L’ultimo viaggio del Caronte
Di Daniel Korba
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Fantascienza - romanzo (133 pagine) - Talvolta, là fuori possono accadere cose davvero straordinarie. Storie che ti cambiano la vita e incontri che consumano la tua anima.
Annibale Barca, il capitano del mercantile armato di seconda classe Caronte, riceve uno strano incarico dalla moglie del Prefetto della Gilda Mineraria: trovare suo marito scomparso da due anni.
Il compenso per quella missione è troppo elevato per non far pensare che l’incarico non è solo strano, ma anche molto pericoloso.
Barca navigherà sulla Via delle Stelle in compagnia dell’IA Ingrid e del rissoso droide equipaggio Massinissa, scoprendo tappa dopo tappa le trame su cui si sta costruendo un immaginabile guerra galattica che può stravolgere gli equilibri di tutte le umanità.
Giorgio Chironna, che si firma con lo pseudonimo di Daniel Korba, è nato nel 1952 a Torino. Si è laureato in sanscrito nel 1977 con il leggendario prof. Oscar Botto. Nel 1980 abbandona l’attività di ricercatore e intraprende una lunga carriera come manager e come imprenditore. Per anni si è occupato di strategie per l’innovazione tecnologica. Nel 2017 si trasferisce in nord africa per seguire i mercati emergenti del continente africano.
Oggi vive a due passi dal mare, nella Ancienne Medina di Hammamet dove si dedica solo alla musica (è un chitarrista), alla pittura e alla scrittura di romanzi di fantascienza.
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Anteprima del libro
L’ultimo viaggio del Caronte - Daniel Korba
La Via delle Stelle
Sono passati trecento anni dalla scoperta della misteriosa rete di Varchi – nota come La Via delle Stelle – che collega tra loro i mondi lontani della Galassia.
La rete dei Varchi è opera degli Ancestrali, un’antica civiltà oramai scomparsa, che all’inizio dei tempi ha inseminato la stessa forma di vita basata sul carbonio in numerosi pianeti della Galassia.
Gli Ancestrali si proponevano di creare una Umanità della Galassia che si evolvesse in modo armonico condividendo gli stessi valori: unità, fratellanza e tolleranza.
Terra, nel rispetto del lascito degli Ancestrali, ha cominciato la ricerca delle altre le Umanità collegate dalla Via delle Stelle.
Viaggiando attraverso i Varchi, l’Umanità di Terra ha stabilito contatti con sette sistemi solari dove sono presenti altrettante civiltà sufficientemente evolute.
Per questo motivo è nata La Confederazione delle Umanità della Galassia.
La Confederazione regola gli scambi tra le diverse Umanità e controlla che venga rispettato il Protocollo di Carthage che vieta l’interferenza delle civiltà più avanzate nel processo evolutivo di quelle più arretrate.
Il trasporto delle merci in tutta la Galassia è affidato ai mercantili della Marineria Commerciale della Confederazione.
Il Caronte, mercantile armato di seconda classe, è una di queste navi.
1. Un messaggio imprevisto
L’uomo sedeva in disparte osservando silenzioso gli altri spaziali in attesa d’imbarcarsi.
Oltre i cristalli della camera d’equilibrio incombeva l’insondabile oscurità dello spazio, punteggiata da rare stelle lontane.
L’ultimo quarto volgeva al termine e quegli uomini ingannavano l’attesa bevendo sassosterpo con studiata lentezza, ma con la ferma intenzione di svuotare tutte le bottiglie prima di salpare.
Un vecchio capitano d’origine norrena stava raccontando delle insidiose rotte oltre Orione e dei feroci predoni che le infestano.
Con ampi gesti egli simulava le evoluzioni compiute dalla sua nave per sfuggire alle bordate degli arpioni dei pirati mentre con voce appena impastata, elogiava le straordinarie prestazioni dei motori a spinta che egli stesso aveva fatto potenziare.
– Roba da poco – disse improvvisamente l’uomo in disparte.
Il capitano norreno tacque sorpreso e tutti gli spaziali si volsero verso colui che aveva parlato.
– Non voglio mettere in discussione la vostra abilità capitano, ma queste sono storie ordinarie per chi batte quelle rotte.
L’uomo sorseggiò lentamente il suo sassosterpo e sorrise atteggiando le labbra in una smorfia molto eloquente.
– Ma talvolta, là fuori possono accadere cose davvero straordinarie. Storie che ti cambiano la vita e incontri che consumano la tua anima.
Gli spaziali si accostarono all’uomo, incuriositi.
– Racconta – disse il più giovane, riempiendo il bicchiere del marinaio.
L’uomo osservò per qualche istante il liquore violaceo ondeggiare, prima di berne un sorso.
– Sono Annibale Barca di Terra, capitano del Caronte – l’uomo indicò distrattamente uno dei pontili dov’era ormeggiato il suo mercantile. Poi lanciò un rapido sguardo alla cassa di bottiglie ancora piene e sorrise di nuovo. – Abbiamo abbastanza sassosterpo e tutto il tempo che serve perché io vi possa raccontare una storia che vi sorprenderà.
Poiché ogni storia ha un inizio che, talvolta, impone una premessa, vi dirò che allora il Caronte era attraccato da qualche giorno al molo vecchio del porto esterno di Terra per alcuni lavori di manutenzione.
Insomma, non avevo altro da fare che attendere che Massinissa, il mio droide equipaggio, si occupasse della faccenda.
Dopo essermi ubriacato, perso una discreta cifra al gioco ed essermi liberato da certe ansie nel bordello di Karima, decisi che ne avevo abbastanza.
Così tornai a bordo, ritirandomi nella mia cabina a poppa del Caronte.
Mentre studiavo il nuovo ingaggio – il trasporto di pezzi di ricambio da consegnare alla piattaforma di scambio del Sistema 42 – ricevetti un messaggio.
Una donna della capitale mi proponeva un incarico con un ingaggio che, a suo dire, avrei sicuramente trovato interessante.
Vi confesso che lessi più volte quelle poche righe, sperando di scovarvi qualche indizio rivelatore.
Non conoscevo quella donna e non riuscivo ad immaginare come lei potesse conoscere me.
Se volevo saperne di più, non mi restava che recarmi da lei.
Percorsi a piedi l’ultimo tratto della Corniche con il passo incerto degli spaziali che dopo tanto tempo scendono a terra.
Volevo godermi in tutta tranquillità la vista del mare e lasciarmi accarezzare dalla brezza scaldata dal sole, già alto in cielo.
L’indirizzo corrispondeva ad un’austera dimora in uno dei quartieri più esclusivi di Carthage.
L’uomo che aprì il pesante portone sembrava mi stesse aspettando. Mi invitò a seguirlo con un cenno quasi impercettibile del capo.
Attraversammo un giardino fiorito. Giunti al patio, l’uomo si arrestò indicandomi una vetrata socchiusa. Varcai la soglia ed entrai in un ampio salone in penombra.
Notai subito i numerosi quadri, l’arredo sontuoso e un’imponente libreria in mogano finemente intarsiata che occupava un’intera parete della sala.
In fondo, in piedi accanto ad una poltrona del salotto, c’era la mia misteriosa ospite.
Era una donna non più giovane, alta, dall’incarnato chiarissimo e dall’espressione severa.
Ricordo che indossava una tunica d’un azzurro intenso, ricamata con arabeschi dorati.
La donna si sedette sulla poltrona e, con un gesto misurato, mi invitò a fare altrettanto.
Mi accomodai di fronte a lei, stringendo il berretto tra le mani.
Da troppo tempo non frequentavo la società civile e quell’ambiente così austero mi incuteva un certo timore.
– So che siete in partenza per il Sistema 42.
Sobbalzai senza nemmeno curarmi di celare la mia sorpresa. Come faceva quella donna a conoscere la mia prossima destinazione?
– Desidero che recapitiate un messaggio ad una persona a cui tengo molto. – La donna si guardò intorno quasi temesse di essere udita da altri. – Quell’uomo è il mio adorato marito. Egli è il Prefetto della Gilda Mineraria per il Sistema 42 e, da qualche tempo, ha inspiegabilmente cessato di comunicare con me. Temo sia successo qualcosa di grave.
Nella mano della donna apparve una capsula dorata. – Vi chiederete perché non mi sono rivolta al Consiglio della Gilda. Mio marito era ad un passo dal diventare un Membro del Consiglio, ma ha numerosi nemici che tramano contro di Noi.
Mi colpì il tono con il quale pronunciò quel pronome, quasi esso identificasse un’unica entità assoluta, qualcosa al di sopra di tutto e tutti.
– Trovate mio marito, consegnategli questo messaggio e accertatevi che egli lo legga in vostra presenza.
Il compenso era veramente al di là della mie più fantasiose aspettative e credo che l’espressione del mio viso tradisse tutta la mia sorpresa.
Ma non sono uno sprovveduto: quella era una cifra pericolosa. Almeno quanto l’incarico che quella donna intendeva affidarmi.
– Se vi state chiedendo come possa conoscere la vostra prossima destinazione, sappiate che ho ancora amici influenti e qualche alleato prezioso.
Per un istante le labbra esangui della donna si incresparono in un sorriso appena accennato.
– Questo è il vostro contratto. Avete quindici minuti per leggerlo e, se lo vorrete, per firmarlo.
La donna si alzò di scatto, mi porse il contratto e, senza aggiungere altro, uscì frusciando dal salone.
– E voi firmaste? – chiese il giovane marinaio riempiendo di nuovo il bicchiere al Capitano.
– Una simile cifra può significare solo che ti stai giocando la pelle, ragazzo.
L’uomo tracannò d’un sorso il liquore rimasto nel bicchiere e scrutò gli spaziali ammutoliti.
– Ebbene sì, firmai – sospirò il Capitano.
Per tutto il viaggio di rientro verso le piattaforme esterne pensai più di una volta che l’aver accettato quell’incarico fosse stata una follia, ma l’acconto che la donna mi aveva immediatamente accreditato aveva messo a tacere ogni mio dubbio.
Mi dissi che, senza un’adeguata dose di follia, le cose non possano cambiare.
E tutto quel denaro avrebbe potuto cambiare la mia vita.
Quando giunsi al molo dove era attraccato il Caronte, le operazioni di carico erano appena terminate. Nei pressi del portello d’imbarco scorsi Massinissa che discuteva animatamente con una donna che non sembrava per nulla intimorita dai suoi modi spicci e poco garbati.
– La terrestre pretende un passaggio sino alla piattaforma 42 e vuole imbarcare tre droidi agricoltori. Le ho appena detto che su questa nave non trasportiamo turisti e nemmeno dei droidi che puzzano di letame – protestò Massinissa non appena mi avvicinai.
– Io non pretendo nulla – precisò la donna piantata a gambe larghe di fronte al droide.
– Ho solo chiesto quanto dovrei pagare per il trasporto di un passeggero e di tre droidi smontati sino alla piattaforma 42.
Lanciai uno sguardo obliquo al mio droide.
Massinissa è un buon equipaggio ma, oltre ad alcune fissazioni di cui vi parlerò in un’altra occasione, ha un pessimo carattere.
Valutai con occhio critico l’ingombro e il peso delle casse.
– Cinquecento a cassa e trecento per una cabina. Milleottocento sesterzi. Pagamento anticipato – dissi fissando la donna e volgendo intenzionalmente le spalle a Massinissa.
– Milleseicento per tutto – propose lei senza abbassare lo sguardo.
– Allora cercatevi un’altra nave.
La donna si guardò intorno indecisa.
Entrambi sapevamo che non c’erano altre navi per quella destinazione.
– Accetto, ma tenete quel rottame lontano da me – disse guardando il droide.
Se Massinissa avesse potuto sorridere sarcasticamente, l’avrebbe fatto. Si limitò invece ad un breve, ma eloquente lampeggiamento dei visori.
– Agronomo capo Alyssa Tempesta – si presentò allora la donna.
– Devo portare le mie macchine sino al nostro avamposto nel quarantadue. Preferisco viaggiare sui mercantili per evitare incontri spiacevoli con gli attivisti contrari alla terraformazione. Sono dei fanatici e…
La interruppi subito. Non ero interessato ai suoi problemi. Che pagasse e salisse a bordo.
– Carica le casse e appena pronto, molla gli ormeggi – ordinai al droide.
Condussi l’agronoma sino alla sua cabina e dopo averle fornito tutte le istruzioni del caso, la lasciai da sola intimandole di restare nell’alloggiamento sino ad un mio preciso ordine.
Salito al secondo ponte, attraversai la stiva per un ultimo controllo del carico e, infine, raggiunsi la plancia. Ingrid, il Sistema di Bordo, mi accolse con la sua voce calda e sensuale, avvertendomi che era pronta per la verifica del protocollo di partenza.
L’idea di installare un sistema con un’identità femminile era stata un’ottima scelta. Ingrid mi trasmetteva una piacevole sensazione di amorevole dedizione.
– Abbiamo un passeggero a bordo, questa volta.
– Un agronomo con i suoi macchinari – mi piaceva essere gentile con Ingrid.
– Una donna. Sarà piacevole avere finalmente qualcuno con cui parlare – commentò Ingrid con una vellutata ironia.
Quando anche Massinissa prese posto in plancia, avviammo le procedure di sgancio. Poco dopo, il Caronte si inserì nel canale d’uscita.
Il nostro viaggio verso il sistema 42 era cominciato e con esso, la ricerca del Prefetto della Gilda Mineraria misteriosamente scomparso.
Passai tutto il primo quarto chiuso nella mia cabina a studiare il materiale che la moglie dell’alto funzionario mi aveva consegnato e che, a suo dire, poteva rivelarsi utile nella mia ricerca.
Ripensai alla donna e ai suoi modi alteri e distaccati e solo in quel momento, realizzai di non aver colto ansia o preoccupazione nelle sue parole. Ella aveva trattato la scomparsa del marito come una sorta di pratica da sbrigare e da chiudere al più presto.
Mi concentrai di nuovo su quelle informazioni.
L’uomo si chiamava Manlio Corsini Sforza. Un nome importante che lo iscriveva tra le famiglie più note della Capitale.
All’epoca della scomparsa – circa due anni prima – egli aveva cinquantacinque anni, una carriera prestigiosa alle spalle e – a dire della moglie – era ad un passo dal raggiungere il vertice della gerarchia della Gilda. Sebbene il censo e l’influenza della famiglia Corsini Sforza gli avessero reso facile la scalata al potere, quell’uomo era tutt’altro che un pavido. Egli aveva combattuto nelle due Guerre di Stabilizzazione della Confederazione e si era anche guadagnato un paio di encomi solenni.
La sua carriera militare si era improvvisamente interrotta quando era stato chiamato a ricoprire il ruolo di Legatus per la Sicurezza della Gilda Mineraria. Una posizione importante che lo aveva posto al comando di tutte le milizie della Gilda.
Tre anni dopo era stato nominato Prefetto e assegnato