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Siramas: Il regno di Augunder. Volume I
Siramas: Il regno di Augunder. Volume I
Siramas: Il regno di Augunder. Volume I
E-book358 pagine5 ore

Siramas: Il regno di Augunder. Volume I

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Info su questo ebook

Siramas è solo un ragazzo, figlio di contadini. Come tanti altri giovani della sua età, viene invitato a corte per poter apprendere le nobili arti insegnate al Castello di Re Augunder. Qui incontra nuovi amici, e si confronta con realtà molto diverse da quelle del tranquillo villaggio di Gouford, dove ha vissuto fino a quel momento con la sua famiglia. 
Un giorno però qualcosa va storto. Una ragazza non fa più ritorno al Castello: sparisce senza lasciare tracce.  Strani oggetti iniziano ad apparire in circostanze particolari, preludio di quella che era sempre stata considerata una leggenda: l’esistenza del libro delle Quindici Torri. 
Siramas ed i suoi compagni si troveranno così a dover affrontare situazioni imprevedibili e soprattutto pericolose, che metteranno in discussione la loro amicizia, le loro origini e soprattutto le loro vite.
Perché troppe persone all’interno di quel Castello hanno qualcosa da nascondere...
LinguaItaliano
Data di uscita18 gen 2021
ISBN9791280353047
Siramas: Il regno di Augunder. Volume I

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    Anteprima del libro

    Siramas - Gianluca Berbenni

    Gianluca Berbenni

    Siramas

    Il regno di Augunder. Volume I

    ISBN: 979-12-80353-04-7

    Questo libro è stato realizzato con StreetLib Write

    http://write.streetlib.com

    Indice

    I. Chiamata al Castello

    II. La stanza del ricevimento

    III. Una lunga notte

    IV. Il patto

    V. Prime lezioni

    VI. Le rovine di Akra

    VII. La riunione del Consiglio Reale

    VIII. Il giudizio di Spadeverim

    IX. Ritorno al villaggio

    X. Il Regno di Mortstone

    XI. Il cubo di Koller

    XII. Il Debito Saldato

    XIII. Il ritrovamento di Sheela

    XIV. La chiave svegliata

    XV. La prova e il presagio

    Gianluca Berbenni

    SIRAMAS

    Il regno di Augunder. Volume I

    Copyright WriteUp Site 2021 ©

    www.writeupbooks.com

    redazione@writeupbooks.com

    Roma

    ISBN 979-12-80353-04-7

    I edizione: gennaio 2021

    I. Chiamata al Castello

    Il sole non era ancora sorto, ma Siramas era in piedi già da un paio d’ore. Si aggirava un po’ intontito, e soprattutto ansioso, nella sua stanza, facendo attenzione a non svegliare i suoi fratelli più piccoli. Oggi per lui era una giornata importantissima: Sir Librant, uno dei cavalieri più famosi dell’intero regno, avrebbe infatti radunato tutti i giovani e le giovani, selezionati tra gli abitanti del regno, ammessi alle Reali scuole di Gouford, alla Corte di Re Augunder.

    Una volta all’anno, infatti, il Cerimoniere, seguito da qualche apprendista della scuola e da qualche precettore, scendeva in quel piccolo borgo ed annunciava ai presenti le scelte effettuate; in genere la chiamata era riservata a coloro che avevano compiuto i quindici anni, ma non di rado vi erano eccezioni.

    Non si era mai capito esattamente quali fossero i requisiti necessari. All’inizio si pensava bastasse avere due dita di testa, ed un fisico resistente alle intemperie.

    Nel corso degli anni, tutto questo venne però ampiamente disatteso: così non era raro vedere ammessi ragazzini dall’aspetto esile che dovevano dimostrarsi, forse più di altri, degni ed idonei ad entrare in quell’immenso maniero.

    Se il prescelto viveva ancora con la famiglia, era diritto dei genitori scegliere se far andare o meno il proprio figlio o figlia al castello, ma una volta presa questa decisione, era irrevocabile, e non poteva più essere cambiata.

    Poteva essere concessa, in determinati casi, una sorta di rinvio per cause stabilite dal Consiglio del Regno, come il dover aiutare un genitore nel proprio mestiere, oppure per situazioni particolari o impegni gravosi già presi per conto del sovrano.

    Siramas aveva letto il suo nome nella lista, qualche mese prima, affissa al portone della vecchia locanda, e, dopo averne parlato con i genitori, si era convinto (ma nemmeno troppo), a provare questa esperienza.

    Il padre aveva accettato a malincuore la richiesta del figlio, soprattutto perch é era un contadino e contava anche sul suo aiuto per i lavori più pesanti da sbrigare: coltivare i campi e badare ai pochi animali rimasti non era di certo cosa facile.

    Sua madre Elisabeth, una donna decisamente apprensiva, avrebbe preferito tenere il figlio con sé, sia perché in casa c’erano due fratelli più piccoli da crescere e un qualcosa da fare c’era sempre, sia a causa dei pericoli che quella sorta di apprendistato recava con sè: un colpo di spada non evitato, o un errore nel calcolare la giusta quantit à di un’erba per la pozione, potevano essere fatali per chiunque.

    Tu sei tutto matto…! disse all’improvviso Steven, il fratellino minore, alzandosi dal piccolo giaciglio di paglia posto accanto ad una finestra. Andare fin lassù, ascoltare un discorso lungo chissà quanto, per poi magari dover portare ai cavalli della biada fresca; piuttosto fingo di essere una femmina… e se mi va bene finisco nelle cucine e sai che mangiate….

    Ssssssh… Parla a bassa voce, Martin sta ancora dormendo… e poi g uarda che nessuno mi tiene legato lassù. Conoscerò gente nuova, soprattutto ragazze, spero. L’unica cosa sicura è che non andrò in quel Castello per spaccarmi la schiena da mattina a sera, rispose con un filo di voce Siramas, sistemandosi i calzari e cercando di essere il più possibile presentabile.

    Se è un onore portare da mangiare ai cavalli, preferisco essere disonorato, replicò Steven con un sorriso rivolto al fratello più grande . E visto che il sole non è ancora sorto, me ne torno ancora un po’ al calduccio… e, detto questo, si rituffò nella sua paglia ancora calda, coprendosi con una vecchia coperta di lana.

    Siramas fissò con indivia l’intera scena. Ora aveva perso anche l’ultimo briciolo di entusiasmo rimasto per la Corte di Augunder; forse perché sapeva che avrebbe dovuto rispettare una serie interminabile di regole, comprese probabili alzatacce quotidiane.

    Avrebbe attraversato la Sala dei Pensieri , l’ingresso delle Statue Buie: tutti posti che gli amici avevano descritto come fantastici ed unici, a volte forse esagerando, magari per fare colpo su qualche ragazza. Un Castello descritto come un posto enorme, con un numero impressionante di uomini al suo interno: praticamente un paese intero era contenuto in esso.

    Molte persone venivano da lontano per vedere questo luogo quasi leggendario, per imparare da esperti guaritori ed arcieri incredibili che quotidianamente mettevano al servizio del Re e della Regina la loro formidabile abilità ed esperienza.

    Siramas si riprese quasi subito da tutti questi pensieri, e, arrivato in cucina, accennò a un saluto verso la madre; poi si sedette a tavola, divorando un’intera scodella d’avena.

    Tesoro, così facendo rischi di strozzarti disse Elisabeth, una donna alta, di bell’aspetto, con una lunga veste scura, decisamente non della sua taglia, e rattoppata in più punti. Un grembiule le cingeva i fianchi, arrivando fin sotto le ginocchia.

    Aveva modi di fare molto eleganti nonostante le umili origini, e non era inusuale trovarla nei campi ad aiutare il marito anche nei compiti più duri e meno gratificanti.

    Mi raccomando, disse con voce ferma e decisa , tra poco entrerai a Palazzo R eale; sii educato, comportati bene, e soprattutto cerca di non cacciarti nei guai come al solito!.

    Non preoccuparti, andrà tutto bene! — rispose il figlio strizzando l’occhio.

    L’ultima volta che hai pronunciato queste parole, hai quasi distrutto il granaio mentre tenevi a bada i tuoi fratelli. E devo rammentarti che, qualche mese fa, abbiamo dovuto ricomprare il carro del fornaio, perché tu e suo figlio, durante un’escursione serale, lo avete accidentalmente distrutto? P er fortuna non vi siete fatti nulla… devo continuare?, rispose la madre appoggiando le mani sui fianchi, ed inclinando leggermente il capo, quasi ad aspettarsi qualche rassicurazione.

    Circostanze poco fortunate, diciamo. E fidati, non dico che sarete fieri di me, ma ti assicuro che prima di fare scelte poco sensate, proverò a pensarci… salutami tutti eh, ciaooo! e detto questo, balzò fuori da una piccola finestra, agile come un gatto, pronto per affrontare la nuova avventura.

    La giornata era serena, ed il sole stava lentamente spuntando nel pacifico regno di Gouford; nessuna nuvola si vedeva all’orizzonte, e la natura lentamente si risvegliava.

    Il cinguettio di qualche uccellino nascosto negli alberi accompagnava il cammino di Siramas, diretto alla piazza del paese, dove lui, e tutti coloro che avevano accettato l’incarico, sarebbero partiti alla volta del vecchio e rispettato maniero.

    Ad attenderli in piazza, avrebbero trovato il Maestro dei Cavalieri, Sir Librant e la coraggiosa Lady Shador, una delle allieve pi ù promettenti del Regno.

    Sono in anticipo! — pensò Siramas, mentre si avvicinava — quasi quasi vado a trovare il vecchio Bailord, è da parecchio tempo che non lo vedo… magari ries co a strappargli qualcosa da mangiare… o, meglio ancora, da bere… ma sì, una visitina veloce, veloce.

    E così s’incamminò con passo spedito verso la piccola capanna del suo vecchio amico Bailord, Bailord Jack, da molti considerato strano per via delle sue abitudini: in particolare, quella di tenersi il più possibile a distanza da tutti gli abitanti del villaggio, quasi fosse allergico alle persone.

    Il giovane si destreggiava bene in mezzo a questi sentieri, nonostante non ci fosse una via chiaramente tracciata. Sapeva orientarsi in mezzo a giganteschi arbusti, come il Bounormes Erbustus e la Solaris Felcis, comuni in queste zone, soprattutto vicino al confine del Regno.

    Per raggiungere la capanna dell’amico, si doveva poi attraversare un piccolo torrente, da cui si diramava una vegetazione ancora più fitta.

    Non era di certo un cammino agevole, ma a lui questo non interessava: era molto affezionato a quel vecchio dalla barba bianca.

    Spesso gli raccontava storie incredibili, ai limiti dell’immaginazione; non credeva a tutto ciò che gli diceva, e forse questo il vecchio lo sapeva, ma era impressionato dalla fantasia di Jack. Parlava infatti di creature che diceva di aver incontrato in luoghi lontanissimi, e nel suo alloggio si trovavano piante sconosciute e oggetti inusuali, più pericolosi che belli, forse frutto, questi ultimi, di qualche mente geniale, ma sicuramente non completamente sana.

    Una sera gli aveva raccontato addirittura di una specie di pianta che in certi momenti della giornata e dell’anno si poteva spostare, letteralmente, da una parte all’altra del suo piccolo capanno...

    I due si trovavano bene insieme, avevano un’intesa naturale.

    Girovagavano per l’intero Regno, risalendo corsi d’acqua e cercando spiazzi per poi per affrontarsi in vere e proprie prove di forza.

    In quei momenti, tra loro sembrava esserci non molta amicizia; a volte vinceva la giovinezza, altre volte l’esperienza; il risultato sicuro erano ferite e contusioni guaribili in un paio di giorni.

    I genitori di Siramas rimanevano sempre all’oscuro di questi giochi; ogni volta che il figlio tornava a casa malconcio, quest’ultimo si inventava episodi ai limiti del credibile , sotto lo sguardo perplesso del padre. La madre, che sapeva, non vedeva di buon occhio questa amicizia, ed aveva cercato di farglielo capire in tutti i modi: avrebbero preferito che il figlio passasse più tempo con i giovani della sua età

    Siramas aveva provato ad assecondare le loro richieste, qualche volta, eppure Bailord rimaneva un amico fidato ed insostituibile.

    Dopo un piccolo dirupo superato agilmente, la casupola del vecchio Jack finalmente comparve, accanto a due alberi dai tronchi immensi, a poca distanza da un piccolo rivolo d’acqua che scompariva dietro ad minuscola collina.

    Non era una grande abitazione: era fatta in legno con qualche rinforzo in pietra, semplice ma accogliente. Aveva una portone grande, forse troppo rispetto al resto.

    Era divisa in due piani, ed in ognuno regnava una gigantesca confusione: qua e là carte sparpagliate, attrezzi di ogni genere, e soprattutto polvere, polvere ovunque.

    Aveva inoltre un piccolo appezzamento di rocce e terra, in cui diceva di coltivare gli ortaggi che poi consumava, e qualcos’altro non meglio definito.

    Siramas era diventato un abile contadino, soprattutto grazie agli insegnamenti quotidiani che il padre gli impartiva .

    Si era così più volte offerto di dare una mano al suo vecchio amico, ma quest’ultimo aveva sempre rifiutato: Bailord era molto geloso delle sue cose; anche di quella specie di campo, su un terreno scosceso ed in mezzo alle pietre aguzze.

    La sua casetta, invece, era immersa nel verde, e spesso trovava il vecchio attorniato da molti animali, come volpi e cinghiali, ai quali dava volentieri da mangiare; lo vedeva lì, seduto accanto a loro a parlare; e se Siramas lo prendeva in giro dicendo che un po’ matto forse lo era veramente, l’amico rispondeva sorridendo che non aveva tutti i torti.

    Ehi, Bailord, non dirmi che hai spazzolato la dispensa, perché sono venuto apposta per i tuoi dolci, e non solo urlò Siramas, arrivato davanti al portone; ma non ebbe alcuna risposta, se non il verso di qualche animale da valli lontane.

    Non fare finta di non esserci, prometto di non finirti tutti gli zuboli aggiunse, ma in risposta ancora nulla.

    Gli zuboli venivano da regni lontani, nei quali si recava Jack più volte l’anno, tornando con cianfrusaglie mai viste e cibarie di ogni genere, dall’aspetto decisamente poco invitante, ed a volte nemmeno commestibili, che l’anziano amico era solito chiamare leccornie: ma Siramas più volte si era rifiutato di assaggiarli.

    Il giovane decise di bussare.

    Una, due, tre volte, ed in risposta altrettanti cigolii che rompevano, quasi rovinavano, quella strana atmosfera, facendo capire che l’uscio non era chiuso.

    Strano, pensò tra sé. Forse è andato alla sorgente di Rice a prendere dell’acqua. Oppure si sarà addormentato da qualche parte, quello stordito. Lì vicino si trovava infatti una fonte purissima, seminascosta e non molto conosciuta, dotata secondo alcuni di proprietà curative non indifferenti, ma in pochi vi credevano.

    Il giovane entrò e diede una rapida occhiata per la stanza, sperando di trovare qualche indizio su dove potesse essere andato Bailord; era strano che non avesse chiuso la porta con la sua gigantesca chiave di bronzo. Non che avesse qualcosa da nascondere, poiché conduceva una vita umile e tranquilla, ma preferiva essere previdente. Non si sa mai, ripeteva spesso magari arrivano dei briganti che si portano via i miei importanti lavori.

    Siramas decise allora di incamminarsi per quel sentiero accidentato, tra rocce e roveti selvatici. Mentre avanzava, le piante sembravano sempre più grosse e minacciose, strane ombre sembravano delinearsi dietro a vecchi alberi morti, dai cui rami più alti i volatili, in silenzio, osservavano la scena quasi compiaciuti che quel ragazzo si trovasse proprio lì.

    Accogliente, quaggiù... , pensò tra sé e sé Siramas. Ma perché Jack non se ne sta un po’ di più a casa? .

    Continuò il suo cammino, cercando di pensare ad altro , e sgranando gli occhi nei punti più bui. In fondo aveva accettato di frequentare quel castello, e di conseguenza certe paure non avrebbe dovuto averle.

    Eppure, con il passare dei minuti, si stava pentendo sempre di più: forse non sarebbe stato così male continuare a dare una mano a casa, senza troppi pensieri o troppa gente intorno. O nessuno, come in quel momento.

    La sera prima aveva sentito parlottare a tavola i suoi genitori, mentre stava per andare a dormire: Vedrai cara andrà tutto bene, diceva Andrew, padre di Siramas, alla moglie.

    Non so… è vero, non è più un ragazzino ma perché non rimane con noi? Ho sentito dire in paese che altri della sua età fanno così….

    Tesoro noi possiamo dirgli il nostro pensiero, ma alla fine è una decisione che spetta unicamente a lui, vedrai che andrà tutto bene; il Re in persona mi ha assicurato che il nostro castello è un luogo sicuro, anche in periodi di disordini come questi.

    E se venissero attaccati da briganti o da sbandati?.

    Non è uno sprovveduto, mi sembra che si sappia difendere. Hai presente quante volte ha fatto a botte in paese? E l’ho visto quasi sempre tornare sulle sue gambe.

    Ma erano bravate da ragazzini….

    Cara ricorda che i nostri confini sono ben sorvegliati… cavalieri ed arcieri girano per tutto il regno, cercando di scovare le spie di Blope.

    È vero, ma non sono ugualmente tranquilla… .

    Siramas se n’era andato a letto, senza far troppo caso a quelle parole: l’indomani era troppo vicino per porsi qualsiasi interrogativo e soprattutto: che pericoli ci potevano essere, in un posto così sorvegliato?

    Mentre tutti questi pensieri si mescolavano nella sua mente, all’ improvviso un fruscio, uno zampettare nell’erba alta lo fece sobbalzare.

    Con lo sguardo puntò un ciuffo d’erba a qualche metro da lui; forse quel rumore era stato frutto della sua immaginazione. Forse era stato il vento, più prepotente in quell’istante, mentre portava con sé nuvole di pioggia. Fissò per qualche istante quel punto, ma non sembrava esserci nulla di strano. Suggestione, pensò tra sé.

    Forse il vecchio Bailord voleva fargli qualche scherzo prima che partisse per il castello… Ma quale motivo aveva per farlo? Poteva essere una sorta vendetta: gli ultimi scherzidi Siramas erano stati un tantino pesanti, forse. Rimuginava nella sua mente e ripensava a quello che gli aveva combinato nelle ultime settimane: Uhm... non dovevo chiuderlo fuori dalla capanna sotto il diluvio per tutta la notte… e rovesciare nell’incantesimo che stava preparando quel liquido trasparente... sì l’esplosione si era sentita fino al villaggio, eppure mi sembrava abbastanza calmo… e poi non è nel suo carattere vendicarsi… soprattutto oggi, sapeva che era il giorno della mia partenza, e ci teneva a salutarmi.

    Una strana inquietudine percorreva la sua mente, e le parole dei genitori gli rimbombavano nella testa… forse sua madre non era così apprensiva, forse c’era davvero qualche pericolo.

    Strane storie del paese, conosciute da tutti, riguardavano misteriosi ani mali, o meglio esseri, che popolavano quei luoghi; tuttavia, a forza di sentirle raccontare, aveva finito con il pensare che fossero usate solo per spaventare i codardi, e non uno sicuramente come lui… ma se non fosse stato così?

    Il suo respiro lentamente accelerava, come se stesse aumentando la sua andatura in un percorso che non considerava sicuro.

    Perché si sentiva così spaventato? N on aveva visto nulla, eppure… eppure qualcosa lo infastidiva, lo rendeva nervoso e a disagio, in un luogo che conosceva bene… quegli arbusti li aveva visti da sempre, erano praticamente cresciuti insieme a lui… ma cosa c’era di diverso, oggi?

    Si guardava intorno, cercando qualcosa, o qualcuno, che ancora non conosceva.

    Nessun movimento. Ora ascoltava il silenzio, sperando di non sentire alcun rumore, girando lentamente il capo da una parte all’altra perché nulla potesse sfuggirgli.

    All’improvviso i suoi occhi si fermarono tra due querce, nel punto più buio, alla sua sinistra. Due occhi lo stavano fissando, per nulla intimoriti dalla sua presenza.

    Siramas era immobile, non un passo, non un gesto; per prima cosa doveva capire che animale era… da lì poteva notare solamente le pupille, non ben definite e illuminate, in parte, da una strana luce amaranto.

    Il resto del corpo era nascosto in quello che sembrava un tronco rinsecchito, ricoperto da muschio e piccoli germogli di pianticelle appena cresciute.

    La cosa migliore forse sarebbe stata quella di fuggire, ma qualcosa lo tratteneva: molta era la paura che sentiva in quel momento, e ancora di più la curiosità che provava nel vedere quell’essere, mai incrociato prima.

    Fece un passo, e se lo trovò finalmente dinanzi.

    Dal nulla spuntarono due piccole orecchie, e poi due zampe, agili e decise, che avanzavano verso di lui; un movimento elegante, leggero e sicuro, anche in mezzo a quelle sterpaglie.

    L’animale continuò nel suo percorso per poi fermarsi davanti a Siramas , ora non più impaurito, ma sbalordito.

    Si trovava in compagnia di una volpe giovane, un esemplare stupendo, con il musino allungato e color neve, e un lucente manto rossiccio.

    Non era certo il primo esemplare che il giovane incontrava ; lentamente si inginocchiò per avvicinarsi carponi, e poterlo così osservare più da vicino.

    L’animale non appariva minimamente intimidito, anche se sembrava più interessato all’albero alle spalle di Siramas; più volte quest’ultimo si girò cercando di capire dove finisse lo sguardo della volpe, ma non vide nulla che meritasse tanta attenzione.

    L’unica cosa che percepiva in lontananza erano dei versacci continui di un gufo, probabilmente poco distante.

    Il quadrupede, dopo essersi fermato ed aver squadrato quasi compiaciuto quel giovane, spiccò un salto per finire in un cespuglio, e non farsi più vedere.

    Siramas rimase colpito dalla bestiola: non tanto per il balzo, quanto per la strana luce presente nei suoi occhi. Non sapeva definirla: quelle fiammelle negli occhi... non sembrava una volpe comune, aveva qualcosa di anomalo che non lo rendeva tranquillo… e non era neppure così sicuro che quanto avesse visto fosse vero.

    Questa è sicuramente l’agitazione per il mio primo giorno al castello… non ci sono altre spiegazioni, commentò ironicamente tra sé, e piano piano si rialzò.

    Un colpo di vento spostò un ramo che lo riparava dalla luce del mattino: solo allora Siramas si rese conto di quanto il sole fosse alto nel cielo. Accidenti è tardissimo! Non posso fare tardi proprio il primo giorno! È inutile tornare verso il paese, tutti gli altri saranno ormai partiti, insieme… e non aspettano i ritardatari. Li raggiunger ò al castello!.

    Quell’enorme costruzione si trovava su un’altura, da cui si poteva vedere tutto il regno fino agli estremi confini. Si trattava di un maniero costruito nella notte dei tempi, che con le sue dodici torri e le sue possenti mura era praticamente inespugnabile per qualsiasi esercito. Alla sua vista, anche gli uomini più formidabili e coraggiosi rallentavano, quasi timorosi, o meglio rispettosi, della storia che rappresentava.

    Re Augunder I era considerato il sovrano più saggio che il regno avesse mai avuto. Era riuscito a portare finalmente un po’ di pace, in una terra spesso scossa da terribili e sanguinose battaglie, ben presenti nella memoria degli anziani del villaggio.

    Siramas ora viaggiava veloce tra le piccole piante, ma tra gli arbusti e l’erba alta , doveva districarsi con non poca difficoltà, soprattutto perché voleva stare attento a non rovinare quello che indossava; non che fosse particolarmente prezioso, ma era l’unico presentabile a corte.

    Ne sono sicuro, questa è una scorciatoia per arrivare prima senza passare dal paese, pensò il giovane vedendo uno stretto sentiero alla destra di un cumulo di rocce; e così facendo si gettò in quella boscaglia, raccogliendo qualche piccolo sasso qua e là, come era solito fare, per poi lanciarlo il più lontano possibile.

    Arrivare davanti al Re era considerato da tutti un onore: eppure lui non sentiva tutto questo entusiasmo. Era molto più interessato a conoscere qualcuno di diverso, rispetto ai soliti ragazzi del paese .

    In parte si sentiva in colpa, per l’aiuto che sarebbe mancato in casa; ma lo schivare certi doveri, in realtà, non sarebbe stato troppo male. Senza contare che a corte avrebbe provato a realizzare uno dei suoi più grandi sogni: diventare un C avaliere. Anche se di tempo, da quel sogno di bambino, ne era passato tanto, e di opportunità vere e proprie non ne aveva mai avute. Le risposte dei genitori erano sempre le stesse E chi potrebbe stare dietro al campo al tuo posto per tutto il tempo? Non fa per te… forse, se ti chiamano al Castello, vedremo.

    Ed inesorabilmente tutti quei pensieri, quelle idee che per un attimo lo avevano portato lontano dalla sua vita solita, finivano in un cassetto, con l’unica certezza che difficilmente sarebbero stati tirati fuori.

    Oramai lo aveva capito. Probabilmente certe cose non erano per lui; per qualche suo amico, forse sì. Il figlio del fabbro e del fornaio qualche solo in tasca lo avevano. Siramas… raramente.

    Si viveva di sogni, più che di realtà. Anche quando venivano spenti, uno dopo l’altro, dalle persone che aveva intorno. Aveva capito che la medicina universale era una scrollata di spalle, senza troppi pensieri.

    E tuttavia, non aveva potuto fare a meno di trovare davvero anomalo che i genitori, che ben conoscevano questo suo desiderio, non si fossero troppo opposti alla sua partenza per il castello.

    In paese, per quanto ne aveva sentito, la maggior parte dei giovani aveva scelto di diventare Mago: erano considerate, a torto o a ragione, persone con doti particolari.

    L a verità era che in pochi riuscivano ad apprendere veramente i segreti dell’arte della magia, con il risultato che nel regno di Augunder c’erano tantissimi maghi, ma quelli veramente bravi si potevano contare sulle dita di una mano.

    Coloro che non riuscivano a far fortuna, spesso partivano per posti lontani, alla ricerca di un destino che nel regno di Augunder era loro precluso. Molti finivano mercenari in oscure e terribili battaglie, e di loro si perdeva ogni traccia.

    Siramas si era sempre occupato del campo da coltivare col padre, con il risultato che conosceva e sapeva come curare qualche animale, ma non sapeva nulla né di sortilegi, né di cavalleria, né tantomeno di strategia di battaglia. Aveva imparato nell’adoloscenza a fare a botte a mani nude, ad intagliare il legno nel tempo libero, ma soprattutto a crescere due fratelli.

    Finalmente giunse su una piccola collina, dalla quale poteva vedere in lontananza le torri del castello, alla cui vista rabbrividì per l’emozione, o forse per la paura di un ritardo quasi sicuro.

    Lo sapevo, altro che scorciatoia… ho girato attorno al castello come un idiota… devo fare in fretta…. E, così dicendo, si mise a correre con tutto il fiato che aveva in corpo per quel sentiero che lo avrebbe avvicinato sempre di più al maniero.

    Non sentiva nessuna fatica: il cuore batteva, mancavano ormai poche centinaia di metri.

    Non vedeva più nulla attorno a sé, ma solo quella figura lontana, composta dalle mura e dalle fortificazioni, che come dal nulla continuavano a crescere davanti ai suoi occhi .

    Piccoli animali fuggivano terrorizzati sotto i suoi passi, ma lui nemmeno li vedeva: un sorriso ora si dipingeva sul suo volto, mentre le gambe correvano, sempre più veloci.

    Per fortuna sono allenato pensava tra sé dovrò ringraziare il cane di Jack, che mi ha insegnato a distinguere il significato di correre e di volare….

    Un ultima propaggine della foresta lo divideva da una piccola radura circondata da rocce; non c’erano alberi in quello spiazzo, ma solo un piccolo sentiero che confluiva in un altro più grande, usato dagli abitanti e dai mercanti per giungere al castello.

    Il sole si stagliava davanti a lui, nell’azzurro del cielo, ed il castello si ergeva ormai davanti ai suoi occhi con tutta la sua imponenza.

    Un fresco venticello asciugava il sudore dalla sua fronte: l’unica cosa che oramai lo separava dall’ingresso era il ponte levatoio, fortunatamente ancora abbassato. Siramas percorse trepidante, ma anche un po’ timoroso, quei pochi metri che lo separavano dal luogo che non avrebbe mai pensato di vedere.

    Chissà se era davvero tutto come lo aveva sognato una notte: ora lo avrebbe finalmente scoperto, avrebbe varcato la soglia che gli avrebbe permesso di apprendere i segreti di Augunder.

    Già immaginava di impugnare la sua gigantesca spada, indossando un’armatura dorata, lavorata con le sue iniziali, mentre la gente acclamava il suo nome, vedendolo arrivare da lontano. Acclamato, e soprattutto rispettato. Anche le ragazze, che fino a quel momeno non lo avevano considerato troppo...

    Una voce sinistra, all’improvviso, lo riportò alla realtà, e Siramas, decisamente disorientato, si fermò guardandosi attorno.

    Altol à, fatevi riconoscere, e dal nulla comparvero due guardie proprio vicino all’ingresso della prima

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