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Aspettando il metrò
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E-book119 pagine1 ora

Aspettando il metrò

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Info su questo ebook

Dopo “I miei primi salotti finanziari” , questo libro raccoglie una cinquantina di storielle che in questi anni sono state pubblicate sul sito web Pillole Finanziarie, per rendere anche i temi più complicati della finanza a portata di tutti. Sono storielle brevi, da leggere quando possiamo disporre di poco tempo da dedicare alla lettura come… in attesa in un mezzo pubblico.
LinguaItaliano
Data di uscita6 apr 2020
ISBN9788831666602
Aspettando il metrò

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    Aspettando il metrò - Silvio Frontini

    ge­stio­ne.

    DA FIRENZE A WALL STREET

    Qual­che da­ta pri­ma dei da­ti

    1340: Edoar­do III si ri­fiu­tò di ono­ra­re i de­bi­ti del­la co­ro­na in­gle­se nei con­fron­ti dei ban­chie­ri fio­ren­ti­ni, cau­san­do la ban­ca­rot­ta del­le fa­mi­glie Ac­cia­iuo­li e Pe­ruz­zi.

    1634: Pri­ma bol­la spe­cu­la­ti­va del­la sto­ri, quel­la dei tu­li­pa­ni. All’api­ce del­le quo­ta­zio­ni, con due bul­bi si po­te­va ac­qui­sta­re una ca­sa nel cen­tro di Am­ster­dam. Poi la cri­si fe­ce spro­fon­da­re l’Olan­da in una lun­ga de­pres­sio­ne.

    1700: Scan­da­lo del­la Sou­th Sea, una so­cie­tà di na­vi­ga­zio­ne che ave­va i di­rit­ti esclu­si­vi ver­so il Sud Ame­ri­ca. In mi­glia­ia fu­ro­no at­trat­ti dall’im­pen­na­ta dei Bonds emes­si dal­la so­cie­tà, tra cui Isaac New­ton che per­se una for­tu­na, quan­do, tra in­se­der tra­ding e cor­ru­zio­ne, la so­cie­tà su­bì una gra­ve cri­si.

    1716: Mis­sis­sip­pi bub­ble, epi­cen­tro Pa­ri­gi e co­me at­to­re pro­ta­go­ni­sta un cer­to John Law. Que­sti è uno scoz­ze­se, fi­glio di un ora­fo-ban­chie­re, fa­cen­te par­te di una fa­mi­glia be­ne­stan­te. John Law par­te dal­la crea­zio­ne di una ban­ca, di emis­sio­ne pri­va­ta che chia­ma Ban­que Généra­le. Que­sta ban­ca ha la fa­col­tà di emet­te­re car­ta mo­ne­ta con l’im­pe­gno di con­ver­tir­la in mo­ne­ta su sem­pli­ce ri­chie­sta dei pos­ses­so­ri. Di­ven­ta ben pre­sto la più gran­de so­cie­tà per azio­ni mon­dia­le. Nel 1720 i prez­zi co­min­cia­no a pre­ci­pi­ta­re. Nel di­cem­bre del 1720, con le azio­ni col­las­sa­te al va­lo­re di 500 li­vres, da un va­lo­re di cir­ca 10.000, Law è co­stret­to a fug­gi­re dal­la Fran­cia e scap­pa­re all’este­ro.

    1929: Crol­lo di Wall Street. La nuo­va clas­se me­dia in­ve­ste in bor­sa e, spes­so, con i sol­di a de­bi­to, fi­no al cra­sh con mi­glia­ia di ban­che che fal­li­sco­no: è l’ini­zio al­la Gran­de De­pres­sio­ne.

    1987: Black Mon­day, quan­do l’in­di­ce Dow Jo­nes in un so­lo gior­no per­se il 22,6%.

    2001: Tor­ri ge­mel­le e la bol­la del­la new eco­no­my. Nel 1999 l’in­di­ce Na­sdaq era po­co so­pra i 600 pun­ti. Al­la fi­ne del 2001 ar­ri­vò a toc­ca­re il mas­si­mo sto­ri­co dei 5.000 pun­ti. Poi av­ven­ne il crol­lo che pro­vo­cò un lun­go pe­rio­do di re­ces­sio­ne.

    2008: Cri­si mu­tui sub­pri­me, che por­tò al fal­li­men­to del­la ban­ca d’af­fa­ri Leh­man Bro­thers nel set­tem­bre, pro­vo­can­do una per­di­ta di ol­tre 2mi­la mi­liar­di di Dol­la­ri a li­vel­lo glo­ba­le.

    Co­me è sta­to pos­si­bi­le non ac­cor­ger­si dell’ar­ri­vo di tan­te gra­vi cri­si?

    Che co­sa sta­va pen­san­do quell’in­ve­sti­to­re o spe­cu­la­to­re che com­pe­rò sub­pri­me o azio­ni al top del gran­de rial­zo?

    E che co­sa ave­va in men­te chi ven­det­te azio­ni, qual­che me­se più tar­di, in quel gior­no del mar­zo 2009 in cui l’SP 500 sce­se fi­no a 666? Pen­sa­va for­se che il mon­do sa­reb­be fi­ni­to da lì a po­co?

    Di cri­si fi­nan­zia­rie dun­que ce ne so­no sta­te pa­rec­chie, nel cor­so del­la sto­ria. In­di­gnar­si è inu­ti­le: cer­chia­mo in­ve­ce di ca­pi­re co­me mi­glio­ra­re il mer­ca­to, di dif­fon­de­re una sa­na di­sci­pli­na che im­po­ne e di im­pa­ra­re a con­vi­ve­re con l’ine­vi­ta­bi­le vo­la­ti­li­tà del­le vi­cen­de e del­la stu­pi­di­tà o del­le il­lu­sio­ni uma­ne che espri­mo­no.

    SALDI SALDI

    Co­me ogni an­no, al ter­mi­ne del­le fe­sti­vi­tà Na­ta­li­zie, ini­zia­no i SAL­DI. Sa­rà pos­si­bi­le ac­qui­sta­re, fi­nal­men­te, quel ca­po di ab­bi­glia­men­to che tan­to ci pia­ce­va, più vol­te os­ser­va­to nel­la ve­tri­na del ne­go­zio ca­pa­ce di far­ci so­gna­re. Una chi­me­ra ir­rag­giun­gi­bi­le, spes­so, per­ché fi­no a og­gi trop­po co­sto­so.

    Ades­so in­ve­ce po­tre­mo ac­qui­star­lo ad un prez­zo no­te­vol­men­te in­fe­rio­re. Nes­su­no di noi, cer­ta­men­te, ha dub­bi sul­la sua qua­li­tà: è lo stes­so ca­po og­gi, co­me qual­che me­se pri­ma, con la dif­fe­ren­za che ora va­lu­tia­mo l’of­fer­ta nel suo mi­nor prez­zo.

    Pur­trop­po que­sto com­por­ta­men­to cor­ret­to nell’ac­qui­sto di un be­ne non si ri­per­cuo­te an­che nei no­stri ri­spar­mi: og­gi la Bor­sa pre­sen­ta, con le ul­ti­me cor­re­zio­ni di mer­ca­to, prez­zi no­te­vol­men­te scon­ta­ti.

    Co­sì co­me ab­bia­mo de­ci­so di ac­qui­sta­re quel ca­po in sal­do per­ché non sva­lu­ta­to nel­la qua­li­tà ri­spet­to a quan­do lo ve­de­va­mo in ve­tri­na a prez­zo pie­no, do­vrem­mo re­pli­ca­re il me­de­si­mo com­por­ta­men­to nei con­fron­ti del­le So­cie­tà, i cui ri­ca­vi so­no co­stan­ti nel tem­po, an­che quan­do il bu­si­ness in cre­sci­ta e il prez­zo di ac­qui­sto og­gi è scon­ta­to in con­fron­to a qual­che tem­po fa.

    Pur­trop­po, qui, ci com­por­tia­mo in ma­nie­ra com­ple­ta­men­te di­ver­sa e per­met­te­te­mi er­ra­ta. Quan­do un ti­to­lo sta sa­len­do, pre­si dall’eu­fo­ria del se­gno più, lo ac­qui­stia­mo pen­san­do che con­ti­nue­rà la sua asce­sa.

    Se in­ve­ce lo ve­dia­mo scen­de­re, non so­lo evi­te­re­mo di ac­qui­star­lo, ma ad­di­rit­tu­ra se in no­stro pos­ses­so, lo ven­de­re­mo! Gra­ve er­ro­re!!!

    Nel­la co­stru­zio­ne di un por­ta­fo­glio, an­che a lun­go ter­mi­ne, de­ve es­se­re pre­sen­te la com­po­nen­te li­qui­di­tà, in­te­sa NON co­me ri­sor­sa de­po­si­ta­ta e im­mo­bi­le nel con­to cor­ren­te, piut­to­sto co­me un as­set al pa­ri dell’azio­na­rio e ob­bli­ga­zio­na­rio, da uti­liz­za­re in que­sti mo­men­ti di ‘SAL­DI’, e non at­ten­de­re che i prez­zi sia­no nuo­va­men­te rial­za­ti.

    DONNE & DENARI

    Vo­glio far­vi tre do­man­de:

    1. Se PI­NOC­CHIO fos­se sta­to DON­NA... avreb­be sot­ter­ra­to, MAN­DAN­DO­LI IN FU­MO, i suoi zec­chi­ni d'oro co­me con­si­glia­va­no il Gat­to e la­Vol­pe?

    2. Se al ver­ti­ce del­la Ban­ca di in­ve­sti­men­ti

    LEH­MAN BRO­THERS, fal­li­ta cla­mo­ro­sa­men­te nel 2008... ci fos­se­ro sta­te le LEH­MAN SI­STERS le co­se sa­reb­be­ro po­tu­te AN­DA­RE DI­VER­SA­MEN­TE?

    3. Se a se­de­re nel CDA del­le quat­tro ban­che

    fal­li­te ci fos­se­ro sta­te tut­te don­ne... avreb­be­ro fat­to il me­de­si­mo DI­SA­STRO?

    IL RAP­POR­TO DEL­LE DON­NE CON IL DE­NA­RO

    ... può cam­bia­re la vi­ta?

    AL­CU­NI DA­TI SI­GNI­FI­CA­TI­VI:

    Una famiglia su tre è composta da una sola persona.

    Un milione di coppie di fatto non hanno gli stessi diritti di quelle sposate.

    ¾ degli anziani in povertà sono donne.

    Le pensioni delle donne sono mediamente inferiori a quelle degli uomini.

    Incremento del 100% di separazioni coniugali negli ultimi dieci anni.

    Persiste un -7% degli stipendi delle donne rispetto agli uomini a parità di competenze mansioni.

    Nel­la mag­gior par­te di que­sti ca­si, la par­te più de­bo­le è rap­pre­sen­ta­ta dal­la don­na, sog­get­to mag­gior­men­te bi­so­gno­so di tu­te­le.

    TANSTAAFL

    È l’acro­ni­mo dell’espres­sio­ne in­gle­se "The­re ain’t no su­ch thing as a free lun­ch, che in ita­lia­no si po­treb­be in­ter­pre­ta­re con Nes­su­no ti dà da man­gia­re in cam­bio di nien­te, op­pu­re Non esi­sto­no pa­sti gra­tis".

    La sua ori­gi­ne si de­ve all’usan­za sta­tu­ni­ten­se, già rac­con­ta­ta per­si­no da Ru­dyard Ki­pling nel­le sue Ame­ri­cans No­tes [1899], di of­fri­re nei sa­loons con­su­ma­zio­ni gra­tui­te a chi aves­se or­di­na­to da be­re, bir­ra in spe­cial mo­do. Per­si­no

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