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Versi in fiore
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E-book101 pagine23 minuti

Versi in fiore

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Info su questo ebook

Già dal titolo, Versi in fiore, la raccolta di poesie di Sandra Ruzza si presenta come un bouquet di parole offerte al lettore come un dono speciale, versi che sono fiori colti dal proprio giardino personale, rari e delicati come solo certi fiori liberi sanno essere. La nostra autrice ha scoperto la scrittura quando ha potuto, probabilmente, ritagliarsi un po’ di tempo per sé, perché l’evocazione – fortissima – che sentiamo presente in tutta la raccolta deve essere stata ridestata dall’animo che l’ha conservata e cullata nel tempo, finché non è giunto il momento di portarla alla luce.

Sandra Ruzza nasce in un piccolo paese agricolo dei Colli Euganei nel 1948, dove trascorre parte dell’infanzia. In seguito la sua numerosa famiglia si trasferisce a Padova, il padre apparteneva all’Arma dei Carabinieri – reduce della battaglia di El Alamein (Egitto) – la madre casalinga. A Padova frequenta elementari e medie e inizia a lavorare. Studentessa lavoratrice, si diploma e a quarantacinque anni si laurea presso la locale Università. Dopo una vita di lavoro nell’ambito dell’Amministrazione Pubblica dello Stato, Settore Contabilità, e di altri impegni familiari, sociali, parrocchiali, Sandra da pensionata, nonché nonna di tre nipoti, scopre improvvisamente il piacere della scrittura con particolare sensibilità al mondo contadino vissuto nella fanciullezza. Ha già pubblicato il volume Versi sparsi.
LinguaItaliano
Data di uscita31 ott 2022
ISBN9788830673564
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    Anteprima del libro

    Versi in fiore - Sandra Ruzza

    Introduzione di Barbara Alberti

    Il prof. Robin Ian Dunbar, antropologo inglese, si è scomodato a fare una ricerca su quanti amici possa davvero contare un essere umano. Il numero è risultato molto molto limitato. Ma il professore ha dimenticato i libri, limitati solo dalla durata della vita umana.

    È lui l’unico amante, il libro. L’unico confidente che non tradisce, né abbandona. Mi disse un amico, lettore instancabile: «Avrò tutte le vite che riuscirò a leggere. Sarò tutti i personaggi che vorrò essere».

    Il libro offre due beni contrastanti, che in esso si fondono: ci trovi te stesso e insieme una tregua dall’identità. Meglio di tutti l’ha detto Emily Dickinson nei suoi versi più famosi:

    Non esiste un vascello come un libro

    per portarci in terre lontane

    né corsieri come una pagina

    di poesia che s’impenna.

    Questa traversata la può fare anche un povero,

    tanto è frugale il carro dell’anima

    (Trad. Ginevra Bompiani).

    A volte, in preda a sentimenti non condivisi, ti chiedi se sei pazzo, trovi futili e colpevoli le tue visioni che non assurgono alla dignità di fatto, e non osi confessarle a nessuno, tanto ti sembrano assurde.

    Ma un giorno puoi ritrovarle in un romanzo. Qualcun altro si è confessato per te, magari in un tempo lontano. Solo, a tu per tu con la pagina, hai il diritto di essere totale. Il libro è il più soave grimaldello per entrare nella realtà. È la traduzione di un sogno.

    Ai miei tempi, da adolescenti eravamo costretti a leggere di nascosto, per la maggior parte i libri di casa erano severamente vietati ai ragazzi. Shakespeare per primo, perfino Fogazzaro era sospetto, Ovidio poi da punizione corporale. Erano permessi solo Collodi, lo Struwwelpeter, il London canino e le vite dei Santi.

    Una vigilia di Natale mio cugino fu beccato in soffitta, rintanato a leggere in segreto il più proibito fra i proibiti, L’amante di lady Chatterley. Con ignominia fu escluso dai

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