Scopri milioni di eBook, audiolibri e tanto altro ancora con una prova gratuita

Solo $11.99/mese al termine del periodo di prova. Cancella quando vuoi.

L’incantesimo del tempo
L’incantesimo del tempo
L’incantesimo del tempo
E-book203 pagine2 ore

L’incantesimo del tempo

Valutazione: 0 su 5 stelle

()

Leggi anteprima

Info su questo ebook

Dopo L’albero di Dafne, Isa Malagò prosegue il racconto del suo mondo fantasy. Dafne, la creatura magica, custode di storie incantate, è morta. Alessandra, Sacerdotessa dell’Acqua, e i suoi compagni, Lio e Nico, trovano il suo corpo senza vita in una grotta. Le forze che governano la realtà adesso tremano e niente sarà più come prima.
Alessandra dovrà unirsi al capitano Lucas e partire alla volta dei confini delle Terre Sconosciute, fino all’isola dei Due Torrioni, in cerca dei misteriosi Custodi e dei suoi stessi figli. Tra gli altri compagni di viaggio ci saranno Tecla la Guaritrice, figlia di Dafne, e la mutaforma Bianca, istruita nella magia oscura. Durante il viaggio incontreranno nuovi simboli dell’universo fantastico dell’autrice, come la singolare ampolla contenente un minuscolo ragno e il taccuino arcano di Annalena. Nuovi personaggi compariranno durante il tragitto, come l’intensa regina Nia, il buffo omone e capovillaggio Bif o l’enigmatico Ennio, mago della Sapienza.
L’incantesimo del tempo combina magia e avventura, personaggi vibranti di energia e creature dal significato oscuro. In questo romanzo, dove lo scontro tra luce e tenebra si fa sottile, l’amore, per Alessandra, madre e poi sposa, sarà l’unica vera arma da poter brandire.

Isa Malagò nasce a Ostiglia, Mantova, nel 1978 e ad oggi vive a Modena.
Il suo primo libro fantasy, L’albero di Dafne, nel 2020, nasceva da «un’esigenza» dell’autrice. L’incantesimo del tempo è la chiusura perfetta di un cerchio: i suoi personaggi avevano ancora qualcosa da dire e l’autrice non poteva di certo zittire il loro cuore.
LinguaItaliano
Data di uscita30 apr 2022
ISBN9788830663015
L’incantesimo del tempo

Correlato a L’incantesimo del tempo

Ebook correlati

Narrativa generale per voi

Visualizza altri

Articoli correlati

Recensioni su L’incantesimo del tempo

Valutazione: 0 su 5 stelle
0 valutazioni

0 valutazioni0 recensioni

Cosa ne pensi?

Tocca per valutare

La recensione deve contenere almeno 10 parole

    Anteprima del libro

    L’incantesimo del tempo - Isa Malagò

    Nuove Voci

    Prefazione di Barbara Alberti

    Il prof. Robin Ian Dunbar, antropologo inglese, si è scomodato a fare una ricerca su quanti amici possa davvero contare un essere umano. Il numero è risultato molto molto limitato. Ma il professore ha dimenticato i libri, limitati solo dalla durata della vita umana.

    È lui l’unico amante, il libro. L’unico confidente che non tradisce, né abbandona. Mi disse un amico, lettore instancabile: Avrò tutte le vite che riuscirò a leggere. Sarò tutti i personaggi che vorrò essere.

    Il libro offre due beni contrastanti, che in esso si fondono: ci trovi te stesso e insieme una tregua dall’identità. Meglio di tutti l’ha detto Emily Dickinson nei suoi versi più famosi:

    Non esiste un vascello come un libro

    per portarci in terre lontane

    né corsieri come una pagina

    di poesia che s’impenna.

    Questa traversata la può fare anche un povero,

    tanto è frugale il carro dell’anima

    (Trad. Ginevra Bompiani).

    A volte, in preda a sentimenti non condivisi ti chiedi se sei pazzo, trovi futili e colpevoli le tue visioni che non assurgono alla dignità di fatto, e non osi confessarle a nessuno, tanto ti sembrano assurde.

    Ma un giorno puoi ritrovarle in un romanzo. Qualcun altro si è confessato per te, magari in un tempo lontano. Solo, a tu per tu con la pagina, hai il diritto di essere totale. Il libro è il più soave grimaldello per entrare nella realtà. È la traduzione di un sogno.

    Ai miei tempi, da adolescenti eravamo costretti a leggere di nascosto, per la maggior parte i libri di casa erano severamente vietati ai ragazzi. Shakespeare per primo, perfino Fogazzaro era sospetto, Ovidio poi da punizione corporale. Erano permessi solo Collodi, Lo Struwwelpeter, il London canino e le vite dei santi.

    Una vigilia di Natale mio cugino fu beccato in soffitta, rintanato a leggere in segreto il più proibito fra i proibiti, L’amante di lady Chatterley. Con ignominia fu escluso dai regali e dal cenone. Lo incontrai in corridoio per nulla mortificato, anzi tutto spavaldo, e un po’ più grosso del solito. Aprì la giacca, dentro aveva nascosto i 4 volumi di Guerra e pace, e mi disse: Che me ne frega, a me del cenone. Io, quest’anno, faccio il Natale dai Rostov.

    Sono amici pazienti, i libri, ci aspettano in piedi, di schiena negli scaffali tutta la vita, sono capaci di aspettare all’infinito che tu li prenda in mano. Ognuno di noi ama i suoi scrittori come parenti, ma anche alcuni traduttori, o autori di prefazioni che ci iniziano al mistero di un’altra lingua, di un altro mondo.

    Certe voci ci definiscono quanto quelle con cui parliamo ogni giorno, se non di più. E non ci bastano mai. Quando se ne aggiungono altre è un dono inatteso da non lasciarsi sfuggire.

    Questo è l’animo col quale Albatros ci offre la sua collana Nuove voci, una selezione di nuovi autori italiani, punto di riferimento per il lettore navigante, un braccio legato all’albero maestro per via delle sirene, l’altro sopra gli occhi a godersi la vastità dell’orizzonte. L’editore, che è l’artefice del viaggio, vi propone la collana di scrittori emergenti più premiata dell’editoria italiana. E se non credete ai premi potete credere ai lettori, grazie ai quali la collana è fra le più vendute. Nel mare delle parole scritte per esser lette, ci incontreremo di nuovo con altri ricordi, altre rotte. Altre voci, altre stanze.

    Ci sono persone che vivono di pentimenti, io non sono tra queste.

    Piuttosto che lasciarmi scappare l’occasione di tacere mi metto nei guai, questo mi ha sempre detto mia nonna.

    Questo racconto nasce con questo sentimento, i miei personaggi avevano ancora qualcosa da dire, da fare, le famose questioni irrisolte da compiere, avventure che li porteranno ancora una volta in viaggio.

    E allora perché no?

    A volte, chi osa corre solo il pericolo di essere più felice di quando è partito.

    Buona lettura a tutti coloro che si lasceranno alle spalle l’ipocrisia del tacere ad ogni costo.

    A denti stretti

    Quando entrammo nella grotta, Lio, Nico ed io restammo esterrefatti.

    Lo scenario che ci si presentò fu agghiacciante.

    Rimasi malferma sulle mie gambe ed a stento non svenni.

    Dafne era morta, il sangue si allargava sul pavimento nero e le cose non erano mai state così confuse ai miei occhi.

    Guardai i ragazzi, pensai che fosse troppo presto per loro raccontarmi cosa fosse accaduto in quel posto orribile, mi inginocchiai al fianco della mia amica che giaceva senza vita.

    Chiesi a Lio di togliersi il lungo mantello e vi avvolsi il corpo, cercai le forze per alzarmi e con il cuore a pezzi mi imposi di non crollare.

    Fu Bianca a rompere il silenzio della morte intorno a noi:

    «Credo meritiate tutti delle spiegazioni, soprattutto voi» si voltò riferendosi a me, sapeva che non avrei tardato molto a chiedere cosa fosse successo, mi guardò con gli occhi ricolmi di lacrime e respirò fondo:

    «Da quando ho memoria mi sono sottomessa alle volontà di mia madre, pensando che, se mi aveva dato alla luce era stato perché lo desiderava, per amore… ma il passare del tempo mi contraddiceva, io ero solo una sfida a sé stessa nel tentativo di creare il male assoluto, proprio come fece sua madre prima di lei.

    Quando ho conosciuto Tecla e Dafne ho visto cosa fosse realmente l’amore tra madre e figlia.

    Non avrei mai voluto mentire… mi dispiace» ora piangeva a dirotto:

    «La sera che ho sentito Alice dire che il mio cuore nero non aveva speranza di amare sono crollata. Sapevo che se avessi raggiunto la dimora di mia madre, con Tecla, tutti voi ci avreste raggiunte. E lì…ingenuamente… pensavo che se Dafne e mia madre si fossero riviste, dopo tanti anni, forse… avrebbero potuto parlare e magari far pace…»

    Le sue parole rimasero a galleggiare nell’aria per qualche istante.

    Come aveva potuto essere così ingenua?

    Apprendere che Dafne fosse la sorella di sua madre per me fu una sorpresa; mi avvicinai e dissi:

    «Bianca, quello che è successo era già scritto nelle stelle. Dafne ha dato la sua vita per tutti noi.»

    Mi guardai intorno, vidi quei visi stanchi e provati, appoggiai una mano sulla spalla di Brando e la strinsi:

    «Quello che possiamo fare è ricordarla con affetto. Adesso coraggio, facciamo tutti ritorno.»

    «Alessandra» esordì Nico «senza lo Spirito di Lorenzo a farci da guida sarà difficile tornare indietro.»

    Aveva ragione, eravamo arrivati lì grazie a lui, ed ora che aveva fatto ritorno tra gli Spiriti di Luce, sarebbe stato arduo ritrovare la via di casa.

    Guardai il corpo esamine della mia amica, decisi di darle sepoltura lì, anche se mi fece male al cuore; ci saremmo poi accampati nella foresta per la notte ed al mattino saremmo ripartiti.

    Usciti alla luce l’aria era irrespirabile, i fumi del vulcano non permettevano di vedere quasi nulla, i piedi sprofondavano nei sassolini neri, condussi tutti al passaggio che avevamo trovato: si trattava di un vecchio e sgangherato pontile costituito da piccole zattere, oltrepassandolo a carponi, uno per volta, avremmo raggiunto la foresta. Pian piano camminando l’aria si fece più respirabile e fecero capolino nel cielo sopra le nostre teste le prime stelle; raggiunta l’altra sponda era ormai calata la notte, posai le mani su di ognuno, feci scivolare via l’acqua dalle nostre vesti che tornarono asciutte in poco tempo. Nico accese il fuoco, mentre Brando ed io ci allontanammo per andare a pesca.

    Ruppi io il silenzio: «Come ti senti?» lui scrollò le spalle «Avresti tutte le ragioni per essere arrabbiato» dissi in tono pacato.

    «Cosa vi fa pensare che lo sia?» mi rispose.

    «Tua madre non è più tra noi e tuo padre l’hai conosciuto solo come Spirito di Luce… io sarei molto arrabbiata… se non con loro con il fato almeno.» Aspettai qualche istante, lui pensò alle mie parole e rispose.

    «Per essere una donna adulta siete piuttosto rancorosa.»

    Risi, pensai che quel giovane ragazzo fosse più maturo di quanto lasciava trapelare.

    «Vedete» continuò «io sono cresciuto tra le braccia amorevoli di due brave persone, quando ho scoperto chi fossero i miei veri genitori e quanto fosse complicata la mia vera storia, ho passato giorni arrabbiato e offeso, con mille domande alle quali forse non avrei mai trovato risposta. Ma è stato grazie al mio padre adottivo che ho superato tutto questo; ora comprendo le scelte di Dafne e Lorenzo e ogni volta che sentirò parlare di loro, invece di chiedermi cosa sarebbe cambiato per me se li avessi conosciuti, ringrazierò chi me li farà conoscere attraverso i suoi occhi… proprio come potreste fare voi narrandomi di loro…»

    Rimasi senza fiato a quelle parole, sapevo che Giulia e suo marito, le persone che avevano cresciuto Brando, erano in gamba ma in quel momento capii che avevano fatto un meraviglioso percorso con lui; d’un tratto mi mancarono i miei figli. Sperai che Manaele e Micol un giorno, proprio come Brando in quel momento, avrebbero compreso il mio ruolo di Sacerdotessa dell’Acqua e avrebbero perdonato le lunghe assenze da loro. Guardai Brando, gli cinsi la vita con un braccio e lo bacia su di una guancia: «Sei un bravo ragazzo ed io ti racconterò di loro ogni volta che vorrai. Adesso concentriamoci e peschiamo qualcosa! Sto morendo di fame!»

    Sorrise e rividi in lui lo stesso luccichio che aveva negli occhi sua madre, in quel momento mi si formò un groppo in gola, non avevo ancora pianto la sua morte ma dovetti farmi coraggio.

    Lo dovevo a suo figlio.

    Pescare per noi fu un gioco da ragazzi, il dono che avevo fatto a Brando il giorno della sua nascita gli permetteva di sentire i suoni nell’acqua, anche il più impercettibile ed io, dal mio canto, una volta individuata la preda, la feci vorticare all’interno di alti mulinelli che la lasciavano cadere ai nostri piedi.

    Quando ci avvicinammo al fuoco raggiungendo il resto del gruppo il silenzio raggelava l’aria, la stanchezza, le perdite: i rancori si percepivano a pelle.

    Mi sedetti ed infilzai i pesci con alcuni legnetti, mi girai e dissi:

    «Venite, sedetevi, ognuno ha il suo, arrostitelo mentre decideremo il da farsi per domani.» Come spinti solo dal vento si accovacciarono.

    Una volta disposti in cerchio alzai gli occhi al cielo e pensai ad alta voce:

    «Guardate lassù» puntando il dito verso l’alto «quella è la Stella del Nord, secondo i miei calcoli, il mio villaggio si trova in quella direzione, la mappa che Aura aveva donato a Dafne probabilmente è rimasta nella sua sacca, quindi dovremo far riferimento solo alle stelle e pregare le dee. So che sarà difficile viaggiare di notte ma non abbiamo alternativa, cercate di dormire il più possibile e domani all’imbrunire ci metteremo in cammino.»

    Quelle parole pesarono come massi, ci furono sussurri e sguardi pieni di dubbi, ma nessuno obiettò.

    Fu Lio a sorprendermi dicendo:

    «Non vorrei apparire sconveniente ma viste le decisioni prese cosa dite di intonare qualche canto in memoria di Dafne e Lorenzo?»

    Lo guardammo e facemmo cenno con il capo, estrasse dalla sacca un flauto ed una leggera melodia si dipanò nella notte, vidi il volto di Tecla rigarsi di lacrime e cominciò a cantare.

    Stavamo leccando le nostre ferite, piansi a lungo anch’io ricordando i miei amici, restammo svegli fino a quando il fuoco vacillò e noi, uno alla volta, crollammo in un sonno profondo e ristoratore.

    Le grida di Tecla e Brando mi svegliarono, sentii la ragazza dire:

    «Io non sono una tua responsabilità, smettila di darmi ordini e lasciami il braccio!»

    Brando la stava trattenendo, per me sarebbe stato facile alzarmi e dividerli, ma erano adulti ormai ed io non volevo intromettermi; la vidi divincolarsi e sentii il fratello gridarle:

    «Sei una stupida! Non ci sono mai stato perché non sapevo nemmeno della tua esistenza!»

    Lei lo guardò dritta negli occhi, gli si avvicinò e piano, seria ed implacabile, rispose:

    «Ecco bravo! Rimani fermo sulle tue convinzioni e scordati di me! Hai rinnegato l’esistenza dei nostri genitori fin dal momento che ne sei venuto a conoscenza, non mi serve un fratello che mi sta accanto solo per appagare il suo ego e il senso del dovere!» vidi il suo viso mutare, la voce si fece più profonda, i rossi capelli cominciarono ad ondeggiare come mossi dal vento, puntò il dito contro il fratello ad un palmo di naso. «Stai lontano da me, andrò da sola dove vorrò e tu non potrai impedirmelo. MIA madre è morta! Io non ho più niente e nessuno dal quale far ritorno!»

    Vidi il viso di Brando divenire bluastro, si portò le mani alla gola e decisi di intervenire, mi avvicinai ma intorno ai ragazzi si era creata come una cortina invisibile ed inespugnabile, così cominciai a gridare:

    «Tecla! Lascialo! Torna in te!»

    Lei emerse come da un sogno, i suoi capelli smisero di galleggiare, la cortina cadde proprio come Brando che cominciò a tossire strofinandosi la gola.

    «Sei pazza!» gridò alla sorella «cosa volevi fare? Uccidermi?»

    Tecla si guardò le mani incredula e balbettò «Mi… mi… dispiace… io… sapevo di essere una Guaritrice». Mi guardò con gli occhi sgranati e continuò: «Diversi anni fa guarii un Iride, nostra madre mi aveva proibito di dirlo ma questo… non so cosa sia».

    Mi avvicinai a lei, era chiaramente sconvolta:

    «Tecla, le Guaritrici sono creature quasi scomparse, tua madre deve avertelo detto per proteggerti; dopo lo scontro con Amara il tuo cuore di Guaritrice e quello oscuro di Bianca si sono fusi, probabilmente ora anche la magia oscura è in te. Dovrai fare molta attenzione, capire quali sono i tuoi limiti e i tuoi

    Ti è piaciuta l'anteprima?
    Pagina 1 di 1