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Amante per una notte: Harmony Destiny
Amante per una notte: Harmony Destiny
Amante per una notte: Harmony Destiny
E-book172 pagine2 ore

Amante per una notte: Harmony Destiny

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Info su questo ebook

Nessuno dovrebbe iniziare l'anno nuovo senza un bacio. Caroline Taylor non immaginava che quelle parole l'avrebbero portata a trascorrere una notte di passione con il suo nuovo capo, il magnate del cioccolato Robert Caroselli. E, di certo, non può confessargli di essere rimasta incinta! Eppure per Robert scoprire di avere un erede sarebbe una notizia meravigliosa. Solo così, infatti, potrà riscattare i dieci milioni di dollari che il patriarca della famiglia ha promesso ai nipoti. Ma oltre a un bambino gli serve una moglie. Che sia Caroline la candidata ideale?
LinguaItaliano
Data di uscita10 dic 2020
ISBN9788830522466
Amante per una notte: Harmony Destiny
Autore

Michelle Celmer

Tra le autrici più amate e lette dal pubblico italiano.

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    Anteprima del libro

    Amante per una notte - Michelle Celmer

    Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:

    Caroselli’s Baby Chase

    Harlequin Desire

    © 2013 Michelle Celmer

    Traduzione di Giulia Dani

    Questa edizione è pubblicata per accordo con

    Harlequin Books S.A.

    Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o

    persone della vita reale è puramente casuale.

    Harmony è un marchio registrato di proprietà

    HarperCollins Italia S.p.A. All Rights Reserved.

    © 2015 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano

    eBook ISBN 978-88-3052-246-6

    Prologo

    Come ogni anno, il trenta dicembre, compleanno di sua moglie Angelica, morta ormai da tempo, Giuseppe Caroselli la ricordava preparando il dolce che lei tanto amava: la torta di noci ricoperta di cioccolato fondente.

    Ovviamente cioccolato della Caroselli Chocolate.

    Stava aspettando tutta la famiglia per festeggiare: avrebbero guardato vecchie foto e ricordato momenti felici. I nipoti Rob e Tony, su sua richiesta, erano già arrivati. Seduti sugli sgabelli della cucina come quando erano piccoli, lo osservavano mentre mescolava gli ingredienti con mano esperta.

    Sin dal giorno in cui erano nati, i suoi tre nipoti, Robert, Anthony Junior e Nicolas erano stati cresciuti per dirigere la Caroselli Chocolate, l’azienda che Giuseppe aveva costruito partendo dal nulla, dopo aver lasciato l’Italia, sua terra natale.

    Ma non aveva fatto i conti con un problema molto serio: nessuno dei tre sembrava preoccupato per la sorte del cognome di famiglia. Se non avessero trovato una moglie e non avessero avuto figli maschi, i Caroselli erano destinati all’estinzione. Perlomeno, uno dei tre, Nicolas, si era sposato da poco.

    «Penso che sappiate già che Nicolas ha rinunciato ai suoi dieci milioni di dollari.»

    «Sì, ce lo ha detto» confermò Tony, con la sua solita espressione seria.

    Doveva imparare a prendere la vita con più leggerezza, a divertirsi un po’.

    «Ciò significa che quando vi sposerete e avrete un figlio maschio, vi spettano quindici milioni di dollari a testa.»

    «È una cifra importante» notò Rob. Era sempre stato il più ambizioso dei tre; destinato un giorno a prendere il posto di suo padre Demitrio come amministratore delegato dell’azienda. Prima, però, avrebbe dovuto vincere le remore che il padre stesso nutriva nei suoi confronti.

    «È vero» convenne Giuseppe, che in realtà non aveva intenzione di dar loro niente. Non avrebbe mai potuto commettere un’ingiustizia simile nei confronti degli altri nipoti. Proprio come aveva previsto, infatti, Nick era stato felice di sposarsi e tanto soddisfatto della sua nuova vita da rifiutare persino i soldi che gli erano stati promessi.

    Ora doveva sperare che gli altri due facessero altrettanto.

    Giuseppe sapeva in cuor suo che anche Tony e Rob, alla fine, avrebbero preso la decisione giusta.

    Anzi, ne era certo.

    1

    Robert Caroselli rimase a fissare Olivia, la ragazza che stava frequentando ultimamente, mentre lasciava il bar dell’hotel avvinghiata a uno sconosciuto. Si sforzò di provare rabbia o almeno un po’ di fastidio, ma la cosa gli scivolò addosso senza scuoterlo. Non voleva andare a quella festa, ma all’ultimo minuto si era lasciato convincere proprio da Olivia.

    «Non sono dell’umore giusto» le aveva detto al telefono verso le nove. Aveva già spento la televisione ed era pronto per andare a dormire, sperando di cadere in letargo e svegliarsi a primavera inoltrata. Non riusciva a sopportare l’idea che tutta la famiglia avesse perso fiducia nelle sue capacità di direttore marketing della Caroselli Chocolate.

    Era vero, i profitti dell’ultimo trimestre erano in calo, ma l’economia mondiale era in recessione, per la miseria! L’assunzione di Caroline Taylor, definita da molti un vero genio del marketing, l’aveva ferito profondamente. Far venire un’esperta addirittura da Los Angeles era eccessivo secondo lui, ma di fronte al consenso unanime di tutta la famiglia, non aveva potuto opporsi.

    Come se non bastasse, si era messo di mezzo il nonno a fargli pressione per trovare una moglie che gli desse un figlio maschio. In effetti, a trentun anni i suoi cugini e molti dei colleghi e amici erano già sposati. Lui non aveva deciso volontariamente di rimanere single, ma il lavoro l’aveva tenuto occupato a tempo pieno, senza lasciargli modo di pensare a una famiglia. Però non poteva negare che quindici milioni di dollari fossero un incentivo piuttosto allettante, a cui si aggiungeva che, se non si fosse sbrigato, suo cugino Tony avrebbe messo le mani anche sulla sua quota. Non poteva accettare un affronto simile.

    Olivia l’aveva scartata in partenza, e il bar dell’hotel non era di certo il luogo giusto per trovare la donna da sposare e con cui fare un figlio; quindi non c’era motivo per andare a quella festa.

    «Non puoi stare a casa da solo la sera di Capodanno!» gli aveva urlato Olivia. «Chi bacerai, scusa? Lo sai, porta sfortuna non dare il bacio della mezzanotte.»

    Non gli era sembrata molto preoccupata che lui restasse senza bacio quando se ne era andata via con quel tipo, ma non gliene faceva una colpa, non era stato di compagnia per tutta la sera. Non appena erano arrivati, aveva trovato un tavolo libero in un angolo e da allora non si era più mosso scolandosi tre interi bicchieri di scotch che lo avevano aiutato a sciogliersi un po’.

    Gli alcolici scorrevano a fiumi a ogni festa dei Caroselli e ogni scusa era buona per divertirsi e spettegolare sugli altri membri della famiglia, ma Rob non alzava mai troppo il gomito. Odiava perdere il controllo della situazione, tuttavia quella sera aveva deciso di fare un’eccezione.

    Il locale era stracolmo di gente che barcollava pericolosamente in ogni direzione, o forse così gli sembrava. L’alcol stava iniziando a fare effetto.

    «Scusa!»

    Rob si voltò immediatamente. Sbatté gli occhi più volte per accertarsi che la visione in piedi accanto a lui fosse reale. Notò subito i capelli biondi che le ricadevano sulle spalle in morbidi boccoli incorniciando un viso perfetto. Abbassò lo sguardo... un fisico mozzafiato completava l’opera. Viso angelico e forme peccaminose, un binomio azzeccatissimo. Non era molto alta, ma era un dettaglio ininfluente.

    «È occupato questo posto?» gli urlò per sovrastare la musica. «Non farti strane idee, non ci sto provando, solo che sono stata in piedi tutto il giorno e questo è l’unico posto libero in tutto il locale.»

    Rob fece un cenno con il capo. «Prego, siediti pure.»

    «Grazie.» Non appena sollevò i piedi da terra, la splendida creatura emise un profondo sospiro di sollievo. «Mi hai salvato la vita, credimi.»

    «È stato un piacere.»

    Allungò la mano. «Carrie...»

    Il cognome fu coperto dallo scoppio improvviso di un palloncino. Aveva una stretta di mano molto decisa per essere una donna così minuta e delicata.

    «Rob.»

    «Piacere di conoscerti, Ron.»

    Stava per correggerla, quando lei lo guardò negli occhi sfoderandogli un sorriso che lo lasciò senza fiato. Poteva chiamarlo Ron o come preferiva, non gli importava. «Posso offrirti qualcosa da bere?»

    Lei inclinò la testa da un lato ridendo. «Non ci starai provando con me, vero?»

    Flirtare non faceva per lui, eppure sentì uscire dalla sua bocca: «E se fosse? È un problema?».

    Lei si sporse in avanti per osservarlo meglio, mettendo in mostra una scollatura vertiginosa. «Dipende.»

    «Da cosa?»

    «Mi chiedo perché un uomo come te sia seduto tutto solo alle undici e un quarto la notte di Capodanno.»

    «Cosa intendi per un uomo come me?»

    Lei alzò gli occhi al cielo. «Non fare l’ingenuo, sai benissimo quanto sei sexy. Dovresti avere una schiera di donne al tuo seguito.»

    «Sono solo perché la ragazza con cui sono venuto se n’è appena andata con un altro.»

    Lei spalancò gli occhi.

    «Era cieca o era solo stupida?»

    Rob rise. «Direi annoiata. Non sono dell’umore adatto per festeggiare.»

    Anche se la serata si era notevolmente ripresa.

    «Non è possibile che tu non abbia una fidanzata.» Lui scrollò la testa. «Allora sei sposato.» Alzò la mano sinistra per mostrarle che non portava nessuna fede al dito.

    Carrie rimase in silenzio qualche secondo. «Capito, sei gay.»

    Rob rise di nuovo. «Etero al cento per cento.»

    «Deve esserci qualcosa sotto» continuò confusa. «Non sarai uno di quei bastardi manipolatori, quelli che si fingono l’uomo ideale solo per portare a letto una donna?»

    Non le mandava a dire, non c’erano dubbi. Gli piacevano le donne dirette.

    «Non mi pare, anche se forse qualche volta lo sono stato, lo ammetto.»

    Lei annuì come se stesse riflettendo. «Sei onesto, una dote apprezzabile. La mia risposta è sì, puoi offrirmi da bere.»

    «Cosa ti andrebbe?»

    Lei indicò il bicchiere sul tavolo. «Quello che bevi tu va bene, qualunque cosa sia.»

    Le cameriere erano tutte occupate, era meglio andare direttamente al bancone.

    «Arrivo subito.»

    Cercò di aprirsi un varco tra la gente assembrata davanti al bar e rimase ad attendere almeno dieci minuti prima di riuscire a farsi servire. Tornando al tavolo, era quasi sicuro che Carrie se ne fosse andata, invece la trovò seduta ad aspettarlo. Improvvisamente fu felice di non dover assistere al conto alla rovescia tutto solo. Forse gli sarebbe anche toccato il bacio della mezzanotte. No, stava correndo un po’ troppo. Magari, però, uno sulla guancia, era fattibile.

    «Eccomi.»

    «Ci hai messo una vita, pensavo te ne fossi andato.»

    «Anch’io non ero sicuro che saresti rimasta ad aspettarmi.»

    «Io non sono né cieca né stupida» gli rispose con un sorrisetto che gli provocò una scarica di adrenalina. «Vivi da queste parti?» gli chiese, sorseggiando lo scotch.

    «A Lincoln Park.»

    «È lontano da qui?»

    «Non molto. Deduco che tu non sia di Chicago.»

    «Californiana fino al midollo. Sono qui per lavoro. Ho una stanza in hotel, sono scesa per la festa.»

    «Nessuno che ti aspetta a casa?»

    «Non direi.»

    «I californiani sono tutti ciechi o solo stupidi?»

    Il suo sorriso gli provocò un brivido; sentì il desiderio di poterla anche solo sfiorare. Attendeva con ansia il momento del bacio della mezzanotte. Senza saperlo, andandosene Olivia gli aveva fatto un enorme favore.

    «Gli uomini sono intimiditi dalle donne in carriera.» A suo parere Carrie non incuteva alcun timore, anzi, non appena l’aveva vista aveva avuto subito l’istinto di abbracciarla. «E poi riesco sempre a scegliere gli uomini sbagliati, ho quasi un sesto senso.»

    «Sbagliati?»

    «Mi piacciono i bastardi manipolatori. Così sono sicura che la relazione finisca ancora prima che inizi.» Fece una pausa per bere. «Ho molte difficoltà a lasciarmi andare con le persone.»

    «Se lo sai, perché non cerchi un uomo diverso?»

    «Capire il proprio problema non implica che sia più facile risolverlo.»

    Le donne che frequentava di solito mettevano in mostra le proprie qualità, non certo i punti deboli, e questa novità gli piaceva molto. Si era presentata a lui senza finzioni, della serie: sono fatta così, prendere o lasciare.

    «Quanto tempo è passato dalla tua ultima storia seria?» le chiese.

    «Non ne ho mai avuta una.»

    «Davvero? Quanti anni hai, scusa? Non ne hai più di venticinque.»

    Carrie rise. «Il mio ego ti ringrazia. Ne ho ventotto.»

    «Non ho mai conosciuto una donna sopra i diciotto anni che non abbia avuto almeno una storia seria.»

    «Mi sembra che la cosa ti affascini» notò lei, con sguardo divertito.

    «Decisamente.» Non lo affascinava solo per quello. Carrie sembrava

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