Scopri milioni di eBook, audiolibri e tanto altro ancora con una prova gratuita

Solo $11.99/mese al termine del periodo di prova. Cancella quando vuoi.

Pino - Storia di amore follia e movimento
Pino - Storia di amore follia e movimento
Pino - Storia di amore follia e movimento
E-book104 pagine1 ora

Pino - Storia di amore follia e movimento

Valutazione: 0 su 5 stelle

()

Leggi anteprima

Info su questo ebook

Pino "Tempi d'urgenza. Millenovecentosettantasette. I cancelli dell'Istituto Tecnico Statale e le sue mura confinano con l'ospedale psichiatrico di Roma: il Santa Maria ed è della Pietà.

Pino e il suo cane, è la presenza del Santa Maria. Abborda i cancelli e i manifesti appesi, scritti velocemente e a mano nelle mattine che preannunciano battaglie.

Pino chiede e chiede e chiede, Pino vuole capire.

Anche noi.

Pino e la sua donna, mano nella mano, nel parcheggio davanti all'Istituto, polveroso e arido.

1980.

Tempi d'urgenza che si fanno male.

Irrompe al muretto del quartiere chiede di bere e di mangiare. Parla e parla.

Più di noi.

Del mondo che lo aveva chiuso, dell'odore aspro di una libertà a tempo con il manicomio chiuso.

Ama pittura e teatro. Cerca cerca e cerca.

Anche noi.

Tempi di dolore. Anni ottanta di Pino. La sua compagna di quasi vita si brucia…

Ringhioso e aggressivo, come non sa essere, è ai semafori davanti al Santa Maria. Mastica sigarette come ossi del suo cane.

Pino ha pezzi di sé in tanti di noi. È misto a sogni, a profumi a primavere a educazioni sentimentali e politiche.

Chiedere di Pino fa male. Non c'è più.

Anche noi?

Altro non si vuole dire.

Fanno male graffi e affetti.

Queste sono memorie sbavate di sensazioni.

Oltre non si va.

Anche noi."

Pino ha una vicinanza fisica con il movimento. Il Santamaria della pietà è lì; vicino alla scuola e Pino vede e sente. Pino ha una vicinanza mentale con il movimento.

Pino ne vede i sogni Pino ne vede gli incubi. E negli incubi rispunta il suo di incubo. Pino riscopre la sua storia e ritrova l'incubo.

Amore e sorrisi paure e dolori vanno e vengono fra le storie dei ragazzi e la storia di Pino.

La storia ha velocità diversa. A volte diventa compulsiva a volte rallenta estremamente.
LinguaItaliano
Data di uscita22 feb 2021
ISBN9791220323826
Pino - Storia di amore follia e movimento

Leggi altro di Sergio Ruffini

Correlato a Pino - Storia di amore follia e movimento

Ebook correlati

Arti dello spettacolo per voi

Visualizza altri

Articoli correlati

Categorie correlate

Recensioni su Pino - Storia di amore follia e movimento

Valutazione: 0 su 5 stelle
0 valutazioni

0 valutazioni0 recensioni

Cosa ne pensi?

Tocca per valutare

La recensione deve contenere almeno 10 parole

    Anteprima del libro

    Pino - Storia di amore follia e movimento - Sergio Ruffini

    stato

    santamaria

    ____________________

    Se esco è perché sono tranquillo, dicono. Se parlo è perché qualcuno ascolta, dicono. Se sono qui è perché sono matto. Dicono.

    Gino dice di coprirmi:

    - Fa freddo.

    Gino è chiuso come me, lui è chiuso per lavoro e per lavoro apre e chiude cancelli. Io ho la p non la g, io sono pino.

    Gino mi dice se è passata, se le brutte giornate sono andate.

    Le pillole le fanno passare dico, e Gino lo sa. Ma non le prendo le pillole, le nascondo le butto le sotterro.

    I nervi poi passano perché mi chiudo nella stanza.

    Non ci sto più di tanto. Più di quanto basta.

    Quando sono chiuso, quando mi chiudono, passo il tempo con la testa sulle ginocchia e ripasso il tempo. Cerco di ricordare. Perché sono matto. Perché sono qui. Perché c’è fastidio di me.

    Mi ripasso.

    Qualcosa mi viene in mente. Ogni volta di più.

    Poi non vado oltre. Poi qualcosa fa paura. E allora mi fermo e parlo con il dottore e quando parlo mi dice che è passata, lui.

    Così posso uscire di nuovo. Io posso uscire e girare le strade di fuori.

    Il dottore si fida.

    Il dottore. Forse lui mi conosce di più. Forse lui lo sa perché sono qui.

    E allora esco.

    Oggi è freddo. Ma il maglione basta. Quando cammino fuori, poi, cammino veloce e questo mi scalda.

    Il sole c’è e il sole di fuori è sempre più caldo dei muri dove sono chiuso.

    Dietro quei muri siamo in tanti. Le donne divise dagli uomini. Le donne possono incontrare gli uomini nei giardini, solo se possono uscire però. E girano infermieri, girano e controllano.

    Io che posso uscire esco. E fuori mi aspetta Pigna. Pigna l’ho chiamato.

    Mi ha incontrato una volta e ha capito da dove esco e dove rientro. E allora mi aspetta e mi accompagna per le strade.

    Lui è un bastardo, dicono. Io sono un matto, come dicono. E’ tranquillo non mozzica, neanch’io. E’ contento di avermi trovato e io sono contento di averlo trovato.

    Lui è libero, più di me.

    Sono contento anche delle strade intorno. Intorno sanno da dove esco e sanno dove rientro.

    Ci sono amici.

    Gino ha ragione, fa freddo. Mi abbraccio mi stringo il maglione e cammino abbracciato.

    Passato il cancello, passata la piazzetta, passata la fermata dell’autobus comincia la strada. E lì al bar un caffè me lo regalano. Un caffè per pino - dicono sempre e mi aprono il sorriso.

    Mi guardo sempre nello specchio del bar. Là dentro, quando sono al chiuso, mi vedo poco. Non ci sono specchi, hanno paura che li rompiamo per farci il male, così è nel vetro del bar che mi rivedo ogni volta.

    Sono alto, questo lo so, sono magro questo lo so, braccia e gambe lunghe. Ho i capelli sempre più bianchi e questo me lo dice lo specchio del bar. I miei occhi sono chiari, e questo me l’ha detto lucia un giorno nel giardino quando possiamo incontrare anche le donne, e il maglione è sempre più consumato. Lo so.

    Lo specchio non mi dice quanto sono vecchio, io non lo so. L’avevo chiesto al dottore. Mi aveva risposto: Sei come me, io non sono come lui, ma per me il dottore ne ha cinquanta.

    Due tre e quattro zuccheri.

    - A pi’ me costi più de’ zucchero che de’ caffè.

    Ma mi scalda e mi nutre. E poi il caffè lì dentro non lo danno.

    E’ presto e nel bar c’è chi fa colazione e poi aspetta l’autobus. Vanno al lavoro vanno a scuola.

    C’è una scuola anche qua vicino, anzi ce ne sono tre. Ma quella più vicino è grande, grandissima e sta a fianco del posto dove rientro, dove torno a chiudermi.

    Vicino alla scuola c’è la stazione dove il treno passa e dove scendono i ragazzi e le ragazze.

    Ci passo sempre, la mattina, ci passo sempre quando è presto come stamattina, quando è presto come tutte le mattine con Pigna a fianco.

    La strada è stretta, va verso la stazione e passa davanti ai cancelli di scuola. Io so che, anche se è presto, qualcuno lo trovo.

    Mi chiamo pino gli avevo detto e loro Toni, Prospero, Ragno, Sandro mi dicono.

    Così li ho conosciuti. Sono i primi che stanno ai cancelli, sempre.

    Sono loro che scrivono i manifesti e li attaccano ai ferri dei cancelli. Toni, capelli ricci occhi scuri pantaloni stretti sempre in camicia. Non sente il freddo e se lo sente si abbraccia come me. Prospero, piccolo e capelli rossi. Sandro, il più grosso il più alto, sempre con l’impermeabile lungo scuro e Ragno, Ragno sempre vestito del nero.

    Certe mattine sono tranquilli, altre sono agitati veloci e non mi danno retta. Perché io passo mi fermo e chiedo sempre cosa succede, che scrivono.

    Quando sono agitati non stanno a spiegarmi molto. Te lo dico dopo dai pi’ fanno. Quando hanno tempo lo parlano con me. Mi chiedono come sto, come va, lì dentro da me.

    Oggi mi parlano dei botti di ieri, chiedono se ero in giro per queste strade. Lui abbaiava e abbaiava dico loro e carezzo Pigna Ma io ero dentro. Ieri so’ stati cazzi pi’ se semo sparati… tutti parla Toni.

    Ragno tiene le mani aperte, un mucchietto di tubetti metallici. Prospero chinato cerca e raccoglie.

    Sono bossoli, mi dicono, sono le cose che rimangono in terra dopo sparato.

    Alcuni sono lunghi color bronzo, altri sono argento e piccoli.

    Questi lunghi sono della polizia mi dice Sandro. E questi piccoli, chiedo. Sono degli altri, rispondono. E anche nostri dice Toni.

    Dal negozio di fronte, la cartoleria, esce Roberto. Capelli lisci lunghi e occhi chiari grandi ma tagliati come gli orientali. Ha nelle mani i fogli grandi bianchi e gialli che usano per scrivere e attaccare poi ai cancelli.

    Grida a Sandro se ha il pennarello, poi si appoggia sulle scale e scrive con Sandro dietro e Prospero e Ragno che si allontanano continuando a cercare in terra.

    LE PRO - Roberto scrive - VOCAZIONI - il pennarello è rosso - DI IERI SON O STATE RESP – ieri, parla di ieri e dei botti - INTE DALLA RISPOSTA - Roberto continua, inginocchiato. Sto dietro lui, silenzioso, sono i momenti in cui non vogliono che chiedo.

    Ti è piaciuta l'anteprima?
    Pagina 1 di 1