Il milionario e l'ereditiera: Harmony Collezione
Di Abby Green
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Info su questo ebook
Keelin, dal canto suo, farebbe di tutto pur di ottenere un posto nel consiglio d'amministrazione dell'azienda paterna, tranne che diventare la moglie del tenebroso italiano. Il lieto fine, insomma, non sembra per nulla scontato, ma poco alla volta Giancarlo resta sempre più affascinato dal carattere focoso e dall'avvenenza della bella ragazza irlandese, che a sua volta si scopre a guardarlo con occhi diversi da prima.
Benvenuti al Chatsfield, Roma
Miniserie "Chatsfield Hotel" - Vol. 2/8
Abby Green
Tra le autrici più amate e lette dal pubblico italiano.
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Anteprima del libro
Il milionario e l'ereditiera - Abby Green
risposta.
1
Keelin O'Connor osservò la lussuosa camera dell'esclusivo albergo Harrington di Roma, ma quasi ogni superficie utile era nascosta dalle innumerevoli borse e scatole. Essendo una novizia dello shopping, si augurava di aver esagerato abbastanza, poiché la sua unica esperienza in fatto di consumismo consisteva in alcuni reality sull'argomento che le era capitato di vedere in televisione.
Il suo fidanzato, che poi per lei era un completo estraneo, era sul punto di arrivare. Era tesa, arrabbiata, e ancora stentava a credere che suo padre si fosse spinto fino a chiederle tanto.
«Non puoi parlare sul serio» aveva protestato due settimane prima, quando lo aveva affrontato, vittima come sempre in quelle occasioni di un frustrante senso d'impotenza.
«Invece sì» aveva replicato Liam O'Connor.
«Questo vuol dire che mi hai venduta a uno sconosciuto pur di...»
«No» l'aveva interrotta Liam, agitando una mano in aria. «Non è così. Giancarlo De Luca è uno dei più innovativi fra gli imprenditori italiani. L'Italia è leader nell'esportazione di vino e prodotti alimentari, e in soli tre anni l'azienda De Luca ha portato i suoi prodotti in ogni parte d'Europa, triplicando gli introiti, il che è un traguardo notevole considerando la crisi attuale.»
«D'accordo, ma ti dispiacerebbe spiegarmi cos'ha a che fare con me tutto questo?»
«Tutto, mia cara» aveva puntualizzato Liam, appoggiando le mani sulla scrivania e sporgendosi in avanti. «Voglio una fusione con l'azienda di quest'uomo per assicurare un futuro alla O'Connor Foods, e tu, in qualità di mia figlia, fai parte dell'affare.»
«Il tuo è un ragionamento arcaico... A dir poco» aveva insistito lei.
«Non essere così ingenua. Qui si tratta di affari. De Luca è un giovane uomo molto attraente. Ed è ricco. Qualsiasi ragazza della tua età farebbe salti di gioia alla prospettiva di diventare sua moglie.»
«Qualsiasi ragazza della mia età totalmente priva di cervello e di ambizioni, forse» aveva obiettato lei, cercando di recuperare dalla sua mente surriscaldata quel poco che sapeva al riguardo di De Luca. «Questo De Luca... Non ha per caso legami con la mafia?»
«Suo padre ne aveva» aveva precisato Liam. «E suo padre è morto. Appartiene tutto al passato, ormai. De Luca è deciso a dimostrare di essere un uomo rispettabile, ecco perché vuole sposarsi e mettere su famiglia.»
«E vuole sposarsi proprio con me!» aveva esclamato lei. «Ma quanto sono fortunata!»
Liam aveva socchiuso gli occhi grigi. «Non mi hai sempre chiesto di coinvolgerti nel mio lavoro, forse?»
«Certo, ma nel ruolo di tua unica figlia ed erede, non come una merce di scambio!»
«Non mi hai ancora dato prova di meritare di ereditare qualcosa, Keelin» aveva sentenziato suo padre.
Soffocata dalla rabbia, aveva preferito tacere e avvicinarsi alla finestra che offriva una spettacolare vista su Dublino. Ma non aveva visto nulla, tutti i sensi concentrati sul suo dolore. Aveva sempre saputo di essere una delusione per i suoi genitori. Per sua madre, per la quale non era stata altro se non una sorta di bambola a sua immagine e somiglianza da esibire alle amiche. E per suo padre, che non si era mai rassegnato alla mancanza di un figlio maschio. E lei, di contro, aveva cercato di ottenere a tutti i costi l'attenzione di Liam, un tentativo che era sfociato in una serie di ribellioni adolescenziali rivelatesi del tutto inutili per il suo scopo.
Il passare del tempo non era servito a mutare la situazione. I suoi genitori non si erano nemmeno presi il disturbo di assistere alla sua cerimonia di laurea.
«Cosa mi dici del nostro cognome?» aveva insistito, girandosi. «Se lo sposerò, sarà comunque perso.»
Suo padre aveva scosso la testa. «No, non succederà. De Luca ha acconsentito a dare entrambi i cognomi ai vostri figli.»
I figli che lei avrebbe avuto da un estraneo. Da un esponente della mafia.
«Il fatto è che la O'Connor Foods naviga in cattive acque, come quasi tutte le altre aziende alimentari» aveva aggiunto suo padre, avanzando verso di lei.
Era stata consapevole delle recenti difficoltà della O'Connor, ma non si era resa conto che la situazione fosse così grave... E come avrebbe potuto, considerando che suo padre le impediva anche solo di mettere piede in azienda? «Cosa significa, per la precisione?»
«Una società con De Luca ci darà l'impulso di cui al momento abbiamo bisogno. E poi ci sei tu. Voglio che il tuo futuro sia assicurato.»
Nemmeno per un istante si era illusa che suo padre tenesse davvero al suo benessere, per quanto la sua parte più debole avesse desiderato credergli. «Ma il mio futuro è già assicurato» aveva puntualizzato lei, «se solo mi concederai di lavorare al tuo fianco, e di elaborare nuove strategie per far ripartire gli affari. Io sono pronta.»
«Se vuoi dimostrarmi di avere realmente a cuore la nostra azienda, allora il matrimonio con De Luca è l'unica possibilità che hai.»
La piccola fiamma di speranza che si era accesa dentro di lei era stata soffocata da quelle parole. Aveva scosso la testa, sostenuta da un forte senso dell'ingiustizia. «No, non lo farò.»
La risata cinica di suo padre era riecheggiata nell'aria. «Avrei dovuto immaginare che ti saresti tirata indietro quando si fosse trattato di dare prova della tua lealtà. Se ora ti rifiuti di sposare De Luca, puoi anche dimenticare di avere un padre.»
Per qualche istante, l'aria aveva smesso di arrivarle ai polmoni, quasi qualcuno le avesse sferrato un pugno nello stomaco. Tutto quello che aveva sempre voluto era essere coinvolta negli affari di famiglia e, ora che gliene era stata offerta la possibilità, avrebbe dovuto dare in cambio la sua libertà personale.
E poi, in un lampo di ispirazione, un altro scenario aveva preso forma nella sua mente e la speranza si era riaccesa. «E se fosse De Luca a non volere sposare me, dopo avermi conosciuta?»
Suo padre aveva agitato una mano in aria. «Ovviamente vorrà sposarti. Sei una donna molto bella, e legandosi a te avrà la possibilità di sfondare nel mercato globale. Vedrai che non si lascerà sfuggire questa splendida opportunità.»
Ma lei aveva appena dato ascolto a quel ragionamento, concentrata sulla possibilità di trovare una via di uscita da quel folle progetto senza essere costretta a tagliare i ponti con la famiglia. Infine aveva acconsentito a incontrare De Luca, e ormai mancavano pochi minuti all'appuntamento.
Certo, si era documentata sul suo conto, e aveva scoperto che il tizio era addirittura ossessionato dalla volontà di provare di non aver alcun rapporto con la mafia. In ogni intervista dichiarava la sua totale concentrazione sul lavoro e sugli sviluppi futuri della sua azienda. Era l'emblema dell'eleganza italiana, ed era anche, per quanto le dolesse ammetterlo, decisamente attraente. Virile, scuro, imponente, circondato da un'aura intensa. Gianni sembrava deciso a far capire al mondo intero di vivere nel modo più diverso possibile da come aveva vissuto suo padre, un uomo che infine era stato assassinato da una fazione mafiosa rivale. Per quello che riguardava le donne, non appariva mai con la stessa compagna al fianco per due volte di seguito. Donne che si somigliavano tutte, alte, magre, brune, di una bellezza discreta, donne di classe. Vero, era conosciuto per essere un playboy seriale, ma non aveva mai suscitato scandali. Nessuna amante tradita aveva rilasciato pungenti dichiarazioni sul suo conto. Nessun figlio illegittimo era spuntato dal nulla, quindi l'appellativo di playboy nel suo caso era quasi benevolo.
Evidentemente De Luca non permetteva alle donne di intralciare la sua strada verso il successo. La rispettabilità e la discrezione erano fondamentali per lui. Questo però le dava l'arma che le serviva. Un uomo del genere non sembrava votato al matrimonio, e lei, dal canto suo, aveva deciso di fare di tutto per scoraggiarlo dallo sceglierla come moglie.
Così aveva costruito per sé un personaggio assurdo, la caricatura delle ragazze snob che aveva conosciuto all'università. Ricca, petulante, svampita e vuota, con un po' di fortuna la donna dalla quale De Luca sarebbe fuggito a gambe levate.
Osservò la sua immagine riflessa allo specchio. Vestito corto, anzi, cortissimo. Capelli rossi, cotonati quasi a sembrare una criniera. Trucco in abbondanza. Atteggiò le labbra in una smorfia.
Sua madre avrebbe approvato, senza dubbio.
Si spruzzò altro profumo, arricciando il naso per quegli esagerati effluvi.
Un perentorio colpo alla porta della camera la fece sussultare. Il cuore in gola, si voltò. No, decise, non era pronta. Lui avrebbe scoperto il suo gioco in un istante.
Un nuovo colpo, più forte. Keelin raddrizzò la schiena. Doveva essere pronta. Stava lottando per la sua indipendenza e il suo futuro.
Incollando sul viso quello che si augurava risultasse come un sorriso idiota, aprì la porta. Il sorriso però vacillò quasi subito, esattamente quando fu costretta a reclinare la testa per fare entrare nel suo campo visivo l'uomo in giacca blu fermo sulla soglia.
La sua mente riuscì a registrare un solo pensiero. Nessuna delle foto che aveva visto avrebbe potuto prepararla per Giancarlo De Luca in carne e ossa.
Gianni esitò mentre squadrava la donna davanti a lui e al contempo cercava di respirare nonostante le soffocanti nuvole di profumo che lo avevano investito non appena lei aveva aperto la porta.
La prima impressione che ebbe fu eccesso. Molti capelli rossi, molti cosmetici... e un minuscolo vestito che esponeva molta pelle così abbronzata da destare qualche sospetto.
La donna davanti a lui non assomigliava nemmeno remotamente a quella della foto che aveva visto nell'ufficio di O'Connor. Era stato ingannato, ragionò furente. E almeno al momento era senza parole, un fatto che gli accadeva di rado, pensò mentre continuava a fissarla attonito.
Poi, per fortuna, il profumo si disperse, permettendo all'ossigeno di arrivargli al cervello e di ripristinare il suo sistema cognitivo. Controllò l'impeto di rabbia, dicendosi che forse era giunto a conclusioni troppo affrettate. Ma poi il suo sguardo cadde sul ciondolo che risplendeva al centro della generosa scollatura, grandi lettere d'oro tempestate di diamanti che formavano il nome Keelin.
La sua ultima amante non aveva sfoggiato altro se non piccoli punti luce ai lobi delle orecchie. Comunque si costrinse a sorridere alla sua futura moglie e a infondere un tono gentile nella voce. «Signorina O'Connor, è un piacere conoscerla. Io sono Giancarlo De Luca. Benvenuta in Italia.»
Keelin sbatté le palpebre, sorrise, poi arretrò di un passo. «Deve scusarmi. Sono appena tornata dopo qualche ora di shopping.»
Anche se calzava un paio di sandali dal tacco smisurato, sarebbe stata alta anche scalza, notò Gianni muovendo qualche passo nella camera. Sentì la porta richiudersi alle sue spalle e provò l'assurdo impulso di scappare. Alla svelta. Lo represse. Aveva accettato l'accordo con O'Connor per un mucchio di buoni motivi, ma anche perché era sicuro che l'unico matrimonio che fosse in grado di gestire era uno basato sugli affari, e di certo non sull'amore e altre sciocchezze romantiche del genere.
Si girò per guardare di nuovo la sua promessa sposa, e per un secondo qualcosa in lei gli sembrò fuori posto, ma fu subito distratto da quelle gambe incredibilmente lunghe e dall'abbondante seno che premeva sotto il corpetto del vestito. Diavolo, si era aspettato una bellezza naturale, una donna intelligente e raffinata, non una specie di allegra frequentatrice di party.
Keelin sollevò un braccio per indicare le decine di scatole sparse un po' ovunque e ridacchiò. «Grazie per la carta di credito, è stato un regalo molto gradito. Fare shopping a Roma è l'attività che preferisco. Mi fa sentire di casa.»
Sottolineò la sua dichiarazione sbattendo le ciglia rese pesanti dal mascara e Gianni strinse i denti. Però neanche tutto quel trucco riusciva a nascondere l'incredibile sfumatura di verde dei grandi occhi, notò, un colore che non aveva mai visto prima.
«Temo di essermi lasciata prendere un po' la mano... Consegneranno il resto domani.»
«Il resto?» ripeté Gianni perplesso.
«Certo, il resto» confermò Keelin. «In realtà» continuò, guardandosi intorno, «l'Harrington è senza dubbio un bell'albergo, signor De Luca, ma io sono abituata a un po' di spazio in più. Al Chatsfield, per esempio, hanno un deposito per riporre gli acquisti delle clienti.»
Lui invece aveva scelto quell'hotel proprio per la sua discreta esclusività. Il lusso opulento del Chatsfield attraeva troppa attenzione, e lui rifuggiva dall'attenzione.
«In ogni caso» riprese Keelin, «per ora resterò qui.