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Ri-nascita
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E-book296 pagine4 ore

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Info su questo ebook

“Molte sono le parole che hai portato e che, come un sentiero di stelle, si accendono e si spengono costantemente: riuscirai a far comprendere, per chi vuole comprendere, che i legami non si possono spezzare e, come esistevano prima, continueranno ad esistere anche dopo. Annullerai il concetto del tempo”. Dopo Ciao papi..., primi “contatti” tra un padre e sua figlia che si era tolta la vita pochi mesi prima, e Scintille di vita, un libro nato nell’intento di dare risposte ai tanti “perché” che affollano la mente di chi resta, anche se convinto che la vita continui dopo la morte, l’Autore ha voluto con questa nuova opera, accompagnare il lettore lungo il proprio cammino di rinascita e trasformazione del dolore in amore verso gli altri. Un viaggio alla ricerca di se stesso, che si snoda delicatamente tra il mondo sottile e quello terreno senza soluzione di continuità; un diario che ha un unico filo conduttore, pur raccontando esperienze che si sono verificate nel corso degli anni; una testimonianza di come sia possibile arrivare alla consapevolezza di sentire ancora vivo accanto a sé, chi se ne è andato.
LinguaItaliano
Data di uscita3 feb 2014
ISBN9788879383608
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    Anteprima del libro

    Ri-nascita - Claudio Maneri

    COPERTINA

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    Ri-nascita

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    Claudio Maneri

    Prefazione di Giulietta Bandiera

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    HERMES EDIZIONI - ROMA

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    Copyright

    Ri-nascita

    di Claudio Maneri

    Prefazione di Giulietta Bandiera

    ISBN 978-88-7938-360-8

    I edizione digitale

    © Copyright 2013 by Hermes Edizioni

    Via Flaminia, 109 - 00196 Roma

    www.edizionimediterranee.net

    Versione digitale realizzata da Volume Edizioni srl - Roma

    Tutti i proventi derivanti dalla vendita di questo libro andranno alla

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    Fondazione Butterfly onlus

    www.butterflyonlus.org

    a sostegno di progetti umanitari

    Dedica

    A mia figlia Coralie,

    una grande donna che, nel silenzio del proprio dolore

    per la perdita di sua sorella,

    è stata capace di comprendere, e oggi sta condividendo

    il mio cammino.

    Siamo qui per consentire al divino scopo

    dell’universo di manifestarsi.

    Eckart Tolle

    Ringraziamenti

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    Un grazie di cuore a tutte le persone che hanno reso possibile la stesura di questo libro mettendo a disposizione il proprio dono di essere un limpido canale tra le due dimensioni; senza di loro questo mio viaggio tra il mondo della materia e quello dello spirito non sarebbe stato possibile.

    Desidero ricordare Jenny che ha dato voce a Matteo; Catherine, che nel lontano New Mexico ha canalizzato per me il Maestro Dwal Khul; la cara Gabri, che da sempre è stata il tramite naturale per le comunicazioni con mia figlia e, questa volta, anche con mia madre; Rachel, che mi ha fatto rivivere vite passate; la dolce Laura, con i suoi squarci di grande evidenza alla presenza di anime che mi seguono costantemente; l’amico Luigi che, in modo così limpido e luminoso, ha rivissuto per me gli ultimi istanti di vita di mia figlia; Patty, che mi ha fatto conoscere Mumiah, il mio angelo custode; Giusy, che mi ha condotto nel magico mondo delle bottigliette colorate; Miriana che ha letto le stelle per me; i Maestri del Cerchio Marina che mi hanno costretto, già molti anni fa, a guardare dentro me stesso; Adelina per la sua amicizia e grande capacità medianica, Linde per avermi dato i primi rudimenti della scrittura medianica, e infine Barbara che, grazie alla sua guida, è stata l’ispiratrice di questo nuovo libro e ha saputo leggere la mia anima, non solo attraverso la lettura dei numeri che mi appartengono.

    Chiedo scusa a tutte le altre persone che sono comunque state per me un tramite sincero con il mondo spirituale e delle quali ho perso i riferimenti in questi ultimi dieci anni.

    Un grazie particolare all’amica Giulietta Bandiera che ha scritto la prefazione di questo libro e al caro Gianni Canonico, l’editore che ha voluto pubblicarlo, facendo seguito ai precedenti volumi Ciao papi... dialoghi con l’altra dimensione e Scintille di vita, rinnovandomi così la sua fiducia.

    Non posso tralasciare il mio profondo ringraziamento a tutte le persone che hanno deciso di seguirmi in Africa per dare testimonianza del proprio amore, quale processo di trasformazione di un grande dolore e a tutti coloro che hanno, fino al momento, voluto comunque sostenere il volo di questa meravigliosa farfalla che sembra volare in alto anche grazie al prezioso contributo delle mie due figlie: una in cielo e l’altra in terra.

    Mi resta la speranza che, al suono dei tamburi della foresta, tanti nuovi amici possano unirsi al coro delle persone che credono sia ancora possibile rendere migliore il mondo in cui viviamo.

    Da ultimo, il mio grazie sincero a tutte le anime che hanno donato la propria disponibilità affinché questo mio dialogo con il mondo sottile fosse possibile, facendolo sempre con grande amore e con l’intento di consentirmi di spargere, ancora una volta, la voce che la vita continua, anche se molti esseri umani sono convinti che, dopo l’ultimo respiro, tutto ritorni a essere polvere...

    Inutile dire, a rischio di sembrare un po’ di parte, che tra tutte loro, la prima che voglio ringraziare è quell’angelo luminoso che sulla terra si chiamava Sibylle e che ha aiutato suo padre a trovare quella strada che lui aveva smarrito, forse perché, così era scritto.

    Prefazione

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    Conobbi Claudio Maneri una decina d’anni fa a un convegno in Sicilia, dove eravamo entrambi relatori.

    Lo avevo già notato prima di sentirlo parlare, mentre usciva da un ascensore con una pigna di libri tutti uguali sotto il braccio. Il titolo era Ciao Papi... dialoghi con l’altra dimensione.

    Nel corso della mattinata ebbi poi modo di ascoltare la sua relazione, che mi commosse profondamente per la semplicità con cui questo padre, spezzato dal dolore indicibile della perdita di una figlia ventenne suicida, raccontasse di come avesse ostinatamente deciso di non lasciarsi fermare da quel dolore e di come lo avesse invece impugnato, non potendo in alcun modo sottrarsene, come l’arma di un paladino, per salvare tanti altri figli, nei paesi più poveri del mondo, portando loro da bere.

    Era evidente che quel destino, sia pure crudele, lo avesse investito affinché fosse lui stesso a portarlo a compimento. Al punto che ora mi è difficile perfino distinguere, leggendo ciò che egli scrive, la sua voce da quella della sua adorata Bill e la sua strada terrena, da quella che lei stessa sta percorrendo insieme a lui, oltre l’invisibile.

    Dopo la sua relazione, a quel convegno, scoprimmo, pranzando insieme, che abitavamo senza saperlo a cinque chilometri l’uno dall’altro, in una zona verde della provincia di Varese.

    Una volta rientrati, dunque, andai a trovarlo nella villetta che aveva affittato al limitare di un bosco e che condivideva con la sua seconda figlia, Coralie, scultrice e fotografa di talento.

    L’ambiente era molto esotico, perché dai suoi viaggi, che in questi anni lo hanno condotto nei luoghi più remoti e poveri del mondo, Claudio ha sempre riportato oggetti dal valore fortemente simbolico, quasi fossero portali di accesso a quelle dimensioni dell’anima che egli instancabilmente esplora, per mantenere vivo il contatto con quella figlia-angelo che lo ha lasciato troppo presto e che oggi lo guida dal cuore.

    In compenso, pur essendo prossimo il Natale, non vi erano addobbi in quella casa, se non qualche candela tristemente spenta qui e là.

    Chiesi allora a Claudio che cosa aspettasse a fare l’albero e lui mi fece capire che non aveva più festeggiato il Natale da quando Sibylle aveva scelto di andarsene.

    Temeva forse che quel rituale, riportandolo inevitabilmente al passato, potesse rattristarlo e fargli sentire più pesantemente la mancanza di quella fisicità che – come scrive qui – gli mancherà fino al suo ultimo respiro, a dispetto di ogni comunicazione.

    Gli dissi sinceramente che la mia sensazione era che, se avesse invece fatto quello sforzo, lo sforzo di addobbare quell’albero di Natale in segno di festa sarebbe stato per lui un atto magico, capace di avvicinarlo a Sibylle proprio attraverso la vibrazione della gioia.

    Claudio rimase perplesso, ma promise che ci avrebbe provato.

    Qualche giorno dopo mi chiamò per ringraziarmi, dicendo che la luce di quell’albero aveva illuminato un po’ anche il suo cuore ferito.

    Qualche mese più tardi toccò a me attraversare un momento di grande prova.

    Mi separai da mio marito con immenso dolore e mi trasferii dopo 17 anni di matrimonio nella mia prima casa da single, in cui mi sentivo terribilmente sola.

    Era un periodo così penoso che non mi spiegavo nemmeno come potessi semplicemente continuare a respirare.

    Con la scusa che abitava nei paraggi, Claudio mi fu molto vicino in quella circostanza, con la forza e la delicatezza che soltanto i grandi amici sanno usare senza bisogno di ostentarle.

    Facendo abilmente finta di non accorgersi del mio dolore, ricordo che arrivava a sorpresa sotto casa mia, in moto o in auto, intimandomi di sbrigarmi, che doveva farmi vedere qualche luogo, o ascoltare qualche conferenza che per nessuna ragione al mondo avrei potuto perdermi.

    Gli sono ancora grata per quella discreta compagnia, come gli sono grata per il capodanno successivo, a pochi mesi dalla mia separazione, che mi obbligò a trascorrere da lui, insieme alla sua compagna di allora e a pochi cari amici.

    Nel frattempo entrambi abbiamo cambiato residenza.

    Io sono andata a vivere a Milano e lui in Romagna.

    Ora dunque ci capita di rado di incrociarci, magari a qualche conferenza, ma ogni volta è una festa che continuiamo a condividere.

    Ora Claudio mi ha chiesto di scrivere la prefazione di questo suo terzo libro, come sempre per un impulso di cui nessuno dei due, per abitudine, si è chiesto la ragione. Sappiamo bene che a tempo debito si rivelerà, poiché questa è la qualità dei rapporti dell’anima.

    Per scriverla però mi sono presa il mio tempo.

    Volevo leggere con calma quest’opera che rappresenta a mio parere una sorta di testamento, di compendio di una vita, quella di Claudio appunto, che ormai sembra prossima alla sua piena realizzazione.

    Ciò mi riporta a un’esperienza avuta a mia volta sul Monte Tabor, in Terra Santa, nell’inverno del 2009 dov’ero andata su espressa convocazione dell’Arcangelo Michele, che là mi aveva dato appuntamento entro il fatidico 2012.

    Devo premettere che fin dall’età di 33 anni, in seguito a un provvidenziale salvataggio di vita, nel corso del quale, a un passo dalla morte, avevo avuto una visione dell’Arcangelo, ricevevo comunicazioni intuitive provenienti da tale fonte spirituale, che mi hanno poi guidata, nei 14 anni successivi, ad adempiere al compito di diffonderne nel mondo il culto e il messaggio angelico, con tutti i mezzi a mia disposizione, per preparare la gente al passaggio evolutivo che l’attendeva.

    Un compito che ho assolto con lo zelo di un soldato, approfittando del mio mestiere di giornalista e autrice televisiva, proprio fino a quell’8 gennaio 2009 quando, nella chiesa della Trasfigurazione, ho infilato nella grata pavimentale adibita alle preghiere dei visitatori un biglietto sul quale avevo scritto, in risposta alla chiamata, Principe, sono qui, pronta a Servire.

    Proprio in quell’istante una voce maschile molto giovane ma autorevole mi era risuonata come una vibrazione fortissima nel petto, all’altezza dello sterno, recandomi un messaggio che può essere tradotto con le parole seguenti: Il tuo servizio è concluso. Da ora puoi vivere la tua vita.

    Che cosa voleva dire quel messaggio?

    Semplice: che ciò che era necessario per la mia maturazione spirituale era stato ormai acquisito, che il mio apprendistato era dunque concluso e che da quel momento avrei dovuto trasformare in vita vera quanto avevo appreso e debitamente diffuso attraverso i miei libri, le mie conferenze, i miei seminari e così via.

    Da quel giorno, in effetti, la mia vita ha decisamente cambiato consistenza.

    Come prima cosa mi è stato dato di vivere un amore cristico, ovvero un amore del corpo di un’intensità imparagonabile a quanto avevo vissuto in precedenza nel mio matrimonio. Un big bang atomico senza precedenti che aveva creato una nuova me stessa da me stessa. Successivamente mi è stata data invece l’esperienza di una malattia molto grave ed avanzata, che mi ha messa di fronte all’eventualità della morte e all’urgenza di riconfermare in extremis la mia stessa volontà di vivere.

    Ammetto di essermi sentita perduta in più di un’occasione su questo mio recente percorso, poiché se in precedenza adempiere al mio compito era stato come seguire una strada già tracciata, che aveva un obiettivo preciso da raggiungere, ora si trattava invece di navigare a vista, tracciando da sola la rotta da percorrere, momento per momento, senza nemmeno immaginare dove potesse condurmi.

    Oggi – ribadita con forza la mia scelta di continuare a vivere nel corpo la mia vita, per quanto dolore ciò possa eventualmente ancora comportare – ho compreso bene che fino a quel giorno, sul monte Tabor, la mia strada mi aveva portata dalla terra fino al cielo, mentre da allora in poi la direzione si era invertita, come i poli magnetici della Terra, e si trattava ora di far ritorno dal cielo fino alla terra, ovvero a me stessa e alla materia di cui sono fatta, stavolta però per mia libera scelta.

    Leggendo le parole dei maestri di Claudio, in questo suo libro, ho il sospetto che questa inversione di marcia sia ora richiesta anche a lui.

    Ti chiedo di accogliere finalmente tutto l’amore che hai seminato e che non riesci a dare a te stesso – gli sussurra la propria guida – di accogliere fino in fondo, partendo da te stesso, anche il mondo.

    E ancora, un altro suo maestro:

    Occorre ritrovare la fiducia in terra e volgere lo sguardo verso il basso; dimorare serenamente all’interno della creazione. Il tuo potenziale chiede oggi di essere riconosciuto nella tua fisicità: questa è la tua nuova esistenza che si sta aprendo.

    Anche per Claudio, com’è stato per me, l’amore si dovrà contaminare, sporcare della polvere del mondo.

    Che cosa vuol dire sporcare l’amore? Renderlo concreto.

    E tuttavia confido che per Claudio, a differenza di quanto è stato per me, la sofferenza non sia più necessaria per operare tale trasformazione e che la metamorfosi per lui sarà proprio quella della farfalla di Lao Tze…

    Fino a ora era, infatti, solo la sua ferita a farlo sentire vivo, ma ora le sue guide gli suggeriscono:

    Non vi è più necessità di stravolgere se stessi passando dalla vita alla morte, riprogrammandosi una nuova incarnazione, ma di rinascere a te stesso con la tua nuova coscienza.

    Anche il progetto Aladino, il bellissimo progetto attraverso il quale Claudio realizzerà – ne sono certa – i sogni dei bambini terminali, non avrà bisogno che della sua volontà per realizzarsi.

    Ciò che egli fa concretamente sembra avere ormai poca importanza: solo ciò che egli è ora gli è richiesto di far risplendere.

    Hai concretizzato quello che hai sempre desiderato, sempre in funzione degli altri e alla fine scopri che sarà soprattutto per te stesso. Dare è ricevere.

    Quella che il cielo si aspetta da Claudio mi pare dunque una rinascita/rigenerazione, nella piena consapevolezza.

    Che tu possa rinascere in una nuova dimensione, mantenendo la tua personalità attuale, quello che tu sei, vivendo il privilegio di non vederti cancellare la memoria di ciò che è stato e questo è un poco come rinascere una seconda volta.

    E per operare tale miracolo, gli sarà dato tutto il tempo necessario.

    Non farti prendere dall’ansia di voler fare tutto in fretta. Ogni incontro arriva quando è tempo... mai forzare il gioco!

    E alla fine di questo processo di trasformazione, Claudio non avrà più bisogno di Sibylle, poiché sarà UNO con lei.

    Già ora lo sta lasciando andare progressivamente, affinché lui la lasci andare.

    Chi ti lascia libero è perché ti ama. Considerami sempre una parte di te ancora viva e presente; sarò sempre la tua farfalla. Le relazioni speciali restano vive.

    Bisogna a volte allontanarsi dall’oggetto che vogliamo vedere: se siamo troppo vicini ci sfugge qualcosa..

    Ci si libera del dolore, fino in fondo, solo se si arriva ad accettarlo.

    Nessuna paura dunque, Claudio, basta soltanto che ti affidi con fiducia al futuro e tutto accadrà naturalmente.

    Tutto ci porta dove dobbiamo andare.

    Nemmeno l’errore è più possibile.

    Nessun errore è errore.

    TUTTO È AMORE.

    La libertà dell’essere umano è assoluta e tu, come tutti noi, sei destinato soltanto a ciò che più profondamente desideri.

    Finalmente dire quello che si vuole!

    Ciò che si esprime nel proprio desiderio.

    Proprio così, Claudio. Tutto è già cambiato a questo mondo, anche se pochi ancora se ne sono accorti.

    Non resta dunque che prendere coscienza di questo cambiamento.

    Una volta, giunti alla fine di questa nostra strada terrena, si diceva a se stessi serenamente che era tempo di morire.

    Ora, amico mio, sappiamo bene che la strada continua e proprio quando siamo noi a doverne tracciare il seguito, possiamo dire finalmente che è giunto il tempo di vivere davvero.

    Giulietta

    Introduzione

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    Se qualcuno mi chiedesse cosa io stia facendo in questo preciso momento, risponderei che ho deciso di scrivere un nuovo libro. Se mi chiedesse il perché abbia preso questa decisione proprio adesso, non avrei risposta, salvo ribadire la mia profonda convinzione che esista nella vita un momento perfetto, ideale e irripetibile per fare qualsiasi cosa.

    Se mi chiedesse cosa vorrei scrivere veramente, mi prenderebbe alla sprovvista, forse proprio perché non credo sia il momento di porre questa domanda.

    Credo che la possibilità di trasferire un pensiero su di una pagina scritta sia già un miracolo divino davanti al quale inginocchiarsi con lacrime di riconoscenza nei confronti di tale meraviglia.

    Un pensiero si concretizza nella mente umana che fa muovere, tramite impulsi che partono dal cervello, una mano le cui dita, agitandosi senza apparente consapevolezza, si inseguono sulla tastiera di un computer per materializzare, lettera dopo lettera, parole che riflettono proprio quel pensiero sullo schermo, parole che possono essere impresse successivamente sulla carta stampata di un libro e lette da chi deciderà di leggerlo.

    Se soltanto si prendesse veramente consapevolezza della straordinarietà di una simile azione verrebbe voglia di andare a dormire, per non rischiare di scrivere idiozie che svilissero questo miracolo dell’esi­stenza che ci è dato di vivere.

    Noi esseri umani siamo talmente presi dal vortice della nostra vita da non prenderci il tempo necessario per prendere consapevolezza delle piccole cose di ogni giorno e semplicemente pensiamo che sia normale scrivere un libro.

    Credo che un libro, con la sua intrinseca libertà di raggiungere le persone che lo leggeranno, sia invero un’impresa che dovrebbe per lo meno impegnare chi si appresta a farlo a un profondo senso di responsabilità nei confronti delle persone che sfoglieranno le pagine scritte.

    Consapevolezza, una grande parola che sembra così facile da comprendere, ma che richiede tante esperienze di vita, tanti dolori, tanta sofferenza perché il senso del suo profondo significato possa essere colto, almeno in superficie.

    Volevo iniziare questa storia che, come è assolutamente chiaro dalla premessa, non so bene dove mi porterà, citando le parole di una vecchia, bellissima canzone dei Beatles, una di quelle canzoni che ascoltavo con Edo, mio amico di sempre, anima a me ben nota e riconosciuta da tempo, quando, ancora studenti, disegnavamo al tecnigrafo case e quartieri che non si sarebbero mai costruiti, preparando così la nostra tesi di laurea in architettura.

    When I get older losing my hair,

    Many years from now,

    Will you still be sending me a valentine

    Birthday greetings & bottle of wine?

    Domande senza senso, oggi per me in modo particolare, in quanto ormai i sessantaquattro anni li ho compiuti, ho ancora una folta chioma e non mi aspetto, a questo punto della mia vita, che qualcuno si ricordi di San Valentino, mi faccia auguri di compleanno o mi invii bottiglie di vino.

    Come quasi tutti miei coetanei, ho alle spalle un divorzio, anche se oggi ho un bellissimo rapporto di complicità e amore nei confronti della mia ex moglie; ho lasciato alle spalle persone che si sono approfittate della mia, diciamo, ingenua bontà, facendomi passare anni difficili che mi hanno tolto energia vitale e moltissime ore di sonno senza parlare di tanti soldi, contribuendo, in buona parte, al fallimento del mio matrimonio.

    Ho due belle figlie che amo profondamente: una di loro si è suicidata per amore a soli ventidue anni. In buona sostanza una vita che sembrava distrutta e da ricostruire da zero.

    "Se qualcuno avesse protetto i canyon dal vento, oggi non avremmo le loro magnifiche sculture di pietra", aveva scritto quella grandissima donna che si chiamava Elizabeth Kubler-Ross. Condivido totalmente il suo pensiero quando dice che le difficoltà e i dolori sono spesso strumento di crescita personale, e oggi desidero vivere la vita nella sua pienezza e in armonia con il mio sentire più profondo; mi rendo conto di essere spesso guidato, passo per passo, dall’anima di quella figlia della quale, di fatto, sono consapevole di essere il tramite terreno per il compimento della sua grande missione di amore.

    Oggi non mi pongo più domande sulla fine di una storia sentimentale o sull’orizzonte radioso di una nuova storia che potrà durare un giorno, qualche mese, un anno, o tutto il tempo che mi resta da vivere. Mi lascio scorrere dagli eventi che si presentano, sempre restando stupito, come un bambino davanti al primo aquilone che ha visto volare in cielo, e benedico la vita per quello che mi ha dato, anche nel dolore più estremo, quale strumento di consapevolezza della mia essenza divina e immortale.

    Da tempo non leggo più i giornali, troppe notizie confezionate per aumentare le tirature: mi limito, giusto per essere informato sui fatti principali, ad ascoltare un giornale radio come si faceva quando la televisione non aveva ancora invaso le case; oggi la pubblicità mi irrita profondamente, con le sue irreali scenografie famigliari intese a farti acquistare quel detersivo piuttosto che quei biscotti alla crema; non sopporto più quel giornalismo televisivo maestro nello spacciare notizie sempre ben confezionate per l’audience, in particolare quando si parla di un assassinio a sfondo sessuale, in buona evidenza al telegiornale delle 20 quando tutti sono a tavola con i bambini che ascoltano i dettagli più incisivi, tra un cucchiaio di minestra e l’altro.

    Per quanto riguarda le notizie di politica, visti i tempi, meglio lasciar perdere: unico mio vero cruccio l’essere tifoso del Milan e non riuscire a sopportare da sempre il cavaliere Berlusconi.

    Non parliamo poi dei quiz televisivi, specialmente quelli trasmessi subito prima o subito dopo il telegiornale della sera, quando i componenti della famiglia, finalmente riuniti per la cena, invece di approfittare del momento per parlare tra di loro, fanno a gara per cercare risposte assolutamente inutili, in quanto, da casa, non si vince nulla, salvo il prestigio personale che deriva dall’aver azzeccato quella tale risposta. Forse questa intolleranza che mi ritrovo nei confronti del mezzo televisivo risale alla mia adolescenza, quando alla sera, appena mio padre rientrava finalmente a casa, era prassi accendere la televisione per sentire le notizie.

    Quando mi capita di accendere la televisione non posso fare a meno di notare la voce ben impostata dello speaker di turno che, con grande naturalezza, informa gli ascoltatori in merito alla morte di cinquanta persone dilaniate da una bomba in Afganistan piuttosto che in Siria, di ragazzi uccisi in Palestina, di ammazzati di mafia, di gente che si suicida per problemi finanziari, di ragazze stuprate; no grazie, preferisco restare nella mia ignoranza della cronaca quotidiana; credo che, nell’eventualità di qualche notizia veramente importante, come una forte scossa di terremoto in Emilia Romagna, me ne accorgerò da solo, guardando il lampadario che probabilmente comincerà a oscillare sopra la mia testa.

    Preferisco leggere un buon libro o progettare il prossimo viaggio in Etiopia. Non ho più voglia di farmi raccontare storie vere o false che siano. Ho appena terminato un bel romanzo ambientato nel paese dove vivo attualmente.

    Una giovane giornalista, informata dai carabinieri in merito a un grave incidente dove un ragazzo è rimasto in coma dopo essere stato travolto da un’auto pirata, si lamenta dicendo: Se non è morto non fa notizia. Sembra la battuta di un romanzo di fantasia, ma riflette il mondo reale: non per nulla l’autore del libro è un giornalista della Rai.

    In conclusione, forse a causa dell’età o semplicemente del fatto che io abbia vissuto in Egitto per cinque anni e da dieci mi capiti di viaggiare molto nei Paesi del terzo mondo, inizio ad avere problemi seri a rapportarmi con questo nostro modo di vivere occidentale che ci addormenta e addomestica senza che la gente se ne renda conto.

    Desidero in questo libro lavorare ancora una

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