Scopri milioni di eBook, audiolibri e tanto altro ancora con una prova gratuita

Solo $11.99/mese al termine del periodo di prova. Cancella quando vuoi.

Il Mondo del sacro: simboli - oggetti - strutture
Il Mondo del sacro: simboli - oggetti - strutture
Il Mondo del sacro: simboli - oggetti - strutture
E-book194 pagine2 ore

Il Mondo del sacro: simboli - oggetti - strutture

Valutazione: 0 su 5 stelle

()

Leggi anteprima

Info su questo ebook

In un’epoca, come la nostra è importante riscoprire la traccia veritiera di una perduta Tradizione, celata nel simbolismo degli antichi, oggi lontano dalla nostra mentalità perché rifugge da qualunque verità non contingente. La saggezza ci riconduce ai simboli sia perché essi sono destinati a sopravvivere a tutte le generazioni, sia perché costituiscono le fondamenta della psiche umana. Per Mircea Eliade, infatti, i simboli appartengono, con il mito, alla sostanza della vita spirituale, sono connaturati all’essere umano e adempiono una funzione importante: la riscoperta di quel lontano passato che l’umanità tuttora ignora, quel paradiso perduto, quell’altra dimensione spirituale più ricca rispetto al mondo chiuso del nostro momento storico. Perciò, affinché l’uomo possa prendere coscienza del suo nuovo posto nell’universo, è necessario rintracciare la verità archetipica dei simboli più antichi, tramandatici nei secoli attraverso culti, miti, leggende di tutti i popoli del mondo. Fra i simboli universali primeggia senza dubbio quello della croce (ansata, a tau, a svastica, greca, latina, decussata), ma ugualmente ricchi di significato sono le fiaccole, le lucerne, il candelabro, i rosari, il bastone, l’ostensorio, la coppa, il calice, il tabernacolo, il rosone, l’altare, l’abside, la cupola, il campanile, le campane. In questo saggio vengono analizzati dettagliatamente. Gli autori ne rivelano l’origine, la storia, la diffusione e il significato soddisfacendo in tal modo al bisogno ancestrale che tutti avvertiamo di un ritorno alle origini per indagare sul vissuto culturale della nostra umanità.
LinguaItaliano
Data di uscita19 feb 2014
ISBN9788864830230
Il Mondo del sacro: simboli - oggetti - strutture
Autore

Solas Boncompagni

Solas Boncompagni vive a Firenze. Dopo aver seguito studi musicali, si è dedicato alla narrativa, vincendo nel 1970, con una trilogia di racconti, il “Marzocco” conferito dal Comune di Firenze. Ha collaborato a numerose riviste e dal 1971 scrive sul Giornale dei Misteri come studioso di simbolismo, automatismo, clipeologia e ufologia. È uno dei fondatori del Movimento Culturale Umanistico, che si propone l’attuazione di un nuovo umanesimo di dimensione cosmica. Svolge attività di relatore in congressi e convegni. Ha pubblicato con le Edizioni Mediterranee, Il mondo dei simboli.

Autori correlati

Correlato a Il Mondo del sacro

Ebook correlati

Religioni antiche per voi

Visualizza altri

Articoli correlati

Categorie correlate

Recensioni su Il Mondo del sacro

Valutazione: 0 su 5 stelle
0 valutazioni

0 valutazioni0 recensioni

Cosa ne pensi?

Tocca per valutare

La recensione deve contenere almeno 10 parole

    Anteprima del libro

    Il Mondo del sacro - Solas Boncompagni

    COPERTINA

    il_mondo_del_sacro.png

    Il Mondo del Sacro

    image.png

    Simboli - Oggetti - Strutture

    Solas Boncompagni - Maurizio Monzali

    I disegni all’inizio dei capitoli sono di Mirella Bulletti

    COLLANA

    droppedImage.pngdroppedImage-1.png

    Copyright

    Il Mondo del Sacro - Simboli - Oggetti - Strutture

    di Solas Boncompagni e Maurizio Monzali

    I disegni all’inizio dei capitoli sono di Mirella Bulletti

    ISBN 978-88-6483-023-0

    Prima edizione digitale 2014

    2010 - 2014 © Copyright by Edizioni Arkeios

    Via Flaminia, 109 - 00196 Roma

    tel. 063235433 - fax 063236277

    www.edizionimediterranee.net

    Versione digitale realizzata da Volume Edizioni srl - Roma

    La fede è il coraggio della mente

    che si slancia in avanti,

    certa di trovare la verità.

    S. Tommaso d’Aquino

    Gli argomenti trattati in questo volume, negli anni Settanta e Ottanta figurarono in alcuni numeri de Il Giornale dei Misteri, quando l’Editore Corrado Tedeschi era ancora detentore di tale rivista.

    Introduzione al mondo del sacro

    Se nel terzo millennio l’uomo riuscirà a liberarsi dalla schiavitù del tempo-spazio e a farsi perfino di esso spettatore, conquistando una nuova dimensione, potrà dire addio alla storia per vivere una post-storia senza limitazioni di sorta. Ma se di tutto ciò esistono già le premesse sintomatiche dovute a una profonda crisi dimensionale sia fisica sia coscienziale, tuttavia non di certo disumanizzandolo né venendo meno alla sua etica o desacralizzando la sua cultura potranno essere superati i limiti della materia nel processo di un universo che si spiritualizza. Nel volgere i suoi passi, ancora incerti, verso quelle stelle che Dante poneva già come meta finale delle sue cantiche, l’uomo sa bene che, ogniqualvolta novello Colombo si muove verso l’ignoto, per la sua timorata natura cerca sempre una situazione di comodo rifugiandosi nel conforto di una propiziazione divina. Ed è per questo che ci sembra particolarmente appropriata, per il delicato momento che stiamo vivendo, questa sintesi storico-simbolica del mondo del sacro.

    Firenze, agosto 2010

    Solas Boncompagni

    Maurizio Monzali

    La croce ansata

    droppedImage-2.png

    Universalità e attualità dei simboli – Necessità di un riesame del vissuto culturale umano – Origine, storia, diffusione e significato del simbolo crociato – La croce da funzione decorativa a strumento di tortura – L’Ankh degli Egizi e l’Ankha dei Persiani – La croce ansata, dono di vita, d’immortalità e chiave di grandi segreti

    * * *

    Per essere domani degni di quel salto di qualità che psicologicamente e intellettualmente condurrà l’uomo alla conquista di una dimensione cosmica della storia occorre soprattutto continuare a indagare sull’origine, l’evoluzione e il significato di quei simboli che si ritengono universali e cioè di origine non umana. Un’umanità come l’attuale, anomala perché non si fonda più su alcun principio d’ordine superiore, vive rinnegando i grandi valori spirituali del passato e considerando la religione un semplice fenomeno sociale. Così facendo, non può ritenersi che alle soglie di una china che conduce a un abisso senza fondo. Bisogna riscoprire la traccia veritiera di una perduta tradizione, celata nel simbolismo degli antichi, oggi tanto lontano dalla nostra mentalità perché rifugge da qualunque verità non contingente¹. Ora più che mai si avverte che la saggezza ci riconduce ai simboli sia perché sono più antichi dell’uomo storico... e destinati a sopravvivere a tutte le generazioni, sia perché costituiscono ancora le fondamenta della psiche umana², sia perché i loro segreti cominciano a rendersi comprensibili.

    Per Mircea Eliade essi appartengono, con il mito e l’immagine, alla sostanza della vita spirituale, sono connaturati all’essere umano e adempiono una funzione importante: la riscoperta di quel lontano passato che l’umanità tuttora ignora, quel paradiso perduto, quell’altra dimensione spirituale che è infinitamente più ricca rispetto al mondo chiuso del nostro momento storico³. Affinché l’uomo possa prendere coscienza del suo nuovo posto nell’universo bisogna rintracciare la verità archetipica dei simboli più antichi, tramandatici nei secoli attraverso culti, miti, leggende di tutti i popoli del mondo. Sono molti gli studiosi che hanno attribuito al simbolismo arcaico un’eccezionale importanza. Olimpiodoro scrisse che la potenza del simbolo è più grande della potenza degli uomini⁴ e J.J. Bachofen, che le parole fanno finito l’infinito, mentre i simboli conducono lo spirito di là dalle frontiere del mondo finito e diveniente, verso il mondo infinito e reale⁵.

    Questo nostro affannoso bisogno ancestrale di un ritorno alle origini per indagare su tutto il vissuto culturale della nostra umanità si rende quindi indispensabile per affrontare l’ancora nebuloso futuro che ci attende. Una cosa è certa: la lenta riscoperta dei significati più segreti degli antichi segni sembra già influire notevolmente sulla nostra evoluzione spirituale, sospingendoci verso un’altra dimensione e – come giustamente asserisce Julius Evola – i simboli universali ridestano forze sconosciute, capaci di mutare il corso degli eventi umani, destinati ormai a interessare non più solo il nostro pianeta, ma il cosmo⁶. Ed è proprio per questo motivo che attualmente si parla della loro ancestrale universalità, perché essi hanno radici profonde in quello che Carl Gustav Jung definisce inconscio collettivo e sono all’origine di ogni archetipo mitologico. A rendere ancora più veritiero l’attributo di universale da conferire ai simboli cosmici sono le sempre più insistenti manifestazioni ierofaniche dei nostri tempi, quasi che esse costituiscano un’esigenza del periodo storico di frontiera che noi tutti stiamo vivendo. Queste constatazioni donano al simbolismo il rispetto che si avrebbe per un linguaggio religioso universalmente intellegibile⁷.

    Fra i simboli universali primeggia indubbiamente quello della croce, anche perché esso si fa risalire a un’era molto lontana. Quando i primi uomini abbandonarono le figurazioni delle scene pastorali delle pitture rupestri per ridurre il tutto a schemi geometrici e a segni sintetici, fu allora che apparve per la prima volta la croce assieme agli immancabili dischi rotondi, solari. Il Mesolitico assisté a tale evento: non più tanto era ormai l’interesse a lasciare traccia grafica dei primitivi riti magico-sessuali, quanto la figurazione simbolica di una forza interiore o spirito degli esseri e delle cose⁸. Nasceva così nei primitivi l’esigenza di un culto diverso; era la prima grande rivoluzione spirituale che donava all’uomo le credenze più antiche: il culto litico e quello astrale. Fino da quel tempo si poteva dire con Platone che Dio aveva steso l’anima universale sul corpo del mondo in forma di croce⁹. Un’ipotesi sull’origine di questo segno è dovuta ad alcuni simbolisti, i quali sostengono tuttora che lo si deve all’incrocio di legni, di cui l’uomo primitivo si serviva per ottenere col loro sfregamento la scintilla che lo indusse ad associare mentalmente la croce al fuoco e quindi alla luce. Secondo tutti gli altri studiosi essa invece è la stilizzazione grafica del più antico mezzo di supplizio umano, costituito di pali di legno incrociati, ai quali venivano legati o inchiodati i condannati a morte. Diffuso prima in Persia, in Egitto, a Cartagine e in Grecia, fu in seguito usato nella Giudea romana e a Roma, dove costituì uno strumento mortale, riservato inizialmente soltanto agli schiavi, ma poi esteso anche alla plebe e agli stranieri. I pali di esso erano non sempre disposti in modo eguale e pertanto ora assomigliavano a una T ora a una X oppure, se utilizzati per una forca, a una Y. Naturalmente, solo dopo la crocifissione di Cristo, la crux acquistò sacralità e fu oggetto di rispetto e di adorazione da parte di tutti i cristiani. Il barbaro supplizio fu abolito solamente per volere di Costantino e dal tempo di questo imperatore in poi il simbolo crociato acquistò tutti quei complessi significati che ancora gli vengono attribuiti.

    Dagli antichissimi ciottoli dipinti perlopiù in rosso e dai graffiti ruprestri, questo segno con funzione decorativa si diffuse su ogni sorta di oggetti tessili e ceramici di moltissime popolazioni antiche, civili, semicivili e selvagge, cosicché esso si rinviene presso gli Eschimesi e le genti nordiche euroasiatiche, forse derivato dal cosiddetto martello di Thor; in Egitto fu conosciuto come Ankh o croce ansata; in India, nel Tibet, in Cina e in Giappone fu divulgato dai brahmani e dai buddhisti; a Creta e in Grecia appare nel copioso vasellame sotto forma di svastica o di croce equibracci; in America è presente presso i precolombiani; e infine in Africa è tuttora particolarmente usato dai Dogon del Mali e dai Tuaregh del Sahara.

    Come simbolo ierocosmico precristiano ebbe notevole importanza nell’antico Egitto la croce ansata o Ankh, che ricordava il dono della vita. La donazione, immortalata in celebri immagini pervenute sino a noi, è ciò che rivela un legame fra tale segno e quello, pure arcaico, del disco solare, il quale venne adorato dagli Egizi come elargitore di energia vitale. In relazione all’Ankh si ritiene interessante una digressione che ci porta a considerare un simbolo, graficamente pressoché identico e conosciuto dai Persiani, con il quale questi intendevano stilizzare un loro uccello mitico, forse un simurgh, alla stessa stregua di un’araba fenice o di un grifone. Tale favoloso volatile, che in Persia fu ricordato dall’antichità fino al tardo Medioevo, aveva il corpo di uccello e la testa umana, per cui esso con le ali aperte in atto di volare veniva sinteticamente ridotto a un segno a T, sopra il quale era posto un ovale che intendeva appunto raffigurare la testa di un uomo. Ma quel che appare ancora più strano, senza peraltro pretendere comparazioni linguistiche di sorta, è che tale uccello veniva chiamato Ankha. Questa vetusta tradizione dei Persiani non è comunque originale, perché anche altri popoli, e non a loro vicini, hanno descrizioni e figurazioni analoghe, come per esempio i precolombiani e i Greci (si pensi infatti alle teste umane disegnate nel becco di volatili e alle Sirene alate), né si può trascurare l’ancor più diffusa leggenda dell’uomo-falena.

    Ma non tutti gli egittologi sono propensi a riconoscere nell’Ankh il simbolo della donazione astrale della vita, bensì quello dell’immortalità, il che conferisce alla croce ansata egizia un significato ben diverso e ben più importante, poiché rappresentava già un’immagine profonda della risurrezione dell’anima al suo ritorno nel mondo divino¹⁰ in un’epoca ancora ben lontana dal cristianesimo. Altri ritengono la croce egizia un nodo magico di Iside, poiché nell’iconografia degli Egizi la dea appare frequentemente in possesso di questo simbolo, tanto da ritenerlo uno delle sue principali attrazioni. L’interpretazione che dà dell’Ankh lo Champdor è meritevole di essere conosciuta e pertanto si trascrive qui di seguito integralmente. Questa croce ansata è il simbolo di milioni di anni della vita futura. Il suo cerchio (la sua ansa circolare – N.d.A.) è l’immagine perfetta di ciò che non ha un inizio né una fine e rappresenta l’anima che è eterna, perché è nata dalla sostanza spirituale degli dèi; la croce (sottostante e a forma di T) rammenta lo stato di trance, nel quale si dibatteva l’iniziato, e più esattamente la condizione della morte, la crocifissione dell’eletto; in certi templi l’iniziato era coricato dai sacerdoti su un letto in forma di croce (...). Chiunque possedeva la chiave geometrica dei misteri esoterici, di cui il simbolo era precisamente questa croce ansata, sapeva aprire le porte del mondo dei morti e poteva penetrare il senso nascosto della vita eterna¹¹. Lo Champdor, dunque, in questo suo scritto tende a distinguere l’ansa-cerchio dalla croce a T sottostante. Questo simbolo di vita, antico quanto quello del disco solare simile al segno astronomico di Venere, è quindi il frutto di una combinazione: un cerchio e una croce rappresentanti rispettivamente lo spirito e il corpo, il Cielo e la Terra, la quarta e la terza dimensione, l’antimateria e la materia.

    Il suono Ankh significa vita e, inteso come chiave di Iside o chiave dei grandi misteri, acquista in sé un potere indiscutibilmente magico ed è per questo che i sacerdoti egizi in certi bassorilievi sono rappresentati nell’atto di donare con l’Ankh quell’energia vitale, capace di conferire eternità ai defunti mummificati – ai quali con tale croce venivano toccate le labbra – oppure di ridonare equilibrio e salute ai viventi che ne abbisognavano. L’energia sarebbe scorsa lungo l’asta verticale, mentre quella orizzontale avrebbe determinato un’azione neutralizzante o di passività. L’ansa superiore (o cerchio o ovale) da alcuni simbolisti viene comparata all’uroboros o serpente che si morde la coda, il cui significato è quello dell’eterna ciclicità della vita o dell’unione del mondo ctonio e terrestre con il celeste. L’importanza che la croce ansata ebbe nell’antico Egitto non è dovuta soltanto al fatto che essa costituiva un attributo eccezionale della dea Iside, ma anche alla sua costante presenza nella mano destra del faraone, mentre nella sinistra teneva lo scettro e ambedue i simboli significavano rispettivamente il potere spirituale da un lato e quello

    Ti è piaciuta l'anteprima?
    Pagina 1 di 1