Con una marcia in più
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Info su questo ebook
Questo libro vuole tentare, vuole provare, vuole cercare una strada possibile e percorrerla insieme a campioni come Valentino Rossi, Michael Schumacher, Felipe Massa, Nico Rosberg e con il prezioso ricordo di Candido Cannavò che hanno voluto scrivere una prefazione a questo libro per accompagnarci in questa avventura.
Un viaggio alla riscoperta di noi stessi attraverso i giovani e i genitori di oggi. Un libro che vuole individuare il vero valore della vita e portarlo per strada attraverso una prevenzione innovativa, senza regole, senza vincoli, ma fatta di consapevolezza: la nostra vera marcia in più. Quella consapevolezza che renderà migliore la nostra vita in qualsiasi campo e in grado di permetterci di realizzare i nostri sogni mettendo quel qualcosa in più che è in tutti noi.
Buon viaggio!!!
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Recensioni su Con una marcia in più
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Anteprima del libro
Con una marcia in più - Alessio Tavecchio
realizzati.
PRIMA DI COMINCIARE...
Lo scorrere dell’esistenza mi sta insegnando quanto sia bello e importante condividere con il prossimo le esperienze che viviamo. Condividere significa una migliore comprensione di noi stessi e degli altri in questo «cammino» che è la vita.
Ecco perché nasce questo libro: nasce proprio da un desiderio di condivisione così forte da non poter più essere trattenuto.
Lo stimolo che ha permesso la realizzazione di questa opera sono state le tante lettere ed e-mail che ho ricevuto in sei lunghi anni di lavoro nelle scuole come consulente ACI per la prevenzione stradale e come consulente CONI per i valori dello sport.
Testimonianze così toccanti, così struggenti, così commoventi che rappresentano e descrivono chiaramente l’odierno mondo giovanile, spesso criticato e poco conosciuto. Numerosi studenti, con i loro scritti, mi hanno aperto il loro animo, facendomi scoprire che cosa cerca la gioventù di oggi, che cosa desidera, che cosa si aspetta dal futuro, che cosa si domanda, di che cosa ha bisogno e di che cosa ha paura... Incredibile la profondità e la sincerità delle centinaia di messaggi ricevuti, alcuni dei quali sono riportati nel libro.
Un modo per allargare la visione della nostra vita, per accrescere la nostra consapevolezza attraverso la sensibilità e il coraggio dei giovani. Questo scritto diventa un libro indispensabile da leggere per il suo contenuto e può diventare una lezione per tutti, uno specchio per noi stessi, consentendoci di rivivere la nostra storia, il nostro presente e di immaginare il nostro futuro. Un libro per tutti! Benché i corsi che tengo nelle scuole siano incentrati sulla prevenzione stradale, ho sempre voluto concludere gli incontri con i ragazzi parlando di fede. Il termine «fede», attraverso il latino, proviene dal greco pistis e significa un coraggioso e fiducioso aprirsi alla conoscenza.
Quindi la fede non risulta essere un dono per pochi eletti, ma una vera e propria conquista, una dimensione raggiungibile da chiunque. Tutti possiamo trovare la fede, aprendoci alla conoscenza e utilizzando quel patrimonio interiore di cui tutti siamo dotati, come la volontà, il libero arbitrio, la ragione, il buon senso, l’intelletto, l’amore eccetera. Molte lettere dei ragazzi, infatti, parlano proprio di fede, di come, attraverso lo stimolo offerto loro, abbiano definitivamente capito che aver fede è possibile.
Quando ebbi l’incidente e caddi in stato di coma, un angelo, Mara, mi accompagnò in quel mondo di Luce in cui dovetti fare la scelta più importante della mia vita: tornare sulla terra, dentro il mio corpo devastato, oppure rimanere «a casa», avvolto in quella meravigliosa Luce che ho cercato di descrivere accuratamente nel libro Cronaca di una guarigione in-possibile¹.
Anche se ho scelto di tornare per tentare di dare un senso a quel dono della vita che non avevo capito prima, sono sempre riuscito a rimanere «in contatto» con Mara. Attraverso uno di quei rarissimi sogni che ho fatto negli anni successivi all’incidente, l’ho incontrata di nuovo, come sempre avvolta nella Luce, e mi ha portato consiglio per superare una delusione amorosa che stava inghiottendo, in una grande tristezza, tutte le mie forze, le mie speranze, la mia allegria. Mi sentivo solo.
Desidero condividere con voi quel consiglio che mi fece resuscitare:
Alessio, ricorda che, quando sei solo in una stanza e piangi, io sono accanto a te ad asciugare le tue lacrime. Quando sorridi, io sono accanto a te e rido insieme a te. Non sei mai solo. Lì sulla terra non siete mai soli, c’è sempre qualcuno che vi segue e che vi ama... sempre.
Ricorda che la chiave di tutto è la fede e la Fede è Luce che fa risorgere e che va conquistata, che va presa e ripresa finché, forte e salda come una roccia, radicata in noi, permette a ognuno di raggiungere lo scopo e il compito prefissato.
Con un rapido e, spero, coinvolgente racconto cercherò di accompagnare il lettore in un’aula dove si svolgerà quella stessa lezione che abitualmente tengo ai ragazzi, tentando di catturarne l’attenzione, sollecitandone la curiosità attraverso un’incalzante descrizione dei fatti e cercando di non essere mai ripetitivo.
Nella parte finale del racconto verranno chiarite le motivazioni che mi hanno portato a rendere pubbliche alcune testimonianze di ragazzi, genitori e insegnanti.
A.T.
¹ Edizioni Mediterranee, Roma 2003³. Il testo è attualmente reperibile su www.alessio.org.
LA VOCE DEI BIG DELLO SPORT
Questo libro di Alessio mi riporta nel clima di quel viaggio meraviglioso che ho fatto nel mondo della cosiddetta «disabilità». Ne ho ricavato storie che, al di là della loro bellezza, hanno assunto quasi una funzione terapeutica: soprattutto per le persone abili. Nessuno si scandalizzi se affermo che da quelle pagine, che mi sono particolarmente care, è emerso un inno alla vita, un inno d’amore.
Del libro di Alessio mi entusiasmano alcune cose. Prima di tutto lui, per la chiarezza con cui espone la svolta del suo destino e quella sedia a rotelle trasformata in un simbolo di fantasia e di vitalità. Poi mi piacciono le motivazioni del suo libro: mettere in guardia i giovani come lui, perché escano da quel regime di intangibilità, smettano di pensare che gli incidenti capitano sempre agli altri e acquistino una disciplina del movimento che sarà anche una disciplina di vita.
Al di là di questa forma di prevenzione, c’è poi il messaggio che io ben conosco: la vita non si misura su due braccia o due gambe, la vita è qualcosa che sgorga dalla nostra interiorità, attraversa mente, cuore, anima e sfocia in forme prodigiose di volontà e di capacità. Alessio ne è un esempio eloquente: non gli basta arricchire la sua vita, lui pensa anche a quella degli altri.
Di questo libro mi piace il titolo: Con una marcia in più. Posso garantire che è la marcia che ha più forza di tutte. E poi il dolce messaggio, forse rivolto al Cielo: fa’ che queste pagine salvino almeno una persona e io sarò felice.
CANDIDO CANNAVO
Amo le moto e le gare di MotoGP, ma la vita è la sfida più grande e con il passare del tempo diventa sempre più interessante!
Le corse e la vita hanno qualcosa in comune: il controllo e la consapevolezza dei propri limiti.
Non lasciare che il dono più grande, la tua vita, sia spazzato via per un attimo di distrazione o per un errore di valutazione.
Puoi dimostrare di essere «un grande» in altri modi e, certamente, con una marcia in più!
VALENTINO ROSSI
Ich liebe Motorsport, das weiß man. Aber unser Sport spielt sich auf Rennstrecken ab, nicht auf der Straße. Im Straßenverkehr ist Sicherheit die absolute Nummer 1.
Amo l’automobilismo sportivo, lo sanno tutti. Ma il nostro sport va fatto sulle piste, non sulle strade: nel traffico di tutti i giorni la priorità numero 1 è la sicurezza.
MICHAEL SCHUMACHER
Guidare un’auto di Formula 1 a trecento chilometri orari non è come portare un «cinquantino» ai suoi limiti di stabilità e di frenata.
Guidare un’auto di Formula 1 ben chiusi nella sua quasi infrangibile cella di sicurezza non è come rischiare di cadere per una buca, praticamente invisibile, sul selciato di una via poco illuminata.
Guidare un’auto di Formula 1, dotata di inimmaginabili mezzi tecnologici di sopravvivenza, non è come sfidare gli amici a una gara di impennate.
Guidare un’auto di Formula 1 attorniati da altri venti piloti di provata capacità professionale non è come sfrecciare con uno scooter in mezzo al traffico della città.
Guidare un’auto di Formula 1 confortati e protetti da un intero staff di meravigliosi professionisti, ingegneri, tecnici, collaudatori non è come affrontare, da soli e magari senza casco, un tragitto stradale impervio e sconosciuto.
Guidare un’auto di Formula 1 è una professione seria, impegnativa, rigorosa, rischiosa sì, ma con rischi calcolati al limite del possibile. Guidare un mezzo a due ruote per divertimento o diporto è, soprattutto, una grande responsabilità nei confronti di se stessi e degli altri.
Essere consapevoli di questa responsabilità è il passo più importante verso il rispetto della propria e dell’altrui salute.
Buon viaggio, ragazzi. Buon viaggio verso il piacere di guidare, il divertimento di stare con gli amici e, prima di tutto, la consapevolezza di poter tornare tranquillamente a casa la sera.
FELIPE MASSA
So che tutti pensano che noi piloti MotoGP siamo un po’ matti.
Ci guardano mentre consumiamo le saponette con delle pieghe estreme oppure mentre filiamo a trecento all’ora sui rettilinei e ci considerano degli spericolati, persone che fanno cose pericolosissime senza battere ciglio e, diciamolo, con una buona dose di superficialità.
Niente di più sbagliato!
I circuiti sono diventati sempre più sicuri e la Safety Commission, a cui partecipo attivamente, è un organismo ormai autorevole e ascoltato.
Inoltre so cos’è la paura, compagna di tutti coloro che praticano sport estremi e che ci ricorda sempre l’incommensurabile valore della vita e della salute.
Io ho sempre adorato la velocità, che da una vita mi regala emozioni e sensazioni inspiegabili, sempre uguali e sempre nuove. Ma la velocità può essere vissuta solo in circuito.
Molti incidenti capitano perché le strade vengono usate come se fossero vere e proprie piste.
Per questo motivo non riesco a capire chi corre troppo in mezzo al traffico, mettendo in serio pericolo la sua vita e quella degli altri.
Ci provo, ma non capisco. Al giorno d’oggi abbiamo la possibilità, con una spesa ragionevole, di acquistare un abbigliamento con le adeguate protezioni, possiamo iscriverci a innumerevoli corsi di guida sicura e, una volta impratichiti, divertirci in pista nelle giornate dedicate alle prove libere.
Invece le persone continuano a ferirsi e a perdere la vita per strada, per una stupida e miope bravata.
Spero vivamente che questo libro sia un monito per tutti quanti lo leggeranno, aiutandoli a ricordare sempre che la vita e la salute sono troppo importanti per essere buttate via e che la moto è una compagna bellissima se viene trattata come si deve.
LORIS CAPIROSSI
Ciao a tutti.
Sono Nico Rosberg e sono nel mio primo anno di Formula 1, che sto correndo per la Williams. Mi fa un grande piacere scrivere qualche parola come prefazione a questo libro.
Per iniziare devo dire che ho dovuto pensarci tanto per capire che cosa avrei potuto scrivere. Perché, sapete, anch’io a volte vado troppo veloce o prendo qualche rischio inutile per strada. Però, a mia discolpa, posso dire che non succede spesso, solo quando sono un po’ di fretta, perché ho la fortuna di poter andare forte nella mia Formula 1.
Nella mia famiglia nessuno ha mai avuto un incidente grave per strada, però guidando con mio padre (a proposito, vi ricordate di Keke Rosberg, campione mondiale di Formula 1 nel 1982?) a volte mi chiedo veramente a che cosa serva andare così da matti per strada. Anche se tu fossi un gran collaudatore, ci sono sempre gli altri che ti possono mettere nei casini, gente che, per esempio, non ti ha visto arrivare...
Quando sto facendo le gare c’è sempre qualcuno che mi ricorda i pericoli che si possono incontrare per strada. Il mio capo, Frank Williams, padrone dell’omonima scuderia, è stato vittima di un incidente in macchina. Sua moglie mi ha raccontato che lui andava sempre come un pazzo per strada e un giorno ha perso il controllo della vettura, mentre era solo, ed è finito fuori strada in un campo. È atterrato sul tetto e si è rotto la schiena. Da quel giorno la sua vita non è stata mai più la stessa. Per esempio, era appassionato di corsa su strada e amava cimentarsi nelle maratone. Non poterlo più fare è stato solo uno dei tanti sacrifici che ha dovuto affrontare.
Ci sono tanti esempi del genere e il fatto che magari conosciate qualcuno cui è successa una cosa simile - e sono tanti quelli che hanno subito gravi conseguenze per uno stupido incidente - potrebbe aiutarvi a pensarci due volte prima di accelerare troppo e a capire che non ne vale per niente la pena. Conoscere qualcuno che ha avuto un grave incidente e avere contemporaneamente la possibilità di andare al limite sui circuiti mi ha aiutato molto ad andare piano sulle strade.
Magari andare sui go-kart, provare la vostra auto su un circuito o qualcosa del genere può aiutarvi a non esagerare sulle strade e spero che vi aiuti anche a capire che non vale mai la pena di rischiare la vita.
Un’ultima cosa che vi voglio dire e che nasce dalla mia esperienza è l’importanza di dare il buon esempio quando avete un fratello minore o un piccolo amico in macchina, perché almeno potrete aiutarlo a essere più consapevole nel suo futuro.
Ciao e a presto. Nel frattempo spero che farete il tifo per me durante i Gran Premi. Sto dando tutto per essere, tra un po’ di tempo, in prima fila.
NICO ROSBERG
Carissimi ragazzi,
leggendo il mio curriculum (campione italiano di sci alpino, vicecampione italiano di motocross classe 250 cc, pluricampione italiano, campione europeo e due volte campione del mondo di rally) non si può certo dire che io abbia praticato sport considerati «tranquilli» o poco pericolosi!!!
Devo dire che capitomboli, capriole, scivolate hanno costellato la mia carriera: tanti, ma tanti da non poterli ricordare tutti. Ma una cosa è certa: a parte qualche forte contusione, qualche frattura non grave, nulla di veramente importante mi è mai capitato.
Fortuna, divina provvidenza o più semplicemente c..., com’è consuetudine dire oggi, fatto sta che non porto conseguenze di nessuno dei numerosissimi incidenti in cui sono incappato.
Vi assicuro però che una buona preparazione, un pizzico di prudenza, un po’ di umana paura e la consapevolezza delle proprie capacità e dei propri limiti sono un mix fondamentale per incominciare a fare della sana prevenzione.
Se si vuole praticare uno