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Neve Colorata
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E-book122 pagine1 ora

Neve Colorata

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Finalmente, era arrivato il momento di concludere un’intensa giornata di lavoro, piena di dispiaceri. Una vera e propria maratona per poter fare la mia parte in quel grande ingranaggio che era l'azienda in cui lavoravo, nella quale non si poteva fallire senza danneggiare tutto il resto.
Stavo raccogliendo qualche foglio di carta nel mio ufficio, quando sentii quel suono che faceva il computer quando ricevevo una nuova e-mail. Di solito a quell’ora non le controllavo, poiché preferivo essere fresco e riposato; inoltre, quella era stata una giornata impegnativa, perciò era meglio aprirla la mattina seguente. Normalmente, non l'avrei letta nemmeno a casa, dato che cercavo di separare la mia vita professionale da quella privata.
LinguaItaliano
EditoreTektime
Data di uscita16 nov 2020
ISBN9788835413936

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    Anteprima del libro

    Neve Colorata - Juan Moisés De La Serna

    Prologo

    Finalmente, era arrivato il momento di concludere un’intensa giornata di lavoro, piena di dispiaceri. Una vera e propria maratona per poter fare la mia parte in quel grande ingranaggio che era l`azienda in cui lavoravo, nella quale non si poteva fallire senza danneggiare tutto il resto.

    Stavo raccogliendo qualche foglio di carta nel mio ufficio, quando sentii quel suono che faceva il computer quando ricevevo una nuova e-mail. Di solito a quell’ora non le controllavo, poiché preferivo essere fresco e riposato; inoltre, quella era stata una giornata impegnativa, perciò era meglio aprirla la mattina seguente. Normalmente, non l`avrei letta nemmeno a casa, dato che cercavo di separare la mia vita professionale da quella privata.

    Dedicato ai miei genitori

    Sommario

    Prologo

    Capitolo 1. La strana immagine

    Capitolo 2. L’inizio della ricerca

    Capitolo 3. Rinascita

    Capitolo 4. C’è qualcuno che vorrebbe parlarti

    Capitolo 5. Il ladro di bambini

    Capitolo 6. Si torna a casa

    Capitolo 1. La strana immagine

    Finalmente, era arrivato il momento di concludere un’intensa giornata di lavoro, piena di dispiaceri. Una vera e propria maratona per poter fare la mia parte in quel grande ingranaggio che era l`azienda in cui lavoravo, nella quale non si poteva fallire senza danneggiare tutto il resto.

    Stavo raccogliendo qualche foglio di carta nel mio ufficio, quando sentii quel suono che faceva il computer quando ricevevo una nuova e-mail. Di solito a quell’ora non le controllavo, poiché preferivo essere fresco e riposato; inoltre, quella era stata una giornata impegnativa, perciò sarebbe stato meglio aprirla la mattina seguente. Normalmente, non l`avrei letta nemmeno a casa, dato che cercavo di separare la mia vita professionale da quella privata.

    Il lavoro è lavoro e la casa … era un’altra cosa, cioè qualcosa che capii solo dopo essere riuscito a superare una malattia stancante, così frequente al giorno d’oggi, chiamata dipendenza dal lavoro.

    Quest’ultimo fu il mio rifugio per molti anni, soprattutto quando le mie relazioni interpersonali non andavano come avrei voluto o sperato.

    Ciò che poteva essere qualcosa di negativo a causa dello sforzo che implicava, veniva, invece, ricompensato economicamente e riconosciuto dai miei colleghi.

    Pensavo di aver superato il problema, soprattutto dopo aver cominciato questo nuovo lavoro; si trattava di una piccola rivista, situata bene su scala nazionale, ma in cui non avevo alcuna possibilità di promozione.

    In questo modo, la mia ansia e il mio spirito competitivo si calmarono un po’ e, inoltre, riportai i piedi a terra riguardo le mie reali possibilità nella vita, però la curiosità mi spingeva oltre.

    Il suono della nuova e-mail mi turbò, ero addirittura ansioso di leggerla.

    Aprendola, vidi con stupore una foto strana: era un quadro con diversi colori o, meglio, un …, non sapevo bene cosa fosse, potevo distinguere il giallo e l’azzurro sopra uno sfondo bianco, ma senza riuscire a capire di cosa si trattasse.

    Controllai l’indirizzo di chi me l’aveva mandata per vedere se potevo capire qualcosa di più su quell’immagine e, con sorpresa, scoprii che era una collega, una mia vecchia amica, con la quale ci fu del tenero anni addietro, ma niente di serio.

    Sapevo che aveva lavorato in vari canali televisivi e si era specializzata in notizie sul clima, quindi, non solo dava le previsioni del tempo, ma si appostava proprio nei luoghi dove poter registrare la notizia: spesso accorreva nelle zone colpite dagli uragani, dalle tormente, dai tornadi e da qualsiasi altro fenomeno metereologico sconvolgente o raro, sufficiente a fare notizia.

    Tornai a studiare l’immagine, sembravano delle fasce bianche; doveva essere una foto, ma era così strana. Tutto d’un tratto mi resi conto che si trattava di neve, o, almeno, così mi pareva.

    Assomigliava a una specie di collina ricoperta da una coltre bianca, inoltre, si vedevano dei monticelli che si elevavano in lontananza e, sulla cima di questi, alcuni colori.

    Era neve colorata? Che cosa assurda! Forse l’archivio era rotto oppure, nel trasmetterla, l’immagine si era rovinata.

    Ma lei dove si trovava? Nella parte inferiore della foto c’erano la data e l’ora, il giorno era corretto, ma l’ora no. Magari aveva scattato la foto qualche ora prima e me l’aveva inviata in quel momento. Non lo sapevo, però continuavo a chiedermi che località fosse.

    Stimolato nel risolvere la questione mi avvicinai al reparto informatica per scoprire l’origine di quel messaggio. Uno degli incaricati mi spiegò che ogni messaggio lasciava una traccia e che, impiegando i programmi giusti, si riusciva a scoprire attraverso quali paesi era passato, fino al paese di origine. Lo verificò e in meno di due minuti trovò il numero del server dal quale era stato inviato il messaggio; introdusse questo codice in un altro programma, che diede come paese di partenza la Russia.

    ‘La Russia?’ mi domandai, turbato di fronte a quell’informazione. Era evidente che la mia amica viaggiava molto, ma addirittura così lontano? Cosa l’aveva portata fin là? Cosa stava facendo? E che cosa c’entrava quella foto così strana in tutto ciò?

    Era un modo bizzarro di recuperare un contatto perso per pigrizia e per il passare del tempo.

    Questo era ciò che succedeva nella vita: se non si coltivava l’amicizia tutti i giorni, questa si spegneva come la fiammella di una candela e ci si dimenticava persino i nomi dei nostri migliori amici, lasciandoci solamente con quache album pieno di fotografie, con persone che se le avessi incontrate di nuovo ti avrebbero sorpreso da quanto erano cambiate.

    Mi era già successo di incontrare una persona che non vedevo da anni, e non assomigliava per niente a come la ricordavo.

    Forse, con il tempo, i miei ricordi si erano modificati lasciando solo i bei momenti ed eliminando alcuni aspetti che non mi piacevano di quella persona; oppure era proprio lei che era cambiata. Comunque sia, tutti coloro che avevo incontrato dopo diversi anni non assomigliavano per nulla alle persone presenti nella mia memoria.

    Probabilmente, mi stava succedendo la stessa cosa con questa mia amica, però, perché mi aveva inviato quel messaggio con una foto così strana?

    Se non l’avessi conosciuta bene avrei pensato che si fosse sbagliata, ma sapevo che non le piaceva disturbare e che non chiedeva aiuto nemmeno quando ne aveva bisogno, piuttosto, lasciava delle note o delle immagini che indicassero pressoché ciò che le serviva.

    Ricordavo ancora con tenerezza quella volta che lasciò una rivista di vestiti da sposa sopra i miei appunti in biblioteca, mentre ero in bagno, e, quando tornai alla mia postazione, me la ritrovai lì. Inizialmente mi turbò, ma poi la vidi che sorrideva in lontananza, aspettando la mia reazione. Era un modo un po’ infantile per i miei gusti, ma molto chiaro e preciso.

    Sicuramente questa foto era una cosa del genere, un tentativo di comunicare qualcosa, o una richiesta d’aiuto, però non riuscivo a capire il contenuto del messaggio; più lo osservavo più non vedevo altro che un mucchio di neve colorata. Che fosse stato questo? Forse il colore era qualcosa di importante.

    Dopo aver ringraziato l’addetto per l’aiuto, tornai alla mia scrivania e lì cominciai a navigare in internet per vedere se riuscivo a trovare qualcosa che collegasse la neve, i colori e la Russia.

    Con grande sorpresa trovai alcuni articoli che facevano riferimento a strani fenomeni atmosferici, con neve gialla o azzurra, in cui veniva spiegato che queste colorazioni erano dovute a un’elevata concentrazione di particelle ferrose o altri metalli presenti nelle nubi.

    Nella Siberia Occidentale era scesa neve colorata, per lo più gialla, ma anche arancione e azzurrina. Tutta questa neve era caduta su una superficie di 100 chilometri di lunghezza per un chilometro di larghezza, colpendo circa 30.000 abitanti, i quali la definirono appiccicosa e maleodorante.

    Secono alcuni gruppi ecologisti menzionati negli articoli, questo fenomeno poteva essere dovuto al mal funzionamento di una raffineria o di una fabbrica di concimi chimici, la quale aveva rilasciato nell’atmosfera sostanze che coloravano le nubi.

    Al di là del fatto che potesse incuriosire, non mi sembrava un motivo sufficiente per dirigermi in quei posti, poiché era come uno spettacolo di fuochi d’artificio: carino, ma niente di più.

    L’unica cosa certa era che lei si trovava in Russia quando mi inviò il messaggio e che tutto aveva a che fare con la neve colorata.

    Ora avevo più chiaro quello che stava accadendo, anche se continuavo a non capire che cosa avrei dovuto fare, se aspettare la sua chiamata o andarla a cercare. Se almeno mi avesse dato un numero di telefono nel quale contattarla, glielo avrei potuto chiedere.

    Mentre pensavo a tutto ciò, un collega richiamò la mia attenzione:

    Guarda là, in televisione, con mia grande sorpresa vidi che si trattava di una notizia proveniente dalla Russia, nella quale veniva mostrato un fiume pieno di pesci morti.

    Essendo un paese in cui

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