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La Voce Vincente: Realizzati nel lavoro e nelle relazioni interpersonali scoprendo e migliorando il più potente strumento di comunicazione mai creato: la tua voce
La Voce Vincente: Realizzati nel lavoro e nelle relazioni interpersonali scoprendo e migliorando il più potente strumento di comunicazione mai creato: la tua voce
La Voce Vincente: Realizzati nel lavoro e nelle relazioni interpersonali scoprendo e migliorando il più potente strumento di comunicazione mai creato: la tua voce
E-book151 pagine1 ora

La Voce Vincente: Realizzati nel lavoro e nelle relazioni interpersonali scoprendo e migliorando il più potente strumento di comunicazione mai creato: la tua voce

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Info su questo ebook

Vuoi migliorare la tua esposizione vocale, controllare l’emotività in pubblico e aumentare l’efficacia del tuo modo di parlare?

Sei un venditore e vuoi potenziare le tue capacità espressive, aumentando la tua sicurezza per catturare l’attenzione del tuo cliente?

Hai una voce apatica e priva di emozione e vuoi cambiare il tuo modo di esprimerti per rendere migliori le tue relazioni?

Se solo sapessi quanto una voce poco performante ti stia danneggiando su più fronti, probabilmente lo sconforto ti assalirebbe. Ma non preoccuparti, perché, con le giuste conoscenze, oggi è possibile migliorare la tua voce per alzare di livello la tua professione e la tua esistenza.

L’Autore del libro Fabio Campanella ha rivoluzionato davvero la sua vita quando ha capito le potenzialità della voce nel risolvere le questioni comunicative in ogni ambito. Da quel momento ha studiato la materia come pochi altri in Italia e questo libro è la testimonianza della incredibile esperienza che ha vissuto.

Oggi Fabio è un TRANSFORMATIVE VOICE COACH e si occupa a tempo pieno di aiutare imprenditori e liberi professionisti a migliorare il proprio business e le relazioni con gli altri migliorando la propria voce.

All’interno di questo libro scoprirai:
  • La storia di Fabio Campanella, in un viaggio dall’ombra alla luce, per farti prendere coscienza delle potenzialità nascoste della tua voce, fino a farne un punto di forza e renderla vincente
  • Come attraverso i suoi esempi e i suoi consigli, potrai liberarti del daltonismo vocale e usare finalmente la tua voce in modo consapevole
  • Come colorare la tua voce nel modo giusto così da poter aumentare le performance nella tua professione e migliorare i tuoi rapporti interpersonali
  • Il Metodo Esatto per sbloccare il tuo vero potenziale con la comunicazione orale, aumentare l’autostima e diventare indimenticabile nella mente dei tuoi clienti e interlocutori
★★★★★
l lavoro che Fabio ha svolto per me è stato veramente soddisfacente. La sua preparazione come coach e la sua tecnica sono state veramente di aiuto per la mia attività professionale e per vendere il mio servizio.
Marco Giussani, fotografo

★★★★★
Fabio mi ha fatto entrare in contatto con una dimensione nuova e sottovalutata, l'importanza della cadenza e del timbro di voce che rivestono un ruolo molto importante in ogni modalità comunicativa e favoriscono il raggiungimento di obiettivi personali e professionali
Luca Castagnetti, R&D

★★★★★
Nel libro di Fabio ho capito finalmente come potevo migliorare le vendite dei miei servizi senza lavorare di più ma semplicemente cambiando il modo di comunicare con la mia voce e, la cosa incredibile, è che ha funzionato alla grande!
Emanuele Properzi, imprenditore

Acquista il libro adesso
LinguaItaliano
Data di uscita17 giu 2021
ISBN9791280319258
La Voce Vincente: Realizzati nel lavoro e nelle relazioni interpersonali scoprendo e migliorando il più potente strumento di comunicazione mai creato: la tua voce

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    Anteprima del libro

    La Voce Vincente - Fabio Campanella

    Il bambino invisibile

    Per raccontarti la mia storia devo partire da lontano, da un piccolo paese di confine, Cantello, a pochi chilometri dalla Svizzera italiana, un puntino microscopico sulla carta geografica che, come molti altri puntini microscopici sparsi non solo nello stivale, ma un po’ in tutto il globo, tendono a gettare un velo di claustrofobia sopra le teste delle persone che vi abitano. Di sicuro lo ha fatto sopra la mia.

    Immagina un posto dove tutti sanno tutto, dove la vita privata non esiste, a favore di quella che potrei definire necessità superiore d’impicciarsi dei fatti degli altri o, in altre parole, di una vita collettiva.

    Ora prova a pensare a un bambino timido e introverso oltre ogni limite (ovvero io), costretto a muoversi in una realtà senza nessun tipo di barriere o protezioni come quella che ti ho appena descritto.

    Il risultato fu esplosivo.

    Ma procediamo con ordine.

    Quando frequentavo le scuole elementari, entrambi i miei genitori lavoravano e io trascorrevo molto tempo a casa dei miei nonni, dove iniziai a inventare una serie di giochi frutto della mia fantasia.

    A quel tempo mi piaceva molto il calcio e anche se ancora non avevo deciso quale fosse la mia squadra del cuore, mi immaginavo segnare gol a raffica e vincere campionati su campionati. Fabio Campanella come i due fuoriclasse dei cartoons Holly e Benji, che guardavo ogni pomeriggio in televisione. Ma a differenza dei due eroi, io ero un bambino chiuso che aveva paura del mondo e quindi anche di andare a giocare a pallone con i compagni di classe per strada o su qualche campetto improvvisato.

    Cosa mi avrebbero detto se avessi sbagliato un passaggio?

    O, peggio ancora, se mi fossi mangiato un gol solo davanti al portiere?

    Come minimo avrebbero riso di me fino alla partita successiva.

    Quindi era meglio non rischiare e vivere le partite in solitaria, dove nessuno si sarebbe potuto prendere gioco di me.

    Dopotutto non era poi così male divertirsi da solo e io lo facevo ricreando dei campi di calcio sul pavimento, dove i calciatori erano rappresentati da piccole pietre, bianche per una squadra e più scure per l’altra. Le porte, invece, le delimitavo con i tappi dei fustini di detersivo che rubavo a mia nonna. A quel punto bastava una pallina di gomma e il mio personalissimo subbuteo era pronto.

    Pietre bianche contro pietre scure.

    E poi c’ero io a esultare ora per un gol del campione bianco, ora per un gol di quello scuro. Senza avere paura di sbagliare un passaggio o divorarmi un gol a un passo dalla porta. Nessuno mi avrebbe detto niente. Anzi, a dirla tutta, mi divertivo un mondo.

    Ma non mi limitavo a ricreare delle partite di calcio. Costruivo anche degli omini di cartone, ad esempio, e li facevo combattere tra loro contro misteriosi gambi di prezzemolo per conquistare una principessa o un territorio. Loro, al confronto mio, erano forti e pronti a tutto, senza nessun tipo di timore.

    La mia fantasia non aveva limiti e quando partivo per questi viaggi virtuali, tutto il resto attorno a me spariva di colpo, come se qualcuno ci avesse steso sopra un manto nero. Le ore passavano rincorrendosi come minuti e io non volevo più uscire da quei mondi fantastici. Lì mi sentivo imbattibile, sicuro, la persona che avrei voluto essere anche una volta uscito da quei confini.

    E quando dovevo uscire da quei confini perché purtroppo non duravano all’infinito, e confrontarmi con gli altri, compagni di scuola, insegnanti, e familiari, lo facevo parlando veloce per non mettere in risalto le mie emozioni, usando un volume molto basso. Se lo avessi alzato, mi avrebbero potuto scambiare per un rapper.

    Cos’hai detto? mi dicevano, parla più forte.

    Sentendo lo stomaco stringersi come se qualcuno me lo avesse messo su una morsa, sarei voluto scappare, correre via e ritornare nella mia oasi di felicità.

    Andando avanti cominciai a fantasticare di essere invisibile, di saper leggere nei pensieri dei miei compagni e anche degli adulti che stavano attorno a me.

    Le persone invisibili sono le più forti, e nessuno le può sconfiggere.

    E io ero così.

    Invisibile.

    Avevo scoperto un super potere!

    Mitico.

    Un super potere che nella vita mi sarebbe servito moltissimo… quale? Continua a leggere, nelle prossime pagine ti svelerò di cosa si tratta.

    Ma non potevo continuare a esserlo per molto, altrimenti il mondo, là fuori, quello vero, quello reale, il mondo oltre il confine di fantasia che mi ero costruito, non mi avrebbe aspettato e sarebbe andato avanti senza di me.

    Questione di talento

    A giocare a Spaghetti ero un campione. Non si trattava di mangiare piatti di pastasciutta a raffica finché qualcuno non correva in bagno a vomitare, ma di restare in sella a una bicicletta quanto più tempo possibile. Una sorta di rivisitazione della corrida. Come campo di battaglia avevamo scelto un grande cortile in cemento, appena fuori il paese, che in passato era stato utilizzato come parcheggio di una fabbrica tessile.

    Insieme al resto della tribù, i miei amici inseparabili, ci davamo appuntamento davanti al bar della piazza principale e poi, in rigorosa fila indiana per non rischiare di farci mettere sotto da qualche auto, raggiungevamo il nostro cortile.

    Prima di iniziare la sfida, ci posizionavamo in due file opposte, dopodiché partivamo alla carica degli avversari, in una guerra tutti contro tutti. Zigzagando, dovevamo sfiorarci senza cadere. Alla fine ne restavano due e, come in un duello, chi rimaneva saldo sulla bici, era il vincitore. E molto di frequente vincevo io.

    Che fine aveva fatto quel bambino timido che non voleva uscire di casa, preferendo delle pietre agli amici in carne e ossa con cui tirare calci a una palla?

    Quel Fabio non esisteva più e il suo posto lo aveva preso un ragazzino di tredici anni che saltellava di tribù in tribù a suo piacimento.

    In quel periodo, per me, gli amici erano insostituibili finché non ne scoprivo di nuovi che mi aprivano orizzonti inesplorati fino a quel momento.

    E posso dire che accadeva abbastanza spesso.

    E poi c’era il mio sport preferito. Il calcio, crescendo, non mi aveva stancato, anzi, mi ero messo in testa di seguire le orme di mio padre che per un certo periodo di tempo aveva giocato ad alti livelli.

    Per iniziare il mio percorso calcistico in modo ufficiale, dopo anni di allenamenti, prima

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