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Appunti 2000
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E-book206 pagine2 ore

Appunti 2000

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Info su questo ebook

Ricordi, avventure e confessioni di una vita, dall'infanzia sotto gli allarmi dei bombardamenti, ai misteri delle relazioni, fino all'età dei bilanci; un mentore che porta ordine in un diario di riflessioni senza contorni, intervallato da racconti che prendono vita dagli spunti più vari: voci e protagonisti diversi per comprendere un'esistenza che non è mai una sola.
LinguaItaliano
Data di uscita26 mar 2019
ISBN9788827862483
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    Anteprima del libro

    Appunti 2000 - Edmondo Canepi Pipari

    quotidianamente.

    Capitolo 1

    Ben trovato, lettore. Hai fatto la conoscenza del caro vecchio Edmondo così, entrando nella sua scrittura senza preamboli, e me ne compiaccio: di certo avrai capito che qui non si sta giocando ad apparire quello che non si è o a non apparire quello che si è.

    Il punto è – te lo dico io, che lo conosco da tempo – che nel corso della sua vita Edmondo non ha mai abbandonato questa sua storia né fatto marcia indietro né cancellato qualcosa dal suo racconto. Oggi ritrova nel suo diario grande dissertazioni sconnesse: le classifica con un va bene, semplicemente, e pensa che così debbano continuare a essere sviluppate.

    Il meccanismo in me si era già inceppato; scrutandosi fino al fondo dell’anima con severità e partendo da quelle che sono le necessità dell’essere umano, forse si può arrivare a capire il bene e il male. C’è chi sente e chi pensa di sentire. Un’emozione vera non può nascere da una menzogna.

    Rimane il grande problema, poi: passare dal capire al sentire.

    Nella mia vita come in questo diario gli avvenimenti devono susseguirsi, senza soluzione di continuità, non ci deve mai essere un décalage di tensione. Il pensiero dominante è: come risolvere il dilemma? Che cos’è la tenerezza se non quel languido lamento del cuore sempre in cerca di amore? E non è forse la tenerezza una virtù?

    Il matrimonio e il carcere sono due istituzioni che invece di correggerti ti alienano per sempre.

    Alla vita vissuta si oppone sempre quella che poteva essere l’altra vita.

    Può essere sufficiente per creare aspettativa? Il linguaggio come sempre sarà determinante. Scrivo nella lingua della guerra, nella lingua dei bambini e degli adulti, nella lingua del desiderio e della passione, nelle varie lingue della mia vita.

    La soluzione finale non sarà ovvia, anche se c’è una soluzione.

    Ossessione del cambiamento di struttura, non continuare a commettere lo stesso errore. Vivere sempre illegalmente, e tutto ciò che faccio è a discapito degli altri. Svegliarsi la mattina e constatare di avere un’espressione di sofferenza. Come se la pelle del viso si sia raggrinzita a proposito per mostrare meglio questa sofferenza interiore.

    In realtà non è così.

    Ebbene, sono costretto a intervenire. Io sono il suo mentore. Edmondo, Ed per gli amici, sa benissimo che da solo non potrebbe andare avanti, e sa anche che dietro di me c’è una schiera di personaggi che lo sostengono. Perché il caro Ed è anche stato un bravo lettore.

    In questa storia ci alterneremo tutti: la penna di Ed, con il suo quasi diario; donne e uomini protagonisti (ma forse poi è un solo protagonista?) dei suoi racconti; e poi ci sono io, mio nuovo amico, che ho il compito di accompagnarti e non lasciarti perdere nel labirinto dell’autore, ma anche di lasciar emergere l’umore di Ed momento per momento.

    Questo suo umore, in sostanza, tende verso l’accettazione della vita in senso positivo.

    Forse questa smorfia viene da lontano. Sua nonna paterna non l’ha mai vista ridere; suo nonno era emigrato in America del Nord e lei aveva allevato cinque figli nati uno dopo l’altro ogni qualvolta il marito veniva a trovarla.

    Ed ha accettato, con qualche riserva, di proseguire con un ordine, ma vuole arrivarci per gradi, per cui seguiamo le sue premesse con la giusta predisposizione d’animo. Quello che stai per leggere è connaturato all’essenza di Edmondo. Si tratta, dice lui, della sua vita. Le esperienze che hanno formato la sua persona e come la sua persona ha creato intorno a sé queste esperienze. Si tratta di tutto ciò che concerne il vivere insieme di un uomo con una donna: la donna come mito e soluzione del problema esistenziale del maschio. O se possibile – così mi corregge l’autore – sfatare questa presupposta svalutazione della donna.

    Bisogna lottare senza stancarsi, mantenersi bene fisicamente e soprattutto accettare la vita. Non offendere gli altri ma ottenere ciò che per noi è giusto ottenere.

    Un prete spagnolo mi ha regalato un rosario e mi ha detto che lui è stato il primo a dire messa per Francisco Franco quando è morto. Mi sono detto che era stato gentile da parte sua anche se sicuramente io non la penso come lui. Meglio tollerare o defilarsi?

    Soggettività. Come ogni concetto sta perdendo il suo valore effettivo e la battaglia si basa solo sul presupposto.

    Soggettività massima. Basta al momento opportuno spostare una virgola e tutto prende un significato diverso.

    Il mio amico Paolo, per esempio, racconta con un certo coinvolgimento di una sua avventura amorosa e di come è riuscito a uscirne indenne trasferendo una sua responsabilità sull’altra persona, salvandosi da una situazione che per lui poteva essere disastrosa. In questo modo è semplice evitare sconfitte. Si capisce: basta essere superficiali. Serve poi essere profondi?

    Il mio amico Lodovico si è reso grandioso compiendo una triplice rivoluzione culturale. Io ho fatto mio il suo concetto e lo ripeto spesso, anche se ci tengo sempre a chiarire la fonte della mia citazione: «Ho cancellato dal mio vocabolario tre parole: frocio, puttana, cornuto». Lodovico, sei immortale!

    È strano che proprio nei momenti di tranquillità in cui ottengo molto da me stesso sento il bisogno di agire. Crisi eterna di età o bisogno oggettivo? Oggi, vedendo un sole meraviglioso stagliarsi contro le nuvole, ho pensato quanto sia inutile guardare un quadro.

    Poi ci sono i fatti storici della nostra vita che non si possono trascurare.

    «Santità, la festa de li froci tocca falla se no qua dentro scoppia la rivoluzione».

    «Lo so lo so», risponde il santo padre. «Ma voi sapete che dio è eterosessuale e si può offendere».

    «Santità, quello che voi dite è verbo, ma da quanno cià mannato quer fijo le cose sò cambiate».

    «C’iai ragione, c’iai ragione».

    Attenzione a non confondere tolleranza per debolezza e gentilezza per servilismo.

    Com’è fantastico il divenire delle cose.

    Salendo sul Partenone, ho sentito la potenzialità, la forza del mutamento. Vedere la dea Athena mi ha fatto venire voglia di fare musica, di cercare qualcosa che esprimesse amore; ho cominciato a fischiare sul motivo di "Nous ferons de chaque jour toute une éternité d’amour", non riuscivo a smettere.

    La cultura, eccola, ci siamo:

    «Non mi guardare come mi guardi, non sono un tronco speciale, prendo fuoco come gli altri».

    «Sai quanto devo faticare per voi?»

    «Ma dai, è più di un mese che vai avanti solo con noi e adesso ci disprezzi».

    «Attenzione, io non disprezzo nessuno, ma ci sono delle regole che devo rispettare, è la vita che le impone».

    «Quale vita? La tua! Io non ho poteri decisionali, sei tu che tagli quando vuoi. Adesso, per favore, prendimi, è il mio turno».

    «Ti rendi conto sì o no che sei tutto storto e mi crei grandi problemi?»

    «Allora per te gli storti non devono campare?»

    «Mio caro, se sapessi. Vedi, io odio l’edera perché è una pianta parassita, però devo ammettere che certe volte è utile perché è bella. Non sai che gli esseri umani se sono belli la fanno franca?»

    «Non ne sono convinto. Il mio mantra è il proverbio: chi semina vento raccoglie tempesta. Sei d’accordo?»

    «Totalmente, ma è una questione molto sottile. Chissà quando è il momento per ciascuno di noi di raccogliere tempesta».

    «È proprio questo il meraviglioso, anche quando non c’è niente di evidente, la tempesta lavora dentro. Pensa alla maggior parte degli attori famosi…».

    «Sono di nuovo d’accordo con te, ma forse tu non conosci il vino Vega Sicilia. È un vino spagnolo eccezionale, una bottiglia può costare anche duecento euro. C’è chi lo beve tutti i giorni, e c’è chi non può bere un bicchiere d’acqua».

    «Tu non mi sembri tanto diverso dagli altri, parli, parli e poi non mi getti nel fuoco».

    «Io credo che tu sia permaloso e non voglia accettare che sei tutto storto e che bruci lentamente».

    «Non è così, so esattamente quello che valgo. È la distinzione che mi offende».

    «Sono costretto a farla, altrimenti muoio di freddo».

    «Ora non venire a dirmi che io ti avrei spento il fuoco!».

    «Ti prego, lascia che ti spieghi. Vedi, in un tipo di cultura diversa tu saresti rimasto su quell’alberone poco produttivo, ingombrante e molto malato. Ti avremmo fatto campare fino alla fine dei tuoi giorni. Siccome viviamo in questa cultura, o discrimini o soccombi. Ti chiedo scusa. Sai che faccio? Ti associo a due tronchetti, non ti dico di quale albero, e tutto andrà benissimo. Ora ti saluto».

    «Ottima idea, perché non ci hai pensato prima? Avremmo evitato questa discussione. Discutere fa male».

    «Diciamo che ci siamo sfogati e sicuramente un piccolo passo avanti lo abbiamo fatto».

    «Ci rivedremo là, al campo grande. Dove quella che chiami, com’è che la chiami? Ah, sì, cultura… Sta’ tranquillo, serve a poco, anzi, scusami, proprio a niente: staremo sempre insieme e in pace».

    Due situazioni convergenti verso un unico punto. La verifica della propria struttura e la liberazione dal gioco degli schemi fissi. Ma il convergere verso un punto comune, al contrario di unificare due personalità, le mette in contrasto. A questo ci ha ridotto la nostra cultura. L’alchimia per fortuna trascende la cultura e l’atto misterioso che fa nascere un amore ancora succede.

    Ottobre 1985. Questa mattina mi è venuto a trovare Renato. Ha ottant’anni, mi dice che le cose buone sono sette. «Sette son le cose buone: carne, pesce e maccaroni, acqua fresca e vino puro, fregna stretta e cazzo duro».

    Le donne, ovvero l’arte di aprire le finestre a tradimento.

    È primavera, le giornate si allungano, forse il tempo riassumerà il ritmo della gioventù. Adesso passa con rapidità eccezionale, avrei bisogno di una giornata di quarantott’ore per potermi mettere al pari con le mie esigenze.

    Prendere una decisione, anche la più sciocca, è terribilmente pesante, lo è sempre stato, eppure sono stato molto attivo.

    Tutto sommato sto vivendo in armonia con ciò che penso. Devo far sì che dalla porta che ho aperto entri quel raggio che finalmente mi illumini.

    La mia vita prende con una nuova religiosità il suo corso accanto alla natura.

    In treno il viaggio diventa sempre più interessante mentre ti avvicini alla meta. Arrivi in un posto che vedi per la prima volta, ma che conosci bene.

    In senso inverso arriva un altro treno e il suo fischiare ti fa iniziare a ragionare su quel poco che la vita ci offre e che non sappiamo apprezzare abbastanza da dire che viviamo bene. L’età comincia a rendere urgente una tregua con il tuo modo di essere. Altro c’è nei quarantacinque minuti che si attendono per l’arrivo di un prossimo treno.

    Nella dimensione giovanile parte il treno, verso una meta c’è sempre dell’altro. Basta solo saperlo attendere.

    Inizia il momento con il colloquio serrato senza scampo da ambo le parti.

    Lo scenario più volte cambia, l’aria è fresca di un autunno precoce, ciò che ti circonda diventa solo aspetto decorativo. La propensione allo scontro-incontro è davvero sentita, con molta passione?

    Non bisogna mai perdere il senso della vita: se si ha paura tutto è traumatizzante. Il possesso di te stesso, non il compromesso, ti fa accettarla, e quindi viverla.

    Vivere la propria sessualità serenamente sarebbe una grossa conquista per l’essere umano.

    Devo chiarire che non considero Stendhal il miglior scrittore, ma sicuramente è il più affine alle mie aspettative.

    Se una mia verità diventa irreale sono pronto a prenderne atto.

    Io ho riconosciuto tutto. Il problema sociale esiste per me fortemente, non posso tirarmi indietro, ma in questo momento non vedo molte soluzioni a una simile, gigantesca questione.

    Il suo lungo viso senza segni di trucco le sfila il naso facendolo apparire più esteso di quello che in realtà è. Ha un’espressione molto gentile, non è sicuramente avvezza a malignità. Parla dolcemente e ascolta con attenzione; è interessata. Stanno seduti, lei e lui, una accanto all’altro in un treno serale svuotatosi all’improvviso.

    Si crea un’intimità; hanno voglia di dirsi tante cose. Parlando finiscono in qualche modo per toccarsi una mano.

    Lei arrossisce e si nota ancora di più il suo pallore. Si guardano più intensamente e si toccano sempre di più. C’è un gran sussulto in entrambi, i loro sentimenti sono in subbuglio.

    Forse solo Dio sa che bisogna fare in questi casi?

    Lei è una giovane monaca in borghese, non dovrebbe farsi queste domande.

    Lui osa. «È un anno che non tocco una donna e ne ho tanto bisogno, mi appello alla sua carità». Misericordia?

    E lei: «È peccato e mi costerà molto caro».

    E lui: «Non sa come la capisco. Sono un essere umano molto angosciato».

    «La aiuterò. Con l’aiuto di Dio la aiuterò», dice sussurrando, i suoi occhi brillano. Il suo volto si illumina e comincia a toccarlo su tutto il suo corpo fino al soddisfacimento, mentre sente di amarlo come ama Dio.

    Il mondo occidentale sta vivendo alcuni secoli di grossa decadenza.

    Stiamo distruggendo il pensiero di Marx. Non abbiamo avuto il coraggio di intraprendere un cambiamento, non sappiamo dove andremo a parare. Ancora esiste lo sfruttamento dell’uomo sull’uomo.

    Paziente lettore, arrivato a questo punto hai conosciuto il lato più inarrestabile di Edmondo, il più disordinato flusso di pensieri che lo pervade. Adesso però è mio dovere interromperlo e tranquillizzarti: da questo momento in poi sarà mio compito fare in modo che il racconto prenda la direzione di un più canonico diario, e cercare di tenere a bada le interruzioni di Ed. Lui ha sempre scritto, lasciato traccia delle sue riflessioni ed esperienze, e ha sempre avuto un grande desiderio – o una grande illusione – di creare il suo libro: un giorno ha tirato fuori tutti i diari e si è messo a lavorare alacremente. Tuttavia scrivere è sempre stato difficile per lui, perché non aveva frequentato le scuole superiori in Italia (l’italiano scritto lo aveva appreso studiando l’inglese). Era dotato per le lingue e col tempo aveva iniziato a parlarne molte, ma in qualsiasi lingua i suoi scritti rimanevano sempre involuti: la scrittura migliore l’aveva in inglese, dato che per diplomarsi aveva dovuto scrivere un tema. Insomma, a lui piacerebbe molto andare avanti da solo, ma sa che ha bisogno di aiuto. Mi ha pregato di intervenire, e io capisco anche che è stanco. Dice di avere una inflazione della psiche. Eppure il bisogno di affidare a una pagina la sua storia, le sue riflessioni e la sua persona è così forte che, come forse ti sarai già accorto, le sue parole sono quasi incontenibili. E allora sii indulgente, lettore: come dicevamo, io cercherò di intervenire al momento giusto per mettere un po’ di ordine, ma tu sii capace di scoprire in queste pagine il filo logico o alogico dei pensieri di Ed e di perderti nella sua vita. Avrai intuito, ormai, quale sia

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