Regina delle Scimmie Alate, ricevette in cambio la città di Zo. Era vecchia e abbandonata, ma da quando è governata dalla maga Glinda ha raggiunto il suo massimo splendore. Molti Grassoni, Ghiottoni, Topi di campo e anche altri abitanti di Oz, oggi popolano la città di Zo
spiegava Gambastorta senza stare fermo un attimo.
Perché mi stai raccontando tutto questo?
Fammi finire di parlare
esclamò Gambastorta grattandosi il naso. "Bene. La maga Glinda, da quando aiutò Dorothy a realizzare il suo desiderio, sentì il bisogno di proteggere tutti i bambini che popolano la città di Zo, i figli dei Grassoni,