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Edgar Cayce e il simbolismo dell'anima: creare i Sigilli della Vita, le Carte dell'Aura e comprendere l'Apocalisse
Edgar Cayce e il simbolismo dell'anima: creare i Sigilli della Vita, le Carte dell'Aura e comprendere l'Apocalisse
Edgar Cayce e il simbolismo dell'anima: creare i Sigilli della Vita, le Carte dell'Aura e comprendere l'Apocalisse
E-book343 pagine4 ore

Edgar Cayce e il simbolismo dell'anima: creare i Sigilli della Vita, le Carte dell'Aura e comprendere l'Apocalisse

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Info su questo ebook

Edgar Cayce, il sensitivo meglio documentato d’America, raccomandava tre mezzi per la crescita spirituale: i sigilli della vita, le carte dell’aura e il Libro dell’Apocalisse.
Un sigillo della vita è una rappresentazione artistica di simboli che ci possono aiutare a ricordare i nostri talenti o scopi attuali.
Una carta dell’aura utilizza dei simboli per aiutarci ad accettare i nostri punti forti e le debolezze, le nostre aspirazioni più elevate, i nostri talenti, le nostre capacità e persino le esperienze che abbiamo fatto nelle nostre vite passate.
Il Libro dell’Apocalisse e i simboli presenti in esso ritraggono le lotte interiori che avvengono in ciascuno di noi durante il nostro sviluppo spirituale.
I lettori scopriranno come creare e usare questi mezzi del simbolismo per realizzare la propria missione nella vita, per vincere le debolezze e accrescere la memoria dell’anima. Il libro comprende un dizionario di Cayce, di facile consultazione, con l’illustrazione e l’interpretazione di centinaia di simboli, sigilli della vita e carte dell’aura fornite dallo stesso Edgar Cayce.
LinguaItaliano
Data di uscita29 ott 2018
ISBN9788827228999
Edgar Cayce e il simbolismo dell'anima: creare i Sigilli della Vita, le Carte dell'Aura e comprendere l'Apocalisse
Autore

Kevin J. Todeschi

Studioso della natura transpersonale dell’uomo, esperto di interpretazione dei sogni, per più di vent’anni ha trasmesso ai suoi allievi l’insegnamento di Edgar Cayce. Le Edizioni Mediterranee hanno pubblicato il suo precedente libro Edgar Cayce e le anime compagne.

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    Anteprima del libro

    Edgar Cayce e il simbolismo dell'anima - Kevin J. Todeschi

    Introduzione

    La frase conosci te stesso fu resa immortale dai greci nel tempio di Apollo a Delfi, dove fu incisa (ΓΝΩΘΙ ΣΑΥΤΟΝ, gnôthi sautón) sopra l’ingresso del tempio. Visitatori provenienti da tutto il mondo conosciuto giungevano a Delfi cercando la saggezza del dio Apollo attraverso la sua rappresentante e profetessa, l’Oracolo di Delfi. Forse l’iscrizione serviva da promemoria per coloro che cercavano il consiglio degli dei: ricordare che la conoscenza del mondo esterno e persino la profezia agevolano la conoscenza di se stessi, la consapevolezza personale e una comprensione del proprio vero sé.

    Secondo il dialogo di Platone Fedro, questo stesso avviso venne ripreso dal filosofo greco Socrate che, a quanto si dice, dichiarò: Io non sono ancora in grado di ‘conoscere me stesso’, come prescrive l’iscrizione di Delfi, e perciò mi sembra ridicolo, non conoscendo ancora questo, indagare cose che sono all’infuori di me (Hamilton, Platone, p. 478).

    Questa ricerca per conoscere se stessi è spesso riflessa in antiche storie, favole e fiabe che tentano di comprendere meglio la domanda molto umana Chi sono io? attraverso una serie di miti, tematiche e simboli. All’inizio del ventesimo secolo, il desiderio di indagare la natura del sé è anche stato al centro di imprese scientifiche e psicologiche che hanno cercato di comprendere ed esaminare la natura della mente inconscia. A questo proposito Sigmund Freud (1856-1939), medico e neurologo austriaco fondatore della psicoanalisi, occupa una posizione importante. Le sue teorie riguardo ai sogni, così come anche il suo lavoro che tentava di comprendere la base psicologica delle malattie nervose, posero le basi per coloro che in seguito continuarono a esplorare l’inconscio.

    Carl Jung (1875-1961), allievo di Freud e fondatore della scuola di psicologia analitica, definì Sigmund Freud il pioniere che per primo provò a indagare empiricamente la base inconscia della coscienza (Jung, L’uomo e i suoi simboli, p. 8). Oltre a una grande ricchezza d’informazioni sui sogni, l’opera propria di Jung evidenziò l’importanza della realizzazione o individuazione del sé – il processo in cui ogni individuo è introdotto in un rapporto armonioso ed equilibrato sotto ogni aspetto con il suo vero sé. Jung finì per rendersi conto che il linguaggio del cervello era fatto di simboli e trovò difficile capire perché quella porzione della mente che produce simboli fosse praticamente inesplorata: Pare quasi incredibile, benché ogni notte ne riceviamo dei segnali, che decifrare queste comunicazioni sembri troppo noioso perché chiunque, eccetto qualche persona, se ne preoccupi… (Jung, L’uomo e i suoi simboli, p. 93).

    Un contemporaneo di Freud e Jung, Hermann Rorschach (1884-1922), ideò un proprio approccio all’esplorazione della psiche umana. Dopo aver completato la sua formazione medica, Rorschach iniziò uno studio basato su un gioco fatto nell’infanzia, in cui venivano create immagini usando macchie d’inchiostro. Nel suo studio, La psicodiagnostica, descrisse come avesse usato delle macchie d’inchiostro per esaminare la mente inconscia d’individui sia sani che malati di mente. Risposte personali diverse alle stesse identiche immagini rivelavano a Rorschach qualcosa di unico sull’inconscio di ciascun individuo. A quanto pare, immagini e simboli possono far venire alla mente cosciente dell’individuo varie associazioni d’idee che possono essere correlate con qualcosa che ha a che fare con il sé interiore di quella persona.

    La ricerca sulla natura della mente inconscia ha comportato l’esplorazione di sogni e il collegato simbolismo. La ricerca sui sogni ricevette forse la sua spinta più grande quando, in un articolo del 1953 sulla rivista Science, Eugene Aserinsky e Nathaniel Kleitman dell’Università di Chicago conclusero che il sonno REM (movimento rapido degli occhi) corrispondeva alla fase dei sogni. La scoperta portò a innumerevoli ulteriori indagini scientifiche che esplorarono lo stesso argomento. Grazie a numerosi studi come questi sulla natura dell’inconscio intrapresi dal tempo di Freud, gran parte della comunità scientifica accetta ora il fatto che la creatura umana contiene molto più di quanto possa essere rivelato dalla mente cosciente.

    Queste indagini da parte di scienziati, psicologi e medici hanno preso in esame argomenti come la natura del sé, la mente inconscia, i sogni e il simbolismo personale e archetipo (o universale). Gran parte di questo lavoro è così largamente conosciuta che oggi i nomi di Freud, Jung e anche Rorschach sono di uso comune. Tuttavia, la maggior parte delle persone è del tutto ignara del fatto che un individuo senza alcuna formazione scientifica o psicologica ha anch’esso studiato per decenni questi stessi argomenti nel dettaglio: il suo nome era Edgar Cayce.

    Per tutta la vita Edgar Cayce (1877-1945) ha dimostrato di possedere uno dei talenti medianici più straordinari di tutti i tempi. Ogni giorno, per oltre quarant’anni della sua vita adulta, Cayce era capace di calarsi in uno stato profondo di rilassamento e meditazione, durante il quale era in grado di parlare con una voce normale e dare risposte argute a qualsiasi domanda postagli. Invece di essere il materiale di fantasia, le informazioni che forniva si sono rivelate così preziose che sono state ripetutamente studiate da educatori, storici, teologi, medici e scienziati in tutto il mondo. Si possono trovare i particolari biografici della vita e dell’opera di Cayce in pubblicazioni come There Is a River¹ (1942) di Thomas Sugrue, Many Mansions² (1950) di Gina Cerminara ed Edgar Cayce: An American Prophet³ (2000) di Sidney D. Kirkpatrick.

    Una delle cose più sbalorditive riguardo alle informazioni di Cayce è l’ampio ventaglio di argomenti analizzati dalle sue letture medianiche. In realtà, in ambiti come storia, medicina, salute olistica, psicologia, intuizione, spiritualità e natura della mente, Edgar Cayce si è ripetutamente dimostrato in anticipo di anni sui tempi, visto che la scienza e la storia hanno di frequente corroborato le sue informazioni.

    Riprendendo l’appello di Carl Jung all’esplorazione della mente inconscia, durante una lettura del 1924 fatta a Dayton, Ohio, Edgar Cayce dichiarò che lo studio dal punto di vista umano delle forze subconsce, subliminali e psichiche dell’anima è e dovrebbe essere il grande studio per la famiglia umana… (3744-5)⁴. Cayce credeva che tale impresa avrebbe messo le persone in condizione di arrivare a comprendere se stesse in modo più completo. Invece di essere un esercizio di egotismo, Cayce continuò per spiegare la sua motivazione: Quando si comprende il sé e la relazione del sé con il suo Creatore, il dovere verso il suo vicino, il suo dovere verso se stesso, esso non può essere e non sarà falso verso l’uomo o verso il suo Creatore.

    Il materiale di Cayce fornisce innumerevoli suggerimenti che si possono usare per arrivare a conoscersi in modo più completo. Questi suggerimenti comprendono mezzi come la meditazione, l’annotazione e l’analisi di sogni personali, lavorare con ideali spirituali, musica, arte, teatro, introspezione e riflessione personali e lo sviluppare un apprezzamento per la bellezza della natura. Arrivare a conoscere il proprio sé era di tale importanza che Cayce disse, a un gruppetto di individui coinvolti nello studio della spiritualità personale, che questa era in realtà la seconda lezione (dopo la cooperazione) in cui ogni individuo avrebbe dovuto impegnarsi per lo sviluppo della propria anima (262-2).

    Per Cayce uno degli aspetti di una auspicabile conoscenza del proprio sé è comprendere come i sogni e i simboli corrispondenti servano come riflessione della mente subconscia e la sua interrelazione con le componenti fisiche, mentali e spirituali dell’individuo:

    Come vediamo, tutte le visioni e i sogni sono dati a beneficio degli individui, se solo questi li volessero interpretare correttamente, poiché troviamo che visioni o sogni, di qualsiasi tipo possano essere, sono il riflesso della condizione fisica, con le apparizioni della stessa, o del subconscio, con le condizioni relative al corpo fisico e alla sua attività, attraverso il mentale o attraverso gli elementi dell’entità spirituale, o una proiezione dalle forze spirituali al subconscio dell’individuo, e può essere felice colui che può dire che gli è stato parlato attraverso il sogno o la visione (294-15).

    In un tempo in cui lo studio dei sogni, per la maggior parte, veniva impiegato soltanto in psicologia e psicoanalisi, le letture di Cayce incoraggiavano individui comuni, come casalinghe, mariti, studenti, uomini d’affari, padri, madri e bambini, a lavorare sui propri sogni per meglio comprendere se stessi e i propri rapporti con gli altri. Centinaia di letture di Edgar Cayce trattano del significato dei sogni e dell’analisi dei simboli onirici.

    Oltre ai sogni, nel materiale di Edgar Cayce si trova di fatto una grande ricchezza di informazioni sull’interpretazione del simbolismo personale. Quelle informazioni riguardano in modo particolare tre strumenti importanti che le letture raccomandavano per conoscere il proprio sé: l’uso dei Sigilli della Vita, la creazione di una Carta dell’Aura e lo studio del libro dell’Apocalisse o della Rivelazione.

    Sostanzialmente i Sigilli della Vita e anche le Carte dell’Aura sono disegni e rappresentazioni artistiche di simboli e immagini che possono aiutare l’individuo a comprendere meglio se stesso. Riguardo al libro dell’Apocalisse, Cayce riteneva che fosse principalmente una rappresentazione simbolica di ciò che avviene in un individuo quando la coscienza si espande e inizia ad aver luogo lo sviluppo spirituale. Dal punto di vista di Cayce, ciascuno di questi mezzi sarebbe preziosissimo per chiunque sia interessato a crescita personale e spirituale, sviluppo dell’anima, scopo nella vita, memoria dell’anima, coscienza trasformazionale, autocoscienza, coltivare talenti, superare difetti e debolezze o lavorare su un simbolismo personale.

    I Sigilli della Vita sono semplicemente disegni che le persone solitamente creano all’interno di un cerchio e che le aiutano a comprendere meglio se stesse. I disegni contengono illustrazioni e immagini che per la persona hanno un’importanza simbolica. Infine questi sigilli servono da promemoria per i talenti di una persona, così come per quegli aspetti su cui la persona forse deve lavorare nel presente. Nel 1933 Cayce disse a una donna ventenne che essa aveva la capacità di creare Sigilli della Vita per altri. Descrivendo lo scopo di questi disegni dichiarò:

    … quello che desterà nell’intimo sé di individui, menti individuali, anime individuali ciò che aiuterà quegli individui a conoscere se stessi, le loro debolezze, i loro difetti, le loro ribellioni, i loro accomodamenti. Ciò che permette all’anima individuale di vedersi meglio. E ciò che aiuta ogni individuo o lo ostacola oppure gli è utile nel dare espressione di sé nell’esperienza presente (275-36).

    Stranamente le informazioni di Cayce sui Sigilli della Vita presentano una similarità sorprendente con le informazioni di Carl Jung sull’uso dei mandala. Nel caso di Jung, per circa dieci anni a partire dal 1918 egli cominciò, ogni mattina, ad abbozzare una serie di disegni circolari che sembravano riflettere la sua situazione e le sue esperienze interiori. Chiamò ciascuno di questi disegni mandala – la parola sanscrita per cerchio – e alla fine si rese conto che questi disegni sembravano riflettere i suoi ragionamenti personali, costituendo uno sguardo obiettivo sulla sua psiche:

    I miei mandala erano crittogrammi riguardanti lo stato del sé che mi venivano presentati ogni giorno in modo diverso. In essi vedevo il sé – cioè, il mio intero essere – concretamente all’opera. A dire il vero, dapprima riuscii a capirli solo vagamente; ma mi sembravano in sommo grado significativi, e li custodivo come delle perle preziose. Avevo la netta sensazione che fossero qualcosa di centrale, e col tempo acquisii attraverso essi una viva concezione del sé…

    Mi diventò sempre più chiaro che il mandala è il centro. È l’esponente di tutti i sentieri. È la via verso il centro, verso l’individuazione… Sapevo che trovando il mandala come espressione del sé avevo conseguito ciò che per me era il massimo (Jung, Ricordi, sogni, riflessioni, p. 196-197).

    In seguito José Arguelles, educatore, attivista, autore e storico dell’arte, disse riguardo al mandala:

    È una forma naturale, spesso riprodotta in modo spontaneo, quando i meccanismi restrittivi della coscienza non impediscono il flusso dell’inconscio. Per giunta il mandala è uno strumento fondamentale per l’autointegrazione; la creazione di un mandala segnala la riorganizzazione dei vari componenti della personalità che raggiunge un nuovo livello di stabilità, e forse persino una nuova personalità (The Transformative Vision, Shambala, p. 199).

    Basandosi sull’uso del simbolismo personale come mezzo di comprensione del sé, pur includendo i concetti di reincarnazione e memoria dell’anima, le letture di Edgar Cayce raccomandavano la creazione di ciò che chiamava una Carta dell’Aura. La Carta dell’Aura è una raffigurazione visiva del viaggio di un’anima con illustrazioni, immagini e simboli che descrivono vividamente ciò che quell’anima ha appreso, così come anche dove ha avuto successo e dove ha fallito nel suo passaggio attraverso il tempo. La Carta dell’Aura raffigura quelle vite/incarnazioni che nel presente esercitano il massimo influsso sull’individuo; in altre parole, quei periodi nella storia verso i quali l’individuo si sente più attratto e ha la risposta emotiva maggiore (nel bene o nel male). In essenza, la Carta dell’Aura non è altro che una rappresentazione visiva di ciò a cui Cayce si riferiva come la Cronaca Akascica dell’anima: la registrazione o il database universale del viaggio personale dell’anima di ogni individuo.

    Nel 1942 a un venditore di auto trentunenne che aveva fatto richiesta di una Carta dell’Aura per sé venne riferito sul suo scopo:

    Nel dare una Carta dell’Aura – questa la definiremo come raffigurante i punti culminanti nelle esperienze dell’entità sulla terra, avendo a che fare con il modo in cui l’entità si è comportata o si sta comportando nel presente verso lo sviluppo maggiore – spiritualmente, mentalmente e materialmente…

    La bellezza di un tale disegno dipende assai dal concetto dell’artista. Ma questi possono raffigurarsi per l’entità ciò che può apportare influenze utili nell’esperienza (533-20).

    Nel 1946, l’anno dopo la morte di Cayce, la psicologa Gina Cerminara scrisse un breve articolo sulle Carte dell’Aura e descrisse la sua percezione della loro importanza finale:

    Una volta che la reincarnazione sarà largamente accettata dagli psicologi, la si troverà molto utile nell’avere dei mezzi simbolici per richiamare alla mente e tenere presente nella coscienza lo scopo più importante dell’attuale incarnazione. In quanto lo scopo di ogni singola incarnazione è intimamente legato alle vite che la hanno preceduta, le Carte dell’Aura che il sig. Cayce ha fornito sembrano presagire un metodo per ottenere almeno proprio un tale ricordo visivo (Cerminara, Archetypes and Aura Charts, p. 3).

    Secondo Cerminara, una volta che le persone si rendono conto di come le Carte dell’Aura (allo stesso modo dei Sigilli della Vita) possono essere utilizzate per portare a una vita interiore di consapevolezza sempre crescente, persino chi non ha mai avuto una lettura medianica, così come coloro che ignorano le loro vite passate, può creare le proprie carte e i propri sigilli. A questo proposito consiglio alle persone di lavorare semplicemente con l’intuizione e la creatività e di scegliere simboli che rappresentino le qualità e le circostanze che desiderano rendere manifeste nelle loro vite.

    L’idea di usare il simbolismo per facilitare la crescita personale e l’espansione della coscienza e anche come mezzo per comprendere il proprio intimo sé è connessa a ciò che emerge dal concetto junghiano di individuazione. Fondamentalmente nel processo di individuazione la mente cosciente viene a patti con il suo sé interiore, integra il contenuto dell’inconscio e gradualmente viaggia verso l’integrità personale. Questa qualità sconnessa della creatura umana nel suo viaggio verso l’integrità è spesso raffigurata con immagini archetipiche, simbolismo, sogni, visioni, così come con fiabe e miti. Per esempio, benché i libri classici per bambini come Il mago di Oz e Pinocchio possano essere letti come nulla più che storie divertenti, entrambi sono in realtà simbolici del viaggio dell’anima verso l’integrità e l’illuminazione personale.

    Persino la parola simbolo è in qualche modo collegata all’idea di integrità. In realtà la parola deriva dalla parola greca συμβολον [súmbolon]. Nell’antica Grecia era consuetudine rompere una tegola di argilla cotta in diversi pezzi e distribuirli fra le persone che appartenevano a un gruppo specifico. Il pezzo rotto posseduto da ogni persona era chiamato súmbolon. Quando il gruppo si riuniva, i pezzi venivano rimessi insieme per verificare l’identità del portatore e così confermare che ognuno fosse realmente un membro di quel gruppo.

    In contrasto con le idee di individuazione e integrità, Carl Jung dichiarò che era troppo comune nel mondo contemporaneo trascurare l’importanza dei simboli religiosi e del significato spirituale nella vita di tutti i giorni. Interrogato sul perché Dio non sembrasse parlare al mondo moderno come, a quanto si dice, aveva fatto in altri tempi, Jung rispose: Siamo così ammaliati dalla nostra coscienza soggettiva e in essa impigliati che abbiamo dimenticato il fatto antichissimo che Dio parla principalmente attraverso visioni e sogni (Jung, L’uomo e i suoi simboli, p. 92).

    Cayce ripetutamente ha ribadito questo stesso concetto e una volta assicurò a un uomo d’affari ebreo di quarantun anni che persino nel mondo contemporaneo Dio ancora desidera assistere e mettere in guardia gli individui nel quotidiano attraverso sogni e visioni (257-138).

    In materia di simbolismo religioso e della sua importanza per le persone, la fonte maggiore di analisi ed esplorazione mai intrapresa dalle letture di Edgar Cayce è forse il libro dell’Apocalisse o della Rivelazione – l’ultimo capitolo nella Bibbia, che generalmente si crede sia stato redatto dall’apostolo Giovanni. Storicamente l’esperienza di Giovanni della Rivelazione si verificò mentre si trovava in esilio sull’isola di Patmos. Secondo Cayce, la Rivelazione contiene una serie di immagini, simboli e visioni che corrispondono al risveglio di Giovanni a stati più elevati di coscienza e a un modello di integrità dentro di lui. Questi simboli corrispondono a schemi archetipi presenti in tutti gli individui e sono portati alla consapevolezza cosciente in sogni, visioni e alla rivelazione personale via via che gli individui progrediscono nel proprio sviluppo spirituale.

    Una gran parte delle immagini dell’Apocalisse è collegata non alla profezia esterna e alle questioni mondiali (come molti pensano), ma piuttosto alle lotte e alle sensazioni contrastanti che hanno luogo in un individuo via via che le varie parti del sé si evolvono verso il risveglio spirituale e l’integrità. Secondo Cayce:

    Poiché le visioni, le esperienze, i nomi, le chiese, i luoghi, i draghi, le città sono tutti solo emblemi di quelle forze che possono darsi battaglia nell’individuo nel suo viaggio attraverso la materia o dall’ingresso nella manifestazione materiale all’ingresso nella gloria o il risveglio nello spirito, nell’area tra le vite, nella zona di confine, nell’ombra (281-16).

    In accordo con questo pensiero, Carl Jung spesso affermava che le immagini delle quattro creature (il bue, l’aquila, il leone e l’uomo) che si possono trovare in Ezechiele e nell’Apocalisse sono psicologicamente un simbolo del sé (Jung, Opere, 14, 269). Per Jung, queste immagini possono essere correlate con stati inconsci di ogni individuo e corrispondono a vari livelli di sviluppo.

    Spesso le letture di Cayce raccomandavano l’Apocalisse o Rivelazione come mezzo per comprendere il sé. Una volta Edgar Cayce disse a un chiropratico interessato alla psicoanalisi che le vere forze motivanti nel corpo fisico sono le connessioni e la coordinazione fra il sistema nervoso centrale e il sistema cerebrospinale. Per capire meglio queste connessioni veniva raccomandato al chiropratico di studiare il libro della Rivelazione: Poiché se leggerai il Libro della Rivelazione con l’idea del corpo come interpretazione, comprenderai te stesso e imparerai ad analizzare, psicoanalizzare, analizzare mentalmente davvero gli altri (4083-1). L’importanza della Rivelazione per Cayce si evince dal fatto che oltre duecento letture citino qualche passo del libro dell’Apocalisse e ventitré

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