Mamma non gridare: Rimanere equilibrati di fronte allo stress, alla rabbia e alle emozioni forti
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Anteprima del libro
Mamma non gridare - Stefania Tessaro
Introduzione
In questo libro affronteremo uno degli argomenti più
complessi e spinosi: le reazioni di mamma e papà di fronte
a comportamenti socialmente scorretti e conflittuali dei
figli che sfociano spesso in urla.
Quello che si vuole analizzare insieme è come gestire la
situazione affinché non sfoci sempre in conflitti. Questi
sono, gran parte delle volte, non costruttivi.
Probabilmente abbiamo ereditato un modello educativo
che ci ha assuefatto a determinate abitudini, fra cui urla e
sgridate perentorie. Alcuni modelli educativi del passato,
infatti, privilegiavano percorsi educativi rigidi che
ammettevano sonore sgridate e addirittura punizioni
corporali.
I sistemi educativi si modificano ed evolvono col passare
del tempo. Prendiamo spunto da metodi educativi del
passato per tentare di superarli ed eventualmente
migliorarli, con esiti talvolta soddisfacenti, altre volte
fallimentari. Di fatto, in tutte le epoche storiche, i genitori
hanno sempre dovuto affrontare (e gestire) la perdita di
pazienza durante il difficile compito dell'educare la prole.
Questo è un aspetto umano da cui nessun genitore è
realmente esente.
Ciò che è rimasto immutato nello sviluppo sociale è la
difficoltà gestionale ed emotiva del rapporto genitori-figli.
Da un lato, questo rapporto è ricco di amore, affetto,
accoglienza, collaborazione, dall'altro esso è
inevitabilmente complesso e articolato da gestire. Data la
complessità dell'argomento, non è nostro scopo diventare
una enciclopedia comportamentale. Desideriamo soltanto
offrire qualche spunto di riflessione ai genitori affinché
possano trovare un sano equilibrio educativo ed emotivo
con cui gestire al meglio il rapporto coi loro figli. Fa bene
da entrambe le parti.
In questo rapporto tanto complesso quanto amorevole è
fondamentale investire, dal momento che non solo si
formerà un futuro cittadino, che è nato dall'amore di due
persone, ma è anche un rapporto che sarà sempre in
costante evoluzione e, nel contempo, resterà duraturo da
ambedue le parti. I genitori, infatti, impronteranno stili
educativi volti a rispettare i talenti, le inclinazioni naturali
dei figli, aiutandoli anche ad accrescere la loro autonomia
che è fondamentale per la costruzione della loro futura
identità personale.
Approfondiamo quindi l’argomento e vediamo insieme
passo per passo gli aspetti legati alla conflittualità e alla
gestione dei momenti critici con il proprio figlio o figlia.
Il difficile mestiere del genitore
È proprio vero! Si dice (e non a torto) che il mestiere del
genitore sia in assoluto il più difficile di tutti! Il mestiere
genitoriale racchiude una immensa responsabilità, poiché
inizialmente si accudisce il neonato in tutte le sue
necessità primarie: il bambino dipende dai genitori in tutto
e per tutto. Soprattutto tra madre e figlio c’è una simbiosi
forte: il bambino ha come punto di riferimento la mamma
in un mondo nuovo. Il solo suo odore lo rassicura.
In seguito, conformemente alla crescita fisica e sviluppo
caratteriale del bambino; la piccola creatura iniziale
diventerà un adulto indipendente e autonomo, in grado di
integrarsi con la società in cui vive e rapportarsi sia con
essa che col mondo che lo circonda.
Certamente rientra nel compito dei genitori quello di
trasmettere al bambino una serie di principi, valori e idee
esattamente come un tempo li ricevettero dai loro genitori.
Importante è tuttavia rispettare il carattere, l'indole e
l'inclinazione naturale del bambino, accettando il fatto che
possono essere differenti dalle loro aspettative. Vulgata
vuole infatti che il figlio non è una appendice dei genitori,
ma una creatura indipendente che, coerentemente con le
sue scelte personali e il suo modo di essere, si relazionerà
con l'ambiente familiare e sociale. Questo è un concetto
basilare che i genitori devono tenere presente per creare il
giusto equilibrio a livello di rapporto: sin dalla nascita fino
all’età adulta.
Alla luce di tutto ciò, appare chiaro che il ruolo del
genitore non sia una passeggiata: bisogna trovare
costantemente il giusto equilibrio fra la trasmissione di
valori, insegnamenti, idee secondo personali modalità
educative, e nel contempo essere in grado di rispettare la
diversità dell'individuo-figlio. Potrebbe sorgere una banale
domanda: perché complicarsi la vita diventando genitori?
La risposta è semplice ed esaustiva: perché essa è una
delle esperienze più coinvolgenti e significative della vita di
un uomo e di una donna.
Un antico proverbio orientale afferma che l'essere umano,
per essere davvero completo, ha bisogno di realizzare tre
cose nella vita: piantare un albero, dare alla luce un figlio,
scrivere un libro.
Tralasciamo volutamente il terzo punto, non essendo
scontato e non essendo nelle abilità di tutti.
Potrebbe invece risultare soddisfacente chi sceglie di
piantare un albero (o coltivare una pianta) perché offre
una opportunità di crescita a una vita, come pure che
decide di mettere al mondo un figlio. Sono due esperienze
di crescita sebbene completamente diverse.
Ovviamente non è nostra intenzione discriminare chi
effettua scelte differenti. Vogliamo solo evidenziare che per
diventare genitori infatti, è sempre meglio effettuare una
scelta consapevole e guidata dalla certezza di che cosa si
vuole essere.
Diventare genitori perché ce lo impone la società, i
costumi, o la famiglia, o per soddisfare le insistenze di chi
abbiamo intorno, o perché lo fanno tutti, non sono
motivazioni appaganti per intraprendere questa scelta,
assolutamente gratificante ma altrettanto ardua. Bisogna
volerlo profondamente. Ci saranno momenti molto belli e
altri duri: in ogni caso il gioco vale sempre la candela.
Di sicuro se si ragionasse ossessivamente su tutti i pro e i
contro del diventare genitori, non si partirebbe più per
questa meravigliosa avventura; per cui quando un
individuo decide consapevolmente di assumersi questa
responsabilità dovrà annoverare nel suo compito
genitoriale il fatto che dedicherà la sua vita a una nuova
creatura offrendole il meglio che potrà in termini materiali
e affettivi.
Quando il comportamento dei genitori può definirsi
giusto
o sbagliato
? Tralasciando volutamente casistiche
estreme legate a casi di cronaca, non possiamo giudicare
quando un genitore agisce in maniera giusta
o
sbagliata
. Non esistono infatti parametri rigidi in cui
classificare con una sorta di pagella comportamentale il
genitore stesso. Bisogna valutare caso per caso.
Ovvio che i genitori saranno pronti ad affrontare
qualunque difficoltà pur di gioire nel constatare che il loro
difficile lavoro ha dato i suoi frutti, che i loro figli sono
diventati adulti autonomi, in grado di autodeterminarsi
integrandosi nella società cui appartengono.
Quando si diventa genitori si viene letteralmente sommersi
di suggerimenti da chiunque. Sembra che tutti possano
insegnarci questa difficile professione e che siano più bravi
di noi in ogni aspetto. In realtà non esistono, come
abbiamo detto, delle regole prefissate per stabilire se un
genitore sia buono
o cattivo
. Ognuno fa del suo meglio,
per cui è inutile giudicare o continuare a chiedere consigli
sul da farsi, altrimenti si ricavano solo informazioni
fuorvianti.
Sarà sufficiente, per il genitore, informarsi sulle varie
tappe di crescita del bambino, selezionando la moltitudine
di informazione che reperirà durante la ricerca, eliminando
il superfluo.
Uno degli aspetti più difficile da gestire quando si diventa
genitori è certamente quello legato all'inevitabile
cambiamento della vita privata. Cambia infatti l'equilibrio
di coppia, si fatica a trovare tempo libero da dedicare a sé
stessi.
Un altro aspetto importante che cambia è quello
economico. Le entrate di denaro sono spesso invariate, ma
aumentano considerevolmente le spese in uscita per il
mantenimento del bambino, proporzionalmente al suo
percorso di crescita e alle sue esigenze.
Cosa significa tutto ciò? Significa che la modalità
comunicativa dei genitori deve essere flessibile,
adattandosi progressivamente alla crescita del figlio. È
fisiologico che, durante la gravidanza, si vengano a creare
delle aspettative. Fissarsi però su queste aspettative
sarebbe completamente sbagliato: non conosciamo ancora
il carattere o i desideri dell'individuo che nascerà, poiché
tutto ciò fa parte del DNA della persona stessa , a
prescindere da quello che sarà il processo educativo e dai
valori che noi gli daremo.
Detto questo, sono fondamentali nel percorso di crescita
del bambino i capisaldi del processo educativo, ossia la
trasmissione di idee, regole e valori da parte dei genitori,
senza mai dimenticare che essi devono rispettarne il
carattere e il talento naturale affinché possa diventare un
domani un adulto sano ed equilibrato, non una persona
insicura, infelice e non autosufficiente. Da qui emerge la
difficoltà genitoriale nel trovare un punto di incontro tra la
somministrazione di strumenti educativi (derivati a loro
volta dall'eredità educativa precedentemente
interiorizzata), e il rispetto degli obiettivi educativi che si
sono preposti i genitori stessi.
Un bambino diventa individuo
a partire dai due anni.
Prima di questa età, infatti, egli costituisce una entità
unica e preferenziale con la madre, da cui dipende
totalmente per la soddisfazione di tutti i bisogni primari
legati alla somministrazione del cibo, accudimento,
accettazione.
Dopo i due anni (cosiddetti terribili due) , il bambino
infatti realizza consapevolmente che egli è una entità fisica
separata dalla madre, riconoscendo la propria identità.
Per questo motivo inizia a interessarsi anche ad altre
figure intorno a sè che diventeranno affettivamente
importanti nel suo percorso di crescita: il papà, i fratelli e
sorelle, i nonni, gli amici.
Questa è un'età molto delicata e complessa sia per i
genitori che per i bambini, proprio perché inizia il