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deve essere pazza
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E-book151 pagine1 ora

deve essere pazza

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Info su questo ebook

Per ogni donna che vive e lotta nel mondo di oggi. Per ogni ragazza dal cuore troppo grande. Non siete sole.

Charly Cox sa sempre come farti sentire meno sola.Sunday Times STYLE

Un libro coraggioso e bellissimo.Stylist Magazine

Le serate che non vanno come previsto, il dolore e l’incertezza dell’amore non corrisposto, la strana banalità della follia, la rabbia legittima nei confronti degli uomini di potere che occupano posizioni importanti pur non avendo talento, capacità o persino intelligenza. Charly Cox cattura in questa sua prima opera l’essenza di una nuova generazione in tutte le sue sfaccettature, e lo fa con una scrittura camaleontica, che è di volta in volta spiritosa, caustica, commovente. Affrontando con libertà e leggerezza le tensioni, le ansie e le paure che caratterizzano la vita delle giovani donne di oggi.

CHARLY COX ha iniziato a postare le sue poesie su Instagram nel 2017, diventando in poco tempo una voce di riferimento per molte giovani. È stata definita da ELLE una dei 20 power player da tenere d’occhio negli anni a venire. Dal 2018 è testimonial di MQ Mental Health, un’associazione che raccoglie fondi per la ricerca sulle malattie mentali. Deve essere pazza è la sua prima raccolta di poesie e testi.
LinguaItaliano
Data di uscita1 lug 2021
ISBN9788830532380
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    deve essere pazza - Charly Cox

    deve essere innamorata

    amore parte 1

    Nessuno mai ti dice che ci saranno comici e poeti, attori e accademici, studenti universitari e quarantenni di cui innamorarti.

    Che t’innamorerai di tutti loro.

    Il loro fascino e il loro portamento, i loro aneddoti e le loro espressioni straniere, perfino i peli che irruvidiscono le loro guance e il loro mento, che pungono come una fibra acrilica contro la tua gioventù.

    All’inizio sono morbidi. Morbidi e lenti ed eterei, queste nuvole profumate di promesse, nuove all’olfatto ma obsolete nell’incedere, e poi prima che una sola propaggine abbia il tempo d’insediarsi sul tuo colletto, se ne vanno con rumore e rabbia e troppo presto.

    Se ne vanno sempre troppo presto.

    Spiegazioni, poche o nessuna, una buca così profonda che perdi i piedi nel nero tetro del senso di colpa autoimposto, lui sbatte la porta e toccherà a un altro uomo oliare e aggiustare i cardini.

    Immaginerai di nuovo la speranza finché non se ne andrà anche lui, rovinando la sua stessa manodopera.

    Nessuno mai ti parla di queste sagome di bella presenza, perché loro stessi si sono trovati nel loro stampo. Ci si sono crogiolati come farai tu, ma al dilagare si sono ritratti.

    Sono sprofondati con arti indeboliti, fino a non ricordare più nulla di quell’entusiasmo iniziale, e ad accasciarsi in segno di resa. Tu, però, non ti concederai di restare vittima dell’amore. In esso, acquisterai forza, se t’impegni.

    È mezzanotte e sei minuti, Facebook ha aggiornato Messenger, video ora disponibile, non hai nessuno da chiamare.

    Fra poco saranno le dodici e ventuno e un rumore insolito risuona nella dura plastica del tuo primo laptop, che emette uno stridio. Sollevi gli occhi, in alto e di lato, c’è una replica del telegiornale che al momento ha un’importanza solo marginale.

    Un ragazzo. È un ragazzo.

    Un ragazzo che non hai mai incontrato, ma di cui conosci a fondo la vita. Vacanze, feste, fidanzate, nuovi amici, compleanni, gusti, pranzi… il tutto disposto in libri grandi quanto un boccone, dei quali hai letto e strappato le pagine più e più volte. Il ragazzo. Il ragazzo delle vacanze e delle feste, con le fidanzate e i nuovi amici, ti sta chiamando.

    Tu rispondi.

    Una nuovissima aspettativa che intreccia fili che si annodano nel tuo petto, con estremità sfilacciate che ti solleticano lo stomaco rimestando una bollente e nauseante minestra di farfalle.

    «Ciao» dice lui. Accento monocorde. Del Nord.

    Occhi che si stringono in un’espressione di assonnato imbarazzo.

    «Ué?» dici tu. Accento che sale. Del Sud.

    Un sorriso che ti stropiccia le borse sotto gli occhi.

    «Mi domandavo che voce avessi» dice lui, ricambiando il sorriso.

    «Idem. Adesso lo sappiamo.»

    Luci soffuse in entrambi gli schermi, tu ti dissolvi nel silenzio delle reciproche notti, di menti che si protendono a toccarsi a vicenda, scompigliarsi i capelli, tastare la pelle. Parlare. Parlare. Ridere. Sorridere.

    L’imbarazzo non c’è più.

    Sono le cinque e trentasei del mattino, quattro anni dopo. Luci ancora soffuse, volti ancora arrotondati dal bagliore del laptop. Fidanzate un tempo spiate, ora ex fidanzate discusse. Vacanze, progettate come fugaci sogni di viaggi in treno da un capo all’altro della nazione, per incontrarsi, finalmente. Gusti, condivisi. A volte concordati.

    «Sappiamo, o almeno crediamo, che se tu vivessi nella mia stessa via saremmo innamorati?» ha scritto lui.

    «Sì» rispondi tu.

    Una vita comincia a tracciare una linea parallela segreta, una vita che è tua e una linea a fibre ottiche. Passano due anni. Vi incontrate in un’edicola di una stazione ferroviaria. Lui è più basso di quanto credevi. Tu sei più grassa di quanto vedeva lui. La geografia offre saluti diversi. Bacio, abbraccio, rilascio. Dividete un piatto di frittelle ma faticate a guardarvi a vicenda. Passate il ponte di Battersea, lui si accende una canna, vi sedete dandovi le terga e immaginate di essere ancora al telefono. Meglio.

    Passano tre anni, e non è più ricapitato. Non hai mai scoperto se è diventato il postino di Salford per eccellenza. Non hai mai avuto modo di parlargli dei nuovi capi e dei viaggi in America. Non hai mai avuto modo di parlargli di tutte le cose su cui aveva ragione lui. Non hai mai avuto modo di dirgli che il tuo cuore ha resistito, e che ancora adesso, di tanto in tanto, decide di resistere. Che in una vita vissuta su una linea parallela segreta non hai mai staccato il ricevitore. Ma adesso sì. Adesso hai modo di dirgli che da qualche parte potrebbe trovarlo e puoi solo sperare che lo trovi, prima di trovare un’altra.

    a te

    Mi sento sciocca a scriverlo

    Perché nel farlo

    Il sentimento si frammenta

    E torna al punto di partenza

    Ma ho baciato ragazzi in quantità

    Quasi tutti affascinanti

    Ho baciato ragazzi in quantità

    E sono stata in abbracci in quantità e

    Ho amato ragazzi in quantità

    E mi hanno fatto intenerire

    E ho visto ragazzi in quantità

    E in quantità ne ho persi

    Ho avuto sere in quantità

    In locali in penombra

    E ho avuto palpeggiamenti in quantità

    Sui sedili posteriori delle loro auto

    Ho scritto lettere in quantità

    E ricevuto e-mail in quantità

    Ho baciato ragazzi in quantità

    E una o due femmine

    Ho seguito i contorni di fianchi in quantità

    Con dita bramose

    E ho baciato labbra in quantità

    Che mi hanno dato troppe emozioni

    E nella quantità che ho accumulato

    Ho raccolto parole in quantità

    Ma una volta messe tutte insieme

    Non suonano come primigenie

    Suonano tutte più o meno uguali

    Come se ogni uomo non fosse nuovo

    Ecco perché è importante dire

    Che non tutto ciò che scrivo parla di te.

    si muove a modo suo

    Era appiccicaticcio,

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