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Due secoli di fantasmi: Case infestate, tavoli giranti, apparizioni, spiritisti, magnetizzatori e medium
Due secoli di fantasmi: Case infestate, tavoli giranti, apparizioni, spiritisti, magnetizzatori e medium
Due secoli di fantasmi: Case infestate, tavoli giranti, apparizioni, spiritisti, magnetizzatori e medium
E-book598 pagine8 ore

Due secoli di fantasmi: Case infestate, tavoli giranti, apparizioni, spiritisti, magnetizzatori e medium

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Info su questo ebook

Che cosa c’è dietro ai ghost busters, alle “case infestate”, agli esorcismi, agli zombies e agli spettri cari a tanta filmografia internazionale? Perché, nonostante l’indefessa attività di “smascheramento” di una nutrita schiera di antipsichisti, molti credono ancora agli spiriti, alle materializzazioni, ai morti che ritornano?
Spiritismo ed esoterismo, con il loro corredo di spiritualità alternative, hanno profondamente influenzato alcuni aspetti della cultura occidentale contemporanea. La ricerca psichica, in particolare, con le sue indagini sulla medianità e sui poteri latenti della mente, ha aperto la strada alla psicanalisi e sollecitato la riflessione estetica delle avanguardie. La storia del paranormale è perciò anche una storia di “forme” culturali, che si incrocia, per vie talora sotterranee, con la storia delle religioni, con la storia della scienza e con quella della letteratura e dell’arte.
I protagonisti di questo libro documentatissimo, che si legge come un avvincente romanzo corale, sono uomini e donne che hanno cercato, ciascuno a suo modo, di forzare le porte del sovrannaturale. Le loro inquietanti vicende – che si delineano sullo sfondo di un panorama in controtendenza alla razionalità moderna, ricco di curiosità e di fermenti occultistici – sono accreditate dai rigorosi apparati di note e bibliografici che completano il volume e restituiscono attendibilità storica anche ai più sbalorditivi aneddoti degli annali dello spiritismo.
LinguaItaliano
Data di uscita18 dic 2018
ISBN9788827229224
Due secoli di fantasmi: Case infestate, tavoli giranti, apparizioni, spiritisti, magnetizzatori e medium
Autore

Simona Cigliana

Simona Cigliana ha insegnato Letteratura Italiana, Critica Militante e Letterature Europee Comparate alla “Sapienza” di Roma e in altre Università italiane ed europee. È autrice, in Italia e all’estero, di numerosi studi scientifici su Luigi Capuana, Giovanni Verga, Luigi Pirandello, Massimo Bontempelli, Filippo Tommaso Marinetti e diversi autori otto-novecenteschi. Tra le sue pubblicazioni, relativamente all’ambito dei rapporti tra occultismo, spiritualismo e storia delle avanguardie, ricordiamo: Futurismo esoterico. Contributi per una storia dell’irrazionalismo italiano tra Otto e Novecento (Napoli, Liguori, 2002); La seduta spiritica. Dove si racconta come e perché i fantasmi hanno invaso la modernità (Roma, Fazi, 2007); “Il fantasma senza spirito. Storie di apparizioni, spettri ed ectoplasmi da Mesmer a Baudrillard (passando per Marx)”, in Ritorni spettrali. Storie e teorie della spettralità senza fantasmi (Bologna, Il Mulino, 2018.

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    Anteprima del libro

    Due secoli di fantasmi - Simona Cigliana

    Introduzione

    Questo libro ha una storia fortunata. Pubblicato dieci anni fa per l’Editore Fazi, nella collana I Memi. Mappe della cultura e dell’immaginario contemporaneo, ebbe un buon successo e fu salutato da molte lusinghiere recensioni, prima fra tutte quella di Stefano Bucci, a doppia pagina intera sul Corriere della Sera¹, che aprì la strada ai maggiori quotidiani nazionali e poi ai settimanali e alle riviste.

    Presto esaurito e ormai introvabile, il volume esce oggi, per i tipi della storica casa editrice Edizioni Mediterranee, rivisto, ampliato, aggiornato, in una nuova veste scientifica completa di apparati, senza tuttavia essere modificato per quel che riguarda l’impianto, che rimane quello di un racconto a tema, volto a ricostruire, da un punto di vista piuttosto singolare, la storia dei rapporti dell’uomo moderno con l’aldilà.

    Spinta dal bisogno di trascendenza, l’umanità ha infatti da sempre cercato di mettersi in contatto con l’oltre, ma lo ha fatto in modi diversi, in buona parte rispondenti al mutare dei caratteri della cultura dominante. Anche i fenomeni che si registrano negli annali del paranormale si differenziano nel tempo, come se le forze e le entità che si pensa ne siano protagoniste si fossero via via sintonizzate con la mentalità e i costumi dell’epoca, adattandosi alle aspettative di chi se ne faceva tramite o alle metodologie di chi si adoperava a studiarle, da osservatore imparziale e talvolta scettico. La Bibbia, i poemi omerici e numerosi testi risalenti ai lontani secoli pre-cristiani testimoniano, ad esempio, che l’uomo crede ai fantasmi da ere assai remote e che le pratiche di evocazione dei defunti hanno origini antichissime. Eppure, solo nel nostro passato prossimo, nell’Ottocento scientista e democratico, s’inaugura il rito laico della seduta spiritica e le comunicazioni a tavolino con i morti divengono una pratica corrente tra larghi strati di popolazione.

    Questo non deve meravigliarci: i periodi in cui, in nome della ragione, si sono voluti rigettare i retaggi della superstizione, proclamandosi deterministi e materialisti, sono spesso quelli in cui si assiste a inaspettati revival di spiritualismo. La nostra epoca non fa eccezione. A partire dal Secolo dei Lumi e poi, con maggiore impegno, nell’Ottocento razionalista e fino ai nostri giorni, le vicende della parapsicologia hanno come protagonisti uomini e donne che, contravvenendo alle proibizioni delle Chiese istituzionali, in contrasto con la scienza trionfante e con le tendenze positive della contemporaneità, hanno cercato di forzare le porte del sovrannaturale, affermando, in vari casi, di esserci riusciti.

    La storia del paranormale è dunque anche una storia di forme culturali: una storia che si incrocia, con modalità di volta in volta peculiari, con la storia delle religioni, con la storia della scienza e con quella della cultura – e in cui si rispecchiano gli atteggiamenti, i pregiudizi, le speranze e perfino le ambizioni dei tempi rispetto alla morte, all’oltretomba, alla spiritualità, ai poteri della psiche e ai confini della conoscenza umana.

    Lo spiritismo ottocentesco, avveniristico e anticlericale, con pretese scientifiche e sostanzialmente democratico, costituisce, insieme al suo pendant di ricerca psichica, una delle estreme frontiere sulle quali l’uomo moderno ha giocato, con regole nuove, la sua partita con il limite e con la morte. Esso ci ha trasmesso miti, immagini, credenze, fantasie che sono ancora oggi di casa tra noi. Cosa c’è alle spalle dei ghost busters, delle haunted houses, degli esorcismi, degli zombie, dei vampiri e degli spettri cari a tanta filmografia internazionale? Qual è l’origine di questi ricorrenti simulacri, di queste icone così largamente diffuse nell’immaginario collettivo? Qual è la loro storia? Quali trasformazioni ha subito la loro figurazione? Perché, nonostante l’indefessa attività di smascheramento di tanti antipsichisti, molti credono ancora alle materializzazioni, ai morti che tornano, agli invasamenti demoniaci? Tentare di rispondere a queste domande in modo circostanziato, da un punto di vista storico-culturale e sociologico, può essere alquanto istruttivo e può aiutarci a tracciare una cartografia del fantastico odierno, che prolifera sull’humus e in continuità con le esperienze che furono di casa fra i nostri trisavoli.

    Come ha scritto Ernst Bloch, sebbene la popolarità dei fantasmi sia andata scemando con l’avvento della tecnica, la loro voce continua a echeggiare in risonanza negli abissi della psiche². Non ha dunque fondamento l’obiezione che non valga la pena di occuparsi di fenomeni che ancora non riescono a ottenere una convalida definitiva da parte della scienza. L’attività dello spirito, pur non potendo essere toccata e pesata, non cessa per questo di essere vera, cioè di essere viva e operante nella realtà umana e, di conseguenza, nella realtà storica.

    Certo, parlare oggi di fantasmi, al di fuori della fiction o di un ambito metaforico o traslato, suscita spesso ironia e imbarazzo. Alla censura cristiana contro lo spiritismo si è aggiunto l’anatema del razionalismo, che nega ai fantasmi ogni possibilità di apparizione nel mondo dei vivi. Definito dalla maggior parte dei dizionari odierni immagine non corrispondente a realtà, cosa inesistente, puro prodotto di fantasia, il fantasma è tuttavia una entità che ha avuto un ruolo non illusorio e non secondario nella nostra storia recente.

    Il mondo moderno, ai suoi albori, è stato letteralmente ossessionato dai fantasmi. Basta tornare indietro di un paio di secoli e, sollevando il velo che la storiografia ufficiale ha steso su tutta questa area eterodossa, si scoprirà che spiritismo, occultismo ed esoterismo, con il loro corredo di spiritualità alternative, hanno esercitato una durevole e pervasiva interazione con la cultura dell’Occidente. Come l’alchimia, tra Sei e Settecento, aprì la strada alla chimica, così la ricerca psichica, tra Sette, Otto e Novecento, ha coinvolto la medicina e la fisica e, con i suoi studi sulla medianità e sui poteri latenti, ha propiziato la nascita della psicologia dinamica, ha contribuito a chiarire la distinzione tra mente e cervello e ha aperto la strada allo studio sistematico della psiche. Contemporaneamente, le suggestioni provenienti da quel piano che in molti consideravano il naturale superfisico hanno nutrito l’ispirazione di artisti e scrittori, di fotografi e danzatori, arrivando a influenzare profondamente la letteratura e l’arte del XIX e XX secolo, e perfino l’architettura e la politica. I primi quadri astratti – spiega Kandinsky che fu, in questo campo, l’iniziatore – sono stati creati con l’intento di rappresentare il soprasensibile: forme, colori, sentimenti, realtà inaccessibili ai nostri sensi³. E c’è chi si è chiesto quanto l’invenzione dello stream of consciousness (il flusso di coscienza) debba alle torrenziali comunicazioni dei medium scriventi.

    Sono questioni che occorre di volta in volta investigare e documentare, ma sulle quali esiste ormai una vasta bibliografia. Di sicuro, alle spalle di una parte importante della ricerca estetica moderna, si dispiega un vasto repertorio di studi, di osservazioni e di esperimenti avvalorati da illustri nomi della scienza internazionale, una quantità di teorie scientifiche e filosofiche sull’estensione dei poteri umani, sulla natura delle manifestazioni spiritiche e sulla costituzione di questo e del cosiddetto altro mondo: tutto un patrimonio di testimonianze e speculazioni, tra i contemporanei ben conosciute e largamente discusse, che apre non trascurabili spiragli d’intelligenza e nuove possibilità di rilettura del nostro recente passato. È un lato della storia della cultura rimasto in ombra, su cui nessun manuale si sofferma, ma al quale molte delle nostre aspettative e dei nostri abiti mentali sono ancora profondamente debitori.

    Tutto questo corpus di documenti attesta inoltre, con particolare rilievo, l’eccezionale capacità di resilienza di un tipo di aspirazione conoscitiva solo apparentemente esautorato dalla rivoluzione della scienza moderna. Esso si appoggia, presso gli spiritualisti, anche in epoca contemporanea, a un insieme di dottrine a carattere iniziatico ed esoterico, che, come dicevamo, conoscono, tra la metà dell’Ottocento e il primo trentennio del Novecento, una vigorosa ripresa. Esse, in continuità con un’antica tradizione gnostica e sapienziale, sono intese a espandere i confini dello scibile per via intuitiva e con mezzi carismatici: alla conoscenza quantitativa e descrittiva su cui riposano i principi del sapere scientifico contemporaneo, oppongono una visione qualitativa e olistica, una concezione organicistica e pneumatica dell’universo.

    Alcuni studiosi riallacciano questa tendenza a quel filo rosso di sapere romantico che, in funzione antirazionalistica, come rivoluzione epistemologica mai teorizzata in modo organico, percorre il pensiero occidentale anche nei periodi di più incontrastato dominio del razionalismo⁴. In polemica costante con i maggiori responsabili di una lettura sensista della natura umana – contro Condillac, Locke, Hume, e anche contro gli enciclopedisti, quali rappresentanti di tutto un indirizzo culturale – si sarebbe contrapposta, sin dal Seicento, un’impostazione speculativa che si ricollega direttamente ai postulati della magia naturale e che attraversa la cultura europea proponendo metodi di investigazione e di apprendimento formulati in opposizione alla razionalità illuministica. Il rinato interesse per il mondo occulto che si registra tra Otto e Novecento – interesse nel cui ambito possiamo includere il largo successo del magnetismo animale, la mania dei tavoli giranti e dello spiritismo, la rivalutazione culturale di alcuni elementi della Tradizione esoterica, un consistente revival di occultismo e perfino gli esiti di alcune indagini sperimentali sulla trance e sulle facoltà della mente – potrebbe dunque rappresentare non tanto una forma di reazione contro il materialismo positivista, quanto, piuttosto, il riaffiorare di quell’altra linea direttiva dello sviluppo scientifico, parallela a quella che, attraverso la pratica della verifica in laboratorio, conduce dall’alchimia alla farmacopea e alla chimica moderne.

    D’altra parte, se è vero che gli indirizzi di pensiero riconducibili a tale impostazione hanno fatto spesso riferimento, nel tempo, a varie credenze religiose – e dato origine, in questo stesso periodo a cavallo tra i due secoli, a un significativo risveglio di spiritualismo esoterico nonché, perfino alla nascita di nuove scuole di magia e di occultismo – occorre pure sottolineare che essi si rivelano però capaci di manifestarsi, nella modernità, anche in un’imprevedibile forma laica, di cui le vicende della cosiddetta ricerca psichica offrono una testimonianza evidente. Soprattutto tra Settecento e Novecento, per la massiccia discesa in campo degli scienziati, la storia della parapsicologia – o, per lo meno, una sua parte importante – finisce così per rientrare, lo si voglia o no, nell’ambito della storia dell’epistemologia: ed è sufficiente rileggere tante pagine di alcuni campioni ottocenteschi dell’esplorazione sperimentale del paranormale – nonché di molti filosofi, scrittori, poeti, giornalisti loro contemporanei – per rendersene conto. L’aver espunto dalla storia dell’epistemologia moderna tutto questo settore di indagini e di teorie che sembrano voler estendere i limiti della physis oltre l’accreditato paradigma di realtà, traendo i propri argomenti da sistematici sondaggi condotti in territori di confine, ci sembra un singolare caso di pregiudiziale miopia.

    Queste e altre problematiche di carattere generale nelle quali il lettore, via via, si imbatterà fanno da sfondo alle memorie dei tanti che affermarono di essere veicolo di esperienze davvero straordinarie. Attraverso di loro – medium, sensitivi, veggenti – voci provenienti dall’altrove vengono a turbare le coscienze e ad aprire spiragli su altri mondi, situati oltre le cortine di ciò che è normalmente percepibile e condivisi- bile: nello spazio tra diverse dimensioni, nel profondo dell’interiorità, nell’universo astratto dell’immaginazione o in quello, ben più banale, della ciurmeria. Sulle loro vicissitudini fuori dal comune e sulle ricadute che queste hanno avuto nei campi della cultura e dell’arte si è concentrato il mio lavoro. È stata una ricerca appassionante, ricca di sorprese, di personaggi singolari di cui è stato avvincente ricostruire la biografia.

    Proprio per l’eccezionalità dei protagonisti e dei fatti che li riguardano, ho ritenuto particolarmente necessario fornire questo libro di adeguati apparati.

    Prima di tutto, ho ripristinato il corredo di note che – per ragioni indipendenti dalla mia volontà – era stato sacrificato nell’edizione del 2007. In secondo luogo, con l’intento di offrire uno strumento di lavoro agli studiosi e ai cultori della materia, ho dotato il volume di una bibliografia finale, che contempla non solo tutte le fonti primarie e i testi citati nel corso della trattazione (sono la maggior parte), ma anche alcuni titoli utilizzati per approfondirne particolari aspetti. Dopo aver a lungo riflettuto sul criterio per organizzarla, considerando l’ampiezza dell’arco temporale preso in esame e la molteplicità dei contributi, afferenti a diverse aeree, ho ritenuto opportuno proporre un ordinamento dei titoli per anno, così da evidenziare il succedersi delle diverse fasi del dibattito e da far emergere alcune significative sincronicità. Infine, indispensabile per ogni rilettura e consultazione, ho voluto corredare il testo con un indice dei nomi finale, che, oltre a permettere di rintracciare le singole occorrenze, consentirà di valutarne il peso nel disegno complessivo.

    Tali apparati, la cui pubblicazione è resa possibile dalla lungimiranza dell’Editore, sempre indispensabili in una pubblicazione scientifica, mi sembrano più che mai irrinunciabili nel caso di uno studio che si addentra, come questo, in una sfera di esperienze e di indagini di cui spesso si è scritto con disinvoltura, in volumi lacunosi di fonti e di riferimenti. Rendere conto di un panorama vasto e controverso può sempre esporre, purtroppo, all’eventualità di un errore o di un lapsus. A maggior ragione, una meticolosa documentazione si conferma essenziale per la collocazione degli eventi e dei concetti nel loro contesto e, non in ultimo, per conferire ai fatti, al di là delle personali valutazioni, un grado minimo di credibilità anche per il più scettico dei lettori.

    Ciò è tanto più importante in un momento in cui, anche in Italia, seppure con un pluridecennale ritardo, s’inizia ad accorgersi dell’importanza di componenti culturali che, nonostante le censure, le condanne e le diffidenze della cultura alta, hanno comunque rivestito, come l’esoterismo e l’occultismo, un ruolo fecondante nel percorso di formazione del pensiero e dell’estetica della modernità.

    Lo studio scientifico dell’esoterismo occidentale ha ispirato già da lungo tempo in Europa l’istituzione di cattedre universitarie e di prestigiose fondazioni di ricerca. Nel mondo anglosassone, d’altronde, si discute negli ultimi anni di spectral turn, sottolineando come, in vari ambiti della ricerca intellettuale contemporanea – dalla filosofia alla psicologia, dalla politica alla storiografia, dagli studi di genere e postcoloniali ai Media Studies – il concetto di fantasmaticità sia stato adottato, quale metafora concettuale, per descrivere fenomeni assai diversi: lo statuto del denaro virtuale, il cui potere si esercita attraverso forme immateriali; l’influenza degli schermi cine-televisivi e dei loro contenuti irreali sui corpi e sulle menti; l’attrattiva ossessionante e irreale delle merci; la condizione di vasti gruppi di rifugiati e della massa dei migranti, ridotti a una (non-) vita in transito; il carattere di tante esistenze spese su Second Life e sui social media; le conseguenze ambigue della globalizzazione; gli innumerevoli e invisibili modi attraverso cui il potere influenza le nostre vite⁵.

    Ci auguriamo che anche da noi il peso dell’interdetto venga meno, tanto da consentire l’apertura di una nuova stagione di studi su questo variegato ambito di interessi che ha avuto, come ci proponiamo di illustrare, una parte non trascurabile nell’evoluzione del processo storico-culturale europeo.

    S.C.


    1. Stefano Bucci, L’Occidente conquistato dai fantasmi. Da Marx a Mazzini, i figli insospettabili dello spiritismo, in Corriere della Sera, 5 aprile 2007.

    2. Ernst Bloch, Tecnica e apparizioni spettrali, in Bloch, Volti di Giano, Genova, Marietti, 1994.

    3. Vasilij Kandinsky, Über das Geistige in der Kunst. Insbesondere in der Malerei, München, Piper, 1912; trad. it.: Lo spirituale nell’arte, Milano, SE, 1995, p. 30.

    4. La tesi, proposta da Georges Gusdorf (Fondéments du savoir romantique, Paris, Payot, 1982, spec. p. 351 s.), è ripresa, relativamente alle implicazioni culturali del mesmerismo e dello studio della trance ipnotica, da Clara Gallini, La sonnambula meravigliosa. Magnetismo e ipnotismo nell’Ottocento italiano, Milano, Feltrinelli, 1983, p. 53 s.

    5. Su questi temi: María del Pilar Blanco ed Esther Peeren (a cura di), The Spectralities Reader, New York-London, Bloomsbury Academic, 2013, antologia ragionata di testi scelti nell’ambito di studi sociologici, antropologici, politici, ecc. Recentissimo: Ezio Puglia,

    M

    assimo Fusillo, Stefano Lazzarin, Angelo M. Mangini, Ritorni spettrali. Storie e teorie della spettralità senza fantasmi, Bologna, Il Mulino, 2018.

    Capitolo 1

    Gli strani fenomeni di una casa infestata:

    poltergeist e rivelazioni nello Stato di New York

    C’era una volta, tanto e tanto tempo fa, una piccola casa in mezzo ai campi, sul limitare di un bosco: una casetta con il tetto di assi piallate, due stanze e una dispensa a piano terra, una scala di legno che conduceva in alto verso la camera da letto, una cantina seminterrata.

    Qui, dove inizia la nostra storia, due settimane prima del Natale di quell’anno, l’11 dicembre del 1847, erano andati ad abitare i Fox: padre, madre e due figlie appena adolescenti; una famiglia di povera gente, arrivata nella regione, come tante altre, in cerca di migliore fortuna e dopo molte peregrinazioni. Dalla contea di Rockland, dove erano nati Leah (1814-1890), Maria, Elisabeth e David, i Fox si erano trasferiti a New York City e vi erano rimasti per quattro anni; quindi erano passati in Canada, e qui avevano visto la luce le due figlie minori, Margaretta o Margaret (1833?-1893), che portava il nome della madre ma che tutti chiamavano Maggie, e Catherine (1836?-1892), detta Kate. Dal Canada, si erano trasferiti poi nella contea di Wayne – e infine erano giunti in questo lembo sperduto a nord-ovest dello Stato di New York, vicino al modesto villaggio di Hydesville, attorno al quale, a perdita d’occhio, non si vedevano altro che case coloniche, granai, campi di grano e prati di menta che si estendevano su su fino al lago Ontario, all’estremo confine con il Canada. Era una terra di agricoltori, o meglio: di coloni, una vasta pianura ventosa e fertile, dove le estati erano brevi e la brutta stagione, spesso, era eccezionalmente rigida, proprio come in quell’inverno del 1847-1848, funestato da una delle peggiori ondate di gelo a memoria d’uomo.

    Dopo sei figli e una vita movimentata, i coniugi Fox avevano deciso di stabilirsi quaggiù per ricostruire, se possibile, un po’ di serenità. Avevano infatti vissuto separati per qualche anno: John David Fox, fabbro come il padre e il nonno, a differenza dei probi antenati, era divenuto nel tempo un po’ troppo incline all’alcol e ai divertimenti e la moglie Margaret, una donna di ormai quarant’anni, corpulenta, solida e positiva, se ne era allora allontanata senza troppe tragedie ed era andata a vivere con una delle sue sorelle, mantenendo se stessa e i figli con alcuni lavoretti e la sua quota della modesta eredità paterna¹.

    Ma una fiamma di fervore religioso percorreva quelle sperdute regioni. Il calvinismo ortodosso, la religione ufficiale più largamente diffusa in Nord America, con la sua severa dottrina della predestinazione, non poteva soddisfare le aspettative di uomini tanto duramente impegnati a strappare un poco di benessere e di felicità a questa terra. Così, sin dai primi decenni dell’Ottocento, una piccola folla di predicatori – battisti, metodisti, presbiteriani – aveva cominciato a promettere a quella gente una diversa salvezza, da conquistare individualmente, con le proprie forze, convertendosi nel cuore, nella mente e nelle opere. I metodisti, in particolare, assicuravano che la fede non consiste soltanto nel riconoscere l’esistenza di Dio, nel pregarlo e adorarlo ma soprattutto nel dimostrare la propria conversione trasformando radicalmente la propria vita.

    I nuovi evangelizzatori avevano ottenuto grandi successi. Gli incontri promossi dai neoconvertiti, sempre più numerosi, si trasformavano in fervide riunioni, dove i proseliti, incitati a pentirsi dei peccati e a cambiare strada – perché la fine dei tempi è vicina – frequentemente si accendevano di entusiasmo mistico: al pianto e alle grida, succedevano i canti e i balli e spesso qualcuno cadeva in estasi e iniziava a parlare in un linguaggio sconosciuto.

    Da riunioni simili a queste, aveva tratto origine e ispirazione anche la setta mistica degli shakers, i quali, oltre ad aver anticipato con i loro scuotimenti convulsivi un tipo di danza entrato poi in voga tra i giovani anglosassoni molti anni più tardi, attorno al 1970, avevano dato il via a una forte ripresa di entusiasmo religioso tra i quaccheri (la cui Chiesa era nata nel XVII secolo dalla predicazione di un inglese, che si chiamava, anche lui, Fox, George Fox).

    Non si trattava però di casi sporadici. Anzi: quell’angolo a nord-ovest degli Stati Uniti si trovò a essere culla e teatro di un tale nutrito campionario di movimenti spiritualistici e millenaristi che, nei primi decenni del XIX secolo, meritò il nome di distretto del fervore.

    Proprio qui, nello Stato di New York, una donna, Jemima Wilkinson, fondatrice della Society of Universal Friends, attorno al 1820, era stata adorata dai suoi seguaci come incarnazione di uno spirito divino. Nella stessa zona, negli anni Trenta, un pastore battista di nome William Miller prese ad annunciare la fine del mondo, convocando, per la data prevista dell’apocalisse, il 22 ottobre dell’anno di grazia 1844, una riunione di preghiera alla quale accorsero, si dice, almeno un milione di persone, molte delle quali (si stima circa 100.000) avevano venduto tutto ciò che possedevano in attesa del giudizio finale².

    E proprio nello Stato di New York, a Palmyra, ispirato da una visione, aveva iniziato la sua carriera di capo religioso Joseph Smith, il fondatore della Chiesa di Gesù Cristo dei Santi degli Ultimi Giorni, i cui fedeli sono ancor oggi comunemente conosciuti come mormoni. Poco più che quindicenne, nel pieno di una profonda crisi spirituale, Smith si era ritirato un giorno nella solitudine della montagna, per raccogliersi in meditazione e chiedere al Signore a quale dei diversi culti in vigore dovesse aderire. Gli era apparso direttamente l’Altissimo, per comunicargli che nessuna delle Chiese esistenti era conforme al Suo volere, e che lui, proprio lui, Joseph Smith, era stato scelto per fondarne una nuova. Altre visioni, di angeli e di profeti, avevano poi condotto il ragazzo a una cassa di pietra sepolta sulla collina di Cumorah, nella quale egli diceva di aver rinvenuto antichi paramenti ebraici e due tavolette d’oro, sulle quali era scritto il vangelo che Smith avrebbe dovuto un giorno predicare ai quattro angoli della terra. Tuttavia, troppo giovane ancora per l’immane compito cui era predestinato, Smith si trasferì in Pennsylvania, dove, aspettando il compimento dei tempi, lavorò duramente nelle miniere d’argento e si sposò con Emma Hale.

    Tornò a Palmyra alcuni anni dopo, e allora, investito dai santi Pietro e Paolo dell’altissima carica di sacerdote di Aaronne e di Mechisedech, tradotte con l’aiuto degli angeli le sacre scritture incise sulle lamine d’oro, ne pubblicò il contenuto con il nome di Libro di Mormon e iniziò l’opera di edificazione della Chiesa. Ciò che Smith predicava – la comunione dei beni, l’espiazione anche cruenta dei peccati gravi, la poligamia, il duplice sacerdozio (uno per gli affari spirituali e uno per quelli temporali) nonché la fondazione di uno Stato teocratico indipendente, con tanto di milizia e diritto di battere moneta – infiammava gli spiriti inquieti ma indignava tutti gli altri. Per Smith, che aveva già raccolto attorno a sé un considerevole numero di seguaci, iniziò dunque il tempo delle prove e delle persecuzioni. Come a Giobbe, gli morirono i figli, perse le sue sostanze; fu imprigionato, coperto per dileggio di catrame e di piume. Ma benché nessuno, oltre a lui, avesse mai toccato con mano le preziose reliquie da cui aveva tratto origine la sua nuova Chiesa, il numero dei fedeli cresceva e cresceva, e così il numero dei templi dedicati al culto, delle banche, delle imprese commerciali.

    Tanto industrioso zelo, congiunto a un severo integralismo, non poteva che suscitare feroci reazioni. Allontanati via via dalle comunità di origine, i mormoni, che avevano tentato di fondare dei piccoli Stati entro lo Stato, furono combattuti, armi alla mano, sia dalle autorità che dalla gente comune. La cittadina di Far West, loro roccaforte, fu assediata dall’esercito; quella di Haun’s Hill, conquistata ed espugnata, fu sottoposta a saccheggio, e tutti i suoi abitanti, donne e bambini compresi, furono massacrati da una folla inferocita, la stessa che pochi anni più tardi avrebbe prelevato dalla prigione di Carthage e trucidato il profeta Smith. Oggi, i mormoni sono circa dodici milioni, sparsi in tutto il mondo, e sembra che continuino ad aumentare: in Italia sono circa 20.000, diffusi soprattutto in Piemonte, in Lombardia e nelle valli alpine³.

    Tra i rudi coloni che dissodarono le praterie del nord America, quel revival religioso ebbe però anche conseguenze meno cruente e più utili. Una di queste fu la nascita del cosiddetto Movimento per la temperanza, che si impegnò a diffondere, tra gli altri, i valori dell’astinenza e della vita sobria e morigerata. Anche John Fox, da alcolista un po’ libertino, a forza di prediche, finì per trasformarsi in un astemio e severo metodista. Tornato in seno alla famiglia, ormai avanti negli anni, pensò di costruire in quell’angolo di America, vicino alla fattoria dove già si era stabilito l’unico figlio maschio, una casa per sé e per i suoi, che avrebbe dovuto rappresentare il porto ultimo, dove invecchiare in pace dopo tante vicissitudini. In attesa che la nuova abitazione fosse terminata, aveva preso in affitto il piccolo cottage in mezzo ai campi, sul limitare del bosco, di cui si diceva in apertura.

    Ma proprio qui, non appena vi si erano trasferiti, era iniziate nuove, più inquietanti apprensioni. La famiglia infatti aveva iniziato da subito a essere molestata, di giorno e di notte, da inspiegabili rumori, colpi che provenivano da ogni parte, dall’alto, dal basso, da tutto intorno: come bussati dentro le pareti o nel pavimento. Naturalmente, i Fox avevano provato di tutto per cercarne la causa o il colpevole: avevano ribattuto le assi del tetto, cercato in cantina, bloccato le imposte. Si erano alzati nottetempo per fare il giro delle stanze, frugando in tutti gli angoli a lume di candela. Non riuscendo a comprendere l’origine di quello strano fenomeno, si erano rassegnati a sopportarlo – ma si erano ridotti presto allo stremo per la preoccupazione, l’ansia, la paura e, non in ultimo, per la mancanza di sonno.

    Una notte, il 31 marzo (era di venerdì), i colpi (i raps) ripresero con più vigore, uditi anche dal figlio maggiore che era andato a trovarli e che condivideva con loro la stanza dove erano soliti dormire tutti insieme. Aveva nevicato ancora, e si erano coricati prestissimo, non appena calato il crepuscolo, per proteggersi dal freddo, per la grande stanchezza e, forse, per risparmiare sulla legna e sul petrolio della lampada. Senza che neanche se ne rendessero conto, quella volta successe però qualcosa di nuovo.

    Il resoconto dei fatti ci arriva dalla voce della stessa signora Fox, intervistata, qualche tempo dopo quella notte epocale, da un giornalista del posto, E.E. Lewis, che raccolse una serie di testimonianze sui fatti che stavano inquietando l’intera regione in un Report of the Mysterious Noises Heard in the House of John D. Fox, in Hydesville, Arcadia, Wayne County, Authenticated by the Certificates, and Confirmed by the Statements of the Citizen of That Places and Vicinity (Resoconto dei Misteriosi Rumori che si sono fatti udire nella casa del Signor John D. Fox, ad Hydesville, Arcadia, Contea di Wayne, Autenticato da Certificazioni e Confermato dalle Dichiarazioni del Vicinato e degli Abitanti del Posto). Raccontò la Fox al cronista:

    Eravamo tormentati da quei rumori da così tanto tempo che quasi non ci facevamo più caso. Ma quella sera, la più piccola delle mie ragazze, Katie, che ha appena dodici anni (li aveva compiuti tre giorni prima), non riuscendo a prendere sonno, ha cominciato a far schioccare le dita. [...] Ehi, Piedefesso (così infatti lei chiamava la cosa che produceva i rumori). Ehi, Piedefesso, prova a fare come faccio io. E subito quello ha risposto imitando gli schiocchi. Ma no – risponde l’altra figliola, Maggie – non così. Fai come faccio io: batti uno, batti due, batti tre!!. E quello lo fa: batte un colpo, due colpi, tre colpi. A quel punto avevano tutti una gran fifa. Ma io, senza pensarci troppo, ho rilanciato: Batti dieci!. E quello lo ha fatto. Allora gli ho chiesto l’età dei miei diversi figli e subito lui me l’ha data correttamente, con una pausa abbastanza lunga tra i gruppi di suoni per distinguere i numeri gli uni dagli altri. E questo fino alla fine, quando ha scandito gli ultimi tre colpi, più lenti e solenni, che corrispondono all’età del più piccolo, che è morto bambino, e sarebbe stato il settimo. Allora gli ho chiesto: Sei un essere umano?. Nessun rumore. E poi: Sei uno spirito? Se sei uno spirito, batti due colpi!. Non avevo ancora finito di pronunciare quelle parole che si sono uditi due rumori secchi nel muro. Allora gli ho chiesto ancora: Qualcuno ti ha offeso? e si è udito un colpo. E ti ha offeso in questa casa?. Un altro colpo. [...] Con lo stesso sistema sono venuta a sapere che i suoi resti sono sepolti qui attorno e da quanto tempo⁴.

    La cosa rivelò infatti di non essere un demonio dallo zoccolo biforcuto, come forse aveva pensato la piccola Katie, bensì lo spirito di un venditore ambulante, brutalmente ucciso all’età di trentun anni, a scopo di rapina, proprio in quella camera.

    Mentre tutto questo avveniva, assicurò la signora Fox al suo intervistatore, con una certa civetteria, ero perfettamente calma, proprio come lo sono adesso. Ma mentiva. Una certa agitazione doveva essersi certamente impadronita di lei, come del resto della famiglia, se è vero quel che raccontarono allo stesso Lewis i signori Redfield, vicini di casa, i quali affermarono di essersi trovati alla porta, alle otto di sera, in camicia da notte e con i piedi nudi nella neve, Mr. Fox in persona, che chiedeva di recarsi a casa sua, per un parere su una questione molto, molto importante.

    Lui, il signor Redfield, rifiutò senz’altro di abbandonare le coltri per seguire nel gelo quel suo eccentrico vicino; ma la moglie, conquistata da una battuta (Voglio presentarti un bello spirito con cui fare un po’ di baldoria), vestitasi in fretta, si recò a visitare la casa infestata.

    Ero curiosa di constatare che cosa ci fosse di vero in quella storia di rumori misteriosi. Le bambine me ne avevano parlato nei giorni precedenti, racconterà più tardi a Lewis, ma ero scettica: avevo pensato a uno scherzo, a una birichinata da ragazzi⁵.

    Invece, la situazione sembrava essere piuttosto seria. A casa Fox, Mary Redfield trovò Margaret, in piedi in mezzo alla stanza da letto, che dialogava con il muro, e le due sorelline, rannicchiate sotto le coperte, abbracciate l’una all’altra, pallide e tremanti di terrore. Le spiegarono in fretta quel che stava accadendo e di cui poté subito rendersi conto: era la prima di una lunga serie di testimoni che, a partire da quella sera, si avvicenderanno tra quelle pareti, sempre più sconcertati e perplessi.

    Dopo aver cercato di tranquillizzare almeno un po’ le ragazze, Mrs. Redfield andò a recuperare il marito, il quale, a sua volta, andò a cercare l’aiuto del suo amico William Duesler, che si recò seduta stante a casa Fox con la moglie e altri due amici, Mr. e Mrs. Jewell. Dopo un’ora, una dozzina di curiosi si accalcavano nella stanza. C’era pure, in stivaloni e con la canna da pesca, un simpatico signore che, attirato dal trambusto, aveva lasciato perdere i pesci del vicino Ganargua River, per andare a vedere che cosa stesse succedendo e riscaldarsi un po’.

    Duesler, un tipo vigoroso e atletico che, anche lui, si era da poco trapiantato ad Hydesville dalla contea vicina, si mise immediatamente a capo della situazione e, tra l’ammirazione degli astanti, prese a sottoporre lo spirito, se di uno spirito si trattava, a un fuoco di fila di domande.

    Si vennero così a conoscere altri particolari: l’ambulante, certo Charles B. Rodna, era stato ucciso con un coltello da cucina. Gli aveva tagliato la gola, a mezzanotte di un giovedì, uno dei precedenti abitanti del cottage: il signor Bell, che tanto gentilmente aveva accettato di ospitarlo. Gli aveva rubato 500 dollari, una piccola fortuna: maggiore, in quella zona depressa, del salario annuale di un lavoratore medio. I suoi resti erano sepolti in quella casa, sotto il pavimento di terra battuta della cantina. Aveva lasciato soli una moglie e cinque figli.

    Lo spirito si rivelò poi esperto in contabilità e quasi onnisciente, anche se non proprio un gentleman: richiesto, non solo si mostrò a conoscenza del numero dei componenti delle singole famiglie e del numero di decessi che vi erano stati negli ultimi dieci anni, ma rivelò anche l’età esatta di tutte le signore presenti. Ogni colpo equivaleva a una unità, il veniva dato con un colpo, al no corrispondeva un lungo silenzio. Si andò avanti così per gran parte della serata, in mezzo alla crescente meraviglia dei presenti che, tramite lo spirito, apprendevano man mano tanti sconosciuti dettagli della vita dei loro vicini.

    Stando a quel che scrive il nostro reporter, vi erano già stati, nei dintorni, altri casi di poltergeist, con relativi, inquietanti rumori, con sparizione e spostamento di oggetti, sedie, tavolini, persino armadi: la presenza di due ragazze come Kate e Maggie, sarebbe bastata – dice Lewis – a rendere naturale quel che stava accadendo dai Fox.

    In effetti, il poltergeist è un fenomeno conosciuto, fin da tempi antichissimi, in tutte le culture popolari e sembra tanto comune che su di esso si è creata nel tempo anche una vera e propria giurisprudenza⁶.

    Proprio dell’imbarazzo e poi della conversione allo spiritualismo dell’avvocato Zummo, chiamato a difendere le ragioni degli inquilini di un’abitazione infestata contro il loro locatario, tratta un divertente racconto di Luigi Pirandello, La casa del Granella. Storie riguardanti simili manifestazioni sono all’origine, soprattutto in area anglofona, di una lunghissima tradizione di ghost stories e di narrativa fantastica. Ancor oggi, risolvere casi del genere costituisce il campo principale di attività e ricerca dei parapsicologi e dei cosiddetti ghost hunters, gli acchiappafantasmi cari a tanta cinematografia di serie B; ma una delle prime attestazioni di poltergeist pervenuta sino a noi risale addirittura al I secolo d.C., a una lettera in cui Plinio il Giovane (61-113 d.C.) narra di come il filosofo stoico Atenodoro avesse liberato, ad Atene, una casa divenuta inabitabile per via dei fenomeni terrorizzanti che vi accadevano, dando giusta sepoltura alle ossa dell’uomo il cui fantasma senza pace vi si aggirava notte e giorno.

    In genere, si dice che il poltergeist si verifichi in luoghi, per lo più edifici, dove siano avvenuti fatti di sangue, e in particolare quando uno o più cadaveri siano occultati all’interno o in prossimità dei luoghi in questione. In presenza di una personalità catalizzante – spesso un’adolescente o una giovane donna – il residuo psichico dello spirito oltraggiato darebbe avvio, senza causa apparente, a una serie di misteriose manifestazioni: rumori, combustioni spontanee, movimenti, rottura e lancio di oggetti che si muovono con la peculiare caratteristica di essere sempre visti durante il loro movimento e mai all’inizio dello stesso.

    L’edificio frequentato da un simile tipo di spirito chiassoso (poltergeist deriva infatti dal tedesco poltern, fare chiasso e Geist, spirito) prende il nome di casa infestata (hauted house, in inglese; maison hantée, in francese) e diventa un luogo sinistro, che incute paura – e anche molto scomodo da abitare. Sebbene il nostro cronista non fornisca dettagli, da quelle parti dovevano aver già avuto a che fare con qualche fenomeno d’infestazione. Il caso Fox, tuttavia, lo sottolinea anche Lewis, differiva completamente dall’ordinaria casistica: si manifestava infatti in maniera intelligente e comprensibile, mentre l’attività del poltergeist è in genere del tutto imprevedibile e irrazionale. Qui stava la vera, grande, differenza, che rendeva accettabile anche l’ipotesi che si trattasse di uno spirito.

    Uno spirito che, man mano, diveniva sempre più loquace e di fronte alle cui rivelazioni l’energico Duesler non esitò: inviati due volontari nello scantinato, cominciò quella notte stessa, dall’alto delle scale, a dirigere gli scavi per la ricerca del cadavere, aiutato dalle indicazioni dell’ex venditore ambulante, il quale, dall’aldilà, con il sistema dei raps, forniva ai detective le informazioni utili allo scopo. All’una di notte erano tutti sfiniti: Maggie e Katie vennero mandate a dormire dai vicini e anche la loro madre, abbandonato, pare, il suo atteggiamento di superiore distacco, dichiarò forfait, e se ne andò a riposare altrove.

    Quei pochi che rimasero, compreso il capofamiglia, furono però premiati. Non solo assistettero al ritrovamento di alcuni resti nel sottosuolo gelato della cantina, a circa dieci piedi di profondità: frammenti di ossa, capelli che poi si rivelarono umani. Soprattutto, furono testimoni di una svolta cruciale, che avrebbe orientato molti futuri avvenimenti. Alla fine di quella storica nottata, Duesler ebbe infatti la geniale intuizione di associare a differenti gruppi di raps le singole lettere dell’alfabeto, come si fa per le comunicazioni in morse: un colpo = A; due colpi = B e così via.

    Non è un caso che l’idea di adottare un alfabeto tiptologico per conversare con l’oltremondo faccia capolino, nella storia dei rapporti tra i vivi e i morti, a solo quattro anni di distanza dalla prima trasmissione di un messaggio in codice, inviato, con gran rumore di stampa, da Washington a Baltimora, nel 1844: all’alba della nuova era delle telecomunicazioni, anche dall’aldilà sembravano aver capito che bisognava adeguarsi al nuovo livello tecnologico degli interlocutori e rendere più efficiente lo scambio dei messaggi.

    Gli spiritisti, dal canto loro, disperatamente in cerca di un’analogia per definire un fenomeno incomprensibile, ricorsero, per cercare di comprenderlo, all’ultima, recentissima meraviglia che era venuta a turbare il loro tranquillo e sonnolento mondo di agricoltori. Non esitarono così ad applicare recenti cognizioni tecnologiche all’antichissima pratica negromantica. Le modalità di comunicazione con l’oltretomba divennero immediatamente più semplici, assai più articolate, e cominciarono a trasformarsi in qualcosa che somigliava molto a una conversazione. A tutti sembrò di essere all’inizio di un’epoca novella, in cui, per motivi imperscrutabili, era finalmente concesso all’uomo, anche all’uomo della strada, di comunicare direttamente con il mistero.

    Era proprio così. Quella notte, ad Hydesville, era nato lo spiritualismo moderno: uno spiritualismo sperimentale, diretto, basato sui fatti ma, soprattutto, sostanzialmente democratico.


    1. Sulla storia delle sorelle Fox, si possono reperire online alcuni libri molto interessanti che, oltre a costituire fonte di prima mano, si leggono con divertimento e suspence proprio perché assolutamente di parte. Tra questi, il memoriale della maggiore delle sorelle Fox: Leah Fox Underhill, The Missing Link in Modern Spiritualism, Revise and Arranged by a Literary Friend, New York, Thomas R. Knox & Co., 1885 (https://archive.org/stream/missinglinkinmod00underich/missinglinkinmod00underich_djvu.txt; ultimo accesso 28.01.2018); poi: Reuben Davenport, The death-blow to spiritualism: being the true story of the Fox sisters, as revealed by authority of Margaret Fox Kane and Catherine Fox Jencken, New York, G.W. Dillingham Co., 1888 (https://archive.org/details/deathblowtospiri00daverich; ultimo accesso 03.02.2017); Arthur Conan Doyle, The History of Spiritualism, London-New York-Toronto-Melbourne, Cassel and Co., 1926, 2 voll., soprattutto il I vol. (https://archive.org/details/historyofspiritu015638mbp e https://archive.org/details/in.ernet.dli.2015.218497; ultimo accesso 20.03.2018). Assai di parte ma abbastanza documentato: Barbara Weisberg, Talking to the Dead. Kate and Maggie Fox and the Rise of Spiritualism, San Francisco, Harper Collins Publishers, 2005.

    2. Cfr. David L. Rowe, God’s Strange Work: William Miller and the End of the World, Grand Rapids, Mich.; Cambridge,William B. Eerdmans Pub. Co., 2008.

    3. Cfr. Jan Shipps, Mormonism: The Story of a New Religious Tradition, Urbana, University of Illinois Press, 1985.

    4. E.E. Lewis, A Report of the Mysterious Noises Heard in the House of John D. Fox, in Hydesville, Arcadia, Wayne County, Authenticated by the Certificates, and Confirmed by the Statements of the Citizen of That Places and Vicinity, Canandaigua, N.Y., E.E. Lewis, 1848, p. 5-9.

    5. Ivi, p. 29-31.

    6. Interessante casistica giuridica sui casi di poltergeist, in Enzo Nardi, Case infestate da spiriti e diritto romano e moderno, Milano, Giuffrè, 1960. L’intenso dibattito su magnetismo, sonnambulismo, facoltà paranormali aprì all’epoca, anche in ambito forense, inediti scenari: cfr: Jules Liégeois, De la suggestion hypnotique dans ses rapports avec le droit civil et le droit criminel, Paris, A. Picard, 1884 e De la suggestion hypnotique et du somnambulisme dans leurs rapports avec la jurisprudence et la Medicine legale, Paris, Doin, 1889; Salvatore Ottolenghi, La suggestione e le facoltà psichiche occulte in rapporto alla pratica legale e medico-forense, Torino, F.lli Bocca, 1900.

    7. Luigi Pirandello, La casa del Granella, in La vita nuda, Milano, Treves, 1910; ora in: Novelle per un anno, a cura di M. Costanzo, Milano, Mondadori, 1985, 3 voll.; 1996⁵, I, 1, p. 308 s.

    Capitolo 2

    Le sorelle Fox:

    dalla negromanzia degli antichi

    al rapping delle tavole giranti

    Si scoprì poi che, come ogni lieta novella, anche quella di Haydesville era stata accompagnata da alcune profezie. Nello stesso giorno in cui lo spirito del venditore ambulante si era manifestato, un veggente semianalfabeta, ex ciabattino, attivo – guarda caso – nella città di New York e noto nell’intero Stato per i suoi poteri di guaritore, aveva ricevuto un misterioso messaggio, che sarà riconosciuto, a posteriori, come l’annuncio di ciò che stava accadendo a casa dei Fox.

    Andrew Jackson Davis (1826-1910), così si chiamava quell’uomo, aveva iniziato a vedere e a udire cose bizzarre, anche lui, sin da bambino. Quando aveva diciotto anni, un suo conoscente sarto – che si dedicava nel tempo libero a esperimenti di mesmerizzazione – aveva constatato che Andrew, indotto in trance, riusciva a scorgere un alone attorno alle persone e a dedurne informazioni, a seconda del colore e della luminosità, sul loro stato di salute. A vent’anni, il ragazzo affermava di conversare con Galeno, il medico greco vissuto nel II secolo d.C., e con Swedenborg, il veggente di Stoccolma (1688-1772) che aveva attirato l’attenzione di Immanuel Kant (il quale a Swedenborg dedicò, nel 1766, un feroce pamphlet intitolato I sogni di un visionario)¹. Nel 1856, previde l’invenzione e la diffusione dell’automobile, della macchina da scrivere, dell’aeroplano. Sovente parlava in lingue a lui sconosciute con assoluta padronanza. Se dobbiamo prestare fede al dottor George Bush, docente di ebraico presso l’Università di New York attorno al 1850 (non abbiamo avuto modo verificare ma niente ci impedisce di supporre che si trattasse di un antenato dei più noti – George Herbert Walker Bush e George Walker junior, che furono più recentemente presidenti degli Stati Uniti), Davis citava correttamente la Bibbia in lingua originale. Posso solennemente affermare – aveva attestato il professor Bush – che Andrew mostra, della geologia, della mitologia, delle origini e delle affinità dei linguaggi, delle questioni archeologiche inerenti i siti citati dalla Bibbia oltreché dell’ebraico, una conoscenza che farebbe onore a ogni studioso che avesse passato la vita nelle biblioteche, mentre lui ha lasciato da soli due anni il suo banco da calzolaio².

    Assorto in trance, Davis avrebbe prodotto negli anni, dettandoli, diversi volumi di profezie³. Anche se aveva imparato a leggere, infatti, non si sentì mai troppo ferrato per ciò che riguardava lo scrivere. Però, aveva l’abitudine di tenere un diario, sul quale, alla data del 31 marzo 1848, si legge: Stamane ho avvertito un tiepido respiro passare sul mio viso e ho udito una voce, calda e forte, che diceva: ‘Fratello, un buon lavoro è iniziato; è venuto il tempo di dare una vivente dimostrazione’. Sono rimasto meravigliato, e mi sono chiesto cosa significassero quelle parole⁴.

    Le schiere di seguaci di quello spiritualismo moderno che di lì a poco animerà lo

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