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Il Lupo: The Wolfe Pack
Il Lupo: The Wolfe Pack
Il Lupo: The Wolfe Pack
E-book1.046 pagine18 ore

Il Lupo: The Wolfe Pack

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Info su questo ebook

1231 A.D.
Dopo una violenta battaglia a Bog Wood, lungo il confine tra Inghilterra e Scozia, un cavaliere gravemente ferito attende la morte in una radura isolata. 
Nel campo disseminato di morti e feriti, le donne del clan Scott si aggirano per recuperare il bottino di guerra. Ma tra esse ce n'è una che disprezza quella tradizione di rubare oggetti di valore ai cadaveri e si allontana dalle altre. Mentre cerca un posto dove nascondersi, si imbatte nel cavaliere ferito. Sebbene la sua prima reazione sia di paura, ben presto l'istinto naturale di prestare aiuto che la caratterizza prende il sopravvento e cura le sue ferite.
Ma lady Jordan Scott non sa di aver appena salvato la vita al più temuto guerriero inglese, noto alla sua gente con il nome di Lupo...
Mesi dopo, re Edoardo decide di concedere la mano di una Scozzese ad un nobile inglese per portare la pace lungo il confine. Così lady Jordan Scott si ritrova promessa all'anziano e potente conte di Teviot, John de Longley.
De Longley invia il suo temuto e odiato esercito, guidato dal Lupo in persona, a prendere la sua sposa e, quando lady Jordan vede il temibile cavaliere inglese lo riconosce subito.
Sir William de Wolfe, il flagello degli Scozzesi, non ha mai dimenticato l'angelo che gli ha salvato la vita. In quei mesi non ha pensato ad altri che a lei e, durante il viaggio che compiono insieme per condurla a Northwood se ne innamora disperatamente.
Anche Jordan impara a conoscere l'uomo al di là del Lupo della leggenda, e così inizia la loro storia d'amore, fatta di totale e assoluta devozione.
In un mondo di insidie e segreti, nei tempi bui del Medioevo, William e Jordan condividono un amore da sogno che trascende il tempo e lo spazio.

LinguaItaliano
EditoreBadPress
Data di uscita8 nov 2018
ISBN9781386839200
Il Lupo: The Wolfe Pack

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    Anteprima del libro

    Il Lupo - Kathryn Le Veque

    Sommario

    Il Lupo (The Wolfe Pack)

    PARTE PRIMA

    Le terre selvagge del Nord

    Sotto un cielo blu mezzanotte

    i cavalieri galoppavano appaiati

    per le brughiere illuminate dalla luna.

    La morte li aspettava, perché il loro mestiere

    era la guerra.

    Poi un’apparizione,

    che il cuore subito riconobbe.

    Un nome di donna...

    Come un fiume era stata chiamata,

    questa donna amata e unica,

    cara ai cavalieri per la sua audacia.

    Questa è la storia che andiamo a raccontare.

    Introduzione a The Wolfe 

    CAPITOLO UNO

    Mese di dicembre, anno del Signore 1231

    Battaglia di Bogwood, nei pressi del fiume Blackadder, al confine tra Inghilterra e Scozia.

    Per tutto ciò che è sacro, io odio le battaglie.

    Un lieve sospiro femminile risuonò nell'aria umida e fredda. La risposta fu brusca.

    Santo cielo, Caladora, se intendi svenire di nuovo, la prossima volta è meglio che resti a casa.

    Dalla cima della collina, cinque donne osservavano la macabra scena che si stava svolgendo in quella che una volta era una vallata pacifica e serena. Dove l'erica e la lavanda si mescolavano al verde lussureggiante dei prati, c'erano ormai solo cadaveri insanguinati, ciò che restava di una battaglia durata un giorno e una notte. Ogni cosa era immobile e silenziosa in modo spettrale, a parte lo sporadico lamento di un moribondo. Nessun cozzare di spade risuonava nella vallata; l'unico suono era quello della morte.

    Il sole stava tramontando oltre le colline lontane, gettando la valle nella penombra. Alle donne che aspettavano sulla collina, sembrò che l'inferno stesso fosse salito sulla terra per reclamare le anime dei caduti. Si era conclusa una battaglia, ma non la terribile guerra che andava avanti da più tempo di quanto chiunque potesse ricordare.

    La guerra per il confine scozzese.

    Insieme alle zie e alle cugine, lady Jordan Scott aspettava il segnale di suo padre per scendere nella valle, dove avrebbero soccorso i loro feriti e spedito all'inferno coloro tra i nemici che erano ancora vivi.

    Lei odiava tutto questo. Odiava veder morire uomini buoni, ascoltare le loro richieste d'aiuto mentre la vita li abbandonava. Odiava i dannati inglesi per causare tutto questo dolore, solo perché si ritenevano una razza superiore. Ai loro occhi, gli scozzesi non erano altro che selvaggi, privi di ragione e di sentimenti, e in qualche modo erano convinti di avere il dovere di domarli.

    Ma Jordan era tutt'altro che selvaggia e priva di senno. Aveva un cuore, una mente e un'anima, a volte anche troppo tenera, secondo la gente del suo clan.

    Con il sole ormai tramontato, l'aria si era fatta più fredda, e Jordan si tirò sulla testa il cappuccio del mantello. Proprio quando l'attesa sembrava diventata infinita, uno degli uomini di suo padre gridò qualcosa, e le donne scesero nella valle, pronte a dare inizio alla caccia.

    Jordan fu una delle ultime ad arrivare, trascinando i piedi nonostante le occhiate fulminanti delle zie. Le ignorò, e si tenne lontana da loro, non volendo che la vedessero mentre spogliava i cadaveri dei loro beni.

    Abbassò il cappuccio, lasciando che i suoi lunghi capelli del colore del miele le si riversassero sulle spalle, e si chinò su un giovane per sfilargli un anello con il sigillo. Sembrava incollato al dito e lei soffocò un'ondata di nausea. Se fosse stato per suo padre, avrebbe dovuto portarsi via l'anello con tutto il dito.

    Arricciando il naso dal disgusto, lasciò ricadere la mano. Non aveva nessuna intenzione di tagliare il dito. Non aveva lo stomaco per fare una cosa simile. Improvvisamente, dal giovane si levò un lamento, e Jordan trasalì spaventata. Senza pensarci due volte, estrasse il pugnale dalla guaina che portava legata all'avambraccio, e gli immerse la lama nel collo, facendolo tacere per sempre.

    Scioccata e ansimante, Jordan fissò l'uomo, riuscendo a malapena a credere a ciò che aveva appena fatto. Non sapeva cosa l'avesse spinta a finirlo, ma aveva immaginato che da un momento all'altro lui si sarebbe alzato e l'avrebbe uccisa.

    ...Dolce Gesù...pensò inorridita, era davvero diventata una tale codarda da uccidere un uomo senza pensarci due volte?

    Disgustata di se stessa, gettò via il pugnale e corse via. Doveva allontanarsi da tutta quella distruzione, aveva bisogno di schiarirsi la mente. Non le importava se la sua famiglia la considerava una debole. Avevano provato in tutti i modi a temprarla, a renderla forte e temeraria, ma non era nella sua natura. Jordan era dolce e gentile. C'erano altri disposti a tagliare dita e a rubare anelli. Lei voleva solo trovare un posto dove nascondersi e aspettare che quell'orrore finisse.

    Lanciando un'occhiata alle sue spalle per assicurarsi che nessuno la stesse guardando, lasciò il campo di battaglia e si inoltrò in una piccola valle, dove, tra pochi alberi scheletrici, scorreva un ruscello.

    La tranquillità del luogo la rincuorò. Jordan si inginocchiò sulla riva e immerse le mani nell'acqua, come per lavare via la confusione e il disgusto che provava. Sapeva di essere una delusione per suo padre, e i motivi erano due: per non essere nata maschio, e per non avere il carattere forte che ci si aspettava dalla degna figlia di uno dei signori della guerra più feroci del confine scozzese.

    Sebbene suo padre la amasse teneramente e non le avesse mai fatto pesare niente, era evidente che avrebbe desiderato avere una figlia più forte. A volte, lo desiderava persino lei.

    Sapeva di renderlo immensamente orgoglioso quando cantava come un angelo o danzava la giga come il diavolo in persona, ma era anche consapevole che lui non comprendeva il suo lato più femminile, quello che la spingeva ad amare la musica e gli animali. Lui era un guerriero, un barone, e il suo era un mondo di guerra e di morte.

    Eppure, sarebbe rimasto terribilmente deluso se avesse scoperto che era scappata come una capretta spaventata.

    Jordan si sedette su un grande masso sulla riva del ruscello e fissò l'acqua che la luce della luna rendeva scintillante, chiedendosi perché non fosse simile alle altre donne della sua famiglia, tutte audaci e senza paura. Sopra di lei, un falco lanciò un grido, e lei lo sollevò la testa, prima di riportare l'attenzione al ruscello.

    Se state pensando di annegarvi, avete scelto il posto sbagliato. Qui l'acqua è troppo bassa disse una voce dall'oscurità alle sue spalle.

    Jordan balzò in piedi terrorizzata. Voltandosi, scorse quella che sembrava la sagoma di un uomo disteso ai piedi di un albero. Nel buio, non riuscì a distinguere altro.

    Presa dal panico, realizzò di aver gettato via il pugnale. Poteva sempre urlare, ma lui sembrava abbastanza grosso e probabilmente le avrebbe tagliato la gola prima che potesse emettere un solo suono. Si immobilizzò, senza sapere cosa fare. Sicuramente non voleva provocare lo sconosciuto dall'accento marcatamente inglese.

    Che...che cosa volete? gli chiese, la voce tremante.

    La luna emerse da dietro le nuvole, coprendo il paesaggio di una luce argentata. Solo allora Jordan notò che l'uomo era gravemente ferito, e che giaceva in una pozza di sangue. Non ci volle molto per capire che non c'era nessuna possibilità che si alzasse per assalirla.

    Ripreso coraggio, pensò di tornare indietro per recuperare il pugnale ed eliminare quel dannato demonio inglese. Ma qualcosa la fece desistere. Aveva appena ucciso un uomo, e già stava progettando di farne fuori un altro. A quanto pareva, era la degna figlia di suo padre. Probabilmente, quest'uomo non aveva ammazzato nessuno, pensò ingenuamente. Probabilmente, era solo una vittima delle circostanze, un poveraccio costretto a combattere dall'odiato re inglese.

    Jordan si costrinse a calmarsi, dicendosi che lo sconosciuto non poteva farle alcun male. Fece un passo avanti, per dargli un'occhiata da più vicino.

    Parlate gli disse, sentendosi più coraggiosa Che ci fate qui? Che cosa volete?

    Lo sentì sospirare.

    Che cosa voglio? ripeté lui stancamente Voglio tornare a casa. Ma quello che voglio e quello che accadrà sono due cose completamente diverse. Cosa ne farete di me?

    Jordan lo fissò.

    Nulla rispose con dolcezza Non sarà necessario. Quella ferita non vi permetterà di sopravvivere fino a domani.

    L'uomo appoggiò la testa al tronco dell'albero, in un gesto di resa.

    Probabile disse, fissandola a sua volta Volete dirmi una cosa?

    Che cosa?

    Come vi chiamate?

    Non c'era nulla di male nel rivelare il suo nome ad un uomo morente.

    Jordan.

    Lui sollevò la testa dal tronco.

    Jordan? Un bel nome, anche se più adatto ad un uomo.

    Mia madre era una donna molto religiosa, e mi ha chiamato così in onore del fiume Giordano rispose Il mio nome completo è Jordan Mary Joseph. Credevano tutti che sarebbe nato un maschio.

    L'intensità dello sguardo dello sconosciuto fece rabbrividire Jordan. Solo in quel momento, si rese conto che, inglese o no, era molto bello. Le sue guance si fecero scarlatte.

    Non siete sicuramente un maschio, Jordan Mary Joseph disse lui Quanti anni avete?

    Venti rispose lei, lusingata e, nello stesso tempo, disarmata da quel complimento.

    Allora, immagino che siate sposata e abbiate dei figli dichiarò l'uomo Vostro marito ha partecipato alla battaglia?

    Non c'è nessun marito replicò Jordan, seccamente. Era imbarazzante rivelare che a vent'anni era ancora nubile. Era un argomento di cui preferiva sempre non parlare, tantomeno con lui.

    Nessun marito? ripeté l'uomo, evidentemente sorpreso Perché?

    Lei si accigliò.

    Fate troppe domande, inglese.

    Lui non replicò. Si appoggiò di nuovo all'albero e chiuse gli occhi. Sembrava privo di forze, e Jordan immaginò che la morte fosse sempre più vicina.

    Cominciò a provare per lui qualcosa di simile alla pietà. Era ancora giovane, probabilmente aveva una decina d'anni più di lei. Aveva un corpo imponente, con mani enormi e gambe muscolose, e i suoi lineamenti, sebbene circondati dal cappuccio della tunica e dall’elmo, sembravano belli e cesellati. Le dispiaceva che la sua vita dovesse finire così presto a causa di una guerra priva di senso.

    Improvvisamente, Jordan decise di alleviare le sue ultime ore con i medicinali che aveva nella borsa e che erano destinati a curare i feriti del suo clan. Non poteva restare a guardarlo morire. Ecco di nuovo il suo cuore tenero che la spingeva a preoccuparsi per uno sconosciuto. Sperò che gli antenati scozzesi non si rivoltassero nella tomba e la perdonassero per il suo tradimento.

    Inglese... mormorò Volete permettermi di controllare la ferita?

    Lui aprì un occhio, sorpreso, ma anche diffidente.

    Perché? sussurrò Per poter finire ciò che i vostri uomini hanno iniziato?

    No replicò lei Solo per rendere più sopportabili le vostre ultime ore. Quando lui non rispose, Jordan aggiunse Vi prometto che non vi farò del male. Tocca a voi scegliere se morire dissanguato, oppure permettermi di aiutarvi. Per me non fa differenza.

    Dopo un silenzio che sembrò eterno, lui si sollevò a fatica e si strappò l'elmo dalla testa, rivelando i capelli scuri madidi di sudore. Poi, con gesti impacciati, cominciò a togliersi l'armatura.

    Jordan chiuse la distanza tra loro con piccoli passi rapidi e gli si inginocchiò accanto. Scacciò le mani di lui, goffe e pesanti, e prese ad armeggiare con il metallo che gli rivestiva la coscia, dov'era la ferita. Un punto vulnerabile, pensò. Il fatto di trovarsi così vicina ad un guerriero inglese la inquietava ed evitò volutamente di guardarlo. Tuttavia, sentiva i suoi occhi su di sè, che seguivano ogni sua mossa. Le mani sudate, finì di rimuovere la protezione, e si dedicò alla ferita.

    Mentre lei era intenta nel suo lavoro, la piccola lingua rosa tra i denti, il cavaliere studiò i suoi lineamenti di porcellana e gli enormi occhi di un verde stupefacente. Le sopracciglia erano lievemente arcuate e le ciglia lunghe e folte. Aveva delle labbra morbide e sensuali, e i capelli biondi e setosi, che lo sfioravano ad ogni movimento, profumavano di lavanda.

    Gli sembrava impossibile che questa donna fosse una scozzese, dal momento che incarnava tutto ciò che lui non aveva mai visto nelle femmine di quella razza. Era perfetta. Se Dio in persona fosse venuto a chiedergli di descrivere la sua compagna ideale, avrebbe descritto esattamente lei.

    Ignara dei pensieri del cavaliere, Jordan alzò lo sguardo e incontrò i suoi occhi, della tonalità di nocciola più affascinante che avesse mai visto. E, nonostante le dimensioni, la forza, e il fatto che fosse evidentemente un abile guerriero, erano gli occhi più gentili che le fosse mai capitato di incrociare.

    Inquieta, distolse lo sguardo da lui e continuò a dedicarsi alla ferita. Quest'uomo la intimidiva in modi che non riusciva a comprendere.

    Tolta l'armatura, Jordan si rese conto che lo squarcio era profondo e attraversava quasi tutta la lunghezza della coscia. Lui l'aveva avvolto con degli stracci, nel tentativo di fermare l'emorragia, ma la debolezza doveva avergli impedito di fare altro. Strappò i calzoni, rivelando le sue cosce massicce come tronchi d'albero. Quando ripulì la ferita dal sangue e dalla sporcizia, si rese conto che aveva quasi intaccato l'osso.

    Aprì la borsa e ne tirò fuori l'occorrente: whisky, ago e filo di seta, strisce di lino bollite.

    Bevete disse, porgendogli la bottiglia.

    Lui mandò giù parecchie sorsate, poi la restituì a Jordan, che la prese senza distogliere gli occhi dalla ferita, pensando accigliata che, anche se fosse sopravvissuto, avrebbe di certo perso la gamba.

    Non sapeva che lui la stava ancora fissando intensamente, ammirando la sua incredibile bellezza. In effetti, il cavaliere non aveva l'abitudine di restare a bocca aperta davanti ad una donna. A parte qualche prostituta occasionale, non aveva mai avuto una relazione seria, anche se più di una donna aveva cercato di accalappiarlo. Provava un grande rispetto per il sesso opposto, ma la sua vita era Northwood Castle e i suoi progetti non comprendevano una moglie.

    Sopravvivrò, lady Jordan? le chiese Oppure devo prepararmi a salutare San Pietro?

    Sospirando, lei prese la bottiglia e, a malincuore, lo fissò negli occhi per un breve attimo, come per scusarsi, prima di rovesciargli l'alcool sulla ferita.

    L'unica reazione dell'uomo fu voltare di scatto la testa, in modo che lei non potesse vedere il suo viso. Non emise un lamento, nessun muscolo si contrasse.

    ...Notevole..., pensò Jordan. Non aveva mai visto nessuno sopportare il bruciore con tale stoicismo.

    Qualche donna preferiva lavare via l'alcool con l'acqua prima di ricucire, ma non lei. Il liquore contribuiva notevolmente a guarire le ferite e a prevenire le infezioni, così lasciò che penetrasse nello squarcio e poi cominciò a cucire. Cercò di lavorare il più rapidamente possibile, perché sapeva che il dolore era tremendo, sebbene il guerriero non avesse ancora pronunciato una sola parola. Aveva visto uomini urlare e persino svenire, in circostanze simili.

    Quando ebbe finito, avvolse una benda di lino intorno alla ferita e la legò strettamente in modo da tenerla ferma. Sapeva che, a causa della fretta, il suo lavoro non era perfetto, ma non voleva che le zie e le cugine, non vedendola, venissero a cercarla.

    Solo quando Jordan si fermò, lui si voltò a guardarla. L'agonia che lesse nei suoi occhi instillò in lei un nuovo rispetto per questo inglese che affrontava il dolore in stoico silenzio. Cominciò a sperare che sopravvivesse, anche se non sapeva perché, e desiderò avergli fasciato meglio la gamba, prendendosi il tempo che di solito riservava ai feriti del suo clan.

    Non so se servirà a qualcosa mormorò.

    Lui le prese la mano e la strinse. Il gesto improvviso spaventò Jordan, che si irrigidì, resistendo all'urgenza di liberarsi.

    Voi siete un angelo misericordioso sussurrò il cavaliere Vi ringrazio per il vostro sforzo, milady. Farò il possibile affinché non sia vano.

    La sua sincerità la colpì. Con delicatezza, tirò via la mano e infilò le sue cose nella borsa.

    Le nuvole si erano diradate e uno spicchio di luna illuminava la terra di un bagliore argenteo. Jordan sapeva che questa notte aveva compiuto una buona azione, e si sentiva rincuorata. Forse era stato il destino a portarla su quel ruscello, in modo che trovasse il guerriero e lo curasse. Improvvisamente, avvertì l'urgenza di tornare al campo di battaglia per svolgere il suo dovere.

    Ora devo andare, inglese. Si alzò in piedi e lo guardò a lungo Non dirò a nessuno che siete qui.

    Si voltò per andarsene, ma lui la fermò.

    Il mio nome è sir William de Wolfe disse, in tono pacatamente autorevole Ricordatelo, perché un giorno tornerò per ringraziarvi adeguatamente, e non desidero essere assassinato mentre vengo a portarvi un dono.

    Alla luce della luna, la vide impallidire e dischiudere le labbra dallo stupore.

    Dolce Gesù! ansimò Jordan Non sarete il capitano inglese che chiamano il Lupo?

    Lui la fissò, percependo la sua paura, ed emise un sospiro. Questa era la prima volta che gli capitava di desiderare che la sua reputazione non fosse così famigerata.

    Non voleva che lei lo temesse.

    Ho detto de Wolfe, non the Wolf mormorò.

    Jordan gli lanciò un'occhiata diffidente Ma eravate ai suoi ordini?

    Lui si strinse nelle spalle Come vi stavo dicendo... disse, cambiando argomento ...tornerò per donarvi una ricompensa adeguata. La accetterete?

    Jordan non era affatto sicura che il cavaliere non fosse effettivamente l'odiato Lupo, ma ormai poco importava. Quello che era fatto, era fatto. O forse preferiva non credere che lui fosse davvero quel demonio. Come avrebbe potuto convivere con la propria coscienza, sapendo di aver curato le ferite dell'uomo che le aveva ucciso più familiari di quanti potesse contarne? Sapeva che sarebbe stato impossibile, così si costrinse a credere alle sue parole. E poi, la zia le aveva detto che il Lupo era cupo e diabolico, mentre quest'uomo era incredibilmente bello.

    Inglese rispose alla fine Se sopravvivrete alla vostra ferita, sarò molto lieta di accettare il vostro dono.

    Lui le rivolse un debole sorriso, che fece comparire due profonde fossette sulle sue guance, e lei sentì il cuore svolazzarle in modo strano nel petto. Era davvero l'uomo più bello che avesse mai visto, anche se era inglese. Ma dentro di sè, Jordan aveva l'orribile sensazione che fosse anche l'uomo che lei sospettava, e desiderò improvvisamente fuggire da lui.

    La fortuna sia con voi disse, voltandosi bruscamente e correndo verso la collina.

    William la guardò allontanarsi, il dolore alleviato dal ricordo dei suoi capelli di seta e dei suoi lineamenti. Non aveva mai visto una donna così bella. Un angelo, ad essere esatti. Se l'ultima persona che era destinato a vedere era lei, allora sarebbe morto contento.

    Era quasi certo che non avesse creduto alla sua evasiva risposta, ma fortunatamente non aveva insistito. Il solo pensiero che lei potesse temerlo, o odiarlo, gli procurava una strana fitta allo stomaco, che però attribuì allo stato in cui versava. Non voleva ammettere che potesse trattarsi di rammarico.

    Stava diventando sempre più debole. Le forze lo stavano abbandonando, e si appoggiò al tronco dell'albero, chiedendosi se davvero avrebbe rivisto la luce del giorno. Chiuse gli occhi e scivolò nel calore e nell'oscurità dell'incoscienza.

    CAPITOLO DUE

    Aprile, anno del Signore 1232

    Langton Castle,

    17,7 km a nord-ovest del confine inglese

    Che bella giornata! esclamò Caladora Sono mesi che non vediamo il sole.

    Jordan lanciò un'occhiata alla cugina da dietro il telaio dove stava tessendo un arazzo Si, è una bella giornata, ma fa freddo.

    Tu hai sempre freddo, Jordan intervenne l'altra cugina, Jemma. La giovane dai capelli scuri infilò l'ago nel ricamo Le tue mani sono gelate anche nei giorni più caldi.

    Purtroppo si ammise Jordan mestamente.

    Caladora Scott, figlia di Nathaniel e Anne Scott, tornò a dedicarsi al suo ricamo. Alta e dalla bellezza delicata, aveva lussureggianti capelli rossi striati d'oro.

    Di contro, Jemma Scott era piccola e scura, ma ben proporzionata. Era molto graziosa e possedeva lo spirito di una vera scozzese. D'altra parte, con tre fratelli maggiori, aveva dovuto necessariamente imparare a prendersi cura di sè. Suo padre Matthew la rimproverava continuamente per le sue maniere da maschiaccio, mentre Lilith, la madre, aveva rinunciato da tempo a fare di lei una gentildonna.

    Quando fosse stato il momento, Jemma si sarebbe sposata comunque, ma suo marito avrebbe dovuto possedere la pazienza di Giobbe e la forza di Sansone per riuscire a gestirla. Era stata promessa fin dalla nascita ad un membro del clan McKean, che però all'età di cinque anni era morto. In seguito, Matthew aveva preferito evitare altre promesse di matrimonio a causa della natura irrequieta della figlia. A nessun uomo piaceva domare cavalli selvaggi.

    Non è meraviglioso che gli Inglesi abbiano finalmente ritrovato la ragione e ci abbiano concesso qualche mese di tregua? sospirò Caladora, distraendo le cugine dai loro pensieri.

    Jordan scrollò le spalle Vedremo quanto effettivamente durerà. Non mi fido molto di loro.

    Avete saputo del messaggero arrivato ieri? chiese Jemma Mio padre ha detto che è stato mandato dal re inglese in persona.

    Jordan fece una smorfia Bah! Probabilmente, è venuto a pretendere la nostra resa incondizionata.

    Jordi, sei molto cinica commentò Caladora.

    Ne ho tutto il diritto replicò Jordan Sono ormai vent'anni che gli Inglesi provocano morte e distruzione nelle nostre terre. Non riesco proprio a fidarmi.

    Qualcuno bussò alla porta del solarium, e subito dopo, apparve un soldato con i colori verde e rosso degli Scott. Rivolse loro un profondo inchino e disse Signore, il laird Scott richiede la presenza di lady Jordan nella sua sala. Immediatamente.

    Jordan si alzò in piedi e si lisciò la sopravveste di broccato marrone Forse mio padre vuole ordinarmi di inseguire il messaggero inglese mormorò.

    Caladora e Jemma ridacchiarono, poi salutarono la cugina e tornarono ai loro ricami.

    Jordan trovò il padre nella grande e cavernosa sala di Langton Castle, che profumava di fumo e giunchi. Generazioni di Scotts avevano camminato su questi pavimenti, avevano conversato tra queste mura, e ogni cosa sapeva di famiglia, guerra e passione scozzese.

    Thomas era seduto nella sua grande poltrona di quercia. La fronte aggrottata, guardò la bella figlia avanzare con grazia nella stanza, e gli si spezzò il cuore. Per il bene del suo clan, della sua famiglia e della sua gente, era stato costretto a scegliere un agnello sacrificale. E aveva scelto Jordan.

    Avrebbe preferito morire, piuttosto che darle quella notizia.

    La sua dolce Jordan Margaret, l'unica figlia che il Signore aveva voluto concedere a lui e alla sua amata Elinor. Da quando sua moglie se n'era andata, Jordan era diventata la sua ragione di vita, e adesso stava per perdere anche lei. Si chiese se avrebbe avuto la forza di sopportare un simile dolore.

    Salve, padre lo salutò lei, baciandolo sulla guancia.

    Sforzandosi di sorridere, Thomas le prese la mano Siediti accanto a me, Jordan. Le fece spazio nell'enorme poltrona e le avvolse un braccio intorno alle spalle, stringendola a sè, mentre raccoglieva i pensieri.

    Jordan intuì che c'era qualcosa di strano nel comportamento del padre. Di solito, era forte ed estremamente fiducioso, ma oggi era diverso. Sembrava triste e pensieroso, e la cosa non le piacque.

    Cosa è successo? indagò.

    Thomas la fissò intensamente, come per memorizzare i suoi lineamenti. Doveva dirle tutto, prima che il coraggio, che sembrava scemare ad ogni respiro, svanisse del tutto.

    Ieri è arrivato un messaggero da parte di re Enrico cominciò.

    Si, l'ho visto.

    Ha portato una lettera continuò Thomas, cercando di mantenere un tono pacato. Jordan era intelligente e avrebbe notato qualsiasi accenno d'ansia. A quanto pare, il sovrano è stanco come noi di questa guerra infinita e vuole suggellare la pace.

    Jordan strinse gli occhi Non fidatevi, padre disse Lui vi colpirà non appena avrete abbassato la guardia.

    Non credo replicò lui Entrambi sacrificheremo molto in nome della pace e non permetteremo che niente e nessuno la comprometta.

    Pur non capendo il senso di quelle parole, Jordan non le gradì.

    Di che sacrificio parlate? volle sapere Che cosa vogliono quei demoni da voi? Le nostre terre? Denaro? Che cosa?

    Thomas incatenò gli occhi a quelli così intensamente verdi della figlia. Doveva dirglielo.

    Te mormorò alla fine Vogliono te, figliola.

    Jordan fissò il padre senza battere ciglio, mentre la sua mente registrava la notizia. Poi, i suoi occhi si spalancarono come se volessero uscire fuori dalle orbite.

    Thomas provò ad anticipare la sua reazione, desiderando disperatamente che lei lo capisse e lo perdonasse. Non avrebbe sopportato il suo odio. Voleva spiegarle, farle capire che questa era l'unica cosa giusta da fare. Era così stanco di combattere e di versare sangue per una dannata striscia di terra.

    Che cosa? mormorò Jordan. Poi di nuovo, a voce più alta Che cosa??

    ...Calmo, amico... si fece forza Thomas...Sii forte...

    Ti ho promessa in matrimonio ad un nobile scelto dal re per cementare l'alleanza tra i nostri paesi disse in tono pacato Sarà un grande onore per te, Jordan. Diventerai colei che ha portato la pace al nostro clan e alle generazioni future. Non capisci, figliola?

    No. Jordan si alzò in piedi Io non voglio sposare uno di quegli Inglesi. Sono nemici, sono gli uomini che hanno ucciso i nostri parenti e amici. Come potete chiedermi questo?

    Davanti alla furia della figlia, Thomas mantenne un'espressione impassibile Non te lo sto chiedendo. Ti sto semplicemente mettendo al corrente di quale sarà il tuo futuro disse, in tono alquanto gelido Jordan, io sono il laird di questo clan, e tu sei la mia unica figlia. Dunque, è tuo dovere fare ciò che ti viene chiesto, anche se non è di tuo gradimento. Pensi che se avessi avuto altre scelte, avrei caricato sulle tue spalle un tale fardello? Purtroppo questa è stata la mia unica opzione.

    Barcollando, Jordan si sedette di nuovo e fissò il padre. Lo sconforto prese il posto della rabbia, mentre prendeva completamente coscienza della situazione. Tutti i sogni, tutte le speranze che aveva nutrito per il futuro le crollarono addosso. Sentì la nausea e il terrore impossessarsi di lei.

    Vi rendete conto di cosa mi state chiedendo? sussurrò Mi state chiedendo di giacere con il nostro nemico, di portare i suoi figli, di giurare lealtà al suo casato. Questa non è una punizione, padre. Questa è una condanna a morte.

    Lui le andò vicino Sarà quello che tu vorrai che sia.

    Sarà quello che mio marito vorrà che sia replicò Jordan.

    Thomas non voleva cedere proprio adesso, anche se si sentiva sopraffatto dalla pena. Doveva farle capire che discutere non serviva a niente.

    La storia è piena di accordi di questo genere, Jordan disse Il tuo futuro marito ha appreso la notizia con altrettanto stupore, ne sono certo. Se ti dimostrerai una moglie tranquilla e obbediente, lui ti tratterà di conseguenza. Il messaggero è già ripartito per comunicare al re la nostra risposta, e credo che avremo sue notizie entro non più di un mese. Dunque, è meglio che cominci a prepararti.

    Era finita. Jordan chinò mestamente la testa e Thomas ebbe l'impressione che il cuore gli stesse per scoppiare nel petto. Le posò una mano sui capelli.

    Jordi, figlia mia, io ti amo più di ogni altra cosa al mondo disse dolcemente Non avrei voluto farti questo, ma sulle mie spalle grava la responsabilità del futuro del clan. Tu sei la nostra unica speranza di pace. Avresti preferito che scegliessi Caladora oppure Jemma al tuo posto?

    Lei emise un sospiro di sconfitta Certo che no mormorò In quanto figlia del laird, è un dovere che spetta a me e non avrei mai permesso a nessun altro di sacrificarsi, solo perché ho paura. Ma...se mio marito si rivelasse un uomo orribile e mi chiudesse a marcire nella torre? Se mi picchiasse, o Dio solo sa cosa? Se non onorasse affatto l'accordo?

    Thomas le accarezzò i capelli Dovremo fidarci degli Inglesi, Jordan. So che è difficile, ma non abbiamo altra scelta.

    Lei scosse lentamente la testa Pretendete troppo mormorò Dopo tutto il dolore che ci hanno causato, pretendete davvero troppo.

    Thomas sospirò Anche io sto sacrificando tanto, sai sussurrò Sto mandando la carne della mia carne in pasto al nemico, e da lui mi aspetto in cambio la stessa lealtà.

    Davanti all'espressione addolorata del padre, la rabbia e la paura di Jordan salirono come neve al sole, mentre cominciava a rendersi conto di quanto grande fosse l'amore che nutriva per lei.

    Si era comportata da egoista, preoccupandosi solo dei propri sentimenti, come se fosse l'unica ad averne. In realtà, anche Thomas stava soffrendo. Si era trovato davanti alla decisione più difficile della sua vita e lei non gli stava facilitando le cose. Se ci fosse stato un altro modo per ottenere la pace, lui non l'avrebbe mai messa in questa situazione. Per quanto odiasse l'idea di sposare un lord inglese, Jordan avrebbe fatto ciò che suo padre voleva.

    Oh, papà sussurrò, scuotendo la testa Ho paura. Ho tanta paura. Trascorrere la vita con persone che mi odiano è un destino orribile.

    Una fitta di dolore attraversò il petto del laird Lo so, dolcezza mormorò E saperlo mi uccide. Ma...non c'era nient'altro da fare. A questo punto, posso solo sperare che un giorno troverai nel tuo cuore la forza di perdonarmi.

    Lei sollevò la testa Perdonarvi? Per aver fatto ciò che dovevate? chiese Non c'è niente da perdonare. Confido che il re inglese scelga un marito degno di me. Qualcuno al quale col tempo possa affezionarmi, quanto meno.

    Le labbra di Thomas si curvarono in un debole sorriso E qualcuno capace di tollerare la tua passione per il canto e per gli abiti.

    Jordan gli rivolse un'occhiata scherzosamente indignata Io canto molto bene, e non c'è niente di sbagliato nell'amare le cose belle.

    Questa volta, il sorriso di Thomas fu sarcastico Hai un mantello per ogni giorno dell'anno.

    L'atmosfera sembrava essersi alleggerita, mentre si prendevano in giro a vicenda Forse, se riducessi sul lastrico mio marito, lui potrebbe rispedirmi a casa disse lei allegramente.

    Suo padre sollevò gli occhi al cielo.

    Jordan guardò il suo volto stanco, e fu felice di avergli risollevato il morale.

    Non vi deluderò, padre mormorò, l'espressione di nuovo seria Mi comporterò da perfetta gentildonna scozzese.

    Sorridendo, Thomas la strinse a sè ferocemente, come per attingere alla sua forza Non ne dubito disse dolcemente.

    Non c'era nient'altro da aggiungere. Il momento dell'addio sarebbe arrivato prima che potessero rendersene conto.

    CAPITOLO TRE

    Luglio, anno del Signore 1232

    Norham Castle (noto ai locali col nome di Northwood Castle)

    Zona franca sul confine scozzese, versante inglese

    Il messaggero fece ritorno a corte con la gioiosa notizia che gli Scozzesi avevano accettato l'accordo di pace e il potente conte feudale, Thomas Scott, si era dichiarato disposto a concedere la mano della sua unica figlia. Enrico era soddisfatto.

    Dal momento che la sposa era una gentildonna che era stata offerta per portare la pace nelle sanguinose dispute di frontiera, lo sposo doveva essere scelto tra i signori di confine. E il re aveva già deciso chi dovesse essere. Era risaputo che il principale nemico di lord Thomas Scott era John de Longley, vedovo, conte di Teviot e fratello dell'attuale vescovo di Durham.

    Norham Castle apparteneva al vescovado di Durham, e de Longley vi aveva stanziato la guarnigione più forte del confine. A cinquant'anni e con tre figli ormai grandi, aveva dovuto sottostare alla decisione del re.

    Nella fortezza di Northwood, lord de Longley era seduto davanti al camino e fissava cupamente le fiamme. Non riusciva a credere a quello che il re gli aveva ordinato. Una sposa, alla sua età. E scozzese, per giunta. Signore, era troppo vecchio per queste sciocchezze. Non era sufficiente che le guerre di confine nelle quali era coinvolto da anni si fossero finalmente concluse, no...adesso il re voleva anche accollargli un porcospino scozzese.

    John si passò le dita tra i radi, ingrigiti capelli rossi. Non era un bell'uomo e non provava assolutamente nessun interesse per la sua sposa scozzese. Eppure, l'avrebbe sposata, perchè così voleva il re e per garantire la pace lungo i confini. Ammesso, ovviamente, che il padre della ragazza fosse altrettanto leale. Lord de Longley non avrebbe fatto la prima mossa, ma si sarebbe limitato a difendere ciò che gli apparteneva.

    Il conte bevve un sorso di vino, riflettendo su un futuro del quale non era particolarmente entusiasta. I due figli maggiori, Analiese e Alexander, non avevano preso bene la notizia. Non desideravano una matrigna, tantomeno una scozzese. Adam, il figlio più giovane, appena rientrato a casa dal periodo di addestramento a Beverley Castle, era troppo interessato alla cerimonia della propria investitura a cavaliere per preoccuparsi di qualsiasi altra cosa. Era rimasto per anni lontano da casa, non aveva grande familiarità nemmeno con i fratelli, dunque l'arrivo di una sposa scozzese non era un problema per lui.

    La questione, tuttavia, era complicata. La moglie di John, la madre dei suoi figli, era stata uccisa da una banda di predoni scozzesi. Era accaduto molti anni prima, e ormai il dolore si era alleviato, ma non la rabbia. Avrebbe dovuto tenere bene a mente che questa ragazza non aveva niente a che fare con la morte di Helena, e sperare che i suoi figli facessero altrettanto.

    In ogni caso, avrebbe preferito non aver ricevuto quelle disposizioni.

    Lord de Longley si chiese cupamente cosa dovesse farsene di quella ragazza selvaggia. Non solo non la voleva a Northwood, ma avrebbe anche dovuto proteggerla dai suoi uomini. Ognuno di loro aveva perso qualcuno in guerra, e questa sposa sarebbe diventata il simbolo vivente di tutto ciò che avevano perduto.

    Lei non gli avrebbe procurato altro che problemi.

    Chiuse gli occhi e si strofinò la fronte, cercando di alleviare il dolore. Il re lo aveva messo in un bel pasticcio.

    Qualcuno bussò alla porta.

    Avanti ordinò.

    La porta si aprì, e un uomo vestito interamente di pelle nera e con una scintillante armatura, entrò nella stanza, accompagnato dall'inebriante profumo di potere, completo e assoluto potere.

    Il cavaliere era straordinariamente alto e muscoloso, e si muoveva con la grazia di una pantera. Gli stivali alti fino alla coscia rimbombarono sul pavimento di pietra mentre lui avanzava, facendo quasi tremare la stanza.

    De Longley si era ormai abituato alla vista del suo capitano, ma molti erano persino svenuti in sua presenza. Non c'era uomo in Inghilterra, nè in Scozia, che non avvertisse distintamente la presenza del Lupo, quando lui entrava in una stanza.

    Il cavaliere si fermò accanto alla sua poltrona, aspettando in silenzio, una sentinella enorme ed imponente. Alto ben più di sei piedi e scuro come la notte, restò immobile come una roccia, più terrificante del demonio stesso.

    Ah... borbottò il conte Siete arrivato.

    Milord. Persino la voce di quell'uomo, roca e profonda, sembrava quella del diavolo.

    Sedetevi, William, sedetevi lo invitò De Longley, indicandogli la poltrona di fronte.

    Sir William de Wolfe prese posto davanti al suo signore, fissandolo intensamente con i suoi occhi nocciola dorato. Era al servizio del conte da vent'anni, e l'angoscia che trapelava dal suo volto lo preoccupava. In qualità di capitano delle truppe, aveva l'obbligo di servirlo in ogni modo possibile. E se era stato convocato, doveva esserci una ragione importante.

    William, il nostro illustre re Enrico mi ha gravato di un’immensa responsabilità disse de Longley in tono sarcastico A quanto pare, alla mia veneranda età sono destinato a sposarmi di nuovo.

    Sposarvi, milord? ripeté incredulo William.

    Esattamente continuò il conte, consapevole della sorpresa del suo capitano.

    E c'è di più...La mia futura moglie sarà scozzese. L’unione servirà a mettere fine alle ostilità lungo il confine.

    William emise un lieve fischio, e lord de Longley ridacchiò Ho pensato esattamente la stessa cosa disse Pertanto, andrete a prendere la donna e la scorterete qui, facendo in modo che non corra alcun pericolo. Se dovesse accaderle qualcosa, non solo gli Scozzesi mi attaccherebbero senza indugio, ma dovrei vedermela anche con re Enrico.

    William annuì solennemente, cercando di nascondere l'incredulità.

    ...Una scozzese qui a Northwood? Signore, gli uomini l’avrebbero divorata come le termiti il legno, pensò cupamente. Sarebbe stata fortunata se fosse riuscita a sopravvivere una settimana. L'odio e l'animosità non svanivano così facilmente.

    Le parole di De Longley interruppero i suoi pensieri Domani radunerete gli uomini che riterrete necessari e partirete per Langton Castle. È a solo una giornata di viaggio da qui disse, con più entusiasmo di quello che provava.

    Al silenzio del suo capitano, aggiunse William, non c'è bisogno di sottolineare quanto sia importante questa missione.

    William era preoccupato quanto il suo signore per come si erano messe le cose, ma rispose quello che il conte voleva sentirsi dire Proteggerò questa donna a costo della mia vita, milord.

    Fate in modo che sia così replicò il conte, sapendo che era una raccomandazione del tutto inutile. Restò a fissarlo in silenzio per qualche momento, prima di chiedergli Siete preoccupato, ragazzo. Cosa vi passa per la testa?

    L'espressione di William si fece per un attimo imperscrutabile, prima di assumere una dolcezza che non era da lui. La sua bocca si aprì, ma non ne venne fuori nessuna parola. Si schiarì la gola e riprovò.

    Milord, ricordate quando fui quasi ferito a morte, l'anno scorso?

    Il conte annuì, e lui continuò esitante Mi ero allontanato dal campo di battaglia, e giacevo sotto un albero ad aspettare la morte, quando dal nulla comparve una giovane scozzese. Credevo che mi avrebbe finito, ma non lo fece. Al contrario, curò le mie ferite e mi salvò la vita.

    De Longley stette ad ascoltarlo con molta attenzione.

    Una volta vi chiesi chi vi avesse curato, e voi rispondeste semplicemente un angelo disse, ricordando quel periodo. Era stato un giorno buio quello in cui i soldati erano tornati a casa senza William, convinti che fosse ormai morto. Poi, una squadra inviata alla sua ricerca lo aveva localizzato. Dunque è stata una donna scozzese a salvarvi?

    Si mormorò William Che strano...Li ho sempre considerati come dei barbari parassiti e ho passato la maggior parte della vita a combatterli. Troppi uomini coraggiosi sono morti per mano loro. Ma questa donna...non era come gli altri. Lei...lei era diversa.

    A quanto pare, una ragazza scozzese è riuscita ad addolcire il mio William? scherzò lord De Longley.

    Niente affatto, milord replicò lui imbarazzato, abbassando gli occhi sulle proprie mani guantate.

    Il conte era molto divertito da quella scena. Il gelido William in preda ad una miriade di emozioni. Quell'uomo era pura perfezione -senza debolezze, senza difetti, e quasi privo di emozioni. Lo conosceva da vent'anni e non aveva mai visto quel lato di lui. Avrebbe potuto giurare che stesse persino arrossendo. Non potè trattenersi dal volerne sapere di più.

    Era bella? gli chiese, bevendo un sorso di vino.

    Gli occhi che William sollevò sul conte lo lasciarono stupefatto. Erano straordinariamente profondi, e sinceri. Un fatto insolito, per un uomo così apparentemente gelido.

    Milord, nessuno ammira le donne inglesi più di me rispose Ma in tutta onestà non ne ho mai vista una anche lontanamente paragonabile a lei. Quando l'ho definita un angelo, parlavo seriamente.

    Davvero? Il conte inarcò un sopracciglio William, non ti ho mai sentito parlare in questo modo di una donna. Peccato che non avrò mai la possibilità di conoscerla.

    Le labbra di William si curvarono in un sorriso ironico. Era molto tempo che non pensava a Jordan. Nei lunghi mesi della convalescenza, il ricordo di lei era aleggiato nella sua mente come una brezza dolce, ma inconfondibile. Era stato fermamente deciso a mantenere la promessa che le aveva fatto di tornare in Scozia per ricompensarla per la sua gentilezza. E aveva cercato di convincersi che gli unici sentimenti che provava per lei erano ammirazione e gratitudine. Eppure, ogni volta che ripensava al suo bel viso, sentiva una fitta nel petto come non gli era mai capitato. Ogni volta che avvertiva l'odore di lavanda, gli sembrava di trovarsi ancora disteso sotto quell'albero, mentre le mani delicate di Jordan si prendevano cura di lui. Poi i mesi erano passati, le guerre li avevano tenuti impegnati, e William si era reso conto che non l'avrebbe più rivista. Così a malincuore aveva spinto quei ricordi nei recessi della mente. Ma un giorno sarebbe partito alla sua ricerca, anche solo per ringraziarla. Era l'onore ad imporglielo.

    Ad ogni modo, l'immagine del suo sorriso, l'ultima cosa che aveva visto di lei, non aveva voluto abbandonarlo. Si costrinse a ricacciarla indietro.

    Se questo è tutto, milord, vado ad informare i miei ufficiali disse alzandosi in piedi Abbiamo dei preparativi da fare, prima della partenza.

    Molto bene. L'umore del conte era tornato ad incupirsi E...William, voglio che solo gli ufficiali siano dotati di pugnali. Per i soldati lance e spade.

    William gli lanciò un'occhiata di disapprovazione Milord, saremo in territorio nemico gli ricordò Perchè dovremmo...?

    Il conte sollevò una mano Niente pugnali ripeté Sarà più difficile che uccidano la ragazza servendosi di una spada o di una lancia. Saranno solo gli ufficiali ad essere dotati di pugnali. Sono stato chiaro?

    Perfettamente, milord rispose William in tono gelido e, senza aggiungere altro, lasciò la stanza. Fuori, nel corridoio freddo e buio, si fermò un attimo a riflettere.

    Una sposa scozzese. Dannazione al re per aver voluto complicare le cose. La vita a Northwood era già abbastanza difficile senza il nemico all'interno delle mura di casa.

    Sapeva come gli uomini avrebbero reagito, e non poteva biasimarli. Ma lui non era Dio; non poteva controllare tutto e tutti. Avrebbe dovuto sorvegliare la donna giorno e notte finché il pericolo non fosse passato.

    Se lei si fosse rivelata una persona indegna, allora l'avrebbe eliminata lui stesso. Sperò con tutte le sue forze di non essere costretto a farlo.

    CAPITOLO QUATTRO

    Jordan aveva trascorso una notte insonne. Ben prima dell'alba, aveva indossato una sopravveste di lana verde dalla scollatura quadrata che metteva in evidenza i seni, e aveva tirato indietro i capelli sulla fronte, legandoli con un nastro, lasciandoli poi ricadere in morbidi riccioli fino alla vita. Era straordinariamente bella, ma si sentiva come un agnello pronto per essere macellato. Erano settimane che aspettava questo momento, terrorizzata da ciò che l'aspettava. Fin da bambina, le era stato insegnato che i clan a sud del confine erano nemici, e adesso avrebbe trascorso il resto della vita con loro.

    Giù in cortile, tre grandi carri, sui quali era stata caricata la sua dote, erano pronti per partire. Rotoli di lana scozzese, barili di whisky, saponi raffinati, i suoi beni personali. Tutto ciò che avesse un valore per lei, era stato stipato in quei carri per essere trasferito alla fortezza di Northwood. Un testamento silenzioso del futuro che la aspettava, un promemoria del fatto che non c'era modo di tornare indietro.

    Il sole si alzava lentamente all'orizzonte, sordo alle preghiere di Jordan di non sorgere mai più, e la giornata si prospettava serena e luminosa. Fuori dalle mura del castello, il villaggio si stava risvegliando, pronto a prepararsi a quel giorno importante.

    Col cuore in gola, Jordan fissò il cortile brulicante di attività, realizzando che quella era l'ultima volta che sentiva quei suoni familiari e confortanti.

    Alle sue spalle, la porta si aprì, e le cugine entrarono nella stanza. Mentre Caladora prendeva posto su una poltrona, Jemma si avvicinò a Jordan. Tra le mani aveva uno scialle che Jordan avrebbe dovuto indossare durante il viaggio. Ma tra le pieghe dell'indumento era nascosto un piccolo pugnale che Jemma mostrò alla cugina senza proferire parola.

    Jordan lanciò un'occhiata indifferente all'arma Non sto andando in guerra, Jemma disse, la voce stranamente debole Sto per sposarmi.

    Jemma serrò la mascella È sempre guerra quando ci sono di mezzo gli inglesi, Jordi, e tu lo sai.

    Gli occhi di Jordan tornarono alla finestra Sarà ciò che io vorrò che sia replicò, ripetendo le parole esatte di suo padre Se sarò ostile, loro saranno ostili verso di me. Non posso passare la vita a lottare contro il mio stesso marito.

    Ma non puoi nemmeno accettare questo sacrificio insistette Jemma Un solo colpo, la notte di nozze, e non ci sarà più nessun marito.

    Non lo farò rispose Jordan con più determinazione Ma ci sono altri modi per vincere una guerra. Mostrerò loro che cos'è l'orgoglio scozzese.

    Caladora si agitò nervosamente sulla poltrona, e Jemma le lanciò un'occhiata, prima di rivolgersi nuovamente alla cugina.

    Portami con te, Jordan sussurrò Caladora sarebbe solo un peso, mentre io saprei cavarmela. Porta me.

    Jordan scosse la testa Non voglio che tu corra nessun rischio. E poi Caladora ha bisogno di te qui. Cosa farebbe se la lasciassimo entrambe?

    Jemma si accigliò Probabilmente appassirebbe replicò seccamente l'altra Jordi, lei ha mia madre e zia Anne. Tu invece saresti sola.

    Non è vero. Maggie ed Elspeth verranno con me.

    Bah! fece Jemma Sono solo cameriere. Per quel che valgono, potresti portare anche due cani addestrati, al loro posto. Tu hai bisogno di me.

    Jemma era testarda, ma Jordan lo era ancora di più. Fissò con determinazione la cugina No, non ti porterò con me disse. Poi tornò alla finestra.

    Infuriata, Jemma le andò dietro Allora ti seguirò la minacciò Sai che ne sarei capace. E lo farò davvero, se non mi porti con te.

    Jordan sapeva che la cugina era davvero capace di seguirla fino a Northwood.

    Jemma Scott, ti proibisco di fare una cosa simile disse categoricamente Se tu....

    Le sue proteste furono interrotte da forti colpi alla porta, un attimo prima che venisse spalancata con violenza e sulla soglia apparissero Donald e Cord, i fratelli di Jemma, entrambi senza fiato dall'eccitazione.

    Zio Thomas ti vuole in cortile, Jordan. Immediatamente disse Cord.

    Per un attimo, il terrore la paralizzò. Poi si costrinse a scacciare l'ansia e ad obbedire. Senza esitare un secondo di più, raccolse le gonne e lasciò la stanza, seguita dai due giovani.

    Jemma e Caladora restarono immobili a fissare la porta, scioccate dalla rapida piega degli eventi. Caladora guardò la cugina, come se Jemma potesse fare qualcosa, qualsiasi cosa, per rimettere tutto a posto.

    La rivedremo? sussurrò impaurita.

    Gli occhi ambrati di Jemma scintillarono Si rispose Farò in modo che sia così.

    Caladora non era così ingenua o ignorante come Jemma e Jordan credevano. La sua preoccupazione per Jordan era ormai offuscata dalle intenzioni di Jemma, intenzioni che non erano sicuramente buone. Afferrò il braccio della cugina.

    Che cos'hai in mente, piccolo demonio? le chiese Jordan ti ha ordinato di non fare niente di avventato.

    Per un attimo, Jemma fissò Caladora, stupita che avesse indovinato esattamente i suoi pensieri.

    So che cosa ha detto scattò, dirigendosi verso la porta Pensa agli affari tuoi, Caladora Scott, altrimenti rivelerò a Gray Kinkaid che nutri delle simpatie nei suoi confronti.

    Caladora spalancò la bocca Non oseresti! E adesso dove vai?

    Jemma aprì la porta Ad assistere alla partenza di Jordan da una posizione migliore disse, e si sbattè la porta alle spalle.

    Caladora non le credette nemmeno per un attimo.

    ***

    Jordan indugiò sui gradini del mastio di Langton, guardando gli uomini che si preparavano a ricevere gli sgraditi ospiti. Suo padre e lo zio Matthew, il padre di Jemma, aspettavano ai cancelli, mentre lo zio Nathaniel, il padre di Caladora, dava istruzioni agli uomini d'arme e gridava ai servi di sgomberare.

    Aveva paura, paura che i soldati inglesi le facessero cose orribili, una volta che avessero lasciato la sicurezza di Langton.

    Il corno delle sentinelle suonò di nuovo, facendola trasalire, e le guardie al cancello cominciarono faticosamente a sollevare le assi di legno massiccio. Il respiro ansimante e le mani sudate, Jordan era così intenta a fissare quella scena da non accorgersi che le zie e i parenti maschi le si erano radunati intorno per proteggerla.

    Un po' alla volta, nel cortile tornò la calma. Servi e contadini sparirono nei loro nascondigli, da dove avrebbero potuto assistere allo scambio. La maggior parte di loro non aveva mai visto gli Inglesi da tanto vicino e per loro era come se i demoni dell'inferno in persona stessero per violare il loro santuario.

    Zio Nathaniel gridò qualcosa, e i carri che trasportavano la dote di Jordan furono trainati nel cortile. Lei lanciò loro una rapida occhiata, poi tornò a fissare i cancelli, ormai completamente aperti. Due file di soldati avevano preso posizione ai lati, creando una sorta di corridoio che portava direttamente a lei.

    Jordan pregò di non commettere nessun errore che potesse provocare imbarazzo a se stessa o ai suoi parenti. Era certa che, se avesse aperto bocca, avrebbe vomitato, e che, se avesse chiuso gli occhi, sarebbe svenuta, così restò immobile come un sasso e pregò Dio che le desse la forza di affrontare ciò che la aspettava.

    L'aria vibrava di tensione, al pensiero che dei soldati inglesi stessero per mettere piede entro i confini di Langton. Uno strano formicolio attraversò le membra di Jordan.

    Poi cadde il silenzio, e l'ostilità che permeava l'aria divenne quasi tangibile, quando tre cavalieri inglesi attraversarono il cancello e si fermarono nel cortile. Tutti e tre perfettamente abbigliati, enormi e nello stesso tempo eterei, cavalcavano enormi destrieri inquieti. Jordan si chiese se anche i cavalli non avvertissero l'odio che li circondava.

    Assurdamente, si ritrovò a fissarli ammirata. Le loro armature scintillavano e al di sotto erano visibili le tuniche in maglia di ferro che li coprivano dalla testa ai piedi. Montavano in sella come se fossero un tutt'uno con i loro animali, senza mai vacillare mentre i cavalli scalciavano e si imbizzarrivano. Indossavano elmi con le mascherine abbassate, e Jordan si scoprì ansiosa di vedere i loro volti.

    Chiedendosi se fossero uomini reali, e non statue, Jordan abbassò gli occhi sugli speroni. Aveva sentito dire che i veri cavalieri inglesi indossavano speroni d'oro puro, simbolo del loro rango, e tutti e tre gli uomini ne portavano di simili.

    I tre uomini fermarono i cavalli e smontarono in perfetta sincronia. Uno di loro, quello al centro, consegnò le redini al compagno e si avvicinò agli scozzesi in attesa.

    Chi è il laird Thomas Scott? chiese, la voce roca e profonda.

    Sono io rispose Thomas E voi chi siete?

    Sir William de Wolfe, capitano di Northwood Castle replicò l'uomo Vengo a nome di John de Longley, conte di Teviot, per prelevare la sua sposa, come il nostro illustre re Enrico ha ordinato. Intendete consegnarla in modo pacifico?

    Un campanello d'allarme risuonò nella testa di Jordan nell'udire il nome del cavaliere. Dove lo aveva già sentito? Le sembrava vagamente familiare, ma non riusciva proprio a ricordare. Incuriosita, attese con ansia che il cavaliere togliesse l'elmo.

    L'espressione di Thomas si oscurò. Fissò il guerriero, di almeno due teste più alto di lui. Nei suoi occhi Jordan lesse l'odio e si chiese come mai fosse improvvisamente furioso.

    Toglietevi l'elmo ringhiò Thomas.

    Il cavaliere non esitò. Sollevò lentamente l'elmo e lo ripose sotto il braccio. I suoi occhi nocciola dorati si focalizzarono arroganti sullo scozzese.

    Sangue di Dio! esclamò Thomas Siete proprio voi, demonio inglese! Per Dio, il Lupo in persona!

    Anche gli altri due cavalieri tolsero l'elmo. I volti duri come la pietra, avevano entrambi i capelli biondi, di tonalità diverse. Ma Jordan non li vide nemmeno, intenta com'era ad affrontare lo shock più grande della sua vita.

    Era come se avesse ricevuto un calcio nello stomaco. Si sentiva stordita, non riusciva a respirare, e temeva di essere sul punto di svenire.

    Tra tutti i cavalieri che c'erano in Inghilterra, aveva davanti proprio lui. L'uomo che tante settimane prima aveva curato a Bogwood era tornato a tormentarla.

    Jordan serrò gli occhi, poi li riaprì, solo per trovarsi davanti il volto più bello che avesse mai visto. Non era possibile. Come aveva fatto a sopravvivere? Le sue ginocchia minacciarono di collassare, e il sangue prese a rombarle nelle vene, ma Jordan lottò contro l'istinto di svenire. Non poteva mettere se stessa in un tale imbarazzo, non qui. Doveva farcela. Il mondo le stava girando intorno, e cercò disperatamente di mantenere il controllo.

    Probabilmente, col senno di poi, non avrebbe dovuto essere cosi scioccata. Dopotutto, quest’uomo le aveva rivelato il suo nome, e lei aveva scelto di credere che non si trattasse della stessa persona che aveva decimato la sua gente. Invece era proprio lui, e Jordan lo aveva curato come un qualsiasi soldato.

    La vergogna e l'orrore la attanagliarono: se suo padre fosse venuto a saperlo, l'avrebbe pagata cara. Il Lupo l'avrebbe riconosciuta? L'avrebbe ringraziata pubblicamente, davanti alla sua famiglia?

    Il terrore le corse nelle vene quando ricordò la promessa che le aveva fatto di ricompensarla per la sua gentilezza. Se avesse scelto questo momento per farlo, la sua vita non avrebbe avuto più alcun valore. Doveva aver vacillato senza rendersene conto, perchè qualcuno le posò una mano sulla schiena per sorreggerla, ma Jordan non trovò nemmeno la forza per dire grazie.

    Dunque mia figlia sposerà il vostro signore? Il tono irato delle parole di Thomas si insinuò nei suoi pensieri. E sarete voi a portarla da lui?

    Si rispose William in tono piatto Volete consegnarmela?

    Thomas esitò un momento di troppo, ma non voleva che la sua indecisione turbasse Jordan. Si avvicinò al capitano inglese, in modo che solo lui potesse sentirlo.

    Sappiate che odio le vostre dannate budella, bastardo mormorò Mi piacerebbe immensamente ammazzarvi in questo preciso momento, per tutto il dolore che avete causato alla mia gente. Ma non posso farlo, perchè ho messo in gioco qualcosa di ben più grande del mio odio. Ho messo in gioco il mio onore. Dunque mia figlia sposerà il laird de Longley. La consegno a voi, Lupo, e vi ordino di trattarla con il rispetto dovuto ad una contessa, altrimenti, giuro davanti a Dio che vi sventrerò con le mie stesse mani.

    William non mosse un muscolo. Le parole del conte non lo offesero, tantomeno lo spaventarono, ma più restava in quel cortile, più il suo disagio cresceva. Sarebbe bastata una piccola provocazione, da una parte o dall'altra, per far scoppiare una rissa. Meglio prendere la ragazza e andarsene.

    Siete stato molto chiaro, milord rispose in tono pacato Se volete accompagnarmi da vostra figlia, ve ne sarei grato.

    Thomas lo fissò ancora un attimo, poi si voltò e si diresse verso il mastio, seguito da William.

    Jordan vide suo padre e il cavaliere avvicinarsi e immediatamente fu presa dal panico. Forse il cavaliere non si ricordava di lei, dopotutto quella notte era stata buia e lui orribilmente ferito. Silenziosamente, implorò Dio di aiutarla, di fare in modo che l'inglese non la riconoscesse.

    Quando se lo trovò davanti, i loro occhi restarono incatenati. Lo sguardo di lui sembrava incredulo, scioccato, eppure sul suo viso non passò alcuna emozione, nessun segnale di riconoscimento, e Jordan ne fu immensamente sollevata.

    Incapace di sostenere oltre quello sguardo, abbassò gli occhi e fissò il terreno.

    Questa è mia figlia, lady Jordan Scott disse Thomas, del tutto ignaro del tumulto che la stava dilaniando Jordan, ti presento il capitano del tuo futuro sposa.

    L'inchino di Jordan fu un po' troppo profondo a causa delle ginocchia tremanti.

    Sir sussurrò.

    William si limitò ad un cenno del capo. In realtà, non era certo di avere il fiato per parlare. Aveva smesso di respirare nel momento in cui suoi occhi si erano posati sul bel viso di Jordan, che in quel momento appariva pallido e spaventato.

    Non riusciva a credere a quel che vedeva.

    ...Buon Dio, è lei...Il suo angelo in carne e ossa. Era sempre stato convinto che non l'avrebbe mai più rivista, e trovarsela davanti, doverle fare da scorta, era un vero miracolo. Quasi scoppiò a ridere per il colpo di fortuna- o di sfortuna, a dire il vero, dal momento che questa donna era promessa al suo signore.

    Non c'era alcun dubbio che fosse lei, e William si chiese se si ricordasse di lui.

    Si rivolse bruscamente al padre della ragazza I miei ordini sono di ritornare immediatamente a Northwood disse in tono duro Presumo che lei sia pronta a partire.

    Naturalmente replicò Thomas, stringendo gli occhi.

    Molto bene. William girò sui tacchi e si allontanò, ordinando di preparare i carri.

    Thomas afferrò Jordan per un braccio e insieme seguirono il cavaliere.

    William raggiunse il suo destriero e infilò l'elmo con più forza del necessario. Lo shock di aver rivisto Keira stava avendo la meglio su di lui.

    Le tese la mano La signora cavalcherà con me disse.

    Jordan esitò Posso usare il mio cavallo, sir.

    Lui strinse le redini Voi verrete con me. Nonostante il tono pacato, Jordan e suo padre compresero perfettamente che non c'era modo di disobbedire.

    Thomas la strinse tra le braccia, gli occhi colmi di lacrime Jordi, figlia mia, mi mancherai sussurrò Ti voglio bene, ragazza. Non dimenticarlo mai, qualunque cosa accada.

    Anch'io vi voglio bene, padre disse Jordan, la voce spezzata Vi prego, venite a trovarmi presto.

    Thomas si tirò indietro per guardarla Lo farò, te lo prometto. Poi rivolse uno sguardo ostile a William Prendetevi cura di mia figlia, Lupo. È solo grazie a lei se non ci incontreremo più sui campi di battaglia.

    Ne sono ben consapevole, laird Scott rispose E che ci crediate o no, ho giurato di proteggere vostra figlia a costo della mia vita. Non corre alcun pericolo, state tranquillo.

    Thomas non aveva alcuna intenzione di insultare il capitano, soprattutto quando aveva il destino di Jordan nelle mani, così si limitò ad annuire, prima di fare cenno alla figlia da montare in sella.

    Riluttante, lei si voltò verso William. Nel vedere di nuovo quegli occhi nocciola che la fissavano dietro la visiera, lo shock e lo stupore tornarono ad invaderla.

    Molto bene, sir. Sono pronta disse in tono determinato.

    William la sollevò in sella e le avvolse un braccio intorno alla vita. Poi spronò il cavallo e lasciò il cortile, seguito dai due cavalieri.

    L'ultima cosa che Jordan vide del suo amato castello furono i grandi cancelli che si richiudevano alle sue spalle. In quel momento si rese conto che la sua vita non sarebbe mai più stata la stessa.

    CAPITOLO CINQUE

    Non si scambiarono una parola.

    Dal momento in cui era montata in sella, Jordan era rimasta immobile il più possibile, evitando anche solo di voltare la testa per guardarsi intorno e determinata a tacere, in attesa che fosse lui a parlare per primo.

    Poco lontano dal castello li aspettavano il resto dell'esercito e altri sei cavalieri, oltre ai tre che la accompagnavano. Nove enormi, letali guerrieri inglesi.

    Jordan non aveva mai avuto così tanta paura. Sebbene i loro volti fossero nascosti dagli elmi, sapeva che la stavano scrutando e, la testa china e i capelli che le cadevano sul viso come una cortina, desiderò diventare invisibile, perché, se uno di loro le avesse rivolto la parola, sarebbe svenuta.

    Si diressero verso sud, cavalcando ad un ritmo piuttosto blando, finchè non si fermarono per riposare. O meglio, per permettere a lei di riposare.

    Jordan fu lieta di quella sosta: la schiena le doleva per lo sforzo di restare dritta, e il fondoschiena non sarebbe stato in grado di restare seduto un minuto di più. Quando il cavaliere la sollevò dalla sella, non si sentiva più le gambe.

    Alcuni degli uomini tirarono fuori dalle sacche del pane e della carne essiccata, ma Jordan non aveva fame. Desiderando allontanarsi da quegli sguardi torvi che le facevano accapponare la pelle, camminò fino ad un piccolo ruscello. Il capitano sembrava sparito, e lei si sentiva terribilmente sola.

    Sovrappensiero, immerse un dito nell'acqua gelida. Chissà cosa stavano facendo i suoi familiari in questo momento. Stavano forse ridendo e festeggiando, contenti di essersi liberati di quella ragazzina impressionabile, che odiava tanto la guerra?

    Il pensiero la rattrista, anche se, dentro di sè, sapeva che le sue preoccupazioni erano del tutto infondate, e che la sua famiglia la amava e non avrebbe mai voluto che lei se ne andasse.

    Il cinguettio degli uccelli attirò la sua attenzione. Jordan sollevò gli occhi e scorse un nido. La sua intrusione aveva evidentemente disturbato quelle deliziose creature, e per farsi perdonare rivolse loro parole tranquillizzanti. Non si accorse della figura imponente che era apparsa alle sue spalle.

    Gradite del vino?. Era il capitano.

    Jordan si irrigidì No, grazie.

    Lui mise giù la borraccia e si tolse i guanti. Poi si inginocchiò, impresa non facile a causa dell'armatura, e si spruzzò l'acqua fredda sul viso. I nervi tesi come molle, Jordan evitò di guardarlo.

    Lady Jordan Scott, così chiamata in onore del fiume Giordano disse William, ripetendo le parole che lei stessa aveva pronunciato mesi prima Non pensavo che vi avrei rivisto.

    Dunque, non aveva dimenticato. Jordan provò un misto di sorpresa e paura. Forse lui la ricordava per via della rozza fasciatura con cui aveva avvolto la sua ferita, oppure per il dolore bruciante del whisky, e adesso che ne aveva l'occasione intendeva punirla affogandola nel ruscello.

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