Le ali spezzate
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Kahlil Gibran
Kahlil Gibran was a Lebanese-American writer, poet, and a philosopher best known for his, The Prophet. Born to a Maronite-Christian family in a village occupied by Ottoman rule, Gibran and his family immigrated to the United States in 1895 in search of a better life. Studying art and literature, and inevitably ensconced in the world of political activism as a young man dealing with the ramifications of having to leave his home-land, Gibran hoped to make his living as an artist. With the weight of political and religious upheaval on his shoulders, Gibran's work aimed to inspire a revolution of free though and artistic expression. Gibran's, The Prophet has become one of the best-selling books of all time, leaving behind a legacy of accolades and establishing him as both a literary rebel and hero in his country of Lebanon. Gibran is considered to be the third best-selling poet of all time, behind Shakespeare and Lao Tzu.
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Anteprima del libro
Le ali spezzate - Kahlil Gibran
LE ALI SPEZZATE
A colui
che contempla il sole con occhi vitrei e afferra il fuoco con dita intrepide e ode l’armonia spirituale dell’Eternità dietro le urla e i clamori dei ciechi.
A M.E.H. dedico questo libro.
Khalil Gibran
Le ali spezzate
(Titolo originale: «The Broken Wings»).
Traduzione di Elvira Cuomo.
© GA Editori
Sede legale: Via Basilicata 15 - Enna
www.gaeditori.it – gaeditori@gmail.com
ISBN: 9788832048018
Prima edizione: gennaio 2019
Fotocomposizione:
relegosplende communication
https://relegosplendecommunication.tumblr.com/
Quest’opera è protetta dalla Legge sul diritto d’autore.
È vietata ogni duplicazione, anche parziale, non autorizzata.
Premessa
Avevo diciotto anni quando l’amore mi aprì gli occhi con i suoi magici raggi e toccò il mio spirito per la prima volta con le sue dita infuocate, e Selma Karamy fu la prima donna che risvegliò il mio spirito con la sua bellezza e mi condusse nel giardino del nobile affetto, dove i giorni passano come sogni e le notti come cerimonie nuziali.
Selma Karamy fu colei che mi insegnò a venerare la bellezza con l’esempio della sua bellezza e mi rivelò il segreto dell’amore col suo affetto; fu colei che per prima mi cantò la poesia della vera vita.
Ogni giovane ha memoria del suo primo amore e tenta di ricatturare quello strano momento, il cui ricordo muta i suoi sentimenti più profondi e lo rende tanto felice, malgrado tutta l’amarezza del suo mistero. Nella vita di ogni giovane c’è una «Selma» che gli appare all’improvviso nella primavera della vita, trasforma la sua solitudine in momenti felici e colma di musica il silenzio delle sue notti.
Ero tutto assorto nel pensiero e nella contemplazione e tentavo di comprendere il senso della natura e la rivelazione dei libri e delle scritture, quando udii sussurrare la parola amore nelle mie orecchie attraverso le labbra di Selma.
La mia vita era un coma, vuota come quella di Adamo nel Paradiso terrestre, quando vidi Selma in piedi davanti a me come una colonna di luce. Fu la Eva del mio cuore, lo riempì di segreti e di meraviglie e mi fece comprendere il significato della vita.
La prima Eva condusse Adamo fuori del Paradiso terrestre di sua volontà, mentre Selma mi fece entrare di mia volontà nel paradiso dell’amore puro e della virtù con la sua dolcezza e col suo amore; ma ciò che accadde al primo uomo accadde anche a me, e la spada infuocata che cacciò Adamo dal Paradiso terrestre era simile a quella che mi atterrì con il suo filo scintillante e mi respinse dal paradiso del mio amore senza aver disobbedito a nessun ordine o aver assaggiato il frutto dell’albero proibito.
Oggi, a distanza di molti anni, non mi è rimasto niente di quello splendido sogno eccetto ricordi dolorosi che mi frullano intorno come ali invisibili, colmano di dispiacere il profondo del mio cuore, e mi fanno venire le lacrime agli occhi; e la mia amata, splendida Selma, è morta, e niente rimane per commemorarla eccetto il mio cuore infranto e una tomba circondata di cipressi. Quella tomba e questo cuore sono tutto ciò che rimane a testimonianza di Selma. Il silenzio che protegge le tombe non rivela il segreto di Dio nell’oscurità della bara, e il fruscio dei rami le cui radici suggono gli elementi del corpo non racconta i misteri del sepolcro, ma i disperati sospiri del mio cuore annunciano ai viventi il dramma che rappresentarono l’amore, la bellezza e la morte.
O amici della mia giovinezza sparsi nella città di Beirut, quando passate per quel cimitero accanto alla foresta di pini, entratevi in silenzio e camminate lentamente, così che il calpestìo dei vostri piedi non disturbi il sonno dei morti; fermatevi con umiltà presso la tomba di Selma, salutate la terra che racchiude il suo corpo, pronunciate il mio nome con un profondo sospiro e dite a voi stessi: «Qui furono sepolte tutte le speranze di Gibran, che vive prigioniero dell’amore al di là del mare. In questo luogo egli perse la sua felicità, versò tutte le sue lacrime, e dimenticò il suo sorriso».
Presso quella tomba cresce il dolore di Gibran insieme ai cipressi, e su quella tomba ogni notte aleggia il suo spirito a commemorare Selma, unendosi ai rami degli alberi in doloroso lamento, compiangendo la dipartita di Selma, che ieri era una splendida armonia sulle labbra della vita e oggi è un muto segreto nel seno della terra.
O compagni della mia giovinezza! Vi supplico, nel nome di quelle vergini che i vostri cuori hanno amato, di deporre una corona di fiori sulla tomba abbandonata della mia amata, poiché i fiori che deponete sulla tomba di Selma sono come gocce di rugiada che cadono dagli occhi dell’alba sui petali di una rosa appassita .
Mutodolore
Tu, mio prossimo, ricordi l’alba della giovinezza con piacere e rimpiangi il suo trascorrere; ma io la ricordo come un prigioniero che rammenta le sbarre e le catene del suo carcere.
Tu parli degli anni tra l’infanzia e la giovinezza come di un’età dell’oro scevra da limitazioni e da affanni, ma io chiamo quegli anni un’età di muto dolore che cadde come un seme nel mio cuore, crebbe con esso e non potè trovare sbocco nel mondo della conoscenza e della saggezza, finché non venne