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Non posso stare zitto: Contro la pena di morte
Non posso stare zitto: Contro la pena di morte
Non posso stare zitto: Contro la pena di morte
E-book39 pagine24 minuti

Non posso stare zitto: Contro la pena di morte

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Info su questo ebook

Questo testo, scritto sull’impulso delle molteplici condanne a morte, esprime una concezione del mondo che è quella di Tolstòj in tutto l’ultimo lungo periodo della sua vita. Noi oggi sappiamo che dopo due anni sarebbe morto, e qui al momento della stesura aveva ottant’anni.
Gli ultimi decenni li aveva dedicati a scrivere saggi di questo tipo, e a scrivere i libri di testo per la sua scuola “privata”, offerta gratuitamente ai figli dei mužikì e delle babe, nella quale non doveva esserci nessun insegnamento contrario ai princìpi morali da lui propugnati, che poi sono quelli autentici del cristianesimo. Per questo ha scritto tra l’altro Il Vangelo spiegato ai bambini, Perché non mangio la carne, Il parassitismo, Il desiderio sessuale, Religione e morale, Perché la gente si droga?, tutti titoli presenti in questa collana, e moltissimi altri che a poco a poco sto pubblicando.
LinguaItaliano
Data di uscita9 nov 2022
ISBN9788831462853
Non posso stare zitto: Contro la pena di morte

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    Non posso stare zitto - Lev Tolstój

    Lev Tolstój

    Non posso stare zitto

    Contro la pena di morte

    1908

    a cura di Bruno Osimo

    Copyright © Bruno Osimo 2022

    Titolo originale dell’opera: Не могу молчать

    Traduzione dal russo di Bruno Osimo ed Elisa Giacometti

    Bruno Osimo è un autore/traduttore che si autopubblica

    La stampa è realizzata come print on sale da Kindle Direct Publishing

    ISBN 9788831462846  per l’edizione hardcover

    ISBN 9788831462853 per l’edizione elettronica

    Contatti dell’autore-editore-traduttore: osimo@trad.it

    Traslitterazione

    La traslitterazione del russo è fatta in base alla norma ISO 9:

    â si pronuncia come ‘ia’ in ‘fiato’ /ja/

    c si pronuncia come ‘z’ in ‘zozzo’ /ts/

    č si pronuncia come ‘c’ in ‘cena’ /tɕ/

    e si pronuncia come ‘ie’ in ‘fieno’ /je/

    ë si pronuncia come ‘io’ in ‘chiodo’ /jo/

    è si pronuncia come ‘e’ in ‘lercio’ /e/

    h si pronuncia come ‘c’ nel toscano ‘laconico’ /x/

    š si pronuncia come ‘sc’ in ‘scemo’ /ʂ/

    ŝ si pronuncia come ‘sc’ in ‘esci’ /ɕː/

    û si pronuncia come ‘iu’ in ‘fiuto’ /ju/

    z si pronuncia come ‘s’ in ‘rosa’ /z/

    ž si pronuncia come ‘s’ in ‘pleasure’ /ʐ/

    NON POSSO STARE ZITTO

    I

    «Sette condanne a morte: due a Pietroburgo, una a Mosca, due a Penza, due a Riga. Quattro esecuzioni: due a Herson, una a Vilnius, una a Odessa».

    E questo è riportato in tutti i giornali. E non si tratta di una settimana, né di un mese, né di un anno, ma di anni. Ed è ciò che accade in Russia, in quella Russia in cui si considera ogni criminale come uno sfortunato e in cui, fino a poco tempo fa, la legge non prevedeva la pena di morte.

    Ricordo che un tempo ne andavo orgoglioso nei confronti degli europei[1], mentre adesso sono due o tre anni che è un continuo condanne a morte, condanne a morte, condanne a morte.

    Prendo il giornale di oggi.

    Oggi, 9 maggio, è successo qualcosa di terribile. Sul giornale ci sono solo poche parole: «Venti contadini sono stati condannati a morte per mezzo di impiccagione oggi a Herson, nel campo Strel’bickij, per un’aggressione a scopo di

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