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Il marito sbagliato (eLit): eLit
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E-book145 pagine2 ore

Il marito sbagliato (eLit): eLit

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Info su questo ebook

Come può un pacato e razionale professore di letteratura qual è Russell Hamilton perdere la testa per una rossa fiammeggiante e scapestrata come Liz? Tutta colpa di un inopportuno tatuaggio e di un addio al celibato troppo riuscito. Peccato però che non sia la bella Liz la legittima fidanzata di Russell, e che quel tatuaggio indelebile stampato sul petto di Russell raffiguri la donna sbagliata. A un giorno dalle nozze c'è ben poco da fare per porre rimedio a un tale pasticcio, forse l'unica soluzione è... cambiare sposa!
LinguaItaliano
Data di uscita29 apr 2016
ISBN9788858953389
Il marito sbagliato (eLit): eLit
Autore

Colleen Collins

Tra le autrici più amate e lette dal pubblico italiano.

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    Il marito sbagliato (eLit) - Colleen Collins

    successivo.

    1

    «Caro, la tua voce gracchia come una macchina del caffè rotta» osservò Charlotte in un secco tono di disapprovazione.

    Russell, che era a letto, armeggiò con il ricevitore del telefono cercando di mettersi a sedere, ma non ci riuscì. Immaginò che se aveva la voce di un relitto umano, a maggior ragione doveva averne anche l'aspetto. Appoggiò il capo sul cuscino e, pregando che l'atroce mal di testa che gli martellava le tempie gli desse una tregua, si sforzò di ricordare la notte precedente. Drake era passato a prenderlo, erano andati al Satiricon, un bar ristorante frequentato da attori, poeti e ambiziosi vari di Los Angeles.

    Ma dopo? La sua mente era vuota come quella di chi soffre di amnesia.

    «In che guai vi siete cacciati, tu e i tuoi amici ieri sera, durante il tuo addio al celibato?» si informò lei con quel suo modo di pronunciare i tuoi amici come se si trattasse di una squadra di vandali delinquenti. Russell rifletté che, dopotutto, gli insegnanti che frequentava avevano diritto a un po' più di rispetto, ma preferì lasciar perdere, anche perché aveva la lingua talmente impastata e anestetizzata che le sue proteste non sarebbero risultate molto credibili.

    «Non hai fatto niente di male, vero?»

    Russell trovò comica quella domanda, ma il suono che gli uscì dalla gola assomigliava più a un latrato che a una risata. Inoltre non gli era sfuggita la sfumatura di risentimento nel tono della fidanzata, che peraltro non avrebbe mai ammesso di provare un'emozione così volgare come la gelosia. Charlotte Maday, la donna che sarebbe diventata sua moglie entro una settimana, proveniva da una famiglia di sangue blu, per la quale manifestare le emozioni era assolutamente riprovevole.

    «Char, tutto ciò che ho fatto di male ieri è stato indossare due calzini diversi. Quando morirò, il peccato più grave che mi verrà rimproverato sarà l'ineleganza.»

    «Sai cosa si dice dell'addio al celibato. È l'ultima sera di libertà dello sposo, che deve sfruttarla, ma non preoccuparti, caro, ti perdono.»

    Il dolore alle tempie di Russell si fece insopportabile e il giovane rifletté che se anche mai avesse avuto qualcosa da farsi perdonare, non se ne ricordava. E quella smemoratezza sarebbe stata la sua punizione peggiore. Russell Harrington in trentacinque anni di vita non si era lasciato andare una sola volta, fino alla sera precedente. Di cui non ricordava assolutamente niente.

    «Troppi Wild Turkey sono tutto ciò che mi devi perdonare, tesoro.»

    «Ti ricordo che il party in piscina comincia a mezzogiorno. Mi raccomando la puntualità, vorrei che tu fossi lì a dare il benvenuto ai parenti di mammina quando arrivano, visto che dopotutto si sono sobbarcati il lungo viaggio da Londra proprio per conoscere il mio futuro marito» riprese lei con tono serio. «E, Russell?»

    «Sì, cara?»

    «Per piacere, vedi di indossare dei calzini dello stesso colore.»

    Dopo quella conversazione telefonica, Russell trovò la forza di alzarsi dal letto e andare nella stanza da bagno, contando mentalmente quanti Wild Turkey potevano essere responsabili del suo stato attuale. Quattro? Cinque? Sei?

    Erano comunque troppi, lui ne reggeva al massimo due. Si chiese cosa ne era stato della sua famosa temperanza, maledisse gli amici che l'avevano portato sulla cattiva strada e quell'addio al celibato che lui non aveva potuto evitare di festeggiare con loro. Drake, suo amico da quando erano bambini, ora collega professore e scapolo impenitente, non aveva certo nascosto la sua disapprovazione quando Russell gli aveva dettato le regole per la festa. Spogliarelliste, lottatrici nel fango e qualsiasi attività o comportamento che avrebbe potuto nuocere al buon nome della famiglia di Charlotte erano proibiti. I Maday infatti erano conosciuti nella buona società e per loro il timore di uno scandalo era più grande di quello di una malattia o un lutto.

    Russell provò fortissimo il desiderio di tornare a letto, ma ricordò subito che doveva partecipare al party in piscina. Avrebbe anche fatto del suo meglio per accontentare Charlotte, impersonando il ruolo che lui preferiva, quello del giovane e colto professore di letteratura inglese. Avrebbe amabilmente chiacchierato con tutti i componenti della famiglia, finché, compiuto il proprio dovere, avrebbe potuto rilassarsi su una sdraio, magari all'ombra, nella speranza di sopravvivere alla sbornia.

    Inghiottì un paio di aspirine e si spruzzò il viso con dell'acqua fredda. Mentre annaspava per prendere la salvietta, si vide riflesso nello specchio. La sua immagine lo turbò tanto che rimase immobile a guardarsi a bocca aperta. I suoi capelli, generalmente ordinati e pettinati con la riga in mezzo, erano dritti sul capo come se l'avesse colpito un fulmine. Si chiese se una dose troppo abbondante del suo cocktail preferito potesse davvero provocare un danno simile, senza riuscire a staccare lo sguardo inorridito dallo specchio.

    L'orrenda visione però sembrava avere in serbo altre sorprese. Infatti nello specchio Russell vide qualcosa che lo turbò ancora di più dei capelli dritti in testa. Soffocando un'imprecazione abbassò lo sguardo al suo torace, sul pettorale sinistro che era ricoperto da una benda bianca. Strappò il cerotto, ma non trovò alcuna ferita. C'era invece un piccolo e ben delineato disegno. Un cuore rosso attraversato da una parola che Russell si sforzo di leggere dall'alto in basso.

    «Liz?» lesse stupito rabbrividendo. Poi tornò a concentrarsi sullo specchio, come se dietro il vetro ci fosse qualcuno che poteva spiegargli cosa stesse succedendo. Poi, lentamente, sorrise. «È di certo uno scherzo» si rassicurò scuotendo il capo, pentendosi subito di quel gesto spontaneo che gli procurò fitte di emicrania ancora più forti. Prese la salvietta e si tamponò il viso continuando a tranquillizzarsi. I ragazzi dovevano avergli appiccicato un adesivo, immaginando che al risveglio si sarebbe disperato al pensiero di aver tatuato sul petto il nome di una donna che non era la fidanzata. Chissà le risate che si erano fatti pensando al suo spavento! «Molto divertente, ragazzi» mormorò sarcastico e tastò il disegno per trovarne un lembo da rialzare e liberarsi con uno strappo di quello stupido adesivo. Tutto ciò che toccava però era solo... pelle! Era un vero tatuaggio, aveva un tatuaggio con il nome Liz!

    Recitando a raffica tutte le parolacce che gli venivano in mente, corse al telefono e compose il numero di Drake, premendo furioso sui tasti dell'apparecchio.

    «Cosa mi avete fatto?» urlò disperato non appena l'amico ebbe risposto.

    «Russell, sei tu?»

    «Sì, sono io e pretendo di sapere cosa ci fa Liz sul mio torace!»

    «Lo chiedi a me? E poi, scusa tanto, tu ti metti a telefonare in un momento del genere? Lasciatelo dire, amico mio, sei decisamente strano» replicò quello pacato.

    «Non far finta di non capire. Begli amici che siete! Come vi è saltato in mente di sfregiarmi il petto con il nome di un'altra donna?»

    «Stai cercando di dirmi che hai un tatuaggio? Ecco cosa hai fatto dopo averci abbandonato al ristorante per seguire la bella centaura.»

    Russell sbatté gli occhi e lo sguardo gli si posò sulla parete dove era appesa una stampa de La toilette di Toulouse-Lautrec, un quadro che raffigurava una donna vestita in modo succinto, le lunghe gambe scoperte, la schiena nuda, il collo sottile adornato dallo chignon di capelli rossi.

    «Quale bella centaura? Mi stai dicendo che mi sono allontanato con qualche strana donna?» urlò spaventato.

    «Se è strana non lo so, ma di certo è una bomba. L'ultimo istante in cui ti ho visto eri seduto sul sellino posteriore della sua Harley. Poi siete spariti insieme nella notte, come nel finale di un film hollywoodiano.»

    A quella rivelazione seguirono attimi di silenzio assoluto che fu Drake a rompere. «Che tu ti sia fatto tatuare però è incredibile! Amico mio, devi darti una calmata. Temo già che la prossima volta che mi telefonerai avrai un ingaggio per posare nudo per il paginone di Playgirl

    «Devo essere da Charlotte nel giro di due ore e non posso certo presentarmi così. Devo trovare chi mi ha tatuato e farmi togliere questo marchio» rifletté Russell a voce alta.

    «Non vorrei davvero essere nei tuoi panni o, peggio, nella tua pelle.»

    «Molto divertente. Dimmi, piuttosto, come faccio a liberarmi del tatuaggio se non so nemmeno dov'ero ieri sera? È tutto talmente assurdo! Mi sveglio tatuato senza sapere di chi è il nome che porto scritto sul cuore e come ci è arrivato. E adesso devo scoprire chi l'ha fatto, costringerlo a toglierlo e presentarmi pulito e puntuale al party in piscina di Charlotte. Facile come bere un bicchier d'acqua!» rimuginò Russell sempre più disperato.

    «Party in piscina? Ossia, costume da bagno e petto nudo?»

    Russell chiuse gli occhi, confermò all'amico che aveva capito bene e concluse che non gli restava altra scelta che confessare a Charlotte la sua tragica scoperta.

    «Se lo farai ti ritroverai con un altro tatuaggio, la forma delle cinque dita di Charlotte sul viso, vistoso anello di fidanzamento compreso.»

    Russell ricordò di aver impegnato due mesi del suo stipendio per quell'anello. Fissò di nuovo la stampa sul muro e gli venne in mente la storia di un uomo che con la forza di volontà era riuscito a inserirsi in un dipinto e a sfuggire così la sua miserabile esistenza. Sarebbe stato molto comodo anche per lui poterci riuscire!

    «Aspetta, lasciami pensare. Sul fianco della Harley della bella centaura c'era una scritta... Sì, ora ricordo, era il nome di una commedia di Tennessee Williams, The Rose Tatoo. Ecco, qualche posto che si chiama così dev'essere stato la scena del delitto!» esclamò Drake.

    «Fantastico, sono stato rapito da cultori di tatuaggi floreali.»

    «Oppure da cultori di teatro.»

    «Drake, risparmiami le battute. Magari un domani potrò ridere con te di quest'orribile momento. Adesso però, davvero, non me la sento» confidò Russell prendendo l'elenco del telefono e cominciando affannosamente a sfogliarlo alla ricerca di un salone di tatuaggi che si chiamasse come l'amico gli aveva suggerito. Guardando il lungo elenco espresse il suo stupore che ce ne fossero così tanti: erano addirittura più numerosi delle chiese!

    «Questa è Los Angeles, amico, una città in cui le priorità vengono rispettate.»

    «Ecco, trovato! Si trova sull'Hollywood Boulevard, aperto tutti i giorni, domenica compresa.»

    «Certo, per la gente che va a messa.»

    «Mi vesto e mi precipito là. Tu, Drake, fammi un favore, chiama Charlotte e dille che... vediamo... ecco, che sono dovuto andare a un incontro improvviso con

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