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Ugo Foscolo
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E-book34 pagine26 minuti

Ugo Foscolo

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Ugo (Niccolò) Foscolo (1778-1827), è stato uno dei principali letterati del neoclassicismo e del preromanticismo. Fu uno dei più notevoli esponenti letterari italiani del periodo fra Settecento e Ottocento, in cui apparvero in Italia le correnti neoclassiche e romantiche. Nel catalogo di Tiemme Edizioni Digitali sono disponibili tutti i Sonetti e la prima edizione dei Sepolcri. Questo libro riporta una conferenza (1896) di Giuseppe Chiarini.
LinguaItaliano
Data di uscita12 giu 2020
ISBN9788835847779
Ugo Foscolo

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    Ugo Foscolo - Giuseppe Chiarini

    DIGITALI

    Intro

    Ugo (Niccolò) Foscolo (1778-1827), è stato uno dei principali letterati del neoclassicismo e del preromanticismo. Fu uno dei più notevoli esponenti letterari italiani del periodo fra Settecento e Ottocento, in cui apparvero in Italia le correnti neoclassiche e romantiche. Nel catalogo di Tiemme Edizioni Digitali sono disponibili tutti i Sonetti e la prima edizione dei Sepolcri. Questo libro riporta una conferenza (1896) di Giuseppe Chiarini.

    UGO FOSCOLO

    Ugo Foscolo canta nel Carme alle Grazie:

    Sacra città è Zacinto. Eran suoi templi,

    Era ne’ colli suoi l’ombra de’ boschi

    Sacri al tripudio di Diana e al coro;

    Né ancor Nettuno al reo Laomedonte

    Muniva Ilio di torri inclite in guerra.

    Bella è Zacinto! A lei versan tesori

    L’angliche navi, a lei dall’alto manda

    I più vitali rai l’eterno sole;

    Limpide nubi a lei Giove concede,

    E selve ampie d’ulivi, e liberali

    I colli di Lieo. Rosea salute

    Spirano l’aure, dal felice arancio

    Tutte odorate, e dai fiorenti cedri.

    Chi scrisse questi versi era nato poeta, aveva nelle vene il sangue della greca poesia. L’isola natale che così sonante gli rifioriva nel verso gli si era trasmutata dal vero in questa splendida visione, per la lettura degli antichi poeti. Il paganesimo, che nella maggior parte degli scrittori contemporanei d’Ugo si componeva di reminiscenze di scuola e di precetti accademici, era in lui un sentimento così vivo e profondo, che egli allorché, parlando dei suoi colli materni, diceva: «Ivi fanciullo - La Deità di Venere adorai», diceva una cosa essenzialmente vera; tanto vera, che gli effetti di quella soverchia adorazione lo tormentarono per tutta la vita.

    L’isola di Zante, dove egli non vedeva che riso azzurro di cieli, selve d’ulivi e vigneti, dove non sentiva che profumo d’aranci e di cedri, e nei boschi il tumulto e lo strepito delle cacce di Diana, quell’isola di Zante era ai tempi suoi poco più che un nido di selvaggi e di briganti.

    Ugo stesso quando, mortogli nel 1788 il padre, si condusse con la madre e il rimanente della famiglia a Venezia, era (e rimase sempre) un po’ selvaggio anche lui. Qualche anno innanzi, a Spalato, dove suo padre era stato ufficiale sanitario dal 1784 in poi, aveva fatto la scuola di Umanità.

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