…Io, Corinzia
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Anteprima del libro
…Io, Corinzia - Corinzia Di Gangi
Corinzia Di Gangi, …Io, Corinzia
Copyright© 2012 Edizioni del Faro
Gruppo Editoriale Tangram Srl
Via Verdi, 9/A – 38122 Trento
www.edizionidelfaro.it – info@edizionidelfaro.it
Prima edizione: maggio 2008 – UNI Service
Seconda edizione: febbraio 2012 – Printed in Italy
ISBN 978-88-6537-020-9
Dedicato ai miei migliori amici, ai miei parenti e a tutti coloro che in qualche maniera hanno fatto parte della mia vita, affinché possano spiegarsi la mia diversità e il mio essere.
Introduzione
L’ autrice Corinzia Di Gangi è nata nel 1971 a Castellana Sicula, un piccolo paesino della provincia di Palermo posto al centro delle Madonie.
Le pagine di questo libro ci raccontano la sua vita, dalla fanciullezza fino alla prima maturità adolescenziale, per poi passare alla travagliata scelta, a venti anni, di riprendere gli studi interrotti dopo la scuola dell’obbligo. Ci parlano dei luoghi in cui è nata e cresciuta, delle esperienze vissute e degli avvenimenti più importanti che hanno caratterizzato la sua personalità e che l’hanno fatta diventare "io, Corinzia".
La sua vita è stata forgiata dal duro lavoro e dai sacrifici fatti nell’infanzia e non solo.
Tanta fatica, forte determinazione e soprattutto fiducia in se stessa, sono stati i punti di forza, che le hanno permesso di raggiungere gli obbiettivi prefissati.
Il suo particolare modo di essere, diverso rispetto a quello dei coetanei, non è facile da comprendere. Bisogna leggere le pagine di questo libro.
Forse qualcuno si chiederà come mai una persona che ha vissuto così umilmente abbia voluto scrivere un libro sulla sua vita. Il nocciolo della questione è proprio questo, Corinzia che ha vissuto nella povertà e nell’ignoranza per diversi anni, poi, dopo stentati sacrifici, è riuscita a realizzare gran parte dei suoi sogni.
Il messaggio del suo racconto è preciso, bisogna credere fino in fondo nelle proprie capacità, coltivare i propri sogni e lottare per raggiungerli.
Una persona che non ha sogni è come un seme che non germoglia.
Il libro è suddiviso in tre capitoli: nel primo l’autrice narra la sua dura infanzia da custode di mucche e di lavoro nei campi; nel secondo la sua adolescenza e la voglia di lasciare il vecchio mondo; nel terzo la sua travagliata scelta prima del grande passo verso la cultura che le cambierà la vita per sempre.
Capitolo I: La custode di mucche
I miei migliori amici erano loro: i miei animali.
Ero cresciuta insieme a loro, gli parlavo e li chiamavo tutti per nome. Loro mi ascoltavano e mi capivano, anche se non potevano rispondermi con lo stesso linguaggio non importava, i loro sguardi valevano più di tante parole.
Con i miei coetanei, invece, che parlavano la stessa lingua, non riuscivo a comprendermi. Le nostre vite erano diverse: non vivevamo le stesse esperienze e non avevamo le stesse cose. Loro vivevano sempre in paese in mezzo alla gente, con tutto ciò che desideravano, invece la mia vita sociale veniva interrotta alla fine di ogni anno scolastico e per l’intera estate. Non appena si chiudevano le scuole io e le mie sorelle eravamo costrette a passare le vacanze in campagna, ove ci aspettavano mesi di duro lavoro nella piccola azienda familiare. A volte mio padre non aspettava neanche l’ultimo giorno di scuola per reclamare la nostra presenza obbligandoci, all’uscita della scuola, a recarci in campagna per aiutarlo durante il pomeriggio e ritornare la mattina successiva direttamente dalla campagna alla scuola. Durante il periodo scolastico, il non essere aggiornate sui nuovi giochi, sulle ultime notizie televisive, sulle nuove patatine o chewing-gum appena uscite sul mercato, era motivo di emarginazione sociale. A casa nostra non c’era niente di tutto questo. Ingiurie e pedate erano il prezzo da pagare per la sola colpa di non avere le stesse cose che avevano gli altri. La scuola materna, era stata l’esperienza peggiore, da questo punto di vista. A volte tornavo a casa piangendo ancora per il dolore provocatomi dalle pedate e per l’umiliazione subita. Scongiuravo mia madre di non farmi tornare all’asilo il giorno dopo, piuttosto preferivo andare in campagna con mio padre. La sensibilità e la dolcezza dimostratami dai miei animali era molto più appagante che rivedere i miei compagni. La mia semplicità non poteva che scontrarsi con l’arroganza e la stupidità dei compagni che mi umiliavano. Tutto questo mi allontanava dagli affetti, dalle amicizie e mi rendeva sempre più autonoma dagli altri. Avevo conquistato l’indipendenza, ovvero,