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Dimmi che piede hai e ti dirò chi sei: Manuale di podomanzia
Dimmi che piede hai e ti dirò chi sei: Manuale di podomanzia
Dimmi che piede hai e ti dirò chi sei: Manuale di podomanzia
E-book159 pagine1 ora

Dimmi che piede hai e ti dirò chi sei: Manuale di podomanzia

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Info su questo ebook

Antica quanto le antiche civiltà, la podomanzia si è sviluppata attraverso i secoli un po’ sottotraccia, all’ombra di mantiche più famose come la sorellastra chiromanzia, forse perché le nostre estremità sono state spesso fonte di vergogna, di disprezzo per la loro vicinanza con la vile terra e quindi, alla fine, sono diventate oggetto di desiderio segreto, peccaminoso, feticista.
L’arte della lettura del piede si è propalata dall’antica Babilonia, dall’India, dalla Cina, spinta dal desiderio, che l’uomo ha sempre avuto, di carpire i segreti dell’anima e di anticipare le sorprese del fato, si è frammentata e si è mescolata alle medicine riflessoterapiche ed è giunta sino a noi ricca di stratificazioni e di contaminazioni.
Questo snello manuale, arricchito dalle illustrazioni realizzate dall’autore, offre ai lettori uno spunto originale per cominciare una personale ricerca delle segrete corrispondenze tra linee, rughe, calli, forme delle nostre amate-odiate estremità e caratteristiche psicologiche, magari riuscendo anche a intravedere qualche bagliore di futuro.
LinguaItaliano
Data di uscita23 nov 2018
ISBN9788879383912
Dimmi che piede hai e ti dirò chi sei: Manuale di podomanzia
Autore

Luca Della Bianca

Dopo gli studi presso l'Accademia Nazionale d'Arte Drammatica "S. D'Amico" di Roma, si è subito interessato alla comunicazione nei suoi molteplici aspetti: lavora, infatti, come attore insegnante di "consapevolezza verbale" ed educazione teatrale, e si occupa di editoria. Ansia di conoscenza e vivace curiosità lo hanno anche portato ad appassionarsi alle umane incursioni nei territori del soprasensibile e alle terapie naturali. Per Hermes Edizionni ha già pubblicato Manuale di Caffeomanzia e La noce del Brasile.

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    Anteprima del libro

    Dimmi che piede hai e ti dirò chi sei - Luca Della Bianca

    Introduzione

    È nei piedi la nostra coscienza.

    Alberto Savinio

    Piedi cantati, venerati, piedi disprezzati, piedi occultati, estremità di cui vergognarsi, piedi adornati, abbelliti, ingioiellati, piedi torturati in nome di una presunta bellezza, piedi liberati, piedi liberi, piedi nudi, piedi leggeri – cammina leggera, perché cammini sui miei sogni, scriveva Yeats² – piedi pesanti, di piombo, piedi feticcio, oggetto di libidini, di ossessioni, piedi motivo di vergogna, piedi proverbiali, piedi triviali, piedi drammatici alla Mantegna, piedi sporchi, scandalosi come quelli dipinti da Caravaggio, piedi criminali di Giuda, piedi della buona novella... quanto son belli i piedi di coloro che recano un lieto annunzio di bene!, ma anche piedi specchio di noi stessi e libro su cui indovinare, in-divinare il futuro. Pervasi, ispirati da Dio come credevano gli antichi vati? Diciamo semplicemente ispirati.

    La podomanzia, mantica naturale – come vedremo – tra le più antiche, non essendo ovviamente una scienza esatta (ma quanto sono esatte le scienze esatte?) bensì un’arte, un’abilità che origina nell’emisfero destro, implica un contatto empatico con l’altro, il consultante, un tuffo nell’irrazionale, un peregrinare nel territorio dell’intuizione, l’osservazione sì attenta ma anche l’abbandono all’ispirazione.

    Questo manualetto, quindi, non è la chiave per tradurre ipso facto segni in significati, non è la Stele di Rosetta del piede, ma piuttosto uno spunto per iniziare una personale ricerca, qualora la cosa ci interessi e ci affascini, un ricettario di piatti base da cui partire per creare nuove e fantasiose pietanze, senza la schiavitù della quantità esatta degli ingredienti e il vincolo del tempo prestabilito di cottura.

    L.D.B.


    ². William Butler Yeats, Il vento tra le canne, 1899, in Elvira Marinelli, Antologia illustrata della poesia, Demetra, Firenze, 2002.

    Elogio dei piedi

    Perché reggono l’intero peso.

    Perché sanno tenersi su appoggi e appigli minimi.

    Perché sanno correre sugli scogli e neanche i cavalli lo sanno fare.

    Perché portano via.

    Perché sono la parte più prigioniera di un corpo incarcerato. E chi esce dopo molti anni deve imparare di nuovo a camminare in linea retta.

    Perché sanno saltare, e non è colpa loro se più in alto nello scheletro non ci sono ali.

    Perché sanno piantarsi nel mezzo delle strade come muli e fare una siepe davanti al cancello di una fabbrica.

    Perché sanno giocare con la palla e sanno nuotare.

    Perché per qualche popolo pratico erano unità di misura.

    Perché quelli di donna facevano friggere i versi di Puškin.

    Perché gli antichi li amavano e per prima cura di ospitalità li lavavano al viandante.

    Perché sanno pregare dondolandosi davanti a un muro o ripiegati indietro da un inginocchiatoio.

    Perché mai capirò come fanno a correre contando su un appoggio solo.

    Perché sono allegri e sanno ballare il meraviglioso tango, il croccante tip-tap, la ruffiana tarantella.

    Perché non sanno accusare e non impugnano armi.

    Perché sono stati crocefissi.

    Perché anche quando si vorrebbe assestarli nel sedere di qualcuno, viene scrupolo che il bersaglio non meriti l’appoggio.

    Perché, come le capre, amano il sale.

    Perché non hanno fretta di nascere, però poi quando arriva il punto di morire scalciano in nome del corpo contro la morte.

    Erri De Luca³


    ³. Erri De Luca, Opera sull’acqua e altre poesie, Einaudi, Torino, 2002.

    L’autore

    Una storia scritta con i piedi

    Queste forze magnifiche dell’universo che entrano proprio nel loro corpo e lo traversano. Tali onde sono fantastiche, provocano anche dolore, e spesso i poeti camminano a piedi nudi per scaricarle: sono come delle antenne, capisce? Pensi che c’è stata una, in ospedale, che ha voluto mettermi le scarpe, e dal quel momento io non ho più scritto. Perché il contatto con la terra è fondamentale.

    Alda Merini

    La podomanzia (dal greco pous, podòs, piede, e manteia, mantica, divinazione) è un’arte senza dubbio curiosa ed elegante che, attraverso l’osservazione dei piedi, individua numerosi suggerimenti relativi al benessere della persona e alle sue caratteristiche caratteriali e li usa per prevedere il futuro.

    Si tratta di una forma di divinazione reale o indiretta, poiché si fonda su segni già esistenti, omina⁴ o oracula⁵, dei quali è l’esatta interpretazione. A voler essere un po’ più precisi, è una divinazione reale naturale (naturalis), secondo la distinzione fatta da Cicerone⁶, perché i segni interpretati sono indipendenti dalla volontà dell’osservatore e non procurati da quest’ultimo.

    Bisogna fare attenzione a non confondere la podomanzia con altre pratiche – che peraltro citeremo – come la riflessologia plantare (che parte dal presupposto che ogni organo rifletta in sé l’intero organismo), l’agopuntura o la podologia (che si occupa delle malattie e dei disturbi che riguardano i piedi) in cui si usa la lettura o la manipolazione del piede con finalità terapeutiche o diagnostiche.

    La divinazione attraverso i piedi era sicuramente praticata in Cina più di 5000 anni fa e forse è nata proprio lì. Alla fine dell’Ottocento, i primi turisti europei che si avventuravano in Cina trovavano lungo le vie gremite di Shanghai numerosi indovini che leggevano i piedi ai passanti.

    Nell’antica Cina le donne con i piedi piccoli – di solito appartenenti ai ceti più elevati della popolazione – erano l’emblema della bellezza ed erano, secondo i costumi sessuali dell’epoca, sessualmente eccitanti. Le madri di buona famiglia fin dalla nascita fasciavano i piedi delle loro figlie talmente stretti da impedirne la normale crescita, trasformandoli in quelli che venivano chiamati gigli d’oro⁷: le ossa subivano una modificazione irreversibile e le estremità diventavano a tal punto deformi che per le ragazze era molto difficile camminare, tanto che dovevano essere accompagnate da delle serve che le aiutavano a deambulare e a tenersi ritte.

    In questo modo, in una società fortemente maschilista, si obbligavano le donne a muoversi e a uscire poco, se ne limitava la libertà accentuandone inoltre la fragilità del corpo che quindi risultava più seducente agli occhi degli uomini che, per contrasto, vedevano risaltata la propria forza virile.

    E poi, come precisa Bataille, "dopo aver

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