La grazia del perdono
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Anteprima del libro
La grazia del perdono - Gianella Girotto
PARTE PRIMA
Capitolo 1
COS’E’ IL PERDONO
La fiducia ha in sé il seme del tradimento
e il tradimento ha in sé il seme del perdono
Hillman⁷
Definizione
Laparola perdono deriva dal verboperdonare che ha origine dacondonarecon cambio di prefisso e come forma rafforzativa (dal latino medievale, documentato nel secolo X).
• Il perdono è un gesto umanitario con cui, vincendo rancori e risentimenti, si rinuncia a ogni forma di rivalsa di punizione o di vendetta nei confronti di un offensore. Per estensione ha valore d'indulgenza verso le debolezze o le difficoltà altrui, oppure di commiserazione o di benevolenza. Un'altra estensione è la forma di cortesia:Chiedo, domando perdono…
• Il perdono è anche un atto di clemenza di una pubblica autorità, un atto di grazia, la sospensione della persecuzione per varie categorie di reati. Nel passato, in linguaggio desueto, perperdono della vitas'intendeva l'esenzione dalla pena di morte o la grazia della vita. Nel diritto penale il perdono giudiziale è il beneficio applicato in particolari condizioni secondo quanto previsto dagli articoli del Codice Penale.
• Il perdono, in senso ecclesiastico, è la remissione dei peccati, l'assoluzione delle colpe contro Dio e contro la Chiesa. Può assumere la veste d'indulgenza plenaria o parziale, temporanea o perpetua concessa dalla Chiesa in relazione a una ricorrenza (giubileo) o ad un luogo importante, o collegato ad un insieme di pratiche collettive o ad un pellegrinaggio.
• Il perdono in senso cristiano è la remissione dei peccati che Dio accorda quando il peccatore pentito riconosce, confessa e abbandona il suo peccato. I peccati sono perdonati da Dio grazie all'opera perfetta compiuta da Gesù Cristo che, morendo sulla croce e risuscitando il terzo giorno, ha pagato il prezzo che nessun uomo avrebbe potuto pagare Wikipedia.org.⁸
• Il perdono è definito da Worthington⁹ come la sostituzione emotiva delle emozioni negative calde (rabbia e paura) che seguono un torto o un’offesa percepita, o delle emozioni negative fredde (rifiuto del perdono e indifferenza) che seguono il rimuginare in merito ad una trasgressione, con emozioni positive, come l’amore disinteressato, l’empatia, la compassione.
Per perdonare, dobbiamo superare il risentimento, non negandoci il diritto di provare quel risentimento, ma sforzandoci di vedere il colpevole con compassione, benevolenza e amore. Il perdono è un atto di coraggio che chiede alla vittima di accettare nuovamente nel suo cuore la persona che si è resa responsabile della sua sofferenza. Perdonare, dunque, vuol dire rischiare e mettere in gioco la propria fiducia ed il proprio affetto senza avere la garanzia che sarà contraccambiato in futuro. Enright e colleghi¹⁰ definiscono il perdono come il superamento degli affetti e dei giudizi verso l’offensore, non perché la vittima si nega il diritto a tali sentimenti o giudizi, quanto piuttosto perché si sforza di considerare l’offensore con benevolenza, compassione e persino amore, pur riconoscendo che quest’ultimo non ne ha più diritto. Inoltre il perdono è un dono gratuito e la gratuità è una qualità dell’agire nella quale e per la quale un soggetto dona qualcosa di sé o tutto se stesso all’altro, senza attendersi nulla in cambio. Il dono è veramente gratuito perché chi dona non si chiede se la persona che lo riceve se lo merita o meno. L’assenza di qualunque aspettativa che non sia il beneficium dell’altro è ciò che contraddistingue la gratuità. Perdonare è un atto di grazia verso chi ha offeso, verso qualcuno che non merita necessariamente la nostra misericordia. Nonostante quello che può aver commesso, abbiamo intenzione di trattarlo come membro della comunità umana. Questa persona è degna del rispetto dovuto ad ogni individuo della comunità umana
(Enright)¹¹.
Religione e perdono
Le religioni hanno sempre avuto interesse nei confronti del tema del perdono e hanno usato anche rituali di riconciliazione perché ci forniscono la possibilità di esprimere qualcosa che non riusciamo a comunicare soltanto con le parole. Ad esempio durante la Liturgia nella Chiesa Cattolica viene proposto lo scambio di un gesto di pace fra i presenti. Il Dalai Lama afferma che¹² la religione e la fede rappresentano una tendenza del nostro pensiero che serve ad alimentare la speranza e a rendere più facile affrontare enormi difficoltà che la fede aiuta a superare. Che si tratti della fede negli insegnamenti, nei Maestri, in Gesù cristo, in Dio, nell’Islam, in Maometto, in Krishna e così via, ogni fede ha una sua visione univoca: quella dell’amore e della compassione, del rispetto e della tolleranza. Sia il buddismo che il cristianesimo che l’Islam che l’Induismo sono indirizzate agli stessi ideali. E’ la fede nella religione che annulla l’attaccamento, che identifica nel rispetto per gli altri, nell’amore nella compassione e nel perdono il vero carburante dell’armonia della vita. Questo ci permette di superare l’ignoranza che alimenta il sospetto e che crea invidia e gelosia. Tutte le tradizioni religiose esprimono lo stesso messaggio anche se in modi diversi. Tutte le grandi religioni si basano sull’amore e sulla compassione, placano la collera e predicano l’amore altruistico incondizionato. Questi sono gli antidoti alla rabbia e ai conflitti
.
Il Santo Padre Giovanni Paolo II sosteneva (internetica.it )¹³ che il servizio che le religioni possono dare alla pace mondiale consiste proprio nella pedagogia del perdono poiché l’uomo che perdona o chiede perdono capisce che c’è una verità più grande di lui, accogliendo la quale egli può trascendere se stesso. Il perdono ha la sua sede nel cuore di ciascuno prima di essere un fatto sociale. E’ una scelta personale, un’opzione del cuore che va contro l’istinto spontaneo di ripagare il male con il male. Tale opzione ha il suo termine di confronto nell’amore di Dio, che ci accoglie nonostante il nostro peccato. Il perdono ha dunque una radice e una misura divine
.
Come sostengono Giusti & Corte¹⁴ le grandi religioni monoteiste danno importanza al perdono come fattore di riparazione e salvaguardia del legame con Dio: l’uomo ha bisogno di essere perdonato da Dio ed è chiamato a perdonare gli altri, anche se le modalità necessarie per dare e ottenere il perdono possono variare nei differenti sistemi religiosi
.
Psicologia e perdono
Gli studi scientifici sul tema del perdono iniziarono a metà degli anni ’80, dopo la pubblicazione del libro di Smedes¹⁵, un teologo, il quale sostiene la tesi che perdonare apporta benefici alla salute mentale e al benessere. Da allora prosegue l’interesse e il suo messaggio viene colto in particolare dagli psicoterapeuti che iniziano ad elaborare modelli atti a promuovere il perdono per risolvere problemi legati alla rabbia cronica, alla depressione e a traumi irrisolti. Viene utilizzata nella terapia di coppia e familiare.
Enright¹⁶, pioniere degli studi per la comprensione del perdono, sostiene che Il perdono inizia con la consapevolezza che siamo persone che hanno il diritto di essere trattate con rispetto.
Egli intende il perdono come un processo che comporta la sostituzione di pensieri, emozioni e comportamenti negativi, con pensieri, emozioni e comportamenti positivi verso chi ha offeso. La persona che ha ricevuto l’offesa non nega a se stessa di provare questi sentimenti ma si sforza di considerare l’offensore con amore e benevolenza¹⁷.
Giusti & Corte¹⁸ affermano che Il perdono è un potente strumento psicoterapeutico in grado di restituire benessere alle persone liberandole dalle catene del rancore. Il perdono avviene nel presente, nel ‘qui ed ora’, ma ha un’azione ristrutturante anche sul passato, nel ‘lì ed allora’, in quanto permette di costruire una nuova narrazione della propria vita, più funzionale allo sviluppo di un’identità positiva e di un concetto positivo degli altri; inoltre il perdono agisce sul futuro, permettendo esperienze nuove.
Il perdono è l’esito di un impegnativo processo che comporta un atto di volontà e ha bisogno di un tempo soggettivo più o meno lungo. Un atto offensivo provoca nella vittima una serie di reazioni emotive negative come la rabbia, la vergogna, l’insicurezza e una serie di pensieri ossessivi ricorrenti riguardanti l’offesa che creano sofferenza psichica. Per sceglier la via del perdono è necessario che il soggetto diventi consapevole di questa sofferenza e avverta il bisogno di liberarsene. Quando viene presa la decisione di perdonare l’individuo metterà in atto delle strategie affettive e cognitive che lo condurranno al perdono. Il momento del perdono vero e proprio avviene alla fine del processo e comporta il provare sentimenti di empatia e compassione verso l’offensore (Enright)¹⁹.
Tradimento e perdono
Quando è necessario perdonare significa che si è ricevuta un offesa o ci si è sentiti traditi in vari modi. I significati del verbo tradire sono molteplici: venir meno ai doveri più sacri, a un impegno morale o giuridico di fedeltà e di lealtà; rivelare o divulgare qualcosa che si doveva tener segreto; deludere agendo in modo contrario all’aspettativa e alla convenienza (dizionari corriere.it)²⁰. […] Tradimento e tradizione hanno la stessa origine etimologica, vengono dallo stesso ceppo, esprimono varianti di uno stesso segno. Tradere, verbo latino che sta per ‘consegnare. Gesù fu tradito da Giuda, che lo consegnò ai suoi giudici
(Ferrara)²¹.
Il verbo tradire, porta con sé il significato di consegnare
un ordine precostituito, un sistema preesistente, in nome di una nuova ‘consegna’, di un nuovo ordine, di un nuovo sistema. Esso sancisce dunque il dramma del passaggio dal vecchio al nuovo e quindi in sostanza l'eterno dramma del processo evolutivo. Il tradimento ha dunque sempre a che fare con l'abbandono da parte di un sistema di precedenti regole o configurazioni a favore della novità
(Cortese)²².
Turnaturi²³ sostiene che il tradimento è possibile quando esiste una relazione sia personale che di gruppo, o con un’istituzione. Anche il tradimento di sé è comunque frutto di relazioni e interazioni vissute con gli altri. Il tradimento modifica la relazione in quanto distrugge tutto ciò che è stato precedentemente condiviso; per questo quando si subisce un tradimento si percepisce una sensazione di vuoto e di smarrimento. Per ogni atto di fiducia ci può essere un tradimento e anche quando è possibile una ricomposizione, i rapporti non saranno più gli stessi perché i soggetti sono cambiati: sia il traditore che il tradito devono ridefinire le immagini che ognuno ha dell’altro e le relative aspettative. Quando si tradisce si attua un’aggressione verso l’altro che è diretta alla distruzione della relazione o all’allontanamento dal rapporto.
Non c’è relazione che non contenga la possibilità di tradimento e secondo Hillman²⁴ la fiducia ha il sé il germe del tradimento e il tradimento ha in sé il seme del perdono. Il tradimento è visto come un momento di crescita che permette di uscire dalla fiducia primaria
, che è quella relativa al rapporto madre-figlio. Lo stato di fiducia primaria è quello del Puer Aeternus, una condizione infantile che non permette evoluzione: affinché i rapporti evolvano e si possa accedere al mondo della responsabilità, è necessaria una crisi, una rottura. Infatti, secondo l’autore²⁵ se saltiamo dove ci sono sempre braccia per riceverci il nostro non è un vero salto
, ovvero per diventare adulti è necessario assumersi il rischio di ricevere delle ferite o di venire respinti. Il perdono non viene dall’Io, che è reso vitale dall’amor proprio, dall’orgoglio e dall’onore, ma dal Sé; il passaggio attraverso i vari stadi, dalla fiducia incondizionata (inconscia e pre-anima) al tradimento (morte del puer) e al perdono, porta ad uno sviluppo del conscio e all’integrazione della propria natura
(Giusti &