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La biografia dell’anima. Hermann Hesse e il “Narciso e Boccadoro”
La biografia dell’anima. Hermann Hesse e il “Narciso e Boccadoro”
La biografia dell’anima. Hermann Hesse e il “Narciso e Boccadoro”
E-book152 pagine1 ora

La biografia dell’anima. Hermann Hesse e il “Narciso e Boccadoro”

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Il romanzo "Narciso e Boccadoro" di Hermann Hesse, studiato e contestualizzato con il periodo storico in cui la penna creativa dell'autore si concentra sulla stesura dell'opera e la successiva pubblicazione, avvenuta nel 1930. Alla vigilia dell'avvento del nazionalsocialismo e di un capitolo buio della storia della Germania, uno degli autori simbolo della tradizione letteraria tedesca del Novecento dà vita in questo romanzo ad una realtà edenica, sublimata, arcadica e senza tempo che risponde al bisogno di un esotismo temporale e spaziale dalla realtà presente, avvelenata dal capitalismo, dal progresso e dai venti di guerra che sembrano soffocare l'umanità. Hesse si mette a nudo con i lettori in questo romanzo, proiettando nella vita errabonda di Boccadoro le sue fragilità e la costante ricerca di sé stesso. A ben vedere, è possibile rintracciare nello scritto svariati elementi autobiografici come il convento di Mariabronn, l'influenza della psicanalisi (si ricorda l'incontro con Jung nel 1919), la tensione spirituale, le crisi interiori e il tema del viaggio verso mete incontaminate.
LinguaItaliano
Data di uscita18 mar 2020
ISBN9788832281262
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    La biografia dell’anima. Hermann Hesse e il “Narciso e Boccadoro” - Alessio Nistri

    Alessio Nistri

    La biografia dell’anima

    Hermann Hesse e il Narciso e Boccadoro

    Argot edizioni

    Tutti i diritti riservati

    © Tralerighe libri

    © Andrea Giannasi editore

    Lucca marzo 2020

    ISBN 9788832281262

    www.tralerighelibri.it

    Wie still war es in dieser verzauberten Hütte! Wie roch es sonderbar und schrecklich! Wie war diese kleine Menschenheimat, in der noch ein Rest von Herdfeuer glomm, gespenstisch und traurig, von Leichen bewohnt, ganz von Tod erfüllt und durchzogen! […]

    Che silenzio in quella capanna incantata! Che odore strano e terribile! Com’era triste e spettrale quella piccola dimora umana, in cui covava ancora sul camino un resto di fuoco, abitata da cadaveri, tutta pervasa dalla morte! […]

    PREFAZIONE. La ribalta dello Spirito

    La fine dell’Ottocento aveva segnato il crollo delle certezze derivanti dalla tradizione. Davanti ad un mondo in cambiamento, la scoperta e la prepotente comparsa della tecnologia stava profondamente cambiando l’uomo nel suo stile di vita, nel comportamento, nel pensiero e nelle abitudini. Il mondo diventava più veloce, tutto incentrato sulla crescita economica e sullo sviluppo scientifico; il tempo del pensiero e della riflessione si riduceva, considerato come un intralcio al fiducioso cammino del progresso, il quale appariva non solo inarrestabile, ma assolutamente positivo. Questa prospettiva avrebbe necessariamente portato alla nascita di una nuova società in cui tutto poteva essere accessibile e possibile, dove non esistevano né divieti né limiti di alcun genere: sono molti gli intellettuali che parlano di un nuovo umanesimo. La fede incondizionata nel progresso e nella scienza (tecnica) ha radici profonde nella storia dell’umanità, nasce già nell’antica Grecia con il mito di Prometeo. All’epoca però, contrariamente a quanto cominciò a verificarsi a partire dal Cinquecento e, successivamente, con la Prima rivoluzione industriale, si riconoscevano all’uomo dei limiti da non oltrepassare (Katàmétron, in greco con misura), in quanto l’equilibrio dell’uomo dipendeva necessariamente dalla relazione con il mondo circostante, e la vita umana era inscritta nella vita naturale da cui non era scissa.

    Francesco Bacone, filosofo inglese vissuto alla corte di Elisabetta I e di Giacomo Stuart, fu uno dei primi pensatori ad inaugurare una nuova supremazia, quando nel Novum Organum− sua opera principale – dichiarò che la scienza era capace di piegare la natura alle proprie leggi per metterla al servizio dell’uomo e poterla così dominare. Il vero cambiamento di mentalità e la nascita di una visione fortemente antropocentrica che pone l’uomo al vertice della natura si ha dunque con l’avvento dell’Umanesimo, sostenuta tra l’altro dalla religione giudaico-cristiana, prima promotrice di una spaccatura insanabile tra uomo e Natura. Poco più di un secolo dopo, la prima rivoluzione industriale compie una vigorosa svolta di questa concezione, trasformando radicalmente il paesaggio e l’ambiente, nonché la percezione stessa della realtà. L’uomo si mette perciò sullo stesso piano di un dio biblico, affermando la sua sconfinata onnipotenza. L’illuminismo (e il Positivismo poi) portano avanti questa certezza, elevando la scienza sullo stesso piano di una religione. L’uomo espande e approfondisce le proprie conoscenze, abbattendo a mano a mano tutto ciò che poteva costituire un ostacolo alla realizzazione della sua felicità terrena. Vaccini e antibiotici tentano di sradicare la malattia e il dolore, gli scienziati sono mossi dalla cieca fiducia che tutta la realtà sia spiegabile razionalmente. I navigatori continuano i loro viaggi di esplorazione per nuovi continenti oltreoceano, e dalla scoperta si passa presto allo sfruttamento delle popolazioni autoctone, guidati stavolta dalla convinzione che l’uomo europeo sia un essere superiore per ingegno e civiltà alle altre etnie. La ricerca scientifica legittima con i suoi studi − che di scientifico hanno ben poco – tale egemonia, una prassi che trova anche nella religione terreno fertile in cui crescere, dal momento che all’uomo bianco viene concesso direttamente da Dio il privilegio di portare agli altri uomini la sua Parola.

    Non dimentichiamo però che nella storia, al pari delle fluttuazioni climatiche, si sono sempre alternati periodi di razionalità e di ottimismo a periodi di irrazionalità e di incertezza. Dopo l’Umanesimo abbiamo il Barocco con i suoi misteri ed i suoi enigmi, un periodo in cui la realtà diventa meno decifrabile e il senso della morte comincia a pervadere la vita stessa. Dopo il Barocco ritorna la fiducia nella ragione e nella capacità dell’uomo di incidere sulla realtà per plasmarla secondo le sue esigenze ed i suoi bisogni. Poi arriva il mondo soggettivo con le sue passioni ed i suoi slanci sentimentali, i quali mettono in secondo ordine il vaglio critico della razionalità per un sentire più intimo e immediato. Alla fine, nell’Ottocento inoltrato, arriva il grido lacerante di Niezstche− Dio è morto −, che segna uno spartiacque fra il bagaglio ideologico-spirituale della tradizione e la modernità. Si comincia così a non contemplare più la presenza di Dio, rilegandola alla sfera intimistica e privata; Egli cessa di essere un soggetto Assoluto per diventare un fenomeno Storico, e come tutti i fenomeni anch’esso esposto ad un declino.

    In questo vuoto di valori conseguente alla morte di Dio si inseriscono concezioni ottimistiche create e supportate dalla scienza e dalla tecnologia, le quali, grazie alla ricerca, apportano uno sviluppo senza precedenti alla storia umana. Economia e benessere diventano i modelli su cui orientare politiche e sulle quali organizzare la vita individuale e collettiva, per cui la sensazione predominante è che attraverso il progresso materiale sia possibile arrivare ad una felicità terrena. Nasce il concetto di sviluppo su larga scala, l’uomo-massa, la società dei consumi e del denaro come elemento indispensabile e aggregante; compare la classe media e cominciano programmi politici di alfabetizzazione e di industrializzazione. Ci troviamo adesso nella Belle Époque, dove lo slogan che comincia ad apparire, sotteso ad ogni messaggio pubblicitario, è il seguente: Tutto è permesso. Nell’era in cui l’uomo non conosce più ostacoli perché crede di essere stato reso più libero dalla tecnica, i valori spirituali non sono più necessari: ci si avvia verso il nichilismo. Ma proprio come risposta alla vacuità di orientamenti spirituali, proprio come medicina al materialismo, nasce il monachesimo intellettuale.

    Il riferimento è volutamente legato al monachesimo del Duecento, il quale, in risposta alla corruzione della Chiesa, fa nascere dei movimenti il cui fine è riproporre un ideale di vita semplice e vicina all’esperienza di Gesù. La spiritualità viene per questo messa al centro della vita dopo anni di materialismo ecclesiastico. Così fece San Francesco con il suo esempio di umiltà e dedizione alla parola dei vangeli, che lo portò a sganciarsi con coraggio dai modelli di opulenza della società ecclesiastica, predicando una moralità assoluta che ponesse

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