Patrimonio Orizzontale: Breve guida ambientalista per felini da tastiera
Di Davide Gatto
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Anteprima del libro
Patrimonio Orizzontale - Davide Gatto
Davide Gatto
Patrimonio Orizzontale
© Lastarìa Edizioni srls, 2020
Tutti i diritti riservati
Lastarìa Edizioni
Viale Libia 167 - 00199 Roma
info@lastaria.it
www.lastaria.it
I Edizione: ottobre 2020
Isbn: 978-88-99706-76-0
Published by arrangement with Delia Agenzia Letteraria
Distribuzione per le librerie Messaggerie Libri
I Edizione digitale: ottobre 2020
Isbn: 978-88-99706-86-9
La Terra è a un bivio. Può essere spinta dagli uomini verso un baratro oscuro o verso un futuro più equo e sostenibile. Negli ultimi anni si sono molteplicate le voci, i movimenti di opinione, le aziende che, denunciando l’attuale economia capitalistica di mercato, hanno provato a offrire delle soluzioni per uno sviluppo economico e sociale meno aggressivo e più rispettoso dell’ambiente che tutti abitiamo. La questione non è di facile soluzione, visto che le tematiche interconnesse sono complesse e i governi, nonostante i numerosi accordi sul clima, viaggiano a velocità diverse e non vogliono rinunciare alla loro fetta di produzione, crescita e ricchezza. Davide Gatto, giornalista attento e acuto osservatore delle dinamiche di portata internazionale, riassume in questo volume gli argomenti di maggior peso che sono al centro del dibattito tra intelletuali, politici, esperti di vari settori. Dal fenomeno migratorio al tema delle diseguaglianze, dalla demografia alle guerre, dalla salute all’ambiente, dal sistema di agricolura intensiva alle strategie delle grandi multinazionali, Patrimonio Orizzontale investiga, lasciando spazio anche alle parole di autori di libri di successo, tutto ciò che ha a che fare con il nostro futuro e la vita su questo Pianeta. Può sembrare un progetto ambizioso mettere insieme Adam Smith e Greta Thunberg, Mario Monti e Naomi Klein, ma mai come in questo momento, funestati dal Covid-19 (cui è dedicata la Postfazione del libro), è importante avere stimoli di riflessione a tutto tondo, capaci di affrontare in modo chiaro le tante contraddizioni di un sistema economico e sociale non più sostenibile per la nostra generazione e ancor più per quelle future.
Introduzione
Scrivere di Davide Gatto, un’impresa. È un giornalista che non ha facile approccio con il suo interlocutore. È un acuto analista delle precarietà che ostacolano concretamente il libero fluire dei pensieri e un pur minimo progresso, reale, non fittizio, della società civile nel suo Sud.
Per scelta di vita il suo compagno fedele è il computer. Un infernale meccanismo assorbente dei pensieri altrui ma che all’occasione si trasforma in una cassa
di risonanza divulgativa. Davide Gatto nei rari momenti di relax non cerca di riempire il vuoto con incontri ravvicinati di occasionali suoi interlocutori o contraddittori.
È un muto osservatore delle problematiche ostative alla soluzione del processo di rinnovamento nazionale. È un anarchico individualista, guarda con interesse alle stelle e con evidente polemica quando si offuscano? Oppure è un politico d’elezione, ascoltato e volutamente ignorato dalla politica politicante? La risposta potrebbe darla solo chi è possessore di qualità divinatorie. A tratti, mi par di vedere in lui il libero pensatore
che idealmente si collega alle istanze di quanti, più famosi di un Davide, il contrario del Davide mitologico, hanno lottato inutilmente per un mondo migliore. Vivibile! Non inquinato! Già il titolo della sua prima fatica letteraria, Patrimonio Orizzontale si presta a molteplici interpretazioni. Gatto non dice con chiarezza l’identità dei felini da tastiera, li lascia immaginare, per pervenire, poi, alla conclusione, voi lo dite. In fondo Davide Gatto è un sognatore, non è l’autore di soluzioni miracolistiche. Lascia al lettore trarre le conclusioni sul come reagire alle brutture quotidiane su cui la politica ha le sue colpe. In sostanza, mi pare che nel suo patrimonio orizzontale
campeggi la frase le mani pulite non servono se si tengono in tasca
. Ho letto più volte Patrimonio Orizzontale per fugare gli iniziali dubbi sul messaggio di Davide Gatto. Comunque vale la pena di farlo proprio perché è una denunzia pubblica del fatalismo. Così è anche se non vi pare.
Enzo Todaro
Premessa
Esisterà mai in Natura un essere vivente che assomiglia allo stesso tempo ad un tronco d’albero, ad un serpente, ad una balena e ad una corda? Era proprio lì, rinchiuso in una grande stanza buia, e venne chiesto a quattro uomini di entrare e di descriverlo. Il primo uscì dopo qualche minuto affermando che l’essere aveva la forma di un tronco d’albero, il secondo, dopo una attenta manipolazione, smentì il primo, dicendo che quell’essere somigliava ad un serpente lungo, umido e attorcigliato su se stesso. Il terzo entrò ed uscì dopo pochissimo, con una sentenza che rovesciava quanto detto dagli altri due: l’animale era simile ad una balena, grande all’inverosimile e dalle dimensioni così enormi che era impossibile stimarle col solo tocco delle mani, senza luce. Allora fu la volta del quarto uomo che entrò nella stanza buia. Tutti erano sicuri che lui avrebbe dato la prova definitiva della forma dell’animale, un tronco d’albero, un serpente, una balena: qualunque di questi tre animali avesse citato, tutti sarebbero stati sicuri del fatto che gli altri due avessero mentito spudoratamente. Ed invece una sorpresa: «io ho toccato qualcosa di animato, ma della forma di una lunga corda». Avevamo quattro uomini che avevano fatto la loro esperienza tattile, e alla fine ognuno aveva avuto una percezione diversa.
Questa vecchia storiella, modificata da me un pochino, ci spiega anche che quando un fenomeno è troppo grande per la percezione umana, nel senso che comprenderne tutti i risvolti pienamente è davvero difficile, difficilmente se ne potrà comprendere la portata. Accade proprio questo quando un ingegnere, un economista e un medico studiano delle complesse vicende umane, spesso e volentieri le versioni sono molto distanti tra loro, e il quadro d’insieme diventa così difficile da comporre che ci vogliono anni per dare alla vicenda che si vuole descrivere una narrazione completa. È evidente che se queste vicende
sono in effetti soluzioni
, se non si conoscono tutte le sfumature, è difficile pensare alle soluzioni.
Nella stanza buia c’era un elefante, ovviamente, il primo uomo entrò e toccò una gamba dell’animale, il secondo entrò e trovò soltanto la proboscide. Il terzo, più coraggioso, si spinse sotto la pancia dell’elefante, il quarto, arrivato quando l’animale si iniziava a difendere dalle intrusioni di questi scoccianti visitatori, ne riuscì a toccare soltanto la coda. Ogni esploratore
fu estremamente attento a riportare tutto quanto aveva sentito attraverso la sua esperienza tattile. Ovviamente fu difficilissimo per tutti capire che, alla fine, si trattava di un elefante, comprenderne le dimensioni e le sue forme, capire come fa a stare in piedi, come si muove, da dove viene e dove sta andando.
Quando parliamo di neo liberismo, di capitalismo, di economia di mercato, di economia della modernità, di mano invisibile, di commercio mondiale, quando cerchiamo di interpretare l’ordine economico del nostro mondo, ordine che insieme ad altre componenti fa girare il sistema come è oggi, spesso si alza la voce di uno di quei signori che parla dell’elefante dopo una visita nella stanza buia. Nel leggere tanti saggi si scoprono premesse, che spesso sono premesse legate ad un quadro tecnico stabilito da numeri e grafici. Gli studiosi e i guru vari si danno dei limiti di campo tematico. La propensione a isolare le problematiche sotto analisi per meglio capire un fenomeno è un metodo di lavoro che spesso ci regala una visione distorta dell’insieme. Faccio degli esempi: studio dell’inquinamento del suolo separato da quello del mare, separato da quello dell’aria e paradossalmente separato da quello dell’uomo, come se affermare che il mondo è inquinato dall’attività umana non fosse sufficiente. Per determinati paradossi legati alla nostra mentalità intrisa di tecnoscienza, non si può dire che se il mondo è inquinato lo siamo per forza di cose anche noi, esseri umani.
Spesso l’economia ufficiale parla di attività economica, gli aziendalisti parlano della teoria del valore aggiunto, il valore aggiunto si misura in denaro e l’utile che consegue dall’attività produttiva non è che la somma algebrica del costo della produzione con l’incasso derivante dalle vendite, non tenendo conto di quanto ci vuole per, ad esempio, disinquinare l’ambiente dall’attività economica che quell’utile ha prodotto. Spesso si parla di esternalità negative
, molto spesso a carico della collettività degli uomini, delle Nazioni, dell’ecosistema.
Sei vegano? vegetariano? E come sei arrivato a questa scelta? Un percorso lento e lungo o in un secondo hai cambiato idea sulla tua dieta? E sei favorevole alla pratica dell’aborto? Sei Tav o No Tav? Sei a favore dei vaccini? Sembra strano, spesso, sentire amici vegani dire che sono favorevoli all’aborto: in effetti è difficile pensare che chi non mangia neanche gli spaghetti alle vongole perché pensa che la vongola sia un essere senziente, non si preoccupa dell’aborto e di come la vita viene tolta ad un essere umano già concepito attraverso questa pratica. Si dirà: differenti sensibilità su differenti argomenti. Può darsi. E secondo me invece chi è favorevole ai vaccini, dovrebbe per lo stesso motivo perseguire la logica del principio di precauzione, ad esempio sul nucleare o sugli inceneritori o sulle acciaierie. Se è giusto effettuare campagne vaccinali sulla popolazione in via precauzionale, allora è ugualmente giusto non costruire inceneritori o altri impianti potenzialmente pericolosi, in virtù del principio di precauzione. Dunque a mio avviso mancano spesso, in questo mondo confuso dalle tante informazioni che si condividono in lungo e in largo, i collegamenti, quello che sta alla base e che incontra, incrocia tutti i temi, che, erroneamente, sono studiati ed analizzati separatamente, dando spesso risultati paradossali. Anzi, per meglio dire, col mancare di una visione organica
, se vogliamo una prospettiva olistica
, una visione di insieme
, quello che resta visibile all’analisi dell’uomo è l’aspetto economico, in una parola: il denaro.
In effetti chi adesso è fedele
al denaro potrà facilmente accettare le campagne vaccinali e gli impianti di termo distruzione dei rifiuti, in quanto entrambi coerenti con la logica del denaro posto al centro dell’universo. L’uomo di oggi, sempre più interconnesso e numeroso in termini assoluti (quando scrivo siamo in 7 miliardi e 700 milioni), non ha ancora condiviso una visione politica, ecologica, economica, etica, religiosa comune, quello che invece è diventato metro comune è il denaro e le sue modalità di spesa. Questo sentimento comune è diventato talmente forte e condiviso attraverso il nostro nuovo mondo, che tutte le altre istituzioni antropologiche
, come l’etica, la religione, la politica, l’idea di istituzioni democratiche, l’amore, sembrano giorno dopo giorno affievolirsi. È per questo motivo che gli uomini, oggi, purtroppo si dividono tra uomini poveri, che non riescono a realizzarsi perché non guadagnano abbastanza denaro, e uomini che hanno il denaro ma non hanno seguito un percorso personale di trasformazione antropomorfica
necessaria per fare un uso dello stesso denaro che garantisca loro una piena soddisfazione. Da qui, fatte le debite eccezioni, davvero poche in verità, una diffusa situazione di malessere. Oggi, il 99% degli uomini vuole più denaro, oppure ha paura di perderlo, in una condizione ansiogena che porta stress a tutta la popolazione, come diremo in seguito.
È arrivato il momento di tirare delle somme e di prendere delle decisioni. Come ebbe a dire il filosofo Marco Guzzi la politica deve tornare a essere la politica. Ci hanno fatto credere in questi trent’anni, ci hanno voluto fare credere, che il pensiero politico fosse inutile, che ci sono leggi oggettive, naturali… Noi invece diciamo che proprio questo è il momento in cui gli umani devono prendersi la responsabilità di pensare e di decidere quale direzione dare a questo sviluppo…
. È evidente che se questo è il momento delle scelte, l’enorme massa di informazioni che possono essere analizzate in tutti i campi della conoscenza umana possono essere di grande supporto alle decisioni, ma trattandosi appunto di una massa enorme, di una massa mai vista prima nella storia