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E-book478 pagine7 ore

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Info su questo ebook

1298 d.C. - Lady Diamantha de Bocage Edlington perse suo marito nella Battaglia di Falkirk. In lutto, lei è impreparata alla visita di Sir Cortez de Bretagne, comandante di guarnigione per Re Edward al Castello di Sherborne. Moro e focoso dalla sua eredità spagnola, Cortez è un cavaliere di bell'aspetto sensuale e dal carattere irascibile. Lui è anche venuto in una missione.

Cortez era l'ultimo ad aver visto da vivo il marito di Diamantha e aveva promesso a quest'ultimo morente che si sarebbe preso cura di sua moglie. Lui è venuto perciò a reclamarla. Sconvolta, fa fatica ad accettare quello che le sta dicendo de Bretagne, ma in cuor suo, risentimento e odio si fondono: il cadavere di Robert Edlington è stato lasciato sui campi di Falkirk e de Bretagne, essendo l'ultimo ad averlo visto, è da incolpare.

Perciò, prima che Diamantha diventi la moglie di de Bretagne, gli fa una richiesta: di ritornare per il corpo di Robert e di riportarlo a casa per un'adeguata sepoltura. E quindi, la grande Ricerca per ritrovare il corpo di Robert Edlington inizia...

Unisciti a Diamantha e a Cortez nel loro incredibile viaggio dalla campagna di Dorset fino ai gloriosi campi di Falkirk, un viaggio in cui scoprono cose incredibili e terribili sul mondo, sul loro paese e su di loro. Dalle ceneri del lutto si eleva una fenice di grande passione, e viene forgiato un legame tra Diamantha e Cortez che non potrà mai essere spezzato.

LinguaItaliano
EditoreBadPress
Data di uscita8 nov 2018
ISBN9781547551415
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    Anteprima del libro

    La Ricerca - Kathryn Le Veque

    Perché non era nel mio orecchio che hai sussurrato, ma nel mio cuore.

    Non era sulle mie labbra che hai baciato, ma nella mia anima.

    ~ Poeta del 13° Secolo

    CAPITOLO PRIMO

    Castello di Corfe, Dorset

    Ottobre 1298 d.C.

    Per amor di Dio, è stato morto solo negli ultimi tre mesi. Perché mi vuoi imporre di togliere mio marito dalla mia memoria così presto?

    Una donna sola affrontò un uomo vestito di pezzi di cotta di maglia e pelle. Le sue parole di angoscia riempivano l’aria tra loro. La questione era imbevuta di sofferenza e curiosità. Tuttavia, il quesito era legittimo. Nello sfarzoso salottino privato che era il cuore della torre di pietra del Castello di Corfe, le emozioni che riempivano la stanza erano tanto inebrianti quanto il fumo nero del fuoco schioccante.

    L’uomo dai capelli grigi cercò di essere severo nella sua risposta ma scoprì di non esserne capace quando guardò nella sua faccia agonizzante. Gli occhi di due tonalità di lei, una sfumatura ipnotica di verde chiaro con una macchia di marrone intorno all’iride della pupilla destra, lo tagliarono dentro finché non poté più trattenere lo sguardo. Finì per alzarsi e voltarle la schiena. Era l’unico modo che aveva per respirare.

    Non sto cercando di cancellare la sua memoria, Diamantha, disse lui sottovoce. Robert era mio figlio e il mio lutto eccede il tuo. Comunque, rimane il fatto che lui non è più qui con noi ed è il desiderio di tuo padre che tu ti risposi il più in fretta possibile. Sei giovane e ricca, e tuo padre vuole che tu trovi un marito appropriato.

    Lady Diamantha de Bocage Edlington cambiò umore così velocemente quanto un lampo; accusò  lo suocero, costringendo l’uomo a guardarla negli occhi. Quando parlò, lo fece a denti stretti.

    Mio padre, ribollì lei. Su tutto ciò che c’è di giusto e santo, lo sapevo che c’era lui dietro a questo. Lo sapevo!

    Sir George Edlington era anziano, troppo anziano per quello stava per affrontare. Un figlio morto, una nuora in lutto, e il dolore nel suo cuore che era più profondo di un oceano. Nessun genitore dovrebbe mai seppellire un figlio. Con un profondo respiro per trovare coraggio, afferrò Diamantha per le braccia come per scuotere un po’ di senso in lei.

    Tuo padre vuole che qualcuno si prenda cura di sua figlia, disse fermamente. Robert, che riposi in pace, avrebbe voluto lo stesso. Non avrebbe voluto che tu passassi la vita rivivendo i ricordi che non servono a nessuno. E avrebbe voluto che Sophie conoscesse di nuovo un padre.

    Diamantha si strappò da lui, il suo piccolo corpo dimostrò più forza di quanto George immaginava ne avesse.

    Il padre di Sophie è morto, in parte esclamò, in parte pianse. Lei non ne conoscerà mai un altro e io non voglio un altro marito.

    Quindi tu lasceresti tua figlia vivere la sua vita senza la guida di un padre? George si stava agitando. E tu preferiresti vivere la tua vita sola e amareggiata? Questo non ha senso.

    Lei perse un po’ della sua rabbia. È la mia vita. Come la vivo, non ti riguarda.

    Lui alzò un sopracciglio scuro e cespuglioso. Mi chiedo cosa ne avrebbe detto Robert?

    Lei aprì la bocca per una replica pungente ma si trovò incapace di raccogliere le forze. Un momento dopo, scosse la testa e si girò dall’altra parte.

    Non mi avrebbe detto niente, disse debolmente, il suo sguardo luccicante trovò la finestra ogivale e le colline verdi di Dorset oltre. L’essenza di inizio estate era calda nell’aria e lei aspirò profondamente. Lui avrebbe fatto ciò che faceva sempre. Si sarebbe piegato ai miei desideri e lasciarmi fare come voglio. Tuo figlio era troppo gentiluomo per contraddire la moglie, anche quando essa si sbagliava.

    George guardò la curva esile della sua schiena sotto il damasco blu del soprabito e il modo in cui i suoi capelli castani-rossastri cadevano in una pesante e luccicante coperta oltre le natiche. Erano lunghi, lisci e setosi e lei gli toglieva sempre dal viso in un modo gradevole che a Robert era piaciuto. Anche se era tradizione per le donne sposate di coprirsi la testa, Robert non poteva sopportare di vedere i capelli seducenti della moglie coperti.

    Mentre George guardava la donna che suo figlio aveva adorato, le fitte del lutto familiare lo ferirono nuovamente. Con lei, lui vedeva gli ultimi ricordi del figlio e lui era restio sul fatto di mandarla via come desiderava suo padre.

    Ma quello che voleva lui era di poca importanza. Il padre di Diamantha era un potente signore della guerra che serviva il Conte di Teviot al nord e George, come servitore del re, avrebbe fatto come gli era stato ordinato. Era fuori dal suo controllo. Con un sospiro burrascoso, ritornò sulla sedia che aveva già retto il suo corpo sfinito.

    Almeno non andrai tanto lontano, disse lui in modo calmo. Questo può farti consolare.

    Diamantha lo guardò. Che cosa vuoi dire?

    George prese la pergamena che stava sul tavolo accanto alla sedia. Andrai al Castello di Sherborne, rispose lui, senza guardarla. Cortez de Bretagne sarà il tuo nuovo marito.

    Diamantha lo guardò come se non avesse capito le sue parole. Poi, i suoi occhi si spalancarono. De Bretagne? ripeté lei incredula. È lui l’uomo che ha scelto mio padre?

    George annuì leggermente, rileggendo la missiva che aveva ricevuto diverse ora prima. Ci aveva impiegato così tanto tempo per trovare il coraggio di dire a Diamantha i suoi contenuti. Non trovava ancora il coraggio di dirle che il fidanzato proposto stava nel bastione esterno, ben lontano dalla vista del torrione principale, per una presentazione. Era stato de Bretagne ad aver consegnato la missiva scritta dal padre di Lady Diamantha, infatti.

    Sir Cortez de Bretagne, comandante di guarnigione di re Edward detentore del Castello di Sherborne, disse lui mentre rileggeva le parole. Conosci Cortez da anni quindi non sarà come sposare qualcuno che non hai mai visto.

    Diamantha non riusciva a togliersi l’espressione scioccata dalla faccia. Certo che lo conosco, mormorò lei, guardando dall’altra parte mentre faceva fatica a digerire la notizia. Sua moglie era mia amica finché non morì tre anni fa, più o meno quando è nata Sophie. Helene morì durante il parto e mi ricordo che Robert mi aveva detto quanto profondamente addolorato fosse Cortez. Quell’uomo faceva fatica ad andare avanti.

    George osò guardarla per vedere se riusciva a trovare qualche segno di accettazione con l’accordo. Quindi, questo non ti dispiace? chiese lui con delicatezza.

    Diamantha era ancora presa dai ricordi di Helene de Bretagne e il suo affascinante marito moro. Lei ignorò la domanda di suo suocero. Mi chiedo come abbia fatto mio padre a raggiungere questo accordo, rifletté lei, tornando indietro verso la finestra. Come poteva sapere di Cortez? Come poteva avere...?

    Forse è andato Cortez da lui, la interruppe George con un’alzata di spalle. Lui era là quando Robert è stato ucciso. Sapeva che eri diventata vedova. Forse è andato da tuo padre con una proposta.

    La testa di lei scattò in direzione di George. Credi che sia vero? la sua voce sembrò arrabbiata nuovamente. Perché lo avrà fatto? Gli avrò detto al massimo dieci parole da quando lo conosco. Perché sarà andato da mio padre a chiedere la mia mano?

    George alzò la mano per fermare qualsiasi covata di rabbia. Non so se è quello il caso, insistette lui. Era solamente un’ipotesi. Tuo padre è un grande signore della guerra per re Edward e così è Cortez. Non sarà stato difficile per lui di organizzare un’udienza con tuo padre, visto che sono entrambi dello stesso rango sociale.

    Lei ci pensò un attimo prima di focalizzarsi di nuovo su George. C’era rassegnazione nel suo atteggiamento quando parlò.

    Essendo la più giovane di tre figlie, sono sicura che mio padre fosse ben disposto alla proposta di Cortez, disse lei ironicamente. Mio padre è sempre stato molto protettivo con me e le mie sorelle. Probabilmente, sarà stato entusiasta di risposare una figlia vedova puramente per la sicurezza che provvederebbe.

    Tuo padre ti ama molto.

    Ha buone intenzioni.

    George non era sicuro di come rispondere. Non era molto bravo a calibrare il suo umore; non lo era mai stato e non lo era stato nemmeno suo figlio. Così, rimise la pergamena sul tavolo e la affrontò.

    Cortez ha consegnato la missiva, disse lui, sperando che lei non gli esplodesse contro. Sta aspettando a portarti a Sherborne.

    La sua unica reazione fu quella di fissarlo, un po’ stupefatta. È vero questo?

    Lo è sicuramente.

    La risposta arrivò dalla porta. Entrambi, George e Diamantha si girarono in direzione dell’entrata. In piedi di fronte all’arcata stava un uomo con delle spalle enormi, parzialmente avvolto dall’ombra. Potevano vedere la sua sagoma al buio. Quando lui vide che la loro attenzione si era spostata su di lui, fece un passo avanti verso la luce.

    Cortez de Bretagne era un uomo grosso e muscoloso con i capelli neri rasati e dagli occhi color onice. Era spagnolo da parte della madre, e gallese da parte del padre, dandogli un aspetto scuro e sensuale. C’era qualcosa nell’uomo che emanava forza e seduzione, molto più carisma dei pallidi e chiari uomini inglesi.

    Oltretutto, c’era qualcosa di lui che era preoccupante in modo futile; Diamantha se lo ricordava da quando l’aveva conosciuto la prima volta. Tutte le donne di Dorset sapevano del bellissimo Cortez e Helene aveva superato tranquillamente l’attenzione delle altre donne su suo marito. Lei rimaneva composta ed elegante anche quando le donne capricciose la sfidavano per l’affetto di suo marito. Era una qualità che Diamantha aveva apprezzato molto nella donna, sua amica morta da tre anni. Ora, il marito attraente sarebbe diventato il suo. Lei non riusciva a crederci.

    Cortez diede un’occhiata a George, ma la sua concentrazione ritornò su Diamantha. Il suo attraente e marcato viso sorrise timidamente mentre faceva un inchino in sua direzione.

    Lady Edlington, salutò lui con una morbida voce baritona.

    Credevo di avervi detto di rimanere nelle mura finché non vi avessi chiamato, George era un minimo perturbato.

    Ero nelle mura, Cortez gli lanciò una lunga occhiata, il suo tono non era più delicato. Adesso sono qui. Credo che un’attesa di sei ore sia stata sufficiente.

    Diamantha stava lì a guardarlo a bocca aperta, scioccata dalla sua apparizione e per niente certa di aver compreso quello che stava succedendo. Un momento prima era una giovane vedova con una figlia piccola, guardando avanti a un futuro in solitudine. Adesso, era fidanzata e diretta al Castello di Sherborne. Invece di diventare polemica su tutto questo, voltò le spalle e sprofondò nella sedia più vicina.

    Sangue di Cristo, sospirò lei. È successo tutto così in fretta.

    George aprì la bocca per rispondere ma fu fermato dallo sguardo severo di Cortez. L’uomo più giovane e forte non era uno con cui si potesse scherzare. George questo lo sapeva; aveva visto l’uomo in battaglia ed era assolutamente feroce. E aveva la reputazione di avere un carattere irascibile quando provocato, cosa attribuita al sangue spagnolo della madre. Quindi, quando Cortez voltò la testa in direzione della porta, George accolse il suggerimento e se n’è andato. Era fuori dal suo controllo, comunque.

    Diamantha non vide George lasciare il salottino. Era rivolta verso il fuoco, guardando le fiamme mentre bruciavano contro la pietra. E lei non vide Cortez inginocchiarsi accanto alla sua sedia finché non era troppo tardi. Nel momento in cui lo vide di sfuggita, lui era quasi su di lei e lei iniziò in sua prossimità.

    Perdonatemi, disse lui, la sua voce era nuovamente delicata mentre si rivolgeva a lei. Non avevo intenzione di spaventarvi. Ma vi devo parlare.

    Diamantha si era inclinata verso la parte opposta della sedia, stando il più lontano possibile da Cortez senza effettivamente lasciare la sedia. Lei studiò il suo viso, riacquistando familiarità con l’uomo che si ricordava dai suoi ricordi lontani.

    Alla messa per il funerale di Robert, lei lo aveva visto nella chiesa del villaggio di Corfe ma non ci aveva fatto caso allora. C’erano stati tanti cavalieri a rendere omaggio alla memoria di Robert Edlington e Cortez era stato uno dei tanti. Era stata solo una funzione commemorativa. Non avevano avuto un corpo da seppellire. Robert è stato lasciato, come tanti altri, a Falkirk dov’era caduto.

    Mentre lei studiava la mascella squadrata e le fossette delle guance, realizzò che lui la stava studiando a sua volta. Lui le sorrideva leggermente mentre lei chiaramente non ricambiava. Ma questo non sembrò scoraggiarlo. Più a lungo lei lo guardava più aumentava il suo sorriso.

    Lo capisco che questo è stato scioccante per voi, mia signora, disse lui con la sua voce profonda, quasi gentile. Volevo essere presente quando vi è stata consegnata la missiva, ma George credeva che fosse meglio che io aspettassi. Ma non potevo e mi scuso se questo vi sembra precipitoso.

    Le sopracciglia di Diamantha si aggrottarono un poco mentre guardava le labbra piene di lui creare parole, facendo uscire altre informazioni dalla bocca che erano sconcertanti e urgenti.

    Precipitoso? ripeté lei. Eravate precipitoso perché volevate essere presente? Oppure precipitoso di entrare nel salottino privato nel mezzo di una conversazione privata?

    Lui sembrò un poco infastidito. Entrambe le cose, ammise lui. I suoi occhi neri si soffermarono su di lei. Posso parlare francamente, mia signora?

    La fronte di lei si aggrottò ancora di più. Non le piaceva il modo in cui la stava guardando, impaziente, come se si stesse preparando a piombare su di lei. Poi lei si alzò dalla sedia, per mettere un po’ di distanza tra di loro. Lui non la stava facendo sentire a suo agio.

    Io... Io non sono sicura, balbettò lei.

    Per piacere, Cortez si alzò alla sua altezza considerevole, guardandola allontanarsi da lui.

    Capisco che tutto questo sia stato inaspettato e credo che io mi debba spiegare per evitare qualsiasi fraintendimento.

    Lei si fermò diversi metri più in là da lui per guardarlo, la sua mano nella fronte come se stesse scacciando via il mal di testa che la minacciava. Non c’era molto che lei potesse dire per rifiutarlo. Si sentiva molto rassegnata al momento.

    Molto bene, disse. Parlate se credete che sia necessario anche se credo che non ci sia tanto che possiamo fare dato il contenuto della missiva. Quello che è fatto è fatto.

    Lui annuì in segno di ammissione. Lo è certamente, rispose lui. Comunque, c’è qualcosa che vorrei rendere chiaro. Io ero presente quando vostro marito è stato colpito dagli arcieri. Infatti, sono stato proprio a tirarlo fuori dalla linea di fuoco quando era stato colpito. Dato il combattimento intorno a noi e la gravità della sua ferita, sapevamo entrambi che non sarebbe stato di nessun aiuto cercare di salvarlo.

    I lineamenti di Diamantha diventarono pallidi e la mano si allontanò dalla testa, spostandosi sul petto come per cercare il cuore. Perché mi dovevate dire queste cose? chiese lei con voce sommessa. Non desidero ascoltare di questo.

    Lo capisco, disse onestamente lui. Ma dovete. Dovete capire perché mi trovate qui stasera.

    Realizzò che le stavano per uscire delle lacrime ma le combatté. Parlate, allora. Ma dovete sapere che questa conversazione non mi fa piacere.

    Nemmeno a me, insistette lui a voce bassa. Ma va detto lo stesso. Si fermò per poco, scegliendo con cura le parole per continuare. Quando Robert realizzò che il suo tempo stava finendo, mi fece fare un giuramento. Parlò della sua bellissima moglie e della figlia e di quanto si preoccupava per loro. Mi fece promettere di provvedere alla loro sicurezza e al loro futuro, e visto che non ebbi il coraggio di rifiutare un uomo morente, accettai. Gli promisi che mi sarei preso cura di e entrambe, e anche se,inizialmente, ero incline a scordarmi del mio giuramento, in cuor mio sapevo di non poterlo fare. Robert era mio amico, mia signora. Era un uomo buono. E sarei per sempre colpevole se non avessi tenuto fede alla promessa che gli ho fatto ed è per questo motivo che mi trovo qui stasera. Sono qui perché gli ho promesso che sarei venuto.

    Ormai, le lacrime scorrevano lungo le guance di Diamantha. Mentre metabolizzava le sue parole, lei si asciugò frettolosamente il viso e tirò su con il naso delicatamente, facendo fatica a non crollare. Ma notò che non poteva togliere lo sguardo dall’uomo. Mentre lui diceva quelle parole gentili, qualcosa dentro di lei era cambiato. La sua opinione su di lui era cambiata. Ora lo vedeva con occhi diversi, come se l’uomo che le stava davanti avesse le sembianze dell’onore. Lui poteva scordarsi di una promessa fatta a un uomo morente e nessuno lo avrebbe scoperto. Ma lui non l’aveva scordata.

    Ma perché voi? chiese lei con voce rauca. "Non è che eravate vicini come fratelli. Eravate amici, questo è vero, ma c’erano altri a cui lui era più legato. Perché voi?"

    Perché ero l’unico lì in quel momento, rispose con calma lui. Mentre tutti gli altri spargevano distruzione per il campi di Falkirk, io ero vicino a vostro marito quando è stato colpito. È solo capitato che fossi io lì, mia signora, poteva esserci chiunque. Ma c’ero io lì.

    Diamantha capì un bel po’ dalla spiegazione completata con cura. Ma che peggiorò il suo senso di sconforto. Era quello che Robert aveva voluto e lei sarebbe stata forzata ad attenersi ai suoi desideri. Il suo sguardo chiaro era intenso.

    Com’è diventato parte del patto mio padre? chiese lei. Lo avete cercato voi?

    Sì, l’ho cercato io, rispose lui. Gli ho spiegato la situazione e lui era ben felice di adempiere.

    Quindi era come aveva pensato lei, oppure, almeno in parte. Ma il fatto stava che lei fosse fidanzata con Cortez e che non c’era niente che lei potesse fare. Rassegnata, si voltò dall’altra parte. Realizzò che le riusciva difficile guardarlo, difficile di realizzare che stava guardando il suo futuro marito. Aveva bisogno di abituarsi all’idea. Ma c’era ancora qualcosa, qualcosa che la stava tormentando dal giorno in cui aveva ricevuto la notizia della morte del marito. Era qualcosa di difficile da pensare senza guardare Cortez con risentimento.

    Ma l’hai lasciato là, mormorò lei. Hai lasciato mio marito sul campo di battaglia. Non l’hai riportato a casa in modo che potesse essere seppellito propriamente.

    Cortez sapeva che quella questione sarebbe sorta ed era preparato. Era stato preparato per tre mesi. Ma ora, guardando il profilo carino della signora, lui resistette all’urgenza di supplicare il suo perdono.

    Non è stato per scelta, ve l’assicuro, rispose lui calmamente. Avevo spiegato le circostanze al padre di vostro marito nel momento in cui abbiamo portato la notizia della morte di Robert. Credevo che ve l’avesse detto.

    La testa di lei si alzò di nuovo e lui venne colpito dall’angoscia in quei bellissimi occhi di due tonalità. Mi è stato detto che le circostanze per portarlo a casa erano impossibili, la sua voce era morbida e rauca. Al di là di quello, non mi è stata fatta la cortesia di sapere i dettagli.

    Cortez sospirò lievemente, chiedendosi se poteva dire la verità. Mentre osservava i suoi lineamenti stressati, si vide dirle, se fosse o no una buona idea. Sentì un bel po’ di pena per la donna.

    Aveva piovuto per settimane, mia signora, parlò piano, profondamente. Il terreno che circondava Falkirk era una palude. Ci trovammo a combattere in una melma profonda e scura. Una tempesta massiva colpì quando stavamo iniziando il saccheggio. Robert venne colpito nel mezzo di una tempesta orribile. Mentre cercavo di aiutarlo, Edward stava preparando un attacco finale contro gli scozzesi e sono stato costretto a lasciarlo per rispondere alla chiamata di attacco.

    Lei lo guardò, non capendo cosa stesse dicendo. Lui espirò improvvisamente, passando le dita tra i suoi capelli corti neri.

    Mia signora, non riesco a pensare a un modo delicato per formulare quello che vi devo dire, quindi sarò semplicemente veritiero, la fissò negli occhi. Non sono potuto tornare nel posto dove avevo lasciato Robert sino al giorno seguente. Oramai, la pioggia era finita e il terreno stava cominciando ad asciugarsi. C’erano letteralmente migliaia di corpi che erano rimasti incastrati nell’orribile fango. Quando il terreno si asciugò, lo fece sopra e intorno ai corpi. Ci sono stati molti che non abbiamo potuto recuperare semplicemente per il fatto che erano sepolti nel fango. Vostro marito era uno di quelli.

    Lei non ebbe una reazione esterna oltre a quella di fissarlo. Ci vollero alcuni secondi per metabolizzare le sue parole. Quando questo successe, Cortez vide gli occhi magnifici riempirsi e straripare. Come una cascata, scorsero lungo le sue guance.

    Quindi lo avete lasciato nel fango con gli altri, sussurrò lei.

    Non c’era modo di trovarlo.

    Ma sicuramente vi ricordate dove lo avete lasciato?

    Lui la guardò, annuendo dopo una lunga pausa. Me lo sono ricordato.

    Siete almeno tornato? asciugò le guance furiosamente, coperte di lacrime. Avete almeno cercato di trovarlo oppure l’avete semplicemente abbandonato come uno farebbe con un mucchio di rifiuti?

    Cortez trattenne la calma in quella che poteva essere interpretata come un’accusa. Sapeva che era distrutta. Sono tornato sul luogo dove l’avevo lasciato, disse pazientemente. Il fango si era parzialmente asciugato nell’intera area. Non c’erano corpi.

    Quindi avete assunto che fosse sotto il fango?

    Non poteva essere da nessun’altra parte.

    Lei tirò su con il naso, asciugandosi gli occhi mentre contemplava le sue parole. Ma c’era qualcosa che stava covando nella brillantezza delle profondità verde-brune, qualcosa che lui poté vedere chiaramente. Lei fece un respiro profondo, cercando di darsi contegno, quando incontrò nuovamente il suo sguardo.

    Era morto mio marito quando l’avete lasciato per ritornare alla battaglia? chiese lei.

    Lui la fissò. Quella era una domanda che non si aspettava. Lui non voleva mentirle ma si chiedeva che tipo di dolore stava facendo riaffiorare in se stesso con la sua risposta sincera.

    No, signora, non lo era, sussurrò lui. Era ancora vivo.

    Gli occhi di lei scintillarono, crescendo di intensità. Allora è possibile che non sia morto del tutto.

    Lui scosse la testa. Non c’era modo per lui di sopravvivere alla ferita, stava cominciando a perdere l’atteggiamento calmo. Nemmeno nei giorni migliori, era un uomo con una pazienza normale. Anche se si fosse trascinato via, non ce l’avrebbe fatta ad andare molto lontano e noi coprimmo l’intera area con gli uomini. Qualcuno l’avrebbe trovato.

    Lei scosse forte la testa. No, disse fermamente. Robert era un uomo forte. È possibile che si sia trascinato per nascondersi. Forse è sopravvissuto in qualche modo e sta aspettando e ancora adesso stia aspettando che qualcuno arrivi e lo trovi. È possibile che...

    No, Lady Edlington, Cortez la raggiunse e la afferrò per le braccia, gentilmente ma in modo fermo. Sembrava che lei stesse perdendo il controllo dalla realtà della situazione. Mi dovete capire quando dico che non c’era modo per lui di sopravvivere.

    Lei fece obiezione alle mani di lui sulle braccia. Spaventata dal suo tocco, faceva fatica ad allontanarsi da lui.

    Ma...!

    Ascoltatemi, la interruppe con una scossa, le loro fatiche crescevano mentre lei cercava di allontanarsi. Non c’era modo per Robert di sopravvivere. Aveva una grande e profonda ferita nel petto che trasudava sangue e interiora. Si potevano vedere i polmoni gonfiarsi attraverso la buca e la freccia aveva penetrato così lontano nel suo torace che aveva quasi tagliato a metà la spina dorsale. Non sentiva più le gambe, mia signora. Non c’era modo per lui di muoversi né tanto meno di strisciare via. Credetemi quando vi dico che non è sopravvissuto.

    Le sue parole uscirono con forza e brutalità, cercando di far scattare un po’ di senso in lei. Le lotte di Diamantha si arrestarono e lei lo guardava, inorridita, mentre le ultime parole uscivano dalle sue labbra.

    Cortez si pentì delle parole ancora prima che uscissero dalla sua bocca. Dal modo in cui Diamantha lo stava guardando, lui sapeva che era stato un errore dirglielo ma la sua determinazione a farle capire che il marito non poteva essere sopravvissuto aveva messo un cappio attorno al suo buonsenso e lo aveva spezzato. Divise, le sue parole senza tatto erano scivolate dall’apertura. Così guardò Diamantha, cercando di capire il danno che aveva fatto.

    Mi dispiace, sussurrò lui quando realizzò quello che aveva fatto. Stavo cercando... mia signora, non dovete avere false speranze che Robert sia sopravvissuto. Non c’era modo che l’avesse potuto fare. Mi dispiace di averlo spiegato così bruscamente. Mi dispiace se vi ho rattristata.

    Diamantha era scioccata. Tra le lacrime, la sua mente era confusa con angoscia, non aveva un altro piano d’azione oltre a quello di staccarsi dalla sua presa, gentilmente ma in modo fermo. Poi gli voltò le spalle. Capì che non poteva più nemmeno guardare l’uomo.

    Vi libero dalla vostra promessa, mormorò lei, allontanandosi da lui con passo barcollante. Capisco che avete fatto la promessa di sposarmi perché non avete avuto altra scelta. È stato ingiusto da parte di Robert chiedervi di farlo. Perciò, vi libero dalla vostra promessa di prendervi cura di me e di Sophie.

    Cortez la guardò mentre si fermava tremolante vicino alla finestra ogivale rivolta verso i dintorni di Dorset verso sud. Grandi nuvole grigie stavano apparendo dal mare e lui poteva sentire pioggia nell’aria. Ma la sua attenzione era catturata dalla piccola donna dai magnifici capelli castani e dai brillanti occhi di due tonalità. Era una creatura incantevole; lui l’aveva sempre pensato. Era così unica e bella come il suo nome particolare, Dee-a-MON-tha. Rimase rattristato dalla sua affermazione, ma sapeva perché lei lo avesse detto. Lui l’aveva offesa. La sua delusione crebbe di più.

    Anche se capisco che stiate cercando di essere cortese, vi prego di capire che ho dato la mia parola, disse lui calmamente. Non posso e non ritirerò la mia parola. Ho fatto una promessa a vostro marito, a cui intendo adempiere.

    Ma io non voglio sposarvi.

    Cosa volete voi non ha importanza. Ho promesso a Robert che mi sarei preso cura di voi e vostro padre ha acconsentito.

    Io non me ne vado.

    Non avete scelta.

    Si voltò a guardarlo. Cortez la guardava con attenzione, studiando la sua espressione, chiedendosi come avrebbe reagito. Lui aveva sperato di portarla al Castello di Sherborne lo stesso giorno ma sapeva, in realtà, che era una speranza non realistica. Specialmente ora. Mentre lui guardava, lei silenziosamente si allontanò dalla finestra, gli passò oltre, e lasciò il salottino. Con un sospiro pesante, lui la seguì. Qualcosa gli diceva di non perderla di vista.

    Aveva un presentimento che fosse troppo tardi.

    CAPITOLO SECONDO

    Era l’alba del secondo giorno dalla visita di Cortez al Castello di Corfe. Originariamente lui era venuto a prendere la sua sposa; ora era diventato un punto morto. Quando Diamantha aveva lasciato il salottino ieri pomeriggio, si era ritirata nella sua camera e aveva chiuso la porta. Non c’era niente che qualcuno potesse dire o fare per costringerla o convincerla ad aprirla.

    Cortez era rimasto sveglio tutta la notte cercando di determinare il miglior piano d’azione. Da quando il sole si era levato nel cielo orientale, Cortez si ritrovò a vagare per il castello sfarzoso. I suoi uomini si erano accampati nel bastione inferiore, una struttura enorme distaccata bene dal bastione superiore e dalla torre principale. Il bastione inferiore era separato da quello superiore da un corpo di guardia e da un ponte levatoio, tagliato sul fianco ripido della collina dove risiedeva Corfe.

    La giornata ebbe un inizio piacevole e limpido nonostante la pioggia che era caduta durante la notte. Non c’era freddo nell’aria, anche così di buon’ora, e prometteva di essere una giornata brillante. Cortez stava nel bastione superiore con la faccia rivolta a ovest, osservando le colline ondulate di Dorset e contemplando la sua prossima mossa. Lui veramente non riusciva ad afferrare la resistenza della donna. Ogni signora di buona famiglia sarebbe stata onorata all’opportunità che un altro marito possa volerla sposare, specialmente visto che era già stata sposata e aveva una figlia piccola. Cortez semplicemente non riusciva a capire la riluttanza.

    O forse era lui a essere fin troppo entusiasta. Cortez aveva conosciuto a distanza Lady Edlington per molti anni, visto che era stata amica di sua moglie. Il ricordo più ricorrente di lei era che lei era chiaramente la donna più bella della contea, se non dell’intera Inghilterra. Aveva una pelle chiara, guance rosee, lucenti capelli castano-rossastri e gli occhi più incredibili che lui avesse mai visto. Robert Edlington era stato pazzo della donna, orgoglioso e onorato di essere stato suo marito. Quando Robert stava morendo dell’orribile ferita al petto e aveva chiesto a Cortez di prendersi cura di sua moglie, tutto quello a cui Cortez poteva pensare era la donna dalla bellezza ultraterrena. Quando la vide per la prima volta dopo anni la sera prima, fu colpito non solo dal fatto che era diventata più bella, ma dal suo fisico delizioso delineato dal damasco blu scuro. Lui non si ricordava di quella parte. Tutto quello che aveva visto gli aveva fatto immensamente piacere.

    Ma lei non voleva avere a che fare con lui. Lui era vedovo da tre anni e lei era vedova da tre mesi. Non era ancora riuscita ad accettare quello a cui lui si era abituato. Sapeva che le doveva dare del tempo ma sapeva anche che non era voglioso di attendere. Lui la voleva adesso e voleva ritornare a Sherborne. Sapeva che una volta che l’avrebbe conosciuto, non avrebbe fatto più resistenza, ma non potevano arrivare a conoscersi a vicenda se lei si fosse chiusa.

    Lui grugnì dalla frustrazione, muovendosi sulle sue grosse gambe, quando vide di sfuggita qualcosa accanto a lui. Guardando sulla sua sinistra, notò una bambina molto piccola stare accanto a lui. Era una bambina straordinariamente bella, che lo guardava con i suoi occhi azzurri e aveva i capelli lunghi color miele. Cortez ci mise un attimo a capire che stava guardando la faccia di Robert Edlington. La bambina piccola era la sua immagine sputata. Un po’ colto di sorpresa, per non dire incuriosito, Cortez sorrise leggermente.

    Saluti, disse lui.

    La piccola bambina lo guardò con uno sguardo innocente. Saluti, ripeté lei.

    E tu chi sei?

    Sophie Amalia Teodora Edlington, sputò fuori il lungo nome con una incantevole blesità nel suo discorso. Tu chi sei?

    Il sorriso di Cortez crebbe. Mi chiamo Cortez. Guardò intorno per vedere se ci fosse una bambinaia in giro. Non vedendo nessuna, la scrutò. Sei da sola?

    Lei annuì, tenendo in mano una bambola fatta di pezze. Questa è Rosie.

    Cortez fece finta di salutare la bambola. Mia signora, si focalizzò di nuovo su Sophie. Sei uscita fuori da sola?

    Sophie accarezzava la bambola. Sì.

    Dov’è la tua bambinaia?

    Lei alzò le spalle disinteressata. Io ho un pony, annunciò lei. Vorresti vederlo?

    Cortez la guardò, si sentì scaldare il cuore dalla bambina. Era assolutamente adorabile. Forse dopo. Devi tornare dentro al sicuro.

    Lei si allungò e gli prese la mano, tirando. Lui non poté resisterle e la seguì mentre lei lo tirava attraverso il piccolo bastione superiore.

    Il mio pony si chiama Generale, gli disse mentre si volgevano verso il corpo di guardia che portava al bastione inferiore. È venuto dalla Francia. Me l’ha comprato mio nonno.

    Il pavimento si inclinava nettamente verso il cammino roccioso e irregolare del corpo di guardia. Più di una volta Sophie rischiò di scivolare ma riuscì a stare in piedi con l’aiuto considerevole di Cortez. Cortez la seguiva, oppure era perlopiù trascinato, al corpo di guardia dove diversi soldati di Edlington erano stazionati. Loro guardarono incuriositi mentre la piccola figura di Lady Sophie tirava la figura enorme di Cortez de Bretagne attraverso il corpo di guardia e verso il ponte levatoio che copriva lo spazio tra il bastione superiore e quello inferiore. Uno dei soldati si avvicinò mentre i due passavano in mezzo.

    C’è qualche problema, mio signore? chiese lui, mentre il suo sguardo si muoveva tra i due.

    Cortez alzò la sua mano libera impotente mentre Sophie tirava. Temo di essere stato rapito.

    Devo mandare a chiedere di sua madre?

    Cortez guardò lo guardò, il barlume di un’idea gli venne in mente. Più ci pensava, più era sicuro del pensiero. Sì, disse lentamente. Manda a chiamare la madre. Ditele che de Bretagne e sua figlia sono nel bastione inferiore ad aspettarla.

    Il soldato annuì prontamente e andò di corsa. Nel frattempo, Sophie lo aveva tirato giù al bastione inferiore dove cento uomini delle truppe del re alloggiavano, uomini che servivano de Bretagne. Le stalle erano incastrate contro il muro orientale e Sophie portò Cortez in quella direzione. Passò di fronte ai suoi uomini lungo la strada, sorridendo fiaccamente al gruppo di facce confuse e divertite. Era una vista abbastanza divertente ma nessuno avrebbe osato ridere. Il loro enorme e potente signore veniva portato a spasso da una bambina, e ci andava abbastanza volentieri. Mentre Cortez seguiva Sophie attraverso un appezzamento infangato, un sergente più anziano si unì a lui.

    Devo assumere che siete stato preso contro il vostro volere, mio signore? Il sergente Peter Merlin era un uomo più anziano con dei modi calmi e saggi e serviva de Bretagne da quattro anni. Lui annuì in direzione di Sophie. La giovane signora vi ha in pugno.

    Cortez contorse le sue sopracciglia scure. Sta bloccando la circolazione nelle mie dita, disse lui a voce bassa. È determinata a farmi vedere il suo pony.

    Ah, Merlin alzò le sopracciglia nel comprendere la cosa.

    Sophie guardò l’alto sergente dai capelli rossi che si era unito a loro.Vuoi vedere il mio pony anche tu? chiese lei.

    Merlin fece un sorriso. Sarebbe un piacere, mia signora.

    Contenta, Sophie adesso aveva due persone che volevano vedere il suo pony. Mentre il sole si era levato, così fece la temperatura e i tafani erano diventati numerosi. L’odore delle stalle si faceva sempre più forte. Cortez si inclinò verso Merlin e abbassò il tono della voce mentre passavano nell’ombra del muro.

    "Manda i miei cavalieri da me e fa

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