Come la marea
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Come la marea - Siobhàin Santandrea
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About this Book
Abigail Grespan, giovane medico oculista, ritorna in Irlanda dopo due anni e mezzo di praticantato in Italia. Anche se cova il desiderio di esercitare la sua professione nella sua terra natale, per ora ha deciso di concedersi un periodo di vacanza. Sul treno che da Dublino la conduce a Sutton, dove vive la madre, incontra Myron Davenport, un medico pediatra che – scoprirà – ha acquistato una villa da tempo abbandonata nello stesso paese. L’uomo è scorbutico e maleducato e l’incontro si traduce ben presto in uno scontro. Tuttavia, qualche giorno dopo, il dottor Davenport si trova in grosse difficoltà, in quanto non sa a chi affidare il suo bambino. Ancora estraneo alla comunità e diffidente per natura, si rivolge proprio alla collega Abigail che, sia pure a malincuore, accetta di aiutarlo. Inizia così un rapporto altalenante e controverso, nella migliore tradizione del genere romance, e alla vicenda fa da contrappunto l’Irlanda, terra selvaggia e indomabile come i due protagonisti.
Serie
La vie en rose
Questo libro è un'opera di finzione e, tranne che nel caso di fatti storici, qualsiasi somiglianza con persone reali, vive o morte, è puramente casuale. È stato fatto ogni sforzo per ottenere le autorizzazioni necessarie con riferimento a materiale protetto da copyright, sia illustrativo che citato. Ci scusiamo per eventuali omissioni al riguardo e saremo lieti di rendere i riconoscimenti appropriati in qualsiasi edizione futura.
1.
«C’è un medico tra di voi? Per cortesia signori, serve un medico! Un medico, prego… Urgente, un medico!»
La voce dell’uomo era alta e squillante, ma le parole non raggiunsero subito il cervello di Abby. Tornava a casa dopo due anni e mezzo di assenza ed era persa a osservare il paesaggio così familiare che scorreva fuori dai finestrini della DART.
La costa a nord est di Dublino offriva agli occhi i colori vividi di un’estate appena iniziata, ma che si preannunciava anomala in quel principio di giugno tiepido e poco piovoso. Il verde dei campi si interrompeva nelle lingue color biscotto delle spiagge sabbiose per proseguire poi nell’azzurro del mare e del cielo.
Ma quando il ragazzo in divisa le passò accanto, percorrendo in tutta fretta il corridoio centrale tra i sedili, e lo udì ripetere l’accorata domanda, Abby si alzò di scatto dal suo posto.
«Io sono un medico. Cosa è successo?»
Nonostante l’agitazione, il controllore ebbe un sorriso ammirato alla vista di quella bella donna dai capelli biondo rame, insolitamente abbinati a un paio d’occhi nocciola con pagliuzze dorate. Aveva un aspetto luminoso e fresco nel suo vestito estivo, senza maniche, color verde salvia.
«Ah, meno male. Nell’altra carrozza un signore è svenuto. Non so, non si sveglia… spero non sia un infarto, o un ictus.»
Le fece strada, tornando sui propri passi, e Abby lo seguì mentre gli altri passeggeri li osservavano con malcelata curiosità, gli occhi puntati soprattutto sulla borsa di cuoio fiorentino che lei stringeva nella mano sinistra e sulle sue gambe, dorate da una leggera abbronzatura.
Attorno a uno dei sedili si erano radunate alcune persone che fissavano impotenti il poveretto svenuto. Era un uomo anziano, ma lo si capiva solo dai capelli bianchi, abbandonato com’era a faccia in giù sulla poltroncina accanto, le braccia tese a toccare il pavimento.
Abby si chinò subito su di lui, ma tutto quello che poteva vedere, senza spostarlo, era una piccola porzione di guancia pallidissima, anzi grigiastra. La toccò. Era fredda e sudata.
«Aiutatemi a…» cominciò, ma venne interrotta da una voce maschile, perentoria.
«Fatevi tutti da parte, per favore e grazie!»
Si raddrizzò, sorpresa. Un uomo sui quarant’anni, ben vestito, con un completo estivo grigio chiaro, era comparso alle spalle dei curiosi. Sovrastava tutti, tanto era alto. Aveva un viso spigoloso, lucidi capelli neri ai quali il sole dava riflessi quasi blu e occhi azzurri. Freddi e niente affatto amichevoli.
L’asprezza della sua voce, in contrasto con il tono formale delle parole, irritò Abby, che gli rivolse uno sguardo fulminante. Ma si controllò.
«Sono un medico e sto visitando questo signore» disse, calma.
L’uomo parve non avere neppure udito, la scostò e si avvicinò all’uomo riverso sul sedile. Dopo un breve esame, si raddrizzò.
«Ritengo che non abbia nulla di serio. Dovrebbe riprendersi tra breve. Lei, dottoressa, mi aiuti a sdraiarlo.»
Abby si riavvicinò.
«Non sul sedile, è troppo corto. Mettiamolo per terra.»
Il medico girò gli occhi sui passeggeri ancora in circolo intorno al sedile, a sbirciare l’uomo svenuto.
«Non c’è proprio nulla da guardare. Forza, tornate ai vostri posti, lasciate aria.»
Si interruppe vedendo ricomparire il controllore con un bicchiere di plastica in mano.
«Mi sono fatto dare un po’ d’acqua. Se volete … »
«Ma cosa dice» lo redarguì. «Non lo sa che potrebbe morire soffocato se gli si cacciasse in gola del liquido mentre è ancora svenuto? Vuole ammazzarlo?»
Il controllore si irrigidì, offeso.
«Non è il caso che mi tratti in questo modo, dottore. Io volevo solo essere di aiuto.»
«Beh, se vuole davvero aiutarmi, mi dia una mano a tirarlo giù dal sedile, al posto di questa bella dottoressa che temo non abbia la forza di muovere un peso morto.»
Stavolta fu Abby, a offendersi. Possibile che quel maleducato non pensasse che anche lei era abituata ad aver a che fare con pazienti immobilizzati?
«Ma come si permette?» esclamò, piccata. «Comunque, visto che la pensa così, io tolgo il disturbo. Anche perché stiamo arrivando a Sutton e io devo scendere.
«Anche io» borbottò il medico, ma Abby non ci fece molto caso perché in quel momento l’uomo svenuto si stava riprendendo e girò la testa. Lo riconobbe all’istante.
«Ray Gallagher?» lo chiamò. «Sono Abigail Grespan. Si ricorda di me?»
«Lo conosce?»
«Sì. Anche lui dovrà scendere a Sutton. Fa il giardiniere e viene spesso a curare il giardino e l’orto di mia madre. Poveretto! Chissà cosa gli è accaduto…»
«Un forte calo di pressione. E poi in questo treno si soffoca.»
Il medico mise una mano sulla spalla di Ray.
«Tranquillo, signor Gallagher. Ora andrà meglio e tra poco scendiamo.»
«Va tutto bene, Ray» aggiunse Abby. «Un po’ di aria fresca la rimetterà subito in sesto.»
Due occhi verde pallido, un po’ velati, la fissarono con sorpresa.
«Signorina Grespan! Credevo fosse in Italia.»
«Sono appena tornata Ray, sto appunto andando a casa.»
«Cosa ci faccio qui per terra?» chiese.
«È svenuto.»
«Ma non mi era mai successo. Mai, in settantadue anni…»
«E probabilmente non le succederà più» sorrise il medico, aiutandolo a mettersi seduto.
Abby distolse lo sguardo da quello strano dottore, dall’umore così mutevole, e si fece dare dal controllore, ancora presente, il bicchiere d’acqua.
«Vuole bere un goccio d’acqua?»
«Grazie, grazie.»
Mentre Ray beveva, lei si rivolse al collega.
«Non c’è bisogno che si disturbi oltre, dottore. Mi posso occupare io del signor Gallagher: mia madre mi aspetta alla stazione in macchina e lo porteremo a casa.»
«D’accordo.»
E con un’ultima, lunga occhiata, l’uomo si allontanò.
«Meno male! Se n’è andato!» esclamò il controllore. «Che antipatico, si crede il padreterno!»
Abby era dello stesso parere, tuttavia cercò