Comunicazione e Migranti
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Anteprima del libro
Comunicazione e Migranti - Domenico Scapati
Preambolo
Dov’è finita l’umanità ci si chiedeva fino a qualche anno fa e molti di noi continuano a chiederselo. C’è un fatto però: se a chiederselo e a dirlo è Carola Rackete o un Papa allora sì che è un messaggio
, se invece un buon uomo della strada allora è uno del partito politico di sinistra.
Terribile.
Esseri umani i migranti, figli di madri che hanno pianto nel metterli al mondo, alcune soffrendo oltre ogni limite del nostro pensiero.
Solo le madri possono capire.
Certamente serve, anzi è utile, gestire queste persone (come noi) nel modo migliore. L’Italia deve dare molto di più agli italiani e gli italiani molto di più al popolo che migra verso le nostre terre. L’Italia e l’Europa sono chiamate a fissare obiettivi ben precisi: qualsiasi percorso intrapreso, sentiero dell’attesa, può essere solo l’inizio di un gioco senza fine tenendo presente che il modo migliore perché si realizzino sogni è quello di svegliarsi.
Un popolo che si sveglia deve cominciare un’opera e questa non si realizzerà mai appieno sino a quando non la comunichi
meglio, appieno.
Si deve imparare a comunicare
meglio.
È una qualità posseduta da pochi seppure tutti credono di possederla (come fossero dei sulla terra). Gente che non sa che Comunicare
vuol dire mettere in comune".
Sono lontanissimi, lontani anni luce.
Si fanno prediche, ci si confessa, senza fare nulla.
È il singolo cittadino che deve attivarsi negli approcci inclusivi o deve essere lo Stato a mettere ordine qualificato in questo specifico ambito? Si dice (a parole) che si sa bene comunicare
quando invece si tratta di un nulla: parlare
equivale a fare chiacchiere, rilasciare frasi o pensieri spesso di poco senso compiuto.
Con i Migranti non solo non si parla, neppure si comunica.
Pochi lo fanno: sono coloro che inizialmente imparano a comunicare bene utilizzando la semplicità sia nelle espressioni (con l’essenziale di quanto detto) sia nelle fattualità: il dire
dev’essere per forza seguito dai fatti, dal buon esempio, altrimenti non serve (meglio starsene zitti). Ricordandoci che troppi contenuti espressi in una frase degradano lo stile comunicativo.
Pochi sanno Comunicare
: lo osserviamo dalla violenza rilasciata quotidianamente attraverso le azioni (penso al femminicidio e a tutte le violenze di genere).
Pochi sanno che Comunicare
è far sì che si realizzi una condivisione
del pensiero, che si espliciti una dinamica relazionale
dialogata in grado di far crescere
il nostro interlocutore nel suo operato umano.
Con i Migranti
questo assunto sarà, per la massa, quasi del tutto impossibile specie se sono di religione, cultura e colore della pelle diversi.
Il pregiudizio etnico, come la tolleranza, e la mancanza di varchi dialettici inibiranno tutti i dialoghi. Nondimeno, la stessa presa di posizione dell’inclusione di cui si parla, se non seguita dai fatti, sarà una splendida inutilità presa sul serio.
L’ondata di profughi provenienti dalle zone di guerra mediorientali, in particolare dalla Libia, Siria e Iraq, e da quelle dimenticate dell’Africa, nonché di migranti economici che fuggono da situazioni endemiche di povertà e di violenza, nell’ultimo decennio raggiungeranno il territorio europeo in misura decisamente consistente.
Tutt’ora, mentre scrivo, accade questo (a prescindere dal colore politico di chi governa la Nazione).
Va analizzata l’Europa, e con essa il Globo.
A decine, centinaia, con barche di fortuna e con navi delle Organizzazioni Non Governative, sfidando anche le Autorità portuali e gli ordini di non attracco, disattendendo le leggi emanate dal Governo Conte tra il 2018 e il 2019, i Migranti dell’Africa scenderanno a terra, sul suolo italiano. Incuranti delle sanzioni faranno il possibile, anche a costo della vita, per sbarcare sul suolo dell’Europa, maggiormente in Italia giacché provenienti per buona parte della Libia.
Sono Migranti che hanno pagato per attraversare la pericolosa rotta mediterranea (o balcanica) e non si fermano più dinanzi a nulla. Forse hanno pagato la Mafia assassina (la Magistratura indaga tra non poche difficoltà).
Drammatico.
L’arrivo di questi milioni e milioni di migranti nel corso dei decenni porterà non poche ripercussioni nei Paesi dell’Unione Europea (Ue). Gli effetti si potranno constatare sia in ambito sociale sia in ambito politico ed economico a lungo termine. Si sono creati negli anni trascorsi seri problemi riguardo alla prima accoglienza e poi alla loro ripartizione nei territori di destinazione: nel XXI secolo verrà messo in crisi il già collaudato "sistema di integrazione e convivenza" tra la popolazione autoctona e i nuovi arrivati (per lo più di religione musulmana).
I popoli si riveleranno stanchi e preoccupati per gli attentati terroristici delle cellule terroristiche impazzite (come quelle dell’ISIS) che hanno mietuto centinaia e centinaia di vittime: si tratterà comunque di oriundi migranti radicalizzati o nuovi giunti islamisti che, per motivi religiosi e politici, non si fermano dinanzi alle più eclatanti forme di delitti (addestrati a generare terrore per conto di capi politici e di potentati economici). In nome della loro religione, eccezione fatta per alcune sporadiche manifestazioni di antica militanza oltranzista religiosa condotta con metodi sanguinari dalla setta degli assassini (specialmente in Persia e negli ex-dominî fatimidi quali Egitto e Siria), il fenomeno ha assunto dimensioni globalmente rilevanti nel secondo dopoguerra.
Le Nazioni che accolgono i Migranti matureranno segni di paura e insicurezza con punte di odio: paure generate da quelle diverse organizzazioni islamiche che, bene addestrate agli atti terroristici, faranno ricorso nel tempo ad attentati dinamitardi, rapimenti, dirottamenti aerei, omicidi e attentati suicidi. Il tutto con estrema efferatezza: motivo per cui il popolo, soprattutto quello cristiano, temendoli, aprirà le porte e l’amicizia all’Islam. Sarà uno dei motivi per cui il sistema di integrazione e convivenza messo a punto con tanta fatica proprio nei decenni successivi alla fine della Seconda Guerra mondiale entrerà sempre più in crisi: le Nazioni, specie quelle europee, si accorgeranno tempo dopo, e tra queste pure l’Italia, che la coesione sociale sarà un obiettivo difficilissimo da raggiungere, forse impossibile. Non potrà mai essere pienamente raggiunta senza le giuste condizioni e l’ideale idonea formazione di un popolo: non ci sarà mai anche perché non sarà voluto da alcuna delle parti e pure perché tra i popoli non ci sarà mai una capacità comunicativa.
In altre parole i percorsi per avvicinare le parti in dialogo saranno carenti o privi di contenuto e spessore dialettico.
Non si distinguerà mai l’esatta portata della sana competizione: troppe chiacchiere, pochissimo costrutto. Le sperequazioni culturali e sociali sono distanziate: a ciò si aggiunge la mancata conoscenza delle rispettive lingue, gli scarsi e bassissimi livelli scolastici, i comportamenti
comunicativi sociali e umani e le religioni.
Saranno incompatibili i modi di essere
e il fare
. Nondimeno saranno sempre più ridotti gli adattamenti comunicativi per l’incapacità degli Stati riceventi ad imporre leggi più pregnanti per spingere i Migranti, compresi quelli residenti da decenni, a formarsi e adattarsi in toto al nuovo Stato ove hanno deciso di fermarsi (o sono ricevuti).
La mancanza degli obblighi scolastici all’adattamento formativo/comunicativo farà da cuscinetto alla profonda spaccatura e sperequazione: andrebbe fatto comprendere a chi si illude d’essere paladino dell’inclusione che questo modulo di integrazione è stato e sarà un fallimento totale.
Ciò che mancherà, essenzialmente, sarà l’adeguata formazione in termini di capacità nella Comunicazione Interpersonale Comportamentale tra il popolo degli Stati di accoglienza e chi convivrà sotto lo stesso tetto. La mancanza di Comunicazione
sarà totale anche tra gli organi che amministrano la Nazione e il suo stesso popolo: dovuto, essenzialmente, alla carente preparazione tecnica e giuridica da far valere nelle Commissioni Europee che trattano il fenomeno senza quagliare (nel senso di dare linee e direttive valide alle Nazioni aderenti). L’Italia non svilupperà mai la vera cultura dell’integrazione a mezzo del modello dell’inclusione: la Comunicazione sarà quasi del tutto assente tra gli operatori delle strutture di accoglienza e i migranti che, alla fin fine, saranno ricoverati in stato detentivo in attesa della Nazione ove essere destinati. Solo chiacchiere e riempimenti di moduli, quando, nella realtà, ben si dovrebbe, dal giorno successivo all’arrivo, impiegarli in Formazione costante e diretta. La paura di un’invasione organizzata da parte delle Nazioni estranee ai nostri territori, a mezzo di attacchi anche terroristici, è notevole (e questo è un deterrente e fa pure paura). Il non aver fatto crescere mei modi dovuti le Nazioni dell’Africa che furono colonizzate, piuttosto depauperandole e sfruttandole, sarà il macroscopico errore che verrà pagato in maniera determinante. Nessuna Nazione avvertirà questo errore preferendo non parlarne, sottacendolo all’opinione pubblica. I poteri oligarchici mafiosi e para-mafiosi mondiali con i traffici illeciti posti nelle loro mani finiranno per determinare gli equilibri economici e sociali del futuro fatto salvo il caso in cui non si riesca a mettervi un serio rimedio. Informare è un’arte che ha una duplice finalità: quella di informare, appunto, ma anche e soprattutto quella di formare
, cioè incidere sul processo di costruzione delle opinioni del soggetto e della collettività. Non tutto è comunque perso. Il passato, come il presente e il futuro saranno oggetto continuo di fenomeni storici e culturali strutturati sulle conflittualità: almeno fino a quando l’uomo dell’Umanità non capirà che nei rapporti sociali sono richieste da sempre doti quali la trasparenza, la qualità e la purezza (non accadrà mai). Non si pretenderà di voler fare della morale, ma è nel dovere di chi può far sì che sia posto in essere.
Se si vorrà, qualcosa potrebbe mutare nel tempo.
Il vero preposto a questo compito delicatissimo sarà chi è posto a capo e governa le Nazioni: spetterà a questi Governatori farlo con le adeguate capacità. Dovranno lavorare tantissimo sulla buona Comunicazione per rendere vantaggi alle posizioni di leadership economica e sociale. Debbono comprendere la necessità, con tutto il popolo, di mantenere al meglio i Migranti come risorsa umana
.
I manager delle scuole formative e gli stessi docenti dovranno possedere l’agilità emotiva dinanzi ai continui stress accumulati nel portare avanti compiti in continua evoluzione, in un settore aperto alle tante differenze.
Serve essere innovativi e perciò si perderebbe il senso che produce le emozioni. Il che non significa dare a chiunque la possibilità di sfogarsi in modo irrazionale o caotico ma, al contrario, saper creare gli spazi
ove ascoltare ogni voce e permettere alle persone di tirare fuori sé stessi in modo calmo, equilibrato e saggio
. Capacità richieste anche a guiderà queste organizzazioni tra le difficoltà di un’epoca in continua trasformazione.
Sarà essenziale la sicurezza psicologica.
Non v’è dubbio che si incontreranno difficoltà.
Gli Stati e i Popoli debbono sviluppare i bisogni e la loro crescita con la conoscenza della Comunicazione e dei correlativi modelli di integrazione dei migranti, intesi questi ultimi come istruzione/formazione e applicazione delle componenti di base dei sistemi organizzati della vita dell’uomo. Ovvero conoscenza delle cerchie sociali concentriche, dei varchi e dei dialoghi di civiltà tra gruppi appartenenti a culture diverse per un pluralismo condiviso, un miglior approccio al percorso interculturale, la conoscenza di quanto perviene attraverso il meticciato e la comunicazione, la multietnicità e l’interculturalità.
Non è poco, neppure molto.
Nondimeno tornerà utile sapere quali sono i mali che derivano dalla tolleranza, gli effetti dell’anomia come la violenza nelle sue più diverse sfaccettature, la solitudine, la timidezza, il disagio da cui si correlano sottomissione, aggressività e disadattamento sociale. Perché si dia spazio a chi arriva nelle nostre Nazioni evolute nelle tecnologie tornerà pure utile far adattare il Migrante che copia i nostri comportamenti e soggiace alle richieste avanzate. La società che accoglie deve possedere qualità che, se inesistenti, debbono essere acquisite. Non sarà mai sufficiente quanto scritto in questo piccolo volume: servirà studiare e applicare il tanto
.
Il presente lavoro origina da un’idea sul tema delle "Problematiche di natura socio-sanitaria assistenziale e umanitaria derivanti dall’attuale flusso migratorio".
Il tema fu proposto qualche anno fa dalla Sezione Umanità dall’Accademia Siciliana dei Mitici del Centro Internazionale degli Studi sul Mito, con sede a Palermo, retta da S.E. il Prefetto dott. Gianfranco Romagnoli, lavoro in parte pubblicato sul sito dell’Accademia.
Il riferimento temporale sarà quello di qualche anno fa quando gli sbarchi sulle coste siciliane erano continui e le ondate di arrivo dei migranti erano drammatiche esteso sino ad oggi 2019: tutto è cambiato senza che potesse mutare nulla. Si susseguono e cambiano i governi: si fa un gran parlare senza giungere mai al nodo del problema. Il fenomeno della migrazione è, da sempre, un vero problema non più solamente sociale ed etico, anche di economia e mutamento strutturale delle abitudini, qualità della vita, ordine di sicurezza pubblica, scuola ed educazione.
Questo studio da solo è insufficiente: merita d’essere accompagnato dalla sistemica generale delle altre discipline di ricerca in campo sociologico, psicologico, psichiatrico, filosofico, antropologico oltre che della imprescindibile scienza e tecnica formativa della Comunicazione.
Esemplificherò tanto questo lavoro: si è reso necessario in funzione dell’avvicinamento degli utenti lettori al noto fenomeno dell’immigrazione che divide i popoli, specie quello italiano, il quale, dietro le fantasie della politica e alcune paventate cacciate dei migranti, preferisce negare gli sbarchi dei palestrati giovani maschi che a frotte giungono sui barconi delle ONG, quasi tutti selezionati, muniti di telefoni cellulari satellitari d’ultima generazione, privi di documenti d’identità.
Un popolo, specie quello italiano, che da emigrante qual è stato, non è mai stato razzista, almeno all’apparenza, ma che poi si scoprirà essere tale quando si vedrà invaso dalle delinquenze a cui questi extracomunitari, nondimeno, si adatteranno facilmente, per buona parte manipolati dalle mafie e dai criminali delle lobby malavitose, di malaffare, che li sfruttano per loschi traffici (dalla prostituzione allo smercio di droga al commercio di organi, e così via).
Un ringraziamento è rivolto ai ricercatori e agli studiosi indicativamente indicati nella Bibliografia.
Loro mi permetteranno di seguire l’intero fenomeno stando al di fuori degli ambiti dei media, seppure manipolati dalle proprietà delle testate, che tornano alla ribalta nei momenti in cui, la notizia, gestita secondo un uso e appropriato consumo, suscita sollecitazioni politiche.
C’è pure il fatto che scarteranno, di fatto, le realtà: va detto a chiare lettere che le realtà sono ben diverse dai racconti
giacché le interviste e le chiacchiere non raccolgono i complessi e difficili coinvolgimenti emotivi di questa povera gente (la chiamo povera perché quando giunge in una Nazione non conosciuta non sanno cosa fare, come comportarsi, come sopravvivere).
Non solo coinvolgimenti emotivi dei Migranti quanto pure di chi lavora per loro.
Nel ringraziare quindi tutti gli Autori citati nella Bibliografia essenziale solleciterò lo studio della Tecnica della Comunicazione: si renderà utile per avere soggetti migranti al lavoro (sono necessari approcci comportamentali e identitari dotati di personalità coerenti).
Sarà essenziale il compito educativo/ formativo per cui si sarà chiamati ad operare: è difficile essere maestri delle genti specie quando ci si avvicinerà a loro per la condivisione di progettualità e crescita. Si deve crescere insieme, stando in pari posizioni: e non solo nel rispetto dell’Io. Non parlo solo del Sud dell’Italia che, in momenti come questi, abbisogna di forte, assidua e partecipata collaborazione tra le Istituzioni. L’Università (e l’intero Mondo Accademico) si dovrà fare promotore dell’aiuto nel fornire alle scuole e ai giovani un’educazione/formazione tanto adeguata così da assicurare un progresso più confortante diretto essenzialmente alle nuove generazioni. Mi piace l’ordine nella democrazia, giammai il disordine. Mi piace la severità applicata all’ordine e al rispetto della consegna. La violenza che non sia quella legittima di chi deve far osservare una legge o un provvedimento va aborrita. Sarò sincero: non amo, non condivido, non accetto idee che siano denigratorie verso i deboli e gli ultimi per i quali le Istituzioni debbono intervenire affinché abbiano diritto alla dignità e alla vita, giammai accetterò le idee che abbiano connotazioni fasciste, naziste o antisemite.
Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo
La Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo, proclamata per tutti gli Stati membri che ne sono parte, nasce dal bisogno primario di difendere la coscienza dell’umanità, la libertà di parola e di credo, la libertà dal timore e dal bisogno come la più alta aspirazione dell’uomo contro ogni forma di disconoscimento e disprezzo dei diritti umani. Nel suo intento la Dichiarazione, in sintesi, ha come obiettivi primari, lo sviluppo dei rapporti amichevoli tra le Nazioni, l’uguaglianza dei diritti dell’uomo e della donna, il progresso sociale, un miglior tenore di vita in una maggiore libertà da parte di tutti, il ricorso dell’uomo alla ribellione contro le tirannie e le oppressioni.
Gli Stati membri sottoscrittori della Dichiarazione DUDU si sono impegnati a perseguire, in cooperazione con le Nazioni Unite, il rispetto e l’osservanza universale dei diritti umani e delle libertà fondamentali. L’ideale comune sta nel fatto che ogni individuo (e organo della società), avendola costantemente presente, si sforzi di promuovere, a mezzo dell’insegnamento e dell’educazione, il rispetto dei diritti e delle libertà. Inoltre, garantire con misure progressive di carattere nazionale e internazionale l’universale ed effettivo riconoscimento e rispetto sia tra i popoli degli Stati membri sia tra questi popoli e quelli dei territori sottoposti alla loro giurisdizione.
Sta di fatto che oggi, a questi valori si andranno a contrapporre, per effetto delle crisi depressive economiche che attanagliano buona parte del pianeta, due mali assoluti che minacciano le società e che trovano terreno fertile nell’ignoranza, nelle insicurezze e nella paura
- l’intolleranza da intendersi
… come atteggiamento improntato a un rigido rifiuto delle opinioni o convinzioni altrui
- il razzismo da intendersi
… come discriminazione esacerbata a danno di individui e categorie.
Nessuna realtà umana può dirsene immune dal provare questi sentimenti: capita che le religioni siano le prime a porre freni alla promozione e allo sviluppo dell’integrazione e di conseguenza dell’inclusione (per inclusione
si dovrà intendere non un’assimilazione ma l’apertura dei confini a tutti): ovverossia, tutto ciò, quando si vuole difendere l’integrità e attacca indistintamente chi la pensa in modo diverso. Il razzismo, come fenomeno, difficilmente sarà controllabile: la stessa esasperazione che si diffonde in un popolo verrà somatizzata come violenza indiretta. Il razzismo si genererà infatti come malattia di disagio fino ad