La strada per vincere: Fuori dal tunnel per guardare il sole
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Eppure, migliorare in modo esponenziale è possibile e io ne sono la prova vivente.
Questo libro è dedicato a tutti gli animi coraggiosi e combattivi che affrontano la vita a testa alta. Dopotutto, per dirlo con le parole di Vincent Van Gogh: «che cosa sarebbe la vita se non avessimo il coraggio di tentare qualcosa?».
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Anteprima del libro
La strada per vincere - Angelo Raffaele Tursi
1.
Nel mio alfabeto personale, la D non sta più per debolezza
Colui che non va avanti,
inevitabilmente torna indietro.
J.W. Goethe
Da bambino trascorrevo ore tra le barche ormeggiate al porto. Saltellavo da un canale all’altro sulle banchine in legno e respiravo con la bocca il profumo dell’acqua di mare. Il mare – lo avrai capito – mi ha sempre affascinato. Era sufficiente osservare una vela in lontananza per stuzzicare la mia immaginazione di ragazzo. E allora diventavo un pirata, un esploratore che avrebbe superato centinaia di ostacoli pur di vivere una grande avventura. Non me ne rendevo conto, ma ero già animato dalla giusta motivazione. Sentivo che un giorno o l’altro avrei preso il largo e sarei diventato un puntino lontano, fino a scomparire nell’azzurro dell’acqua.
La verità? Prima di sciogliere gli ormeggi e trovare il vento favorevole, ho trascorso tanto – troppo – tempo attraccato al porto.
È un errore comune. Tutti noi continuiamo a ripeterci che prima o poi arriverà quella grande chance di cambiamento, che questo non è il momento migliore, che non siamo ancora pronti per uscire fuori dalla nostra zona di comfort. Passano i giorni e continuiamo a oscillare come le barche che ammiravo da ragazzo, avanti e indietro, senza mai affrontare le onde.
Ti sei mai reso conto di vivere in una situazione di stasi? Ha davvero senso trascorrere il tempo che abbiamo a disposizione come barchette attraccate al porto?
Amico mio, sarebbe troppo facile rispondere: no, non lo è. Esiste infatti una forza invisibile che ci spinge ad aspettare qualcosa – chissà cosa, poi – con le vele ammainate: la paura.
Abbiamo paura di fare i conti con i nostri sentimenti perché siamo stati feriti da esperienze passate. Abbiamo paura di lavorare duramente perché è molto più facile trascorrere ore intere scorrendo la bacheca di qualche social network o facendo zapping in televisione. Abbiamo inoltre paura di fallire e di giustificare agli altri le nostre debolezze.
Abbiamo paura di tutto, e troppo spesso non ne siamo consapevoli.
Questa semplice idea mi ha spinto a scrivere il libro che stringi tra le mani. Non è solo un manuale di crescita personale, non è solo un’autobiografia e non è un insieme di tecniche trite e ritrite che potresti facilmente reperire sul web. È piuttosto un raccoglitore di pensieri, idee e spunti di riflessione che potranno aiutarti nel corso del tuo lungo percorso di miglioramento.
L’obiettivo? Diventare la versione migliore di te stesso.
Arrivati a questo punto, ho una buona e una cattiva notizia da darti.
La cattiva: con il passare del tempo, la paura di affrontare il cambiamento inizierà a logorare la chiglia della tua nave, giorno dopo giorno, e si trasformerà in… rimorso.
«Ah, se solo da giovane avessi studiato l’inglese», «se potessi tornare indietro accetterei quella proposta di lavoro» o ancora «sono stato un idiota perché avrei potuto fare quel viaggio che sogno da una vita, mentre adesso…» e così via. Ovviamente, tutto questo ha un costo elevato: trasformare l’opportunità di un’esistenza vissuta a pieno in mediocrità. Ne vale davvero la pena?
La buona: se senti l’urgenza di cambiare la tua vita in meglio, puoi lasciarti alle spalle scuse e rimorsi. È un percorso graduale che ho sperimentato in prima persona: sono partito non da zero, diciamo piuttosto da molto più in basso, e ho costruito, mattone dopo mattone, la vita che fino a qualche anno fa credevo irraggiungibile. In altre parole, ho trovato la forza di volontà per abbandonare la pozzanghera in cui avevo trascorso la prima parte della mia esistenza, affrontando il mare aperto. E chissà dove mi porterà la rotta che ho impostato sulla mia bussola. L’imprevisto – lo sa bene il marinaio esperto – è sempre dietro l’angolo!
Insomma, ognuno di noi è un esploratore per natura. Abbiamo tutte le carte in regola per trasformarci nei protagonisti indiscussi sul palcoscenico della nostra vita. Per riuscirci, però, è necessario imparare a gestire i lati d’ombra, sciogliere gli ormeggi e alzare le vele. Non è più tempo di rimandare a domani! Nel prossimo paragrafo voglio suggerirti delle strategie di mindset che ti aiuteranno a concentrare le tue risorse personali sui progetti a cui tieni davvero. Tutto è cambiato a tempo di record: in ufficio, nelle relazioni, nel rapporto con il tuo storico gruppo di amici o con il tuo partner – per citare soltanto alcuni aspetti centrali nella vita delle persone. Come se non bastasse, chi non si è adeguato al cambiamento, lasciando gli ormeggi e preparandosi a partire, è inevitabilmente stato tagliato fuori. Se senti di non fare abbastanza per te stesso e se percepisci di meritare di meglio, devi liberarti della paura. Se non lavorerai attivamente sulla tua più acerrima nemica, resterai infatti ancorato al porto. Vuoi davvero aspettare che l’acqua logori silenziosamente la tua nave, anno dopo anno?
Non è forse meglio tentare il tutto per tutto, affrontando le tempeste della vita a testa alta? La scelta sta a te!
Mentre sei occupato a decidere, ti consiglio però di salpare per un viaggio decisamente meno adrenalinico: una bella crociera all-inclusive nel mio passato e nel mio presente, nella speranza che ti fornisca materiale utile per la tua vita. Su, salta a bordo. Siamo in partenza!
Il grande inganno che ti impedisce di superare i tuoi limiti
Hai mai guardato The Truman Show? Il film racconta le vicende di un trentenne, Truman Burbank, che conduce la sua vita in una cittadina che altro non è se non un enorme set cinematografico. In ogni istante della giornata, ventiquattr’ore su ventiquattro, il protagonista viene inconsapevolmente ripreso e mandato in onda sullo schermo TV di migliaia di persone là fuori. Il reality show che porta il suo nome lo tiene imprigionato, suo malgrado, sotto un’enorme cupola scenografica in cui tutto – dalle comparse al cielo di cartone – è studiato a tavolino. La pellicola è basata sull’inevitabile presa di coscienza del giovane Truman; quando il set, ormai vecchio, comincia a perdere pezzi e a minare l’apparente normalità dello show televisivo, il protagonista intuisce di essere vittima di un’illusione e, alla fine, riesce a fuggire dal mondo di cartone in cui ha trascorso ogni attimo della sua vita impregnata di finzione.
Se sei un appassionato di cinema, ricorderai sicuramente la routine asfissiante e opprimente in cui Truman è imprigionato: il protagonista compie gli stessi gesti, si alza alla solita ora, incontra gli stessi attori, incrocia in strada le stesse macchine di sempre, ancora e ancora. La prevedibilità della sua vita è un congegno perfetto: Truman non è altro che il meccanismo più importante della macchina che porta il suo nome, il Truman Show.
Lo so, la trama di una pellicola cinematografica ci strappa sempre un sorriso per via della sua apparente assurdità. Vivere inconsapevolmente in un set cinematografico! Ridicolo, non è vero? Eppure, se Jim Carrey ha vinto nel 1999 l’ambitissimo Golden Globe e The Truman Show è salito sul Monte Olimpo delle pellicole cult anni Novanta, un motivo c’è. Ed è lo stesso motivo per cui tutti noi – anche tu che stai leggendo questo libro, non fare orecchie da mercante! – ci sentiamo ingabbiati come animali da circo all’interno di quel meccanismo ben oliato fatto di gesti, attese e impegni che prende il nome di abitudine.
Abitudine.
Non basterebbe un intero manuale di psicologia, sociologia e crescita personale per comprendere la natura di un’abitudine. Cos’è e come si forma? Perché ritorna, ancora e ancora? Come liberarsene per sostituirla con la sua versione migliore o per… non sostituirla affatto? Tornerò su questi aspetti nei prossimi capitoli. Al momento, ti basti sapere che un’abitudine soddisfa un’esigenza primitiva: il nostro bisogno di sicurezza.
Nel corso degli ultimi anni ho incontrato uomini e donne apparentemente diversi da loro. Eppure, (quasi) tutti sono soliti